Alfredino - Una storia italiana
Alfredino - Una storia italiana è una miniserie televisiva italiana del 2021 scritta da Barbara Petronio, Francesco Balletta e da Alessandro Bernabucci, e diretta da Marco Pontecorvo. La fiction ripercorre l'incidente di Vermicino, celebre fatto di cronaca nera del 1981 in cui un bambino di sei anni, Alfredo Rampi, morì tre giorni dopo essere caduto accidentalmente in un pozzo artesiano. La vicenda ebbe un notevole impatto sulla stampa e nell'opinione pubblica italiana.[1][2][3]
La produzione si è avvalsa della collaborazione del Centro Alfredo Rampi, fondato dai genitori del bambino, Franca e Ferdinando, poche settimane dopo i fatti per promuovere la prevenzione dal rischio ambientale e un miglioramento del soccorso, tecnico e psicologico nelle emergenze.[1][2][3]
La miniserie, composta da 4 puntate, è stata trasmessa in prima visione su Sky Cinema Uno il 21 e 28 giugno 2021,[4] e in chiaro su Rai 1 l'11 e 12 giugno 2024.[5]
Puntate
modifican° | Titolo | Prima TV |
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1 | Prima puntata | 21 giugno 2021 |
2 | Seconda puntata | |
3 | Terza puntata | 28 giugno 2021 |
4 | Quarta puntata |
Trama
modificaPrima puntata
modificaEstate 1981. La famiglia Rampi vive un'esistenza serena nella provincia di Roma a Vermicino presso Frascati. I coniugi Franca e Ferdinando hanno due bambini, Alfredo di 6 anni e Riccardo di 2. La serenità familiare è turbata dalla scoperta di una malformazione cardiaca congenita, la tetralogia di Fallot, di cui Alfredo è affetto e che per essere risolta richiederebbe un delicato intervento chirurgico che ha un'alta percentuale di rischio per la vita del bambino. Tuttavia i genitori, desiderando veder crescere il figlio nel modo più sereno possibile decidono che, dopo l'estate, torneranno negli Stati Uniti dove avevano già effettuato un consulto presso una clinica specializzata, per programmare l'operazione.
Una sera Ferdinando, tornando a casa, si rende conto che Alfredo non è rincasato: era infatti abituato a recarsi presso l'abitazione dei nonni, poco distante, attraversando i campi senza essere accompagnato. Iniziano subito le ricerche e i genitori vengono aiutati dagli abitanti delle case circostanti, ma Alfredino non viene trovato e Franca decide di avvertire la polizia.
Grazie all'intuizione di uno dei poliziotti accorsi, che ricontrolla un pozzo artesiano chiuso malamente che era stato già ispezionato dal padre di Alfredino senza notare la sua presenza, il bambino viene trovato: appare subito evidente che Alfredino si trova ad una notevole profondità in quanto la sua voce si percepisce a malapena. Vengono quindi chiamati i vigili del fuoco della stazione più vicina i quali, con una certa leggerezza e senza avere ispezionato prima il pozzo, provano a calare una tavoletta confidando che il bambino ci si possa aggrappare. La perforazione dei pozzi artesiani, soprattutto con le litologie della zona, non produce mai un foro verticale e di diametro costante infatti andando in profondità, si restringe e la tavoletta resta incastrata: nell'ingenuo tentativo di liberarla viene stuccata la corda di canapa a cui era collegata la tavoletta, il moncone ancora in pozzo si deposita sulla tavoletta formando un ulteriore ostacolo all'accessibilità del pozzo e compromettendo così la possibilità di scendervi all'interno per recuperare il piccolo.
Un giovane poliziotto che ha un amico speleologo, Maurizio Monteleone, chiede a quest'ultimo di provare a calarsi nel tentativo di rimuovere almeno la tavoletta; con l'aiuto di un compagno di squadra, Tullio Bernabei, anche lui del Club Alpino Italiano, tentano di rimuoverla calandosi a testa in giù nel pozzo, purtroppo senza riuscire nell'intento. Inoltre, la discesa a testa in giù pone il limite di 15/20 minuti alla permanenza in quella posizione, pena la perdita di lucidità, condizione fondamentale per svolgere le operazioni in pozzo. Scendendo in profondità si nota la presenza di pericolosi spuntoni oltre al fatto che il pozzo si restringa fino a raggiungere il diametro di un fustino di detersivo. Nonostante la buona volontà, i giovani speleologi devono ammettere di essere impotenti e vengono invitati dall'architetto Marco Faggioli a farsi da parte e a lasciarli lavorare. Franca, colpita dallo straordinario altruismo e dal coraggio dei ragazzi, chiede loro di rimanere sul posto e di non abbandonare Alfredo.
