Evoluzione umana

processo di origine ed evoluzione dell'Homo Sapiens
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Voci principali: Homo, Australopithecus.

Per evoluzione umana, antropogenesi od ominazione si intende il processo dell'origine e dell'evoluzione dell'Homo sapiens come specie distinta e la sua diffusione sulla Terra.

Si tratta di una materia interdisciplinare, che include l'antropologia, la fisiologia, la primatologia, l'archeologia, la geologia, la linguistica e la genetica. In senso tassonomico riguarda, oltre al genere Homo, tutti i generi della sottotribù Hominina, di cui l'essere umano è l'unica specie vivente.

Prima dell'essere umano

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L'evoluzione della vita sulla Terra si ritiene sia iniziata entro un periodo compreso tra i 4,4 miliardi[1] e i 2,7 miliardi di anni fa.[2][3] Circa 85-95 milioni di anni fa, durante il Cretaceo, alcuni appartenenti alla classe dei mammiferi si divisero dagli Eutheria formando il superordine degli Euarchontoglires (la precedente teoria che postulava l'ordine degli insettivori come nostri progenitori è stata aggiornata sulla base di dati biomolecolari riducendone il grado di parentela evolutiva e ponendoli su un ramo collaterale); da esso ebbe origine l'ordine dei primati, di cui fanno parte tutte le scimmie compreso l'essere umano.

Nel Miocene, 18 ma, da appartenenti a quest'ordine, si pensa in particolare a Proconsul, un arboricolo e frugivoro, si diramarono le scimmie antropomorfe (Hylobatidae 18 ma, Kenyapithecus 12-14 ma, orango 11 ma, gorilla 9 ma, scimpanzé e bonobo 5-6 ma), riunite con l'essere umano, ad eccezione dei gibboni, nella famiglia degli ominidi. Circa 15-20 milioni di anni fa gli ominidi continuarono a colonizzare ambienti di foresta tropicale ma iniziarono anche a frequentare le savane in cerca di cibo. Una delle ipotesi sostiene che la pressione selettiva favorì quegli individui capaci di ergersi sugli arti posteriori potendo così, ad esempio, avvistare in anticipo un predatore. Iniziò così l'evoluzione fisiologica e poi culturale di questi primati che li condusse anche ad afferrare, trasportare, scegliere cibo e altri oggetti.

Secondo uno studio del 2007[4], l'andatura bipede è molto più antica di quanto si pensasse. Alcuni fossili di Morotopithecus bishopi, un primate arboricolo vissuto circa 21 milioni di anni fa in Uganda, presentano nella struttura dello scheletro e delle vertebre forti analogie con le caratteristiche che nell'essere umano consentono di assumere la posizione eretta. Queste analogie potrebbero essere dovute a convergenza evolutiva, giacché lo stato attuale delle conoscenze, anche a causa della frammentarietà dei resti fossili, non permette di chiarire questo dubbio.

Evoluzione degli Hominina e del genere Homo

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La teoria con le maggiori evidenze del processo evolutivo successivo al distacco della linea che ha portato alle specie viventi più affini all'essere umano, scimpanzé e bonobo, sostiene che la sottotribù Hominina si sia evoluta nel Rift africano da un progenitore comune circa 5-6 milioni di anni fa e che 2,3-2,4 milioni di anni fa dal genere Australopithecus si sia differenziato il genere Homo. Homo erectus (o il suo antenato più prossimo, Homo ergaster) si è poi diffuso in tutto il mondo (fenomeno chiamato Out of Africa I) fra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa. Gli esseri umani moderni hanno ricalcato queste orme, sviluppandosi in Africa circa 200000 anni fa e successivamente, 50 000 anni fa, migrando anch'essi nei vari continenti (Out-of-Africa 2) e sostituendo progressivamente Homo erectus in Asia e H. neanderthalensis in Europa.

 
Grafico della "teoria multiregionale" dell'evoluzione umana fino all'uomo moderno (le linee orizzontali rappresentano il flusso genetico tra linee regionali)

Un'ipotesi alternativa è che Homo erectus, lasciata l'Africa 2 000 000 di anni fa, si sia evoluto in Homo sapiens in diverse parti del mondo (Ipotesi multiregionale).

Prima degli Australopitechi

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Ardipithecus

Ardipithecus ramidus e Ardipithecus kadabba paiono essere anelli importanti nella transizione ad australopiteco.

Australopitechi e forme affini

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Australopithecus.

