Āyat al-Kursī ("versetto del Trono") è il versetto più conosciuto della sūra al-Baqara (ossia "della vacca"), ossia l'āyāt 255 della seconda Sura.

«Allāhu lā ilāha illā Huwa, al-Ḥayyu al-Qayyūmu lā taʾkhudhuhu sinatun wa lā nawmun, lahu mā fī l-samāwāti wa mā fī l-arḍ Man dhā alladhī yashfaʿu ʿindahu illā bi-idhnīhi Yaʿlamu mā bayna aidīhim wa mā khalfahum wa lā yuḥīṭūna bi-shayʾin min ʿilmihi illā bi-mā shaʾa Wasiʿa kursiyyuhu al-samāwāti wa l-arḍ, wa lā yuʾedduhu ḥifduhumā wa Huwa al-ʿAliyyu l-Adīm»

La sua traduzione italiana è:
Dio! Non v'è altro Dio che Lui, il Vivente, che di Sé vive: non lo prende mai né sopore né sonno, a Lui appartiene tutto ciò che è nei cieli e tutto ciò che è sulla Terra. Chi mai potrebbe intercedere presso di lui senza il Suo permesso? Egli conosce ciò che si cela tra le loro mani e ciò che è dietro di loro, mentre essi non abbracciano della Sua scienza se non ciò che Egli vuole. Spazia il Suo Trono sui cieli e sulla terra, né Lo stanca vegliare a custodirli: è l'Eccelso, il Possente![1]

La tradizione ricorda che esso fu indicato dallo stesso Maometto ad Ubayy b. Kaʿb come uno dei versetti più belli e significativi dell'intera Rivelazione.

Esso ha una riconosciuta valenza apotropaica, al pari della Sūrat al-Falaq (o "Sūra dell'alba")[2] e della Sūrat al-Nās (o "Sūra degli uomini").[3]

  1. ^ Cor., II:255, trad. di Alessandro Bausani
  2. ^ n. 113.
  3. ^ n. 114.

Bibliografia

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  • Il Corano, intr. trad. e note di A. Bausani, Firenze, Sansoni, 1955, p. 30 e nota a p. 515.

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