Attentati alle ambasciate di Tashkent

Il 30 luglio 2004, a Tashkent, in Uzbekistan, si verificarono tre attentati suicidi. Gli attentati presero di mira le ambasciate israeliana e statunitense e l'ufficio del procuratore capo dell'Uzbekistan. Due guardie di sicurezza uzbeke furono uccise presso l'ambasciata israeliana e altre nove persone rimasero ferite negli attentati.[1][2][3]

Attentati alle ambasciate di Tashkent
attentato
Data30 luglio 2004
LuogoTashkent, Uzbekistan
StatoUzbekistan (bandiera) Uzbekistan
ObiettivoAmbasciate israeliana e statunitense, ufficio del procuratore capo
ResponsabiliUnione Jihad Islamica
Conseguenze
Morti2 (e 3 attentatori)
Feriti9

Gli attentati avvennero quasi contemporaneamente intorno alle 17:00.[1] Due uzbeki a guardia dell'ambasciata israeliana furono uccisi quando l'attentatore si avvicinò all'ingresso e vide le guardie.[3] Una delle guardie uccise era una guardia personale dell'ambasciatore israeliano.[1] Sette persone rimasero ferite nell'attentato all'ufficio del procuratore capo e altre due all'ambasciata degli Stati Uniti. Nessuno statunitense o israeliano fu ferito negli attentati.[2]

Gli attentati avvenunero poco dopo che 15 sospetti membri di al-Qaeda furono processati per aver organizzato una serie di attentati all'inizio del 2004 che uccisero 47 persone (per lo più militanti[1]) e aver cospirato per rovesciare il governo uzbeko.[2][3]

L'Unione della Jihad islamica rivendicò gli attacchi.[4] Anche Al-Qaeda e il Movimento Islamico dell'Uzbekistan furono sospettate di essere coinvolte negli attacchi.[1]

  1. ^ a b c d e U.S., Israeli Embassies Hit In Uzbek Bomb Attacks (washingtonpost.com), su washingtonpost.com. URL consultato il 22 giugno 2021.
  2. ^ a b c (EN) Two killed in Uzbekistan blasts, 30 luglio 2004. URL consultato il 22 giugno 2021.
  3. ^ a b c (EN) Suicide Bombers Strike U.S., Israeli Embassies in Uzbekistan, su PBS NewsHour, 30 luglio 2004. URL consultato il 22 giugno 2021.
  4. ^ (EN) Germany Points To Uzbek Link In Terrorist Plot, su RadioFreeEurope/RadioLiberty. URL consultato il 22 giugno 2021.

Voci correlate

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