Le specie che si attribuivano al genere australopiteco (che significa "scimmia del Sud"), che quasi sicuramente vissero in Tanzania e in Etiopia per almeno 3 milioni di anni, finché non si estinsero circa 1 milione di anni fa, sono suddivise in tre diversi generi (alcuni testi non riconoscono ancora il genere Paranthropus). Gli hominina ad esse appartenenti non si riteneva fossero capaci di costruire utensili, ma solo di utilizzare ciottoli per scopi semplici come spezzare o percuotere. Facevano vita di gruppo, davano la caccia ad animali di piccola stazza e raccoglievano uova e semi.

Successivamente manufatti in pietra lavorata simili a quelli della tecnologia olduvaiana furono ritrovati assieme ai fossili di A. garhi e datati tra 2,5 e 2,6 milioni di anni.[5] Questi utensili paiono più antichi di quelli utilizzati da Homo habilis[5], ritenuto un possibile antenato diretto degli esseri umani moderni, e sono piuttosto grezzi, mancando ancora della tecnica che sarebbe comparsa nelle più tarde forme dell'Olduvaiano e dell'Acheuleano. Nella zona del fiume Auasc nella depressione desertica dell'Afar etiopico, Jean de Heinzelin, dell'Institut Royal des Sciences Naturelles de Belgique, ha scoperto numerosi resti di animali con evidenti segni lasciati da utensili. S'ipotizza così che A. garhi avesse già quelle prerogative del genere Homo, come la macellazione sistematica delle prede, che non si ritenevano esistenti prima di 1,8 milioni di anni fa. Ulteriori ritrovamenti a Bouri, sempre in Etiopia, hanno rilevato circa 3 000 utensili in pietra datati a circa 2,5 milioni di anni fa, in piena epoca "australopitecina".

Generi e specie

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Australopithecus

Paranthropus

Kenyanthropus

  • Kenyanthropus platyops o Australopithecus platyops (3,5 ma; sembra fondamentale per spiegare la successiva transizione ad Homo)

Genere Homo

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Homo.
 
Distribuzione temporale e geografica delle popolazioni di Homo basata sui fossili

La prima specie del genere Homo conosciuta è l'Homo habilis (ca 2 ma). Ancora molto simile all'australopiteco, l'Homo habilis viene già ritenuto essere umano per le sue abilità manuali: utilizzava infatti strumenti rudimentali per la caccia. Un salto evolutivo arriva con Homo erectus (ca 1,3 - 1,8 ma), così chiamato perché si riteneva erroneamente che fosse stata la prima specie ad assumere la posizione eretta. Questa specie aveva una maggior capacità intellettiva, testimoniata dal maggior sviluppo della tecnologia.

Specie codificate

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Nel 2013 un team internazionale di ricercatori coordinato dal paleoantropologo Lee Berger, ha ritrovato fossili di un nuovo antenato dell'essere umano. La nuova specie di ominide, che presenta caratteristiche intermedie tra Australopithecus e Homo, è stata scoperta in Sudafrica, nella Dinaledi Chamber, caverna facente parte del complesso delle Rising Star cave. La specie è stata ufficialmente descritta nel 2015 con la denominazione di Homo naledi. La dislocazione dei resti ha fatto pensare che si trattasse di una tomba, dando testimonianza della più antica pratica funeraria.[7]