Seconda puntata
modificaFaggioli, resosi conto della complessità della situazione, contatta il comandante in capo di Roma noto, tra altre cose, per aver risolto situazioni estreme e reduce dai tanti salvataggi nel dopo terremoto dell'Irpinia del 1980. Il comandante si dimostra da subito una persona decisa e intraprendente, e inizia a gestire le operazioni in modo risoluto: parla con le persone presenti e autorizza a calare nel pozzo un microfono attraverso il quale i genitori possono sentire la voce di Alfredino più chiaramente.
Nel frattempo la notizia si sta diffondendo, e i vigili del fuoco diramano un appello attraverso radio e reti TV per reperire una gru. Un giornalista della Rai, Francesco Viviano, inviato del TG2, decide di chiamare il numero messo a disposizione affermando di essere in possesso della gru necessaria, e ottenuto l'indirizzo della località decide di portare un cameraman e realizzare un servizio giornalistico sulla vicenda: il suo intento è di dare una buona notizia alla nazione confidando nell'esito positivo del salvataggio in un periodo storico negativo (si era ancora nei cosiddetti "anni di piombo") e di realizzare uno scoop con cui potrà, finalmente, apparire in diretta nel telegiornale. Con una discreta dose di cinismo chiede di collegare un registratore al microfono calato nel pozzo e registra così la voce di Alfredino che chiama la mamma. Il cameraman porta questo materiale in redazione convincendo così il direttore di testata a trasmettere la notizia nel telegiornale delle 13:00 e iniziare la diretta, che durerà fino all'epilogo della vicenda. Poco dopo anche il TG1 e il TG3 si unirono a questa diretta televisiva della "TV del dolore".
Intanto Elveno Pastorelli, comandante dei vigili del fuoco, ispirato da una vicenda analoga accaduta negli Stati Uniti ma conclusasi malamente (quella di Kathy Fiscus), decide di far giungere sul posto una trivella con l'intento di scavare un pozzo parallelo e, una volta raggiunta la profondità di 36 metri dove si presume sia Alfredino, scavare un tunnel orizzontale per congiungere i due pozzi e salvare il bambino. Laura Bortolani, giovane geologa dal Club Alpino Italiano giunta insieme agli speleologi che avevano tentato prima la discesa, fa notare al comandante che il sottosuolo può presentare, a qualche metro dalla superficie, uno spesso strato di peperino una roccia di origine magmatica ed estremamente dura, quindi di difficile attraversamento; inoltre, scavare un pozzo parallelo potrebbe provocare una frana nel primo seppellendo Alfredino. Il comandante dei vigili acconsente così a eseguire la perforazione a due metri di distanza invece che a uno.
Il tempo passa inesorabile e i genitori del bambino vengono invitati da più parti ad andare a riposare un po'. Franca, stremata dalla situazione, acconsente portando a casa sua, in segno di gratitudine, il gruppo di giovani speleologi. La perforazione dopo un inizio promettente rallenta, infatti non appena lo scalpello incontra la roccia di cui si sospettava la presenza si verifica esattamente quanto predetto, il ritmo di avanzamento si riduce drasticamente fino ad azzerarsi data la totale inadeguatezza dello scalpello. Sotto pressione diretta di Pastorelli viene fatta giungere una trivella di tipo battipalo, scelta peraltro infelice che si rivelerà foriera di altri problemi. Data la mole del mezzo per farsi largo nelle strette strade del luogo, sono costretti ad abbattere cancelli e muretti delle abitazioni circostanti. Sul posto, intanto, inizia ad arrivare una folla di curiosi che intralciano pesantemente i soccorsi.
La nuova perforazione ha inizio, il maglio estremamente massiccio viene fatto scendere in caduta libera per frantumare la roccia durissima che aveva bloccato la perforazione precedente. Il risultato secondario sono delle vibrazioni del terreno che si propagano fino alla superficie e che, ma non solo, spaventano ancora di più il piccolo Alfredo. Sul posto accorre anche un'ambulanza con il primario di rianimazione di un ospedale di Roma, il quale fa calare nel pozzo un tubo con ossigeno e acqua zuccherata per aiutare il bambino a sopravvivere. Le condizioni di salute del piccolo iniziano ad aggravarsi anche per la sua patologia cardiaca.
