Aspetto fisico e carattere di Oscar Wilde

Voce principale: Oscar Wilde.

In un'epoca in cui si andava diffondendo l'arte della fotografia un personaggio attento alla forma e amante della notorietà come Oscar Wilde non poteva non approfittare per lasciare di sé numerose immagini. Soprattutto negli USA ebbe l'occasione di farsi ritrarre da noti fotografi come Napoleon Sarony.

Oscar Wilde a New York (1883). Foto di Napoleon Sarony (1821-1896).
(EN)

«The first duty in life is to be as artificial as possible. What the second duty is, no one has as yet discovered»

(IT)

«Il primo dovere nella vita è di essere più artificiali possibile. Quale sia il secondo, nessuno l'ha ancora scoperto.»

Anche per il suo modo di essere tendente a stupire e meravigliare il senso comune ci sono arrivate numerose descrizioni del suo carattere.

Aspetto e carattere

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Immagine presa dalla rivista caricaturista Punch "Fancy Portraits N° 37" dove viene ritratto Oscar Wilde.[3]

Oltre alle innumerevoli foto giunte sino a noi, esistono molte descrizioni che ci sono rimaste di lui, spesso rappresentato nel caricaturale ritratto di polemista, sardonico battutista e confezionatore di aforismi.

Molte parodie sono state fatte su di lui, spesso per vendicarsi di torti subiti come nel caso di Francis Chaloner, personaggio creato da Rhoda Broughton, mai invitata da Wilde nei suoi incontri, dove lo descriveva come un uomo dalle membra flaccide e dalla testa botticelliana.[4] Si arrivò anche a ironizzare su come Wilde si muovesse: si diceva che Oscar sembrava che camminasse trovando su i suoi passi qualcosa di indefinito e sgradevole.[5]

Somigliava d'aspetto a suo fratello Willie, tanto che ad occhi poco attenti i due si potevano confondere nel fisico, ma non nel carattere che nel fratello mancava di spessore.[6] Il suo aspetto fisico venne descritto nei dettagli da chi visse insieme a lui: era alto 1,88 m, aveva labbra piene, corpo grosso, capelli marrone scuro che sembravano neri,[7] occhi blu, sguardo profondo, andatura oscillante e denti sporgenti, tanto che Edith Cooper lo paragonò ad un frutto che per quanto poteva apparire succoso era allo stesso tempo privo di grazia.[8] Appariva a tratti come se fosse impacciato e possedeva un modo di ridere che poteva dare fastidio.[9]

Il suo accento irlandese, molto marcato all'inizio, si corresse durante la sua permanenza ad Oxford come descrisse l'attore Seymour Hicks,[10] mentre alle orecchie di Max Beerbohm sembrava avesse una tonalità da mezzosoprano,[11] e le sue frasi erano un misto di attenta preparazione e di spontaneità.[12]

La risposta, che diede a un doganiere alla domanda se avesse qualcosa da dichiarare:

(EN)

«Nothing but my genius[13]»

(IT)

«Niente fuorché il mio genio.»

descrive bene il suo modo di vivere, quello cioè di un uomo che aveva fatto dell'eccentricità un pregio assoluto.

 
Altra immagine caricaturale di Oscar Wilde, in cui si prendono in giro le sue varie passioni come lo studio della lingua francese.

La figura letteraria di Wilde è stata per molto tempo subordinata a quella biografica, egli è stato provocatore ed eccentrico nelle sue pose, umorista pungente e amabile conversatore.[15] Ebbe la sfrontatezza di dichiararsi socialista, di lasciar trasparire di essere omosessuale[16] e di farsi beffe della saggezza depositata nei luoghi comuni.

Divenne simbolo della spregiudicatezza, negli scritti come nella vita. La sua condotta fu un affronto costante agli ipocriti costumi dell'epoca vittoriana, ma rispettando, e chiedendo lo stesso ai suoi interlocutori, sempre l'osservanza delle buone maniere.[17] Nella sua vita si divertiva a pescare.[18]

Quando le sue condizioni economiche glielo permettevano cercava anche di essere d'aiuto al prossimo, come nell'occasione di un'inondazione nella città di Lambeth. In tale frangente convinse Rennell Rodd a venire con lui per cercare di aiutare le persone in difficoltà: qui, grazie alle sue storie, fece divertire tantissimo una vecchia signora costretta a letto.[19] Non faceva progetti sul futuro, non ci pensava, semplicemente viveva alla giornata.

