Anatolij Makarovič Tarasov

partigiano sovietico

Anatolij Makarovič Tarasov, spesso traslitterato come Tarassov (in russo Анатолий Макарович Тарасов?; Kuz'minskoe, 1921Leningrado, 26 aprile 1971), è stato un partigiano sovietico che ha partecipato alla Resistenza italiana.

Biografia

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Tarasov nasce nel 1921 in un villaggio dell'Udomel'skij rajon[1]. Rimasto presto orfano del padre Makar Fëdorovič, viene cresciuto insieme al fratello Georgij[2] dalla madre Aleksandra Aleksandrovna Smirnova[1] a Leningrado, dove la famiglia si è nel frattempo trasferita[3].

La prigionia e l'incontro con i fratelli Cervi

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Nelle prime fasi della partecipazione sovietica alla Seconda guerra mondiale Tarasov, che combatte in un reparto di fanteria dell'Armata Rossa, viene catturato dai Tedeschi[4] nel Lužskij rajon[1]. Trasferito in Italia nell'estate del 1943 e aggregato all'esercito tedesco come ausiliario, riesce a scappare insieme al compagno di prigionia Viktor Pirogov, e con lui trova rifugio - anche grazie all'aiuto della partigiana Lucia Sarzi[5] - a Gattatico, nella casa dei fratelli Cervi[4][6]. Opera come partigiano nella zona di Reggio Emilia[7][8] e viene arrestato insieme ai Cervi il 25 novembre[9][10][11]. Poco dopo viene trasferito in carcere a Parma e poi nel campo di concentramento di Verona[4].

Il battaglione sovietico

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Nella primavera del 1944 evade e torna nel Reggiano. Dapprima opera nelle SAP della pianura, poi sale in montagna e combatte nel battaglione sovietico[4], una brigata internazionale formata prevalentemente da ex soldati dell'Armata Rossa[1] e incorporata nelle formazioni partigiane modenesi[4]. Divenuto commissario politico del battaglione[12] (comandato da Vladimir Pereladov)[5], partecipa alla difesa della Repubblica partigiana di Montefiorino. Dopo una serie di successi[1] il battaglione sfonda le linee tedesche e si incontra con la 5ª Armata statunitense che procede da Sud. Si avviano delle trattative al termine delle quali il battaglione sovietico accetta di consegnare le armi[1][13]. Tarasov si sposta allora oltre la Linea Gotica[4][9] per ricongiungersi alle truppe regolari sovietiche operanti in Italia[5] e partecipare alle operazioni di rimpatrio degli ex prigionieri di guerra sovietici, dapprima a Salerno e poi di nuovo in Emilia[1], dove va a far parte della Sezione Russi del Battaglione alleato[4].

Il ritorno in Urss

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Dopo la Liberazione rimane in Italia altri sei mesi nell'ambito del lavoro di rimpatrio degli ex prigionieri[1]. Al ritorno in Unione Sovietica viene arrestato a causa del clima di sospetto esistente intorno ai soldati catturati dai Tedeschi[4][14] e sconta tre anni di prigionia[1]. La riabilitazione completa, per la quale si adopera anche l'Anpi di Reggio Emilia, avviene nel 1956.[4]

Dopo la detenzione Tarasov vive a Leningrado lavorando come incisore[1]. Molto attivo nell'Associazione Italia-Urss[4], ha un ruolo importante nella ricerca della famiglia di Fëdor Andrianovič Poletaev, caduto in Liguria e decorato con la Medaglia d'oro al valor militare e con la Stella d'Oro di Eroe dell'Unione Sovietica[1]. Inoltre, Tarasov ha una fitta corrispondenza con Alcide Cervi e con altri partigiani modenesi e reggiani[9], molti dei quali avrà modo di incontrare in un viaggio in Italia nel 1965[1]. Nel 1960 pubblica a Leningrado il libro Sui monti d'Italia (in russo В горах Италии?). Il testo, tradotto da Riccardo Bertani, viene pubblicato a puntate tra il 1973 e il 1974 su Ricerche storiche, quadrimestrale dell'Istituto Storico della Resistenza di Reggio Emilia, e nel 1975 viene fatto ristampare dall'Anpi[9][11]. Negli ultimi anni della sua vita stava inoltre scrivendo L'Italia nel cuore (in russo Италия в сердце?), pubblicato postumo a Leningrado nel 1976[4].

