Auguste e Louis Lumière

imprenditori e cineasti francesi
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I fratelli Auguste Marie Louis Nicolas Lumière (Besançon, 19 ottobre 1862Lione, 10 aprile 1954) e Louis Jean Lumière (Besançon, 5 ottobre 1864Bandol, 6 giugno 1948) sono stati due imprenditori, cineasti e produttori francesi, inventori del cinématographe e dell'autochrome, ricordati per essere tra i pionieri della storia del cinema assieme a Thomas Alva Edison e Eadweard Muybridge.[2]

Auguste (a sinistra) e Louis Lumière nel 1895[1]

Nati a Besançon, figli del fotografo e pittore Antoine Lumière, poco dopo si trasferirono a Lione, dove il padre aprì un piccolo laboratorio fotografico. Prima di dedicarsi al lavoro nell'officina paterna, entrambi si diplomarono alla più prestigiosa scuola tecnica di Lione: La Martinière.[3] Nel 1881, ancora prima di terminare gli studi, Louis riuscì a migliorare la lastra secca e brevettò l'Etiquette Bleue. L'etichetta blu era una lastra fotografica in grado di catturare la realtà con un'esposizione di soli sessanta secondi.[4][5] La loro nuova invenzione ebbe sin da subito un grandissimo successo e la libertà economica che gli diede, gli permise di dedicarsi allo studio della cinematografia.[6]

Quella che era iniziata come una semplice passione, ben presto si trasformò in ciò che li renderà più famosi.[6] Il 13 febbraio 1895 brevettarono il Cinématographe Lumière, un macchinario in grado sia di riprendere sia di proiettare. Con questa loro nuova invenzione registrano dieci film, che il 28 dicembre successivo proiettarono di fronte a un pubblico pagante, al Salon indien du Grand Café di Parigi.[7][8] Per una semplicistica convenzione storica si fa coincidere questa data con la nascita del cinema e il primo film a farne parte è L'uscita dalle officine Lumière.[5][9][10]

A seguito di un periodo di grande successo, i fratelli decisero di lasciar perdere il cinematografo, che consideravano un'invenzione senza futuro, e iniziarono a dedicarsi allo studio della fotografia a colori. Le loro ricerche culminarono il 17 dicembre 1903 quando brevettarono l'Autochrome Lumière, una lastra fotografica in grado di scattare fotografie a colori.[11] L'autocromia è stata, fino agli anni 1930, l'unico metodo per catturare la realtà a colori.[12] Dopo questo brevetto i due presero strade diverse: Auguste si specializzò nell'ambito medico, studiando come curare la tubercolosi e il cancro,[13] mentre Louis proseguì i suoi studi su come migliorare la tecnica fotografica, continuando a brevettare numerosi apparecchi.[6]

Entrambi collaborarono sia con il regime di Vichy sia con l'Italia fascista, perciò le loro figure sono considerate anche molto controverse e scabrose.[13][14]

Biografia

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Giovinezza

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La casa natale dei fratelli Lumière a Besançon

Nacquero a Besançon, figli dell'imprenditore e fotografo Antoine Lumière e della lavandaia Jeanne Joséphine Costille Lumière, sposatisi nel 1862.[11] Per sfuggire ai pericoli della guerra franco-prussiana la famiglia decide, nel 1870, di trasferirsi dalla citta di frontiera Besançon, per insediarsi nell'entroterra, a Lione. Qui il padre aprì, nel centro della città, uno piccolo studio fotografico che in poco tempo si trasforma in un laboratorio. Auguste e Louis imparano a leggere fin da piccoli con i Viaggi straordinari di Jules Verne[15] e nel 1877 furono iscritti alla migliore scuola tecnica di Lione: La Martinière. Entrambi avevano una spiccato interesse per le materie scientifiche, in particolare Auguste per la medicina e la biologia e Louis per la fisica, la chimica, ma apprezzava anche suonare il piano.[4] Questo amore di Louis per lo studio lo ritroviamo anche nel fatto che nel 1880 si distinse come il miglior studente della sua classe.[6] I due, prima di dedicarsi alla ricerca nel laboratorio paterno, si diplomano: Auguste in chimica e Louis in fisica.[3][16][17]

«Quando lasciai la scuola, invece di essere disgustato dallo studio, come capita agli allievi dell'insegnamento liceale, che non aprono più un libro dopo il diploma, sentivo al contrario il più acceso desiderio di continuare ad acquisire nuove conoscenze.»

Nel 1881 Louis, appena diciassettenne, riesce a perfezionare la lastra secca di Van Monckhoeven, una delle uniche in commercio all'epoca.[19] La sua nuova lastra secca, l'Étiquette bleue, era in grado di creare fotografie impiagando un'esposizione di soli 60 secondi, molto più velocemente dei precedenti brevetti. Questa scoperta fu divulgata sulla rivista delle Sociétés françaises de photographie e suscitò profonda ammirazione tra i colleghi di tutto il mondo.[4] Nel primo anno di produzione gli fece guadagnare circa 500 000 franchi, fino ad arrivare a 15 milioni nel 1894.[5][20][21] Dato tutto il loro successo, l'anno seguente, riuscirono a saldare i debiti dell'impresa di famiglia e aprirono delle nuove officine, assumendo un totale di 300 impiegati.[6][17][22] Quando loro padre andò in pensione nel 1892, i due lo sostituirono: Auguste come direttore e Louis come inventore. Nel 1894, data la tanta libertà economica garantitagli dal grande successo della lastra secca, iniziarono così, quasi come passatempo, a dedicarsi alla cinematografia: brevettando un numero significativo di procedimenti, tra i quali l'ideazione del foro di trascinamento,[3][23] che permetteva il trascinamento del film attraverso la camera e il proiettore, e iniziarono a produrre una loro pellicola cinematografica, poiché volevano evitare di pagare i diritti d'autore sul brevetto di Edison, molto costoso.[24][25]