Terza puntata
modificaGli ostacoli tecnici, le condizioni del terreno e la folla complicano le operazioni: Alfredino è a una profondità maggiore di quella stimata. Per salvare il bambino si offrono diversi magri per scendere lungo il pozzo. Intanto il fattorino Angelo Licheri, avendo visto gli eventi di Vermicino in TV e avendo la corporatura adatta si offre volontario per scendere lungo il pozzo per salvare Alfredo. Sul posto arriva intanto il Presidente Sandro Pertini.
Quarta puntata
modificaGli ultimi tentativi per soccorrere Alfredo si rivelano vani. Pertini si attiva per affrontare le problematiche del settore, Franca e Ferdinando costituiscono un centro per risolvere le zone di crisi nei territori italiani, per evitare che la tragedia di Vermicino possa avere dei seguiti.
Produzione
modifica«La storia di Alfredino Rampi appartiene al DNA dell’Italia in maniera transgenerazionale. Ricordo di aver vissuto la tragedia di Vermicino a casa con i miei genitori. Per raccontare un evento di questa portata siamo andati sempre con i piedi di piombo. Devo ammettere che la lavorazione è stata particolarmente difficile: abbiamo girato durante la pandemia in un periodo molto freddo e segnato dal maltempo. Sul set abbiamo girato con pozzi reali di 4/5 metri scavati in location, il resto è stato ricostruito in studio. Non ci interessava cavalcare i sentimenti del melodramma ma seguire una rotta che si allontanasse il più possibile dalla “tv del dolore” e dal pietismo televisivo. La speranza è che il pubblico, rivivendo oggi la storia di Alfredino, riesca a riviverla, superarla prendendone gli aspetti migliori.»
Accoglienza
modifica«Riesce a raccontare quanto successo dal 10 al 13 giugno 1981 concedendo poco alle corde del melodramma all’italiana – che per un prodotto del genere era semplice toccare – ma ricostruendo quanto successo nel pozzo attraverso la testimonianza sceneggiata di chi c’era e trasponendo in maniera filologica quanto visto invece in tv nei giorni del dramma collettivo. [...] Ma sebbene didascalica nella forma e nei contenuti, questa ricostruzione riesce a coinvolgere emotivamente senza retorica aggiunta grazie alla scelta di fare del pozzo, della sua verticalità, dei suoi spazi angusti un protagonista anche visivo. [...] Una scelta narrativamente difficile da rendere, ma la miniserie ci riesce grazie a una scrittura attenta a sottrarre: una scrittura e una regia che soprattutto ai bordi del pozzo tolgono le parole e lavorano di sguardi, di cenni, di primi e PP piani. Di parole ne sono state dette fin troppe in diretta tv in quei giorni del 1981. [...] Meno equilibrata, invece, sembra la rappresentazione del ruolo della tv verso cui mi sembra ci sia una certa benevolenza: si calca ossessivamente sulla certezza del salvataggio come motivazione principale alla copertura informativa, anche in diretta; [...] Ma per quanto resti (quasi) ai bordi di questa narrazione, il peggio di quella tv viene ben sintetizzato mostrando i due baratri in cui cade: la voce di Alfredino e la mamma messa a favore di telecamera. Restano la quintessenza di una copertura che perse i freni. La miniserie Alfredino è davvero una storia italiana, in tutti i sensi: riesce a rappresentare le luci e le ombre di un Paese e della sua gente. Da una parte c’è lo Stato disorganizzato, ottuso, pieno di sé, sempre in affanno, ma anche pronto ad aggirare le norme in cerca di un risultato; dall’altro gli italiani ‘pessima gente’, che si accalcano accanto al pozzo per esserci, per farsi vedere, mangiando panini e criticando la mamma di Alfredino per un cambio d’abito o per un ghiacciolo mangiato automaticamente alla 48ª ora di angoscia. Ma con loro ci sono anche gli italiani tutto cuore, pronti a morire per tentare di salvare un bambino. Alla fine, però, non c’è nessun eroe, nessun colpevole, se non ‘per caso’. Alla fine intorno al pozzo si crea una squadra, quella squadra che poi troverà l’unità col lavoro del Centro Alfredino Rampi e con la Protezione Civile. Anche questa è una chiave narrativa che ha l’aria di essere stata richiesta espressamente e che è stata ottenuta in maniera organica.»