La morte

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Tarasov, cui è stata dedicata una via a Reggio Emilia[15], è stato decorato dall'Unione Sovietica con l'Ordine della Guerra patriottica di prima classe[1][4]. Scomparso nel 1971[5] a seguito di problemi ai polmoni che si trascinava fin dal periodo della guerra[1], è sepolto nel cimitero Bol'šeochtinskoe, nel distretto Krasnogvardejskij di San Pietroburgo[1][16]. Una targa lo ricorda presso la scuola della allora Leningrado frequentata da Tarasov dal 1929 al 1936[17].

Pubblicazioni

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  • В горах Италии (Leningrado, Lenizdat, 1960). Edizione italiana: Sui monti d'Italia. Memorie di un garibaldino russo (Reggio Emilia, Anpi, 1975).
  • Италия в сердце. Записки русского Гаривальдийца (Leningrado, Lenizdat, 1976).

Onorificenze

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  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o (RU) Анатолий Макарович Тарасов — русский гарибальдиец, in Удомельская старина. Альманах № 40. Тверская областная библиотека им. А.М.Горького, Tver', 2010. URL consultato in data 08-07-2012.
  2. ^ Georgij Makarovič Tarasov, fratello minore di Anatolij, morirà nel 1957 in conseguenza delle gravi ferite riportare durante la Seconda guerra mondiale. Cfr. Анатолий Макарович Тарасов — русский гарибальдиец, cit.
  3. ^ (RU) Русский гарибальдиец, in Портал Школы №550. URL consultato in data 09-07-2012.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l Anatoli Macarovic Tarassov, in anpi.it. URL consultato in data 07-07-2012.
  5. ^ a b c d Morto in Urss un eroe della Resistenza italiana Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive.. L'Unità, 27 aprile 1971, p. 11. URL consultato in data 10-07-2012.
  6. ^ La rete clandestina dei Cervi, su fratellicervi.it, Istituto Alcide Cervi. URL consultato il 24 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2012).
  7. ^ Cervi, i sette fratelli, in Anpi Reggio Emilia. URL consultato in data 07-07-2012.
  8. ^ Reggio Emilia: manifestazione per ricordare don Borghi Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive.. L'Unità, 30 gennaio 1974, p. 2. URL consultato in data 10-07-2012.
  9. ^ a b c d G.F., Recensione di Sui monti d'Italia (vedi pubblicazioni), in Istituto per la Storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione, Ricerche storiche. Rivista di storia della Resistenza reggiana. Anno IX, n. 28. Luglio 1976 Archiviato il 6 gennaio 2014 in Internet Archive.. pp. 101-102.
  10. ^ Franco Boiardi e Antonio Zambonelli, Casa Cervi: una famiglia tra storia e memoria, su cle.ens-lyon.fr, Istituto Alcide Cervi. URL consultato il 24 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2014).
  11. ^ a b Franzini, p. 85.
  12. ^ Franzini, p. 83.
  13. ^ Galleni.
  14. ^ Riccardo Bertani, Russia primo amore. Il richiamo dell'estremo mattino, in Istituto per la Storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione, Ricerche storiche. Rivista di storia della Resistenza reggiana. Anno XXV, n. 67/68. Luglio-novembre 1991 Archiviato il 6 gennaio 2014 in Internet Archive.. p. 57.
  15. ^ Via A. Tarassov, in Sito Ufficiale del Comune di Reggio Emilia. URL consultato in data 09-07-2012.
  16. ^ (RU) Исторические захоронения на Болшеохтинском кладбише[collegamento interrotto]. URL consultato in data 09-07-2012.
  17. ^ (RU) Тарасову А. М., мемориальная доска, in Энциклопедия Санкт-Петербурга. URL consultato in data 08-07-2012.

Bibliografia

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  • Riccardo Bertani, Tarassov, l'amico dei Cervi, ne La Verità, Reggio Emilia, n. 1, 13 gennaio 1956.
  • Guerrino Franzini, Gli stranieri nella resistenza in Emilia Romagna, in Istituto per la Storia della Resistenza e della Guerra di Liberazione (a cura di), Ai partigiani stranieri in Emilia, ai partigiani emiliani all'estero, Reggio Emilia, 1977.
  • Mauro Galleni, I partigiani sovietici nella Resistenza italiana, prefazione di Luigi Longo, Editori Riuniti, 1967-1970.