al-Akhtal
Ghiyāth ibn Ghawth b. al-Ṣalt b. Ṭāriqa al-Taghlibī, noto anche con lo pseudonimo di al-Akhṭal (in arabo الأخطل) (in arabo غياث بن غوث بن الصلت بن طارقة ﺍﻟﺘﻐﻠﺒﻲ?; al-Hira, 640 – Giazira, 710), è stato un poeta arabo cristiano. Della tribù araba dei Banū Taghlib, al-Akhṭal (Il loquace) - nato ad al-Ḥīra, o nei pressi di Ruṣāfa - fu un poeta molto stimato, soprattutto per la sua satira (naqīḍa, pl. naqāʾiḍ) che egli più volte espresse al servizio dei suoi protettori, gli Omayyadi[1].
Biografia
modificaVissuto nel periodo del califfato degli Omayyadi, della sua vita si conoscono pochi aspetti, tranne il fatto che rimase presto orfano di madre e che fu allevato dalla matrigna, tanto crudele da non risparmiargli fatiche e umiliazioni. Poi sappiamo che si sposò, per divorziare in seguito, e che visse in parte a Damasco, diventando il poeta preferito dai primi Califfi del ramo marwanide degli Omayyadi.
Visse anche in Mesopotamia, assieme alla sua tribù, partecipando agli scontri tra i Banu Taghlib e i Qaysiti, come testimoniato dalle sue satire.
Nella disputa letteraria tra i due poeti a lui contemporanei, Jarir ibn Atiyya e al-Farazdaq, prese le parti di quest'ultimo. Al-Akhṭal, Jarīr e Farazdaq rappresentavano un trio di poeti molto celebre nel mondo arabo, ma non c'è mai stato accordo su quale di loro fosse il migliore. Senza dubbio durante l'epoca degli Abbasidi il fatto che al-Akhṭal fosse cristiano giocava contro di lui, ma Abū ʿUbayda Maʿmar ibn al-Muthannā lo considerò il migliore di tutti perché tra le sue poesie c'erano dieci qaside perfette e altre dieci quasi perfette, cosa che non si poteva dire per gli altri due.
La maggior parte delle sue poesie consiste in panegirici in onore dei suoi mecenati e in satire sui suoi e loro rivali che, tuttavia, sono più sobrie e misurate di quanto non si usasse fare al tempo.
In suo onore è stato battezzato il cratere Al-Akhtal, sul pianeta Mercurio.
Note
modifica- ^ AYYILDIZ Esat, El-Ahtal'ın Emevilere methiyeleri (PDF), in Ankara Üniversitesi Dil ve Tarih-Coğrafya Fakültesi Dergisi - DTCF Dergisi, vol. 57, n. 2, 2017, pp. 936–960, DOI:10.1501/dtcfder_0000001545. URL consultato il 28 agosto 2018.
Bibliografia
modifica- Armand-Pierre Caussin de Perceval, "Notice sur les poètes Akhtal, Ferazdaq et Djerir", in Journal Asiatique, XIV, pp. 289 e segg.
- Henri Lammens, "Le Chantre des Omiades", in Journal Asiatique 1894, pp. 94-176, 193-241, 381-465
- IDEM, Études sur le règne du Calife omaiyade Moʿawia Ier, Beirut. 1908, pp. 397-404
- Ignatij Julianovič Kračkovskij, "Der Wein in al-Aḫṭal’s Gedichten", Festschrift G. Jacob, pp. 146-64
- Carlo Alfonso Nallino, Raccolta di scritti editi e inediti, VI, pp. 73-6
- Lemma «al-Akhṭāl» (R. Blachère), su: The Encyclopaedia of Islam, Second edition.
Altri progetti
modifica- Wikisource contiene una pagina in lingua araba dedicata a Al-Akhtal
Collegamenti esterni
modifica- (EN) al-Akhṭal, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Al-Akhtal, su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 100186598 · ISNI (EN) 0000 0001 1478 5417 · BAV 495/104489 · CERL cnp00543975 · LCCN (EN) nr89014446 · GND (DE) 118978942 · BNF (FR) cb134851143 (data) · J9U (EN, HE) 987007291034205171 |
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