«Nessuno, pur provandoci, è riuscito a dimenticare quella terribile pagina di cronaca e Marco Pontecorvo, regista di Alfredino – Una storia italiana, ha scelto di accettare quella che per molti sembrava una “sfida” troppo ardua da affrontare, ovvero riaprire una ferita comune che quattro decenni dopo non si è ancora rimarginata. [...] Rimanendo per ore a fissare in silenzio la tv si credeva quasi di riuscire ad incanalare in quel pozzo un numero così alto di speranze e preghiere da riuscire a riportare a galla bambino, facendolo riemergere da quel maledetto buco nero. Una visione che non può e non deve lasciare indifferenti e che lo spettatore affronta con l’ingenua speranza di poter assistere ad un finale diverso ma con l’amara consapevolezza che invece non sarà così. [...] Ogni singolo elemento del cast è stato poi impeccabile nel rappresentare il proprio personaggio, mostrandone tutte le debolezze e le fragilità che all’epoca si aggiunsero allo sconforto e al senso d’impotenza. La fotografia curata da Vincenzo Carpineta, unita all’utilizzo di una vecchia telecamera, dona alle immagini un tono vintage che facilita il collegamento con l’epoca dei fatti, e riesce perfettamente a scandire gli stati d’animo della famiglia Rampi e dei protagonisti coinvolti nella vicenda, dal sole e le luci che caratterizzano la spensieratezza legata all’inizio della stagione estiva nella primissima parte della miniserie, alla costante penombra che inevitabilmente ha risucchiato l’animo di tutti e che regna negli episodi centrali. Alfredino – Una storia italiana racchiude nel suo titolo tutto il senso dell’opera: la tragica scomparsa di quel bambino non è rimasta soltanto la storia privata di una famiglia, come sarebbe stato più giusto che fosse, ma è diventata la storia di una nazione intera. [...] Ma cosa ha imparato l’Italia ed in particolare il giornalismo italiano da quella macchia che ha segnato in maniera indelebile la storia di una nazione intera? Forse tutto o forse niente, se pensiamo alla scarsa prevenzione che ancora provoca numerose vittime o anche solo alle recenti scelte di mandare in onda gli ultimi istanti di vita di un gruppo di persone morte su una funivia, oppure all’immancabile selfie che le persone si scattano anche lì dove si sente ancora odore di morte. Di certo, esiste anche una parte di Italia che invece fa tesoro di determinate esperienze ed ha imparato ad anteporre il rispetto per il prossimo alla brama di conoscere ogni minimo dettaglio di determinate tragedie. Il limite tra lo sciacallaggio ed il dovere di cronaca sembra spesso impercettibile e la miniserie Sky vuole smentire il pensiero di chi crede che non fosse necessario riaprire una ferita così profonda o comunque riaccendere i riflettori su una madre ed un padre che negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con una nuova tragedia, ovvero la perdita del loro secondo figlio. Durante la visione della miniserie, il pubblico dovrà essere capace di concentrare la propria attenzione non tanto sul tristemente noto epilogo della vicenda, quanto piuttosto su cosa è accaduto nelle ore precedenti, ricordando i nomi e le gesta dei tanti eroi che hanno tentato fino all’ultimo di poter cambiare il finale della storia, in quanto l’eroe non è colui che vince sempre ma piuttosto colui che non si arrende mai. Un’opera dedicata ai tanti Franca Rampi, Maurizio Monteleone, Nando Broglio che decennio dopo decennio continuano a rappresentare la parte più bella della società e ai quali dovremmo sempre dire grazie se sempre meno bambini hanno fatto la stessa, brutale fine di Alfredino. La maggior parte delle persone non ha avuto l’interesse o forse l’opportunità di sapere cosa è successo una volta conclusasi la diretta del telegiornale e l’opera di Marco Pontecorvo fa luce proprio su questo, sottolineando quanto la scomparsa di Alfredino Rampi non sia stata vana, avendo portato alla nascita della Protezione Civile e ad una nazione che in parte è riuscita e può ancora imparare dai propri errori.»