Tabella comparativa

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I nomi delle specie in grassetto indicano l'esistenza di numerosi fossili. Sono elencate anche le specie di attribuzione non ancora definitiva
specie periodo
(milioni di anni fa)
luogo altezza (m) peso (kg) volume del cervello (cm³) fossili scoperta /
pubblicazione del nome
H. habilis 2.5–1.5 Africa 1.0–1.5 33–55 510-600 molti 1960/1964
H. rudolfensis
la sua appartenenza al genere Homo è incerta
1.9 Kenya       1 teschio 1972/1986
H. gautengensis
classificato anche come Homo habilis
1.9–0.6 Sudafrica 1   600 tre individui 2010/2010
H. ergaster
classificato anche come Homo erectus
1.8–1.3 Africa     700–850 molti 1975
H. erectus 1.7–0.07 Africa, Eurasia (Giava, Cina, India Caucaso) 1.8 60 900–1100 molti 1891/1892
H. antecessor
classificato anche come Homo heidelbergensis
1.2–0.8 Spagna 1.75 90 1000 2 siti 1997
H. cepranensis
un singolo fossile, forse di Homo erectus
0.9-0.35 Italia     1000 1 teschio 1994/2003
H. heidelbergensis 0.6–0.35 Europa, Africa, Cina 1.8 90 1100–1400 molti 1908
H. rhodesiensis
classificato anche come Homo heidelbergensis
0.35–0.12 Zambia     1300 molto pochi 1921
H. neanderthalensis 0.35–0.04 Europa, Asia occidentale 1.7 55–70 1200–1900 molti (1829)/1864
H. naledi 0.33-0.23 Sudafrica 1.5 45 450 15 individui 2013/2015
H. floresiensis
classificazione incerta
?–0.05 Indonesia 1.0 25 400 7 individui 2003/2004
H. tsaichangensis
forse Homo erectus
0.19-0.01 Taiwan       1 individuo prima del 2008/2015
H. sapiens
(essere umano moderno)
0.3(?)/0.2–presente Tutto il mondo 1.5–1.9 50–100 950–1800 vivente —/1758
H. di Denisova
forse una sottospecie di Homo sapiens
0.04 Russia       1 sito 2010
Red Deer Cave people
forse una sottospecie di Homo sapiens o un ibrido
0.0145-0.0115 Cina       molto pochi 2012
  1. ^ Wilde S.A., Valley J.W., Peck W.H. and Graham C.M, Evidence from detrital zircons for the existence of continental crust and oceans on the Earth 4.4 Gyr ago (PDF), in Nature 2001; 409: 175-178.
  2. ^ Hayes J.M., Waldbauer J.R, The carbon cycle and associated redox processes through time (PDF), in Phil. Trans. R. Soc. B. 2006; 361: 931–950.
  3. ^ Archer C. and Vance D, Coupled Fe and S isotope evidence for Archean microbial Fe(III) and sulfate reduction, in Geology 2006; 34(3): 153-156.
  4. ^ Filler AG. Homeotic Evolution in the Mammalia: Diversification of Therian Axial Seriation and the Morphogenetic Basis of Human Origins
  5. ^ a b (EN) Jean de Heinzelin, J. Desmond Clark e Tim White, Environment and Behavior of 2.5-Million-Year-Old Bouri Hominids, in Science, vol. 284, n. 5414, 23 aprile 1999, pp. 625–629, DOI:10.1126/science.284.5414.625. URL consultato il 12 settembre 2024.
  6. ^ Evoluzione del genere Homo, su treccani.it. URL consultato il 10 marzo 2013.
  7. ^ (EN) Lee Roger Berger, John Hawks, Darryl J. de Ruiter, Steven E. Churchill, Peter Schmid, Lucas K. Delezene, Tracy L. Kivell, Heather M. Garvin, Scott A. Williams, Jeremy M. DeSilva, Matthew M. Skinner, Charles M. Musiba, Noel Cameron, Trenton W. Holliday, William Harcourt-Smith, Rebecca R. Ackermann, Markus Bastir, Barry Bogin, Debra Bolter, Juliet Brophy, Zachary D. Cofran, Kimberly A. Congdon, Andrew S. Deane, Mana Dembo, Michelle Drapeau, Marina C. Elliott, Elen M. Feuerriegel, Daniel Garcia-Martinez, David J. Green, Alia Gurtov, Joel D. Irish, Ashley Kruger, Myra F. Laird, Damiano Marchi, Marc R. Meyer, Shahed Nalla, Enquye W. Negash, Caley M. Orr, Davorka Radovcic, Lauren Schroeder, Jill E. Scott, Zachary Throckmorton, Matthew W. Tocheri, Caroline VanSickle, Christopher S. Walker, Pianpian Wei, Bernhard Zipfel, Homo naledi, a new species of the genus Homo from the Dinaledi Chamber, South Africa, in eLife, eLife Sciences Publications, Ltd., 10 settembre 2015, DOI:10.7554/eLife.09560, ISSN 2050-084X (WC · ACNP). URL consultato il 13 settembre 2015.

Bibliografia

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  • Robert Boyd e Joan Silk, How Humans Evolved, 9th edition, New York, W.W. Norton & Company, 2021, ISBN 978-0393533156.
  • Cavalli Sforza L. L., L'evoluzione della cultura, Codice edizioni, Torino, 2004.
  • Dawkins R. Il racconto dell'antenato. La grande storia dell'evoluzione. Mondadori, Milano 2006.
  • Henke W., Tattersall I. (eds.), Handbook of Paleoanthropology, Springer, 2015.
  • Manzi G. Il grande racconto dell'evoluzione umana. Il Mulino, Bologna 2013.
  • Pievani T. Homo sapiens. Il cammino dell'umanità. De Agostini, Novara, 2012.
  • Tattersall I., I signori del pianeta. La ricerca delle origini dell'uomo, Codice edizioni, Torino, 2013.
  • Tuniz C., Manzi G., Caramelli D., La scienza delle nostre origini, Laterza, Bari, 2013.
  • (EN) Nicholas H. Barton, Derek E. G. Briggs, David Goldstein, Nipam H. Patel e Jonathan A. Eisen, Evolution, Cold Spring Harbor Laboratory Pr, 2007, ISBN 0879696842.

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