A1689-zD1

galassia nella costellazione della Vergine

A1689-zD1, da non confondere con l'ammasso di galassie Abell 1689, è una galassia tra le più distanti e tra le prime a formarsi, scoperta nel febbraio 2008 mediante lo spostamento fotometrico verso il rosso[1][2] e confermata nel 2015 grazie al fenomeno di lensing gravitazionale.[3]

A1689-zD1
ammasso di galassie
immagine di A1689-zD1
Dati osservativi
(epoca J2000)
CostellazioneVergine
Ascensione retta13h 11m 29.9s
Declinazione-01° 19′ 19″
Distanza12.97 miliardi a.l.  
Caratteristiche fisiche
Tipoammasso di galassie
Altre designazioni
BBF2008 A1689-zD1
Mappa di localizzazione
A1689-zD1
Categoria di oggetti astronomici

Se la misurazione del red shift, z~7,6[4], è corretta, si potrebbe spiegare il motivo per cui la debole luce di questa galassia ci giunge nello spettro dell'infrarosso. È stato possibile osservarla grazie al Near Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer (NICMOS) dell'Hubble Space Telescope e all'Infrared Array Camera dello Spitzer Space Telescope sfruttando il fenomeno naturale della lente gravitazionale. L'ammasso di galassie Abell 1689, situato tra la Terra e A1689-zD1, alla distanza di 2,2 miliardi di anni luce da noi, funge da naturale "lente d'ingrandimento" per la luce proveniente dalla retrostante galassia, molto più distante, vista dalla Terra come era 700 milioni di anni dopo il Big Bang.[1]

  1. ^ a b Astronomers Eye Ultra-Young, Bright Galaxy in Early Universe, su nasa.gov, nASA.gov, 12 febbraio 2008. URL consultato il 25 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2016).
  2. ^ Astronomers Uncover One of the Youngest and Brightest Galaxies in the Early Universe, su nasa.gov, Space Telescope Science Institute Baltimore, Md. / nASA.gov, 12 febbraio 2008. URL consultato il 25 febbraio 2008 (archiviato il 17 febbraio 2008).
  3. ^ Maura Sandri, Galassia sorprendente ad alto redshift, su INAF (a cura di), media.inaf, 16 giugno 2022.
  4. ^ (EN) Hubble finds strong contender for galaxy distance record, su spacetelescope.org. URL consultato il 16 gennaio 2016.

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