«La storia che Sky ci presenta è fatta di coesione, collaborazione, empatia, disperazione negli occhi di due genitori che per tutto il tempo mangiano la speranza di poter riabbracciare il proprio figlio, e finiscono per vomitarla. Quella che vi ritroverete di fronte è una storia delicata che raggiunge perfettamente i suoi obiettivi. Perché tutti noi sappiamo quale sarà la fine della vicenda che abbiamo di fronte, ma nonostante questo speriamo comunque riuscendo a cogliere perfettamente la sensazione che quelle ore – nella vita reale – albergava nella famiglia e in qualsiasi altra persona. Perché Alfredino è una storia italiana, una storia che per sessanta ore ha unito il popolo facendogli riscoprire un lato emotivamente coeso, pronto a guardare il prossimo e a far di tutto per tirarlo fuori da un pozzo. Tutto funziona restituendo un ricordo ancora più vivido di quella tragedia che si concentra soprattutto sulla speranza, un dettaglio che ci viene fornito – paradossalmente – grazie al realismo di cui si serve la serie. Tutto è reale, burocraticamente lento come nella realtà, pieno di momenti che ci conferiscono la certezza che verrà salvato, e altri che ci annientano ricordandoci quale sia il vero finale della storia. Nel cast troviamo Anna Foglietta nel ruolo di Franca Rampi, la madre di Alfredino. Nel ruolo del padre Luca Angeletti. Due ruoli, i loro, che riescono a trovare un equilibrio perfetto: il dolore che li accomuna è lo stesso, e uguale è anche il loro modo di farsi forza. Non si abbattono mai trovando fiducia in ogni centimetro in meno di quel pozzo da scavare, l’odore più vicino del figlio. In questa tragedia c’è molto da imparare, e la serie tv Alfredino – Una storia italiana riesce nel suo intento consegnandoci una storia che ringrazia chiunque ci abbia provato e – velatamente – spiega tutto quello che invece sarebbe servito fare. Quello che vi ritroverete di fronte non vuol denunciare, non vuole riportare a galla il rimorso di chi ha vissuto questa vicenda, ma vuole non far smettere di ricordare. Sono passati quarant’anni da quella tragedia, e le parole di Giancarlo Santalmassi hanno, durante il corso degli anni, trovato una corrispondenza. Da quel momento, infatti, le cose sono cambiate introducendo un nuovo sistema di sicurezza in Italia, facendo imparare qualcosa di più a tutti, quel qualcosa – come racconta Alfredino – Una storia italiana – che inevitabilmente avrebbe potuto fare la differenza nella vita della famiglia Rampi e dell’Italia intera.»
«Alfredino – Una Storia Italiana è una serie tv tremenda. Si badi: con “tremenda” non si fa riferimento né al livello registico, né alla claustrofobica fotografia, ma nemmeno alla scrittura dei vari personaggi e alla presentazione dei fatti. No, questa produzione Sky Original-Lotus Production risulta tremenda in un’accezione peculiarmente positiva riuscendo a trasmettere una scarica di emozioni in maniera implacabile addosso al pubblico che si ritrova sferzato dalla continua lotta contro il tempo dei soccorsi e dal sensazionalismo mediatico di cui si ritrova essere spettatore passivo ed inerme. Una serie tv tremenda che intacca ed indebolisce lo spettatore e che mette in luce tutte le debolezze di un apparato statale totalmente inadatto a gestire una tipologia di dramma di quel tipo, sia dal punto di vista sociale (i giornalisti che a più riprese si intromettono in dialoghi strettamente privati), sia dal mero punto di vista organizzativo e gestionale. Eppure tutto parte da un desiderio, quello di Pierluigi Pini, estremamente semplice: raccontare finalmente una bella storia all’Italia che in quell’estate del 1981 sta vivendo di tutto. Poche settimane prima dell’incidente era stata resa pubblica la lista degli appartenenti alla loggia P2; c’era una crisi di Governo, dopo che l’allora Presidente del Consiglio Forlani aveva rassegnato le dimissioni; il Papa era stato da poco dimesso dal Policlinico Gemelli dopo l’attentato perpetrato da Ali Agca; nello stesso giorno dell’incidente di Vermicino le Brigate Rosse sequestrano Roberto Peci. Insomma, l’Italia aveva a tutti i costi bisogno di una bella storia, di una storia che potesse dare qualche speranza alla popolazione. E la