Andrej Platonovič Platonov

scrittore sovietico
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Andrej Platonovič Platonov, in russo Андрей Платонович Платонов, pseudonimo di Andrej Platonovič Klimentov (Voronež, 28 agosto 1899Mosca, 5 gennaio 1951), è stato uno scrittore sovietico.

Biografia

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Di modesta famiglia operaia (il padre, Platon Firsovič Klimentov (1870-1952), lavorò come meccanico dei treni dell'associazione di Voronež, mentre la madre, Marija Vasil'evna Lobočichina (1874/75-1928/29), era casalinga, madre di undici figli, dei quali Andrej era il maggiore), Andrej Platonovič Klimentov (questo il vero nome di Platonov) iniziò scrivendo versi e si rivelò poi clamorosamente nel 1929 con il racconto Il dubbioso Makar e, nel 1931, con A buon pro, opere di impronta picaresca e satirica.

Ma la vena più tipica di Platonov, che appare nelle opere successive, è quella di una narrativa sobria e pacata, di tono čechoviano, tutta intrisa di commossa e dolente partecipazione al destino dell'uomo e della natura, da Il fiume Potudan (1937) a Ritorno (1946).

In tal senso Platonov ha dato opere tra le più interessanti e vitali della letteratura sovietica.

Il 1929

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Nel 1929, l'anno che coincide con la stesura del romanzo di Pil'njak Il Volga si getta nel Caspio (pubblicato nel 1930), Platonov dovette affrontare il primo conflitto con la censura stalinista, in occasione dell'uscita del suo romanzo Čevengur, che venne impedita all'ultimo momento, quando il testo era già in tipografia.

Un redattore della GlavLit ritenne che i personaggi principali dell'opera somigliassero a Don Chisciotte e Sancho Panza. Kopënkin, il protagonista, monta un cavallo chiamato "Forza proletaria"; il suo scudiero, un orfano dal carattere ingenuo di nome Dvanov, lo accompagna in giro per la steppa alla ricerca del "Vero socialismo".

Platonov giurò a Maksim Gor'kij, il suo scopritore, che il suo romanzo non era controrivoluzionario; tuttavia Gor'kij, allora investito dal compito di vigilare e indirizzare la creatività degli scrittori russi, non poté difenderlo.

Čevengur non ottenne l'imprimatur. Platonov era demoralizzato, ma gli scontri più duri con il potere sovietico arrivarono soltanto due anni dopo[1].

Il caso A buon pro

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Nel 1931 la rivista Nuova terra rossa stampò un racconto di Platonov, A buon pro, sul delicato tema della collettivizzazione delle campagne, ispirato dalla visita di alcuni kolchoz lungo il corso superiore del Don. Il racconto è una storia sulla disorganizzazione della vita rurale dell'epoca. L'autore rovesciò l'aggettivo alla moda "pianificato" e lo cambiò in "improvvisato". A buon pro rimase in sospeso per nove mesi negli uffici della GlavLit.

Il racconto era in netto e stridente contrasto con l'editoriale della Pravda del 2 marzo 1930, dal titolo La vertigine del successo, in cui Stalin si compiaceva di essere riuscito ad annientare la classe dei kulaki.

Proprio dopo la lettura di A buon pro, Stalin convocò lo scrittore Aleksandr Fadeev, che ricevette istruzioni riguardo a Platonov: doveva attaccarlo pubblicamente[2].

La diffamazione e il legame con Pil'njak

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In seguito all'ordine di persecuzione impartito da Stalin, nessun giornale, nessuna rivista osò più stampare una sola lettera di Platonov, di modo che lo scrittore non poté difendersi pubblicamente.

Platonov cercò di nuovo l'aiuto di Gor'kij, ma anche questa volta, essendo anzi la posizione dello scrittore ben peggiore della precedente, quello rifiutò di difenderlo. Gor'kij credette sinceramente che Platonov avesse molto talento ma che la sua capacità fosse viziata da uno spirito "corrotto". Secondo la testimonianza della corrispondenza privata, Gor'kij vide il responsabile dell'errore di Platonov nel suo legame con Pil'njak: "La collaborazione di Platonov con Pil'njak l'ha rovinato"[3].

Il 29 aprile 1938 il figlio Platon, appena quindicenne, fu deportato nel gulag di Noril'sk, in Siberia settentrionale, e rilasciato solo nel 1940.

Gli ultimi anni

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Platonov, per sopravvivere, trovò un'occupazione alla portineria dell'Istituto di Letteratura "Gorkij". Ebbe un incarico di corrispondente all'inizio della Seconda guerra mondiale, ma continuò a pubblicare tra molti contrasti, ritornando poi all'occupazione presso l'istituto.

Morì di tubercolosi a Mosca nel 1951.

  1. ^ Si veda a questo proposito Frank Westerman, Ingegneri di anime, Feltrinelli, 2006, p. 100. Il testo è parzialmente consultabile su googlebooks.
  2. ^ Op. cit., pp. 101-102.
  3. ^ Op. cit., p. 102.

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