L'apateismo (portmanteau di ateismo e apatia), conosciuto anche come ateismo pragmatico o ateismo pratico, è un "sottoinsieme" dell'agnosticismo. Un apateista non è interessato nell'accettare o negare l'esistenza o meno di Dio o qualsiasi altro essere soprannaturale. In altre parole, un apateista considera l'esistenza di Dio irrilevante per gli affari umani.

Il filosofo francese Denis Diderot, accusato di essere ateo, replicò che semplicemente non si interessava dell'esistenza o meno di Dio. In risposta a Voltaire scrisse:[1]

(FR)

«Il est très important de ne pas prendre de la ciguë pour du persil, mais nullement de croire ou de ne pas croire en Dieu»

(IT)

«È molto importante non confondere la cicuta col prezzemolo, ma credere o non credere in Dio non è affatto importante»

George Jacob Holyoake (1817-1906), che coniò il termine "secolarismo"[2], sosteneva che i secolaristi non dovessero essere liberi pensatori militanti, e che quindi non dovessero interessarsi a nessuna questione religiosa perché irrilevante.

Nel periodico The Atlantic Monthly Jonathan Rauch descrive l'apateismo come '"un rifiuto a preoccuparsi della propria religione e una inclinazione addirittura più forte a non preoccuparsi della religione di altre persone".[3]

  1. ^ Lettera a Voltaire dell'11 giugno 1749, in Les oeuvres complètes de Voltaire / The Complete Works of Voltaire, Correspondence and related documents a cura di Theodore Besterman, vol. XI, March 1749-October 1750, Ginevra, Institut et Musée Voltaire, lettera D3945, p. 92.
  2. ^ G.J. Holyoake, English Secularism: A Confession of Belief, Library of Alexandria, 1896, pp. 47−48, ISBN 978-1-465-51332-8.
  3. ^ Rauch.

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