1ª Divisione proletaria
La 1ª Divisione proletaria, in cirillico Прва пролетерска дивизија, in serbo-croato Prva proleterska divizija, è stata una formazione militare dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia che venne costituita il 1 novembre 1942 nel territorio di Bosanski Petrovac, nella Craina bosniaca.
Прва пролетерска дивизија Prva proleterska divizija 1ª Divisione proletaria | |
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I partigiani della 1ª Divisione proletaria entrano a Zagabria l'8 maggio 1945 | |
Descrizione generale | |
Attiva | 1942-1945 |
Nazione | Jugoslavia |
Servizio | Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia |
Tipo | Divisione partigiana |
Dimensione | da 3.200 a 12.300 partigiani |
Guarnigione/QG | Bosanski Petrovac, Craina bosniaca (aree di costituzione iniziale) |
Battaglie/guerre | Lunga marcia dei partigiani jugoslavi Battaglia della Neretva Battaglia della Sutjeska Operazione Kugelblitz Operazione Rösselsprung Offensiva di Belgrado Battaglia dello Srem |
Comandanti | |
Degni di nota | Koča Popović Vaso Jovanović Filip "Fića" Kljajić |
fonti citate nel corpo del testo | |
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La grande unità, la prima divisione costituita dall'Esercito popolare, prese parte alle più importanti battaglie combattute dai partigiani jugoslavi durante Seconda guerra mondiale sul fronte jugoslavo contro gli eserciti dell'Asse e i collaborazionisti cetnici e ustaša; contribuì alla liberazione di Belgrado, il 20 ottobre 1944, e di Zagabria il 9 maggio 1945.
Storia
modificaLa 1ª Divisione proletaria venne ufficialmente costituita il 1 novembre 1942 a Bosanski Petrovac su decisione del comando supremo partigiano di Tito; il famoso generale partigiano Koča Popović ricevette il comando della nuova formazione che si sarebbe dimostrata ben presto una delle unità più efficienti e combattive dell'esercito partigiano; il commissario politico fu Filip "Fića" Kljajić[1]. Alla nuova grande unità inizialmente vennero assegnate tre brigate dell'Esercito Popolare di Liberazione: la 1ª Brigata proletaria d'assalto, la 3ª Brigata proletaria d'assalto del Sangiaccato e la 3ª Brigata d'assalto della Craina[1].
Durante la guerra la composizione delle 1ª Divisione cambiò numerose volte: nel giugno 1943 la 3ª Brigata del Sangiaccato venne trasferita e nel novembre 1943 fu sostituita dalla 13ª Brigata proletaria d'assalto; inoltre per circa un mese, tra luglio e agosto 1943, anche la 7ª Brigata della Craina venne assegnata alla 1ª Divisione; l'8ª Brigata montenegrina arrivò il 6 novembre 1944 e rimase fino al 7 marzo 1945; infine dal 28 ottobre 1944 entrò a far parte della 1ª Divisione proletaria la "Brigata Italia" formata con i volontari italiani dei battaglioni "Matteotti" e "Garibaldi" che avevano già combattuto nelle file della 1ª Divisione dall'ottobre 1943[2]. Dal 1 gennaio 1945, al momento della costituzione da parte dell'Esercito di liberazione delle armate, la 1ª Divisione entrò a far parte della 1ª Armata che era schierata sul fronte dello Srem. Gli effettivi della 1ª Divisione proletaria aumentarono durante la guerra[1]; al momento della sua formazione la grande unità era composta da 3.200 partigiani che salirono a 12.367 alla fine del 1944; il 15 aprile 1945 i presenti erano 11.775.
Dopo la sua formazione, la divisione proletaria entrò subito in azione nella Bosnia centrale dove erano concentrate le forze partigiane del gruppo operativo centrale di Tito; dal 19 novembre al 4 dicembre 1942 sconfisse le guarnigioni croate e ustaša di Čađavica, Mrkonjić Grad, Jajce, dove combatté insieme alla 3ª Divisione d'assalto, Skender Vakuf e Kotor Varoš. Nel mese di gennaio 1943 la 1ª Divisione liberò Teslić e Prnjavor[3].
Durante la battaglia della Neretva la divisione comandata da Koča Popović costituì la colonna di sinistra del gruppo operativo partigiano di Tito impegnato nell'audace manovra verso sud-ovest che consentì all'Esercito popolare di sfuggire allìoperazione d'accerchiamento delle forze dell'Asse e di sconfiggere duramente i collaborazionisti cetnici. L'unità partecipò anche con una parte delle sue forze al contrattacco di Gornji Vakuf e successivamente protesse la testa di ponte partigiana consentendo alle altre divisioni di attraversare il fiume e avanzare in Erzegovina e Montenegro[4]. Subito dopo la riuscita manovra sulla Neretva, la 1ª Divisione proletaria contribuì alle vittorie partigiane contro i cetnici a Nevesinje e Kalinovik[5].
