Adriano Leverone
Adriano Leverone (Quiliano, 21 gennaio 1953 – Moconesi, 5 gennaio 2022) è stato un ceramista e scultore italiano.
Biografia
modificaDiplomatosi presso l'Istituto Statale d'Arte di Chiavari, si iscrive nel 1971 al Magistero Artistico presso l'Istituto d'Arte per la Ceramica G. Ballardini di Faenza. Tra il 1973 e il 1974 frequenta lo studio di Carlo Zauli. L'anno successivo apre il suo studio per la lavorazione della ceramica; risalgono a quel periodo le prime opere, realizzate attraverso la lavorazione del grés. Nella seconda metà dello stesso decennio ha inizio la sua attività espositiva, che proseguirà con mostre personali e collettive in ambito sia locale sia nazionale e internazionale, presso gallerie d'arte e musei.[1]
Si impegna nel frattempo in progetti ed eventi rivolti alla diffusione della lavorazione artistica e artigianale della terracotta; dal 1979 al 1986 insegna Tecnologia Applicata presso la Scuola per la Ceramica di Albissola; tiene inoltre stage di scultura ceramica al Berea College Craft (KY, USA)[2]. Per conto del Ministero degli Affari Esteri collabora, come esperto nella lavorazione della terracotta, alle attività del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli[3]. Dal 1987 al 1989 è in Etiopia nell'ambito del programma a sostegno delle popolazioni reinsediate nella Valle di Beles[4]; nel 1992 è in Brasile, a Sao Raimundo Nonato, Stato del Piaui, per partecipare al programma per la formazione di tecnici e l'avviamento di una scuola di ceramica.
Negli anni successivi esegue per enti pubblici diverse sculture di grande formato in grès, ardesia e bronzo: nel 2003 realizza, a Cicagna, il monumento Ai lavoratori dell'ardesia, in bronzo, con la tecnica della fusione a cera persa; l'anno dopo, a Sestri Ponente, nel Cimitero Pini Storti, il monumento Dalla terra al cielo, anch'esso in bronzo e fusione a cera persa; nel 2005, a Sant'Ilario, la scultura in grès Bocca di rosa; nel 2006, ad Arenzano, il monumento Ai combattenti per la libertà, in bronzo e fusione a cera persa.
Viene inoltre invitato a partecipare a manifestazioni artistiche e simposi internazionali e a realizzare installazioni presso musei e gallerie d'arte. Nel 2011 L'artista è presente alla 54ª Biennale di Venezia (Padiglione Italia), selezionato dal curatore Vittorio Sgarbi.[5]
Nel 2018 viene chiamato a realizzare due sculture in grès per il MAP-Museo all'Aperto della città di Faenza, Eppur ti vedo: Grande scudo con testa e Stele autorità; a Faenza, nel 1981, aveva vinto la medaglia d'oro al XXXIX Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte.[6]
Nel corso degli anni Leverone esegue anche performance legate alla lavorazione della terracotta. Nel 1994 il Comune di Genova lo invita a realizzare una performance raku, Colonne, nella piazza antistante la Chiesa di Sant'Agostino, trasformata dall'artista, per l'occasione, in una fornace a cielo aperto: cinque colonne innalzate sullo sfondo della facciata dell'edificio, caratterizzato dalla tipica alternanza cromatica tra il bianco del marmo e il nero dell'ardesia. Nel 2009 è protagonista della performance raku Attacco invisibile, per l'XI Simposio Internazionale Arte è vita a Barth (Germania), che gli vale il primo premio[7].
L'opera
modificaLe prime opere di Leverone risalgono al 1972-1973[8]. In questa prima fase il suo interesse, complice la sua formazione a Faenza, è rivolto quasi esclusivamente al grès[9], cotto ad alta temperatura, in combinazione con la varietà cromatica dei rivestimenti, a smalto e vetrina: emblematica è la serie Linee continue, sviluppata tra il 1972 e il 1979, che presenta modulate strutture lineari, annodate, con una consistenza quasi metallica ed effetti cromatici caldi.
Dal punto di vista iconografico negli anni '70 e '80 prevalgono i riferimenti naturalistici, realizzati in grandi dimensioni tramite sottili elementi lamellari[10]. Leverone rielabora tronchi d'albero, semi e frutti; in particolare ricorre nel suo percorso di artista il tema iconografico della mela. Di tali forme talvolta esplora anche i risvolti tattili, come emerge nella mostra personale del 1990 dedicata ai non vedenti, Arte e percezione tattile. Non è vietato toccare, tenutasi a Genova, presso l'Istituto Chiossone[11].
Tra il 1983 e il 1985 fa parte del movimento artistico A Tempo e a Fuoco[12], curato da Vittorio Fagone.
In seguito le sue composizioni diventano più morbide e stilizzate: le forme sono più essenziali, non strettamente riconducibili a motivi naturalistici e giocate sulla contrapposizione tra toni caldi e freddi, ad esempio nella serie Blocchi e Terra e mare (1990-2005)[13]. Questa tendenza trova il suo culmine nelle serie Alati e Alati ingabbiati, datate 2012-2022[14], e nelle serie allusive delle personalità (Autorità, Generali, Armigeri, 1999-2012), indagine formale sulla complessità dell'essere umano e sui suoi multiformi caratteri[15].
Nell'attività artistica più recente Leverone sviluppa e concretizza temi simbolici in parte autobiografici, tramite la ceramica, il bronzo, il marmo, il granito e l'ardesia. La realizzazione nel 2002 del monumento Il filone dell'ardesia (grès e ardesia) per il Comune di Moconesi in Val Fontanabuona, dove è situato il suo laboratorio, si ispira all'antica tradizione locale dell'estrazione e della lavorazione di questo materiale[16].