convinzione di Pierluigi Pini era proprio che l’incidente occorso al piccolo Alfredino sarebbe stata questa storia. Purtroppo, però, così non avvenne nonostante il dispiegamento massivo di forze e mezzi. Forze, tuttavia, disorganizzate e non preparate per gestire una problematica di quel tipo. Denota questa incapacità anche l’alta affluenza di persone presso il luogo dell’incidente: si stimarono circa 10mila persone che arrivarono addirittura a spiare all’interno del buco artesiano, luogo che teoricamente andava messo in sicurezza. Questa massiva affluenza rallentò, a suo modo, gli aiuti e fu una con-causa della morte di Alfredo. Per ovviare ad incidenti di questa natura in futuro, il Presidente Pertini intervenne ponendo le basi per la nascita della Protezione Civile. Parallelamente alla nascita di un’organizzazione fondamentale per certe situazioni, l’Italia venne per la prima volta rapita mediaticamente dalla “tv del dolore” visto e considerato che a reti unificate venivano continuamente mandati bollettini su ciò che stava accadendo a Vermicino o, peggio ancora, il dolore veniva monopolizzato e sbattuto in diretta nazionale da qualsiasi giornalista presente sul luogo senza alcun tipo di rispetto e/o amor proprio. Una “tv del dolore” che diventerà la norma negli anni successivi, accomunando sotto certi aspetti i giornalisti a dei veri e propri sciacalli dell’informazione. [...] Non solo i giornalisti, ma anche i venditori del luogo, i semplici “turisti del dolore” (figli di quella stessa tv) e gli ambulanti che si presentarono nella zona del buco per vendere cibo e bevande: se l’Italia si dimostrò impreparata a livello organizzativo e sociale, gli italiani si dimostrarono figli della stessa nazione che tanto criticarono.»
Polemiche
modificaIl 24 giugno 2021 i membri del gruppo di rock progressivo Premiata Forneria Marconi, esecutori e autori insieme a Mogol del brano Impressioni di settembre, pubblicano una nota informativa per dissociarsi dalla scelta di utilizzare il brano come colonna sonora di una puntata della fiction in quanto «la musica ed il testo del brano rappresentano infatti un inno alla libertà, alla felicità e alla gioia, sentimenti opposti alla tragedia di Vermicino».[10]
Note
modifica- ^ a b Paolo Sutera, Alfredino – Una storia italiana su Sky, tutte le dichiarazioni della conferenza stampa, su TvBlog, 18 giugno 2021. URL consultato il 20 giugno 2021.
- ^ a b c Alvise Wollner, Alfredino, una storia di speranza oltre la tragedia: incontro con il cast, su Today, 18 giugno 2021. URL consultato il 20 giugno 2021.
- ^ a b Francesca Pierleoni, Anna Foglietta, Franca Rampi la mamma di tutti, su ANSA, 19 giugno 2021. URL consultato il 20 giugno 2021.
- ^ "Alfredino - Una storia italiana", il 21 e 28 giugno su Sky, su Sky TG24, 20 giugno 2021. URL consultato il 21 giugno 2021.
- ^ Alfredino, una storia italiana, su RAI Ufficio Stampa. URL consultato il 12 giugno 2024.
- ^ Giorgia Iovane, Alfredino, una fiction italiana tra luci e ombre (proprio come Vermicino): la recensione in anteprima, su TvBlog, 18 giugno 2021. URL consultato il 21 giugno 2021.
- ^ Patrizia Monaco, Alfredino Rampi: la recensione della serie Sky sul dramma di Vermicino, su Cinematographe, 20 giugno 2021. URL consultato il 21 giugno 2021.
- ^ Annalisa Gabriele, La Recensione in anteprima della nuova Serie Tv Sky Alfredino – Una Storia Italiana, su Hall of Series, 20 giugno 2021. URL consultato il 21 giugno 2021.
- ^ Aldo Longhena, Alfredino - Una Storia Italiana 1x04 - Quarta puntata, su Recenserie, 7 luglio 2021. URL consultato il 7 luglio 2021.
- ^ PFM-Premiata Forneria Marconi, no nostro brano per Alfredino, su ANSA, 24 giugno 2021. URL consultato il 26 giugno 2021.
Collegamenti esterni
modifica- Sito ufficiale, su programmi.sky.it.
- Sito ufficiale, su raiplay.it.
- Sito ufficiale, su nowtv.it.
- Alfredino - Una storia italiana, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- Alfredino - Una storia italiana, su Movieplayer.it, NetAddiction S.r.l..
- Alfredino - Una storia italiana, su FilmTv.it, Arnoldo Mondadori Editore.
- Alfredino - Una storia italiana, su Comingsoon.it, Anicaflash.
- (EN) Alfredino - Una storia italiana, su IMDb, IMDb.com.