Abu Muhammad al-Jawlani

terrorista siriano

Abu Muhammad al-Jawlani, nome di battaglia di Ahmed al-Sharaa,[1] (in arabo أسامة العبسي آلواحدي?; Riad, 1982), è un terrorista siriano, leader militare ("Emiro")[2] dell'organizzazione Hay'at Tahrir al-Sham (in Lingua araba هيئة تحرير الشام, Hayʼat Taḥrīr aš-Šām, ossia "Organizzazione per la liberazione del Levante").

Abu Muhammad al-Jawlani
Soprannome"Lo sceicco conquistatore"
NascitaRiad, 1982
ReligioneIslam
Dati militari
Paese servito Al Qaida (2003–2016)

Jabhat Fateh al-Sham (2016–2017)
Governo di salvezza siriano (2017–)
Tahrir al-Sham (2017–)

Forza armata Mujaheddin
Anni di servizio2003 – oggi
GradoEmiro di Tahrir al-Sham
GuerreGuerra in Iraq
Guerra civile siriana
CampagneGuerriglia irachena
Intervento militare contro l'ISIS
Comandante diTerroristi iracheni
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La nisba al-Jawlānī, che viene scritta anche nelle forme al-Julani, al-Joulani, al-Jolani e al-Golani, si collega idealmente alle Alture del Golan, territorio siriano occupato da Israele fin dal 1967, a seguito della guerra dei sei giorni.

Il 16 maggio 2013, mal-Jawlānī è stato definito, dalm Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America , "specially designated global terrorist”.[3]

Biografia

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Gioventù e guerra in Iraq

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Al-Jawlānī è nato a Riad, in Arabia Saudita, nel 1982.[4] Nel 1989 la famiglia s]i è trasferita a Damasco, nel quartiere di Mezzah. Dopo aver completato gli studi secondari è entrato nella Facoltà di medicina dell'Università di Damasco, dove ha studiato per due anni prima di lasciare il paese per raggiungere l'Iraq durante il suo terzo anno di studi universitari.[5]

Una volta spostatosi in Iraq per combattere le truppe statunitensi dopo l'invasione dell'Iraq del 2003, rapidamente si mise in mostra nei ranghi di al-Qa'ida e si dice sia diventato uno stretto collaboratore del giordano Abū Muṣʿab al-Zarqāwī, il leader del gruppo noto come al-Qāʿida in Iraq. Dopo che al-Zarqāwī fu ucciso in un'operazione aerea statunitense nel 2006, al-Jawlānī abbandonò l'Iraq, risiedendo per un breve periodo in Libano, dove offrì supporto logistico al gruppo militante Jund al-Shām (L'esercito di Siria), che aderiva all'ideologia di al-Qāʿida.
Tornò ancora in Iraq per continuare la sua lotta armata ma fu arrestato dai militari statunitensi e detenuto a Camp Bucca, alla frontiera iracheno-kuweitina. In quel campo di detenzione, dove i militari USA rinchiudevano migliaia di sospetti militanti, al-Jawlānī insegnò l'arabo classico ad altri prigionieri.[6]

Dopo essere stato rilasciato dalla prigione di Camp Bucca nel 2008, al-Jawlānī riprese il suo impegno militante, questa volta accanto ad Abu Bakr al-Baghdadi, allora a capo di al-Qa'ida in Iraq. Fu nominato responsabile delle operazioni di al-Qāʿida nella provincia di Mossul, ufficialmente chiamata Governatorato di Ninawa (ossia Ninive).[6]

Guerra civile siriana

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Insurrezione siriana e fondazione di al-Nuṣra

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Poco dopo l'inizio dell'insurrezione siriana contro il regime di Baššār al-Asad, al-Jawlānī si spostò in territorio siriano e, col pieno sostegno di al-Baghdadi, creò l'organizzazione del Jabhat al-Nuṣra nel gennaio del 2012, di cui al-Jawlānī divenne "Emiro generale". Sotto la leadership di al-Jawlānī, al-Nuṣra divenne uno dei più potenti gruppi armati in Siria.[6]

Ascesa di Dāʿesh

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Al-Jawlānī accrebbe il suo ruolo nell'aprile del 2013, allorché respinse un tentativo di al-Baghdādī di porre sotto il proprio controllo il Fronte al-Nuṣra (cosa che rivelò la profonda spaccatura all'interno della rete globale di al-Qāʿida). Al-Jawlānī prese decisamente le distanze dalla pretesa che i due gruppi si fondessero in un'unica organizzazione chiamata Stato Islamico dell'Iraq e Siria, o ISIS (o Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, o ISIL, o col suo acronimo arabo Dāʿesh), come annunciato da al-Baghdādī. Dichiarò invece la propria fedeltà direttamente al leader di al-Qāʿida, Ayman al-Ẓawāhirī, che si dice fosse nettamente ostile al progetto di al-Baghdādī di fondere entrambi i gruppi gihadisti, e affermò che il suo gruppo avrebbe mantenuto il suo nome e la sua autonomia. Al-Jawlānī si dice abbia detto: "Vi informiamo che né il comando di al-Nuṣra, né il suo Consiglio consultivo, né i suoi organizzatori generali, erano a conoscenza di questo annuncio. Esso li raggiunge attraverso i media e se il discorso è autentico, noi però non siamo stati consultati".[7] Nel giugno del 2013, Al Jazeera ha riferito che aveva ricevuto una lettera scritta dal leader di al-Qāʿida, Ayman al-Ẓawāhirī, indirizzata sia ad Abū Bakr al-Baghdādī, sia ad Abū Muḥammad al-Jawlānī, in cui egli esprimeva la propria contrarietà nei confronti della fusione delle due organizzazioni e nominava un suo emissario per controllare lo stato delle relazioni tra loro e metter fine alle tensioni esistenti.[8]