Opere conservate in musei e collezioni pubbliche
modificaMusei e collezioni in Italia
modifica- MIC, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza.
- Museo Diffuso Albisola[17], Albissola Marina
- Museo d'Arte Ceramica “Terra Crea-Sartori”[18], Castel D'Ario
- Museo della Ceramica, Fiorano Modenese[19].
- Museo della Ceramica, Gualdo Tadino.
- Museo della Ceramica, Santo Stefano di Camastra, Palazzo Trabia.
- Museo della Ceramica, Savona.
- Museo delle Ceramiche di Castelli.[20]
Musei e collezioni all'estero
modifica- Aichi Prefectural Ceramic Museum, Seto, Prefettura di Aichi, Giappone.
- Ceramic Park MINO, Tajimi, Prefettura di Gifu, Giappone.
- FLICAM (FuLe International Ceramic Art Museums), Xi'an, Shaanxi, Cina.
- Musée de Carouge, Carouge, Svizzera.
- Museo d'Arte Occidentale e Orientale, Odessa, Ucraina.
- Roentgen Museum, Neuwied, Germania.
- Stadtische Buhne, Lahnstein, Germania.
- Yngge Ceramics Museum, New Taipei City, Taiwan.[21]
Note
modifica- ^ Leverone Adriano, su www.archivioceramica.com. URL consultato il 10 ottobre 2022.
- ^ Patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna, su bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 20 ottobre 2022.
- ^ artisti, su www.arteconcreta.eu. URL consultato il 20 ottobre 2022.
- ^ Le vasaie della Valle del Beles: uno studio dell'impatto sociale del reinsediamento e delle dinamiche di adattamento culturale in Etiopia, su jstor.org.
- ^ Adriano Leverone | Galleria Gagliardi San Gimignano, su www.galleriagagliardi.com. URL consultato il 10 ottobre 2022.
- ^ Leverone Adriano – Premio Faenza, su premiofaenza.micfaenza.org. URL consultato il 10 ottobre 2022.
- ^ Stefano Rolli, Leverone, Arte come difesa dalle violenze dell’esistenza, in Il Secolo XIX, 21 marzo 2009, p. 34.
- ^ La scultura a Genova e in Liguria, p. 234.
- ^ Scrive l’artista: «Nel mio lavoro non ho mai creduto alla casualità. Ho, da subito, compreso che l’eccellenza del risultato finale, nell’arte della ceramica, viene determinato e dipende sempre dalla particolare conoscenza e dallo studio approfondito di tutti gli elementi che compongono l’opera ceramica, partendo dalle materie prime. La ricerca deve essere continua, ed è interminabile», in CHANGE 3: Contemporary Ceramic Art 2014, a cura di Silvia Imperiale, Castellamonte 2014.
- ^ Gloria Cosi, Roberta Fiorini (a cura di), I frutti perpetui: sculture di Adriano Leverone (Firenze, Palazzo dell'Anguillara, 15-30 maggio 1985), Faenza, Litografica Faenza, 1985.
- ^ Matteo Fochessati, Sergio Noberini (a cura di), Arte e percezione tattile: sculture di Adriano Leverone, Genova, 1990.
- ^ A tempo e a fuoco: ceramica a Faenza negli anni '80: Antonella Cimatti, Fulvio Fusella, Rolando Giovannini, Adriano Leverone, Alberto Mingotti, Aldo Rontini, catalogo della mostra (Palazzo Albertini, 20 febbraio-7 marzo 1983), a cura di Vittorio Fagone, Faenza, 1983.
- ^ Riccardo Biavati (a cura di), Terre ritrovate: Adriano Leverone, Certaldo, 2006.
- ^ Tiziano Dalpozzo, Manualità, tecnica e sperimentazione: la ceramica di Leverone, in La ceramica moderna & antica, aprile-settembre 2016, p. 17.
- ^ Martha Pachon, Speciale FLICAM: Adriano Leverone, in La ceramica in Italia e nel mondo, gennaio 2008, p. 11.
- ^ Sandra Solimano (a cura di), Adriano Leverone: il filone dell’ardesia, Chiavari, 2002.
- ^ La Venere Civetta. Modernità e Postmodernità nelle collezioni civiche di Albissola Marina, su museodiffusoalbisola.it.
- ^ La collezione permanente del Museo d'Arte Ceramica "Terra Crea", su materceramica.org.
- ^ Il Museo della Ceramica di Fiorano Modenese: dal focolare al distretto industriale, Onda, Museo del Azulejo "Manolo Safont", 2004.
- ^ L’evoluzione del lavoro di Adriano Leverone (PDF), su galleriasanlorenzo.com.
- ^ È morto il ceramista Adriano Leverone, da Quiliano alle sue opere in tutto il mondo, su mentelocale.it, 7 gennaio 2022. URL consultato il 10 ottobre 2022.
Bibliografia
modifica- La scultura a Genova e in Liguria, vol. III, Il Novecento, a cura di Franco Sborgi, Genova, 1989, p. 291 (scheda artista n. 123).
- Cecilia Chilosi, Liliana Ughetto, La ceramica del Novecento in Liguria, Genova, 1995, p. 291 (scheda artista).
- La ceramica italiana del Novecento, a cura di Franco Bertoni e Jolanda Silvestrini, Milano, Electa, 2005, pp. 140-141 (scheda artista).
- Dizionario degli artisti liguri: pittori, scultori, ceramisti, incisori del Novecento, a cura di Germano Beringheli, Genova, 2009, p. 206 (scheda artista).
- Tiziano Dalpozzo, Manualità, tecnica e sperimentazione: la ceramica di Leverone, in “La ceramica moderna & antica”, aprile-settembre 2016, pp. 14-17.
Altri progetti
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