Ammiraglio Caracciolo (sommergibile)
L'Ammiraglio Caracciolo è stato un sommergibile della Regia Marina.
Ammiraglio Caracciolo | |
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Il Caracciolo alla banchina lavori del cantiere di Monfalcone | |
Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile oceanico |
Classe | Ammiragli |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | CRDA, Monfalcone |
Impostazione | 16 ottobre 1939 |
Varo | 16 ottobre 1940 |
Entrata in servizio | 1º maggio 1941 |
Intitolazione | Francesco Caracciolo |
Destino finale | affondato dal cacciatorpediniere HMS Farndale l'11 dicembre 1941 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 2184,73 t |
Dislocamento in emersione | 1702,525 t |
Lunghezza | fuori tutto 87,8 m |
Larghezza | 7,974 m |
Pescaggio | 5,86 m |
Propulsione | 2 motori diesel FIAT da 4370 CV totali 2 motori elettrici CRDA da 1280 CV totali |
Velocità in immersione | 8,5 nodi |
Velocità in emersione | 17 nodi |
Autonomia | in superficie 10 700 mn a 12 nodi in immersione: 10 mn alla velocità di 8,5 nodi |
Equipaggio | 7 ufficiali, 71 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Artiglieria | 2 cannoni da 100/47 Mod. 1938 per sommergibile (650 colpi) 2 mitragliere binate Breda Mod. 31 da 13,2 mm (13 200 colpi) |
Siluri | 8 tubi lanciasiluri da 450 mm a prora 6 tubi lanciasiluri da 450 mm a poppa 38 siluri |
informazioni prese da [1] | |
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Storia
modificaDal giugno al dicembre 1941 il sommergibile fu impegnato nell'addestramento dell'equipaggio[1].
In virtù delle sue grandi dimensioni, fu adibito al trasporto di materiali, nonostante fosse un servizio rischioso e di scarso rendimento.
L'8 dicembre 1941 partì da Taranto per la sua prima missione, al comando del capitano di corvetta Alfredo Musotto, con a bordo 138 (o 180) tonnellate di rifornimenti diretti in Libia (principalmente carburante e munizioni per l'Afrika Korps)[1][2][3][4]. Al largo di Sollum il sommergibile fu mitragliato da un velivolo britannico con una vittima (il guardiamarina Milos Baucer) ma abbatté l'aereo; attaccato poi da unità navali, s'immerse a 80 metri evitando la loro caccia[2]. Il 10 dicembre il Caracciolo raggiunse Bardia, ove effettuò rapidamente la messa a terra del carico per poi ripartire nel corso della stessa giornata, con a bordo oltre all'equipaggio anche militari italiani e tedeschi (principalmente ufficiali dei Bersaglieri e dei Carabinieri) da trasportare a Suda (dove avrebbe caricato altri rifornimenti)[1][2][4].
Nelle prime ore dell'11 dicembre, ad una trentina di miglia da Bardia, il Caracciolo avvistò un convoglio britannico diretto ad Alessandria e alle 2.40 passò all'attacco lanciando due siluri da poppa contro un mercantile, andati a vuoto, e poi altri due, di prua, contro il cacciatorpediniere HMS Farndale, che però li schivò contromanovrando[1][2][3][4]. Il sommergibile s'immerse, ma le unità britanniche iniziarono a bombardarlo con cariche di profondità: il sommergibile s'immerse sino a 160 metri di profondità ma, gravemente danneggiato, dovette emergere; fu subito centrato dal tiro del Farndale che ne falciò i serventi di cannoni e mitragliere e compromise la sopravvivenza dell'unità[1][2][3][4]. Furono avviate le manovre di autoaffondamento e poco dopo – erano circa le tre di notte –, mentre i sopravvissuti lo abbandonavano tuffandosi in un mare molto mosso, il Caracciolo s'inabissò in posizione 32º09' N e 25º19' E[1][2][3][4].
Scomparvero in mare 48 uomini (15 membri dell'equipaggio del Caracciolo – il comandante Musotto, 4 sottufficiali e 10 fra sottocapi e marinai[5] – e 33 passeggeri), mentre i 53 sopravvissuti furono tratti in salvo (e catturati) dal Farndale[1][2][3][4].
Oltre ad un'unica missione di trasporto, il sommergibile aveva svolto cinque missioni di trasferimento, per un totale di 1445 miglia di navigazione in superficie e 72 in immersione[1].
Note
modifica- ^ a b c d e f g h Museo della Cantieristica (archiviato dall'url originale il 9 dicembre 2014)..
- ^ a b c d e f g L'agonia del RSM. Caracciolo, su grupsom.com.
- ^ a b c d e Giorgerini 2002, p. 302.
- ^ a b c d e f Regio Sommergibile Caracciolo, su grupsom.com.
- ^ Non Dimentichiamoli - Betasom - XI Gruppo Sommergibili Atlantici..
Bibliografia
modifica- Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.