Richard Ellmann, curatore di una biografia che gli ha valso il Premio Pulitzer, affermava che non vi era traccia di crudeltà in lui e che non riusciva a comprenderla.[20]

Wilde come Mecenate

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Nel corso del suo giro di conferenze in America riuscì ad aiutare molti giovani artisti: John Donoghue, uno scultore, volendosi farsi conoscere da Wilde gli inviò un bassorilievo della figura che lo aveva ispirato per Requiescat, pensando di fargli cosa gradita.[21] Wilde si interessò a lui, lo conobbe e riuscì a levarlo dalla povertà in cui viveva.[22]

Lo scrittore irlandese non fu mai avaro di complimenti per i nuovi talenti, definendoli a volte come i migliori, nel loro genere, e a volte riuscì a convincere gli indecisi ad intraprendere l'attività letteraria o a dedicarsi al teatro come fece con l'attrice Elizabeth Robbins.[23]

  1. ^ Oscar Wilde, Complete Works of Oscar Wilde first edition p. 1205, New York, Harper Collins, 1989, ISBN 978-0-06-096393-4.
  2. ^ Oscar Wilde, Aforismi 21ª edizione p. 23, Colognola ai Colli, Mondadori, 1998, ISBN 88-04-47791-1.
  3. ^ Sambourne, Linley. “Punch’s Fancy Portraits.—No. 37.” Punch, Londra 25 giugno 1881
  4. ^ Rhoda Broughton, Second Thoughts pp. 9-10 188, 187 e 207, Rocca san casciano, Mondadori, 1880.
  5. ^ John Burroughs, naturalista, fu uno di coloro che lo avversarono durante il suo tour in America, in tal frangente ad un incontro notò il suo brutto modo di muovere schiena e fianchi mentre camminava, come raccontato in Clara Barrus, The Life and Letters of John Burroughs opera in due volumi Volume II p. 106, Boston, 1925.
  6. ^ «Gratta Willie e troverai Oscar» così come racconta Max Beerbohm in Max Beerbohm, Letters to Reggie Turner a cura di Rupert Hart-Davis p. 63, London, 1964.
  7. ^ H.W Nevinson, Changes and Chances p. 55, London, 1923.
  8. ^ Richard Ellmann, Oscar Wilde p. 47, Rocca san casciano, Mondadori, 2001, ISBN 88-04-47897-7. Traduzione di Ettore Capriolo.
  9. ^ Edith Cooper in una lettera del 30 novembre del 1900 (BL).
  10. ^ Seymour Hicks, Between Ourselves p. 79, London, 1930.
  11. ^ Micheal J. O’Neil, Unpublished Lecture Notes of a Speech by Oscar Wilde pp. 29-32, San Francisco "University Review", primavera 1955.
  12. ^ Micheal J. O’Neil, Autobiography p. 87, London.
  13. ^ Riportata in Richard Ellmann, Oscar Wilde, London, Hamish Hamilton, 1987, p. 152.
  14. ^ In realtà non esistono fonti sicure per tale affermazione, tutti i libri riportano la stessa: Richard Ellmann, Oscar Wilde p. 190, Rocca san casciano, Mondadori, 2001, ISBN 88-04-47897-7.
  15. ^ Masolino d'Amico sottolinea il fatto che tutti i critici letterari sono concordi sulle sue abilità di conversatore nella prefazione di Oscar Wilde, Detti e Aforismi quinta edizione p. 7, Milano, BUR, 2004, ISBN 978-88-386-3917-3. Traduzione di Alberto Rossatti.
  16. ^ Lewis R Farnell, Oxonian Looks Back p. 31, London, 1934.
  17. ^ Arrivò ad offendere l'attore Charles Brookfield per via del fatto che durante gli incontri quando assaggiava il tè non si toglieva mai i guanti, da Robert Sherard, The Real Oscar Wilde p. 163, London, 1917.
  18. ^ Pearson Haskett, The Life of Oscar Wilde pp. 20-21, London, 1946.
  19. ^ La vecchia, dopo aver ricevuto anche una somma di denaro, lo salutò benedicendolo, scena descritta in James Rennell, Rodd Social and Diplomatic Memories 1884 – 1893 pp. 22-25, London, 1922.
  20. ^ Richard Ellmann, Oscar Wilde p. 162, Rocca san casciano, Mondadori, 2001, ISBN 88-04-47897-7. Traduzione di Ettore Capriolo.
  21. ^ (EN) Neil McKenna, The Secret Life of Oscar Wilde, Random House, 28 febbraio 2011, ISBN 9781446456828. URL consultato il 12 agosto 2018.
  22. ^ Lewis Henry Lloyd, Justin Smith, Oscar Wilde Discovers America p. 180, New York, 1936. e vedasi anche il Daily Gazette di Cincinnati del 21 febbraio 1882 grazie all'aiuto di Wilde poté aprirsi uno studio a Parigi ma in seguito non si dimostrò riconoscente.
  23. ^ Molti sono stati i suoi complimenti come quelli riferiti a Homer Watson, Louis Fréchette, Elizabeth Pennell, Natalie Clifford Barney e padre Ryan Kevin O’ Brein, Oscar Wilde in Canada p. 67, Toronto, 1982.