La 1ª Divisione proletaria svolse un ruolo decisivo soprattutto durante la battaglia della Sutjeska dove inizialmente guidò una serie di attacchi nella zona di Foča a fine maggio, prima di guidare la marcia del gruppo partigiano principale di Tito verso nord-est per cercare di uscire dalla sacca di accerchiamento tedesca[6]. Il 10 giugno 1943 furono due brigate della divisione, la 1ª proletaria di Danilo Lekić e la 3ª della Craina di Nikola Karanović, che effettuarono lo sfondamento a Balinovac e sbaragliarono alcuni reparti della 369. Divisione tedesco-croata[7]. Koča Popović prese l'iniziativa di far passare subito la sua divisione attraverso il varco aprendo la strada alle altre forze del gruppo principale, compreso il quartier generale di Tito[8]. Nel frattempo l'ultima brigata della divisione, la 3ª del Sangiaccato, fin dal 4 giugno era stata distaccata e aggregata al secondo gruppo delle forze partigiane che erano rimaste accerchiate nello Zelen Gora e della Sutjeska, dove venne decimata il 13 giugno 1943 nel disperato tentativo di sfondare[9].
Dopo la drammatica battaglia della Sutjeska, la 1ª Divisione venne assegnata, a partire dal 1 settembre 1943, al I Korpus dell'Esercito popolare di cui prese il comando Koča Popović che a sua volta cedette la guida della divisione a Vaso Jovanović. Nel 1944 la 1ª Divisione proletaria partecipò ad una quasi continua serie di aspri combattimenti contro le forze tedesche; in particolare l'unità fu coinvolta nelle battaglie dell'operazione Kugelblitz, nei durissimi scontri per proteggere il quartier generale di Tito attaccato dai tedeschi nel corso dell'operazione Rösselsprung, e nella nuova serie di battaglie nel settore del Montenegro e del Sangiaccato durante l'operazione Rübezahl; in questi scontri si distinsero anche i due battaglioni di volontari italiani "Matteotti" e "Garibaldi"[10].
Il ruolo della 1ª Divisione proletaria fu molto importante nella successiva fase delle operazioni; dal mese di settembre 1944 la divisione entrò a far parte, insieme agli altri reparti del I Korpus e del XII Korpus, del raggruppamemto di forze che sotto il comando di Peko Dapčević passò all'attacco nella parte occidentale della Serbia e avanzò in direzione di Belgrado in connessione con la contemporanea offensiva dell'Armata Rossa e dell'esercito bulgaro da oriente. Furono i partigiani delle due brigate della 1ª Divisione, la 1ª proletaria e la 3ª della Craina, che combatterono la battaglia decisiva agli accessi e all'interno della capitale jugoslava; dopo aspri combattimenti i combattenti dell'Esercito popolare liberarono completamente Belgrado entro il 20 ottobre 1944[11]. Dopo la vittoria, il 28 ottobre 1944, con i due battaglioni di volontari italiani, il comando della 1ª Divisione proletaria costituì la nuova "Brigata italiana" che entrò a far parte ufficialmente degli organici dell'unità come terza brigata della 1ª proletaria[12].
Alla fine del 1944 i tedeschi riuscirono a fermare la loro ritirata e la 1ª Divisione proletaria insieme alle altre divisioni della nuova 1ª Armata dell'Esercito popolare, dovette combattere per mesi una lunga e difficile guerra di posizione sul fronte dello Srem nella pianura pannonica; i combattimenti furono aspri e sanguinosi; i partigiani subirono alcune sconfitte locali. Finalmente il 12 aprile 1945 l'esercito partigiano iniziò l'offensiva finale e riuscì a sfondare il fronte dello Srem; la 1ª Divisione proletaria guidò l'avanzata verso Zagabria e furono i suoi reparti che liberarono la capitale croata il 9 maggio 1945[13].
La divisione quindi riprese l'avanzata verso nord-ovest e concluse la guerra di liberazione il 20 maggio 1945 dopo aver raggiunto la zona di Trieste e Gorizia.
Note
modifica- ^ a b c G. Bambara, La guerra di liberazione nazionale in Jugoslavia, p. 129.
- ^ G. Scotti, Ventimila caduti, pp. 240-242.
- ^ G. Scotti, Montenegro amaro, p. 43.
- ^ G. Bambara, La guerra di liberazione nazionale in Jugoslavia, p. 206.
- ^ G. Scotti, Montenegro amaro, pp. 89-90.
- ^ G. Scotti, Montenegro amaro, pp. 180-181.
- ^ G. Scotti, Montenegro amaro, pp. 231-233.
- ^ M. Gilas, La guerra rivoluzionaria jugoslava, p. 373.
- ^ M. Gilas, La guerra rivoluzionaria jugoslava, pp. 348-349.
- ^ G. Scotti, Ventimila caduti, pp. 205-222.
- ^ G. Scotti, Ventimila caduti, pp. 235-239.
- ^ G. Scotti, Ventimila caduti, pp. 240-241.
- ^ G. Scotti, Ventimila caduti, pp. 245-261.
Bibliografia
modifica- Gino Bambara, La guerra di liberazione nazionale in Jugoslavia (1941-1943), Mursia, 1988, ISBN non esistente.
- Milovan Gilas, La guerra rivoluzionaria jugoslava. 1941-1945. Ricordi e riflessioni, LEG, 2011, ISBN 978-88-6102-083-2.
- Giacomo Scotti, Montenegro amaro. L'odissea dei soldati italiani tra le Bocche di Cattaro e l'Erzegovina dal luglio 1941 all'ottobre 1943, Odradek, 2013, ISBN 978-8896487-25-9.
- Giacomo Scotti, Ventimila caduti. Gli italiani in Jugoslavia dal 1943 al 1945, Mursia, 1970, ISBN non esistente.
- Vojna enciklopedija, Beograd 1975
Voci correlate
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