Più tardi, in quello stesso mese, fu reso pubblico un audiomessaggio di Abū Bakr al-Baghdādī, in cui egli respingeva le disposizioni di al-Ẓawāhirī e dichiarava che la fusione delle due organizzazioni nello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante procedeva. Seguirono scontri tra al-Nuṣra e ISIS per il controllo del territorio siriano.[9]

Malgrado alcune frizioni con i membri dell'Esercito Siriano Libero, il Jabhat al-Nuṣra di al-Jawlānī ha operato spesso insieme all'ESL contro le truppe di al-Asad nelle aree contese. Il gruppo è più popolare in Siria rispetto a Dāʿesh, che è in maggioranza composto da combattenti stranieri (foreign fighters) ed è stato aspramente criticato per la sua brutalità e per aver tentato d'imporre una stretta (e talora inedita) interpretazione della Shari'a nelle aree sotto il suo controllo. Il Jabhat al-Nuṣra, per contro, è composto in massima parte da siriani, molti dei quali hanno combattuto le forze statunitensi in Iraq.[6]

Il risorgere di al-Nuṣra

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Il 27 maggio del 2015, nel corso della guerra civile siriana, al-Jawlānī è stato intervistato a Idlib da Ahmed Mansur, un giornalista dell'emittente qatariota Al Jazeera, tenendo coperto il proprio volto. Egli definì la Conferenza di pace Ginevra 2 "una farsa" e accusò la filo-occidentale Coalizione nazionale siriana delle forze dell'opposizione e della rivoluzione di non rappresentare il popolo siriano, e di non poter vantare alcuna presenza reale sul terreno in Siria. Al-Jawlānī sostenne che al-Nuṣra non aveva piani per attaccare obiettivi occidentali, e che la sua priorità più importante era il combattere il regime siriano, Hezbollah e Da'esh.
Al-Jawlānī si crede abbia dichiarato che "il Fronte al-Nuṣra non ha alcun piano per colpire l'Occidente. Noi riceviamo ordini chiari da Ayman al-Zawahiri di non usare la Siria come un trampolino di lancio per attaccare gli USA o l'Europa, per non danneggiare la vera missione contro il regime di al-Asad. Forse al-Qāʿida lo fa, ma non qui in Siria. Le forze di al-Asad ci combattono su un fronte, Hezbollah su un altro e ISIS su un terzo fronte. Si tratta solo di reciproco interesse".[10]

Interrogato sui piani di al-Nuṣra sulla Siria del dopoguerra, al-Jawlānī ha dichiarato che, una volta terminata il conflitto, tutte le fazioni nel Paese sarebbero state consultate sulla possibilità o meno della "nascita di uno Stato islamico". Ha anche ricordato che al-Nuṣra non avrebbe colpito la minoranza islamica degli alauiti, a dispetto del suo sostegno al regime di al-Asad. "La nostra guerra non è questione di vendetta contro gli alauiti, malgrado il fatto che, per l'Islam, essi sono considerati eretici".[10] Un commento a questa intervista attesta tuttavia che al-Jawlānī avrebbe anche detto che gli alauiti sarebbero rimasti soli fin quando non avessero abbandonato gli elementi della loro fede che contraddicevano l'Islam, che per al-Jawlānī è quello sunnita salafita.

  1. ^ [Jolani, intervistato da Martin Smith per Frontline PBS, ha confermato di chiamarsi Ahmed al-Sharaa]
  2. ^ Il termine Emiro (Amīr), che significa "Comandante militare", è il titolo dato nelle organizzazioni gihadiste ai comandanti militari
  3. ^ Terrorist Designation of Al-Nusrah Front Leader Muhammad Al-Jawlani, su state.gov. URL consultato il 28 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  4. ^ The Frontline Interview: Abu Mohammad al-Jolani, su PBS. URL consultato il 25 aprile 2022.
  5. ^ Joulani medical student and family Adalbah born in Deir al-Zour, su Syrian Press Center, 11 giugno 2015. URL consultato il 15 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2015).
  6. ^ a b c d Elusive Al-Qaeda leader in Syria stays in shadows, su Times of Israel, 4 novembre 2013. URL consultato il 15 giugno 2015.
  7. ^ Al-Nusra Commits to al-Qaeda, Deny Iraq Branch 'Merger', Agence France-Presse, 10 aprile 2013. URL consultato il 2 ottobre 2014.
  8. ^ Qaeda chief annuls Syrian-Iraqi jihad merger, in Al Jazeera English, 9 giugno 2013. URL consultato il 2 ottobre 2014.
  9. ^ ISIS vows to crush rival rebel groups, in The Daily Star, 8 gennaio 2014. URL consultato il 2 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2014).
  10. ^ a b Syria Al-Qaeda leader: Our mission is to defeat regime, not attack West, su al-Jazeera, 28 maggio 2015. URL consultato il 30 maggio 2015.

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