Il cinematografo

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La tecnica di proiezione di un film con il cinematografo Lumière

I fratelli iniziarono a interessarsi delle fotografie animate dall'estate del 1894 e presero come punto di partenza le ricerche di Marey, Edison e Demeny,[26] ma in realtà già una sera del 1893 in alcune bancarelle nella piazza di Lione, ebbero la possibilità di vedere in funzione un esemplare di lanterna magica molto raffinato. Incuriositi da questo strano apparecchio, Louis riuscì a replicarlo, dando così inizio alle ricerche dei Lumière sulla cinematografia.[27] Il problema più grande che dovettero affrontare era trovare un modo per trascinare la pellicola; Auguste pensò di usare la tecnica usata precedentemente da Léon Bouly, ma ben presto Louis scartò questa possibilità perché la riteneva troppo rozza. L'idea geniale venne a Louis: adattare il movimento di una macchina da cucire per trascinare la pellicola davanti all'obbiettivo. A seguito di questo lampo di genio, Auguste decise di lasciare il progetto, per dedicarsi ad altro, ma decisero comunque di firmare il brevetto a nome di entrambi.[26] Spinto anche dal padre, Antoine Lumière, che nel settembre del 1894 assistette a una dimostrazione del kinetoscopio, che lo portò a dire: "Bisogna far uscire l'immagine dalla scatola. Rientro a Lione: i miei figli ci riusciranno!"[28] Louis decise quindi di iniziare a progettare un macchinario in grado sia di girare sia di proiettare film per un pubblico maggiore rispetto a quello del kinetoscopio, che permetteva la visione soltanto a una persona alla volta. Il 13 febbraio 1895 brevettarono "Appareil servant à l'obtention et à la vision des épreuves chronophotographiques",[29][30] che solo in seguito rinomineranno cinématographe riutilizzando il nome che Léon Bouly, tre anni prima, aveva usato per brevettare il suo "Cinématographe Léon Bouly", ma caduto in disgrazia non riuscì più a pagare le rate del brevetto, rendendo il nome nuovamente disponibile.[26][31] Il padre, considerando orrendo il nome "cinématographe", convinto dall'amico Lechère, lo voleva chiamare Domitor, abbreviazione della parola latina dominator.[23][32][33]

 
Il movimento di penetrazione e successivo ritiro nella perforazione rotonda del cinematografo

Il cinématographe Lumière era molto più piccolo, maneggevole e in più permetteva sia di riprendere sia di proiettare, bastava solo che venisse cambiato l'obbiettivo. Un'apertura nella parte anteriore accoglieva la lente, un'altra nella parte posteriore permetteva l'introduzione di una manovella che metteva in movimento il meccanismo. Il sistema di spostamento della pellicola si ispirava al funzionamento delle macchine da cucire e ai saggi sulla cinematica, in particolare al saggio di Franz Reuleaux pubblicato nel 1877. La pellicola utilizzata aveva la stessa larghezza di quella di Edison - 35 mm - ma aveva un foro rotondo su ciascun lato dell'immagine.[34][35] La pellicola veniva proiettata a una velocità di 16 fotogrammi al secondo, molto più lentamente del kinetoscopio, che proiettava 48 fotogrammi al secondo, questa sostanziale differenza faceva si che il brevetto dei Lumière fosse meno rumoroso e che impiegasse pure meno pellicola per avere un effetto comunque ottimo.[36][37] Ma non era privo di difetti, infatti essendo una scatoletta di legno non aveva il mirino, era quindi impossibile vedere in tempo reale ciò che si stava registrando.[38] Inoltre il meccanismo per la proiezione non era perfetto, quindi nel 1897 Louis progettò un'altra attrezzatura atta alla sola proiezione. Nello stesso anno la pellicola 35 mm di Edison era diventata lo standard così iniziarono a produrre macchine da presa e proiettori in grado di utilizzare la pellicola americana. Nel 1904, incapaci di tenere il passo con gli sviluppi del settore, si ritirarono dalla produzione cinematografica per iniziare quella della lastra Autochrome.[39]

La loro prima pellicola è stata girata il 19 marzo 1895; il film era L'uscita dalle officine Lumière (La Sortie de l'usine Lumière), che viene spesso citato come il primo documentario (anche se questa definizione è sempre stata fonte di diversi dibattiti).[40][41] Tuttavia a conferma del 19, non c'è nessun documento e nessun archivio, ma soltanto una deduzione. Infatti guardando la prima versione del film si può notare che il Sole non è perfettamente allo zenit, quindi le riprese devono essersi svolte sicuramente tra il 15 e il 20 di marzo, e il 19 - un martedì - fu l'unica giornata di sole in cui sarebbe stato possibile girare.[28][42][43]

Il 22 marzo 1895, alla Société d'encouragement pour l'industrie nationale, di fronte un pubblico di scienziati e fotografi proiettarono La Sortie de l'usine Lumière, utilizzando un primo prototipo di cinematografo, costruito da Moisson.[44] Tra gli esperti del settore a partecipare a questa proiezione privata c'era anche Jules Carpentier,[45] che entusiasta della loro invenzione si propose di costruirne una versione definitiva.[20] Seguirono a questa dimostrazione alte proiezioni: il 17 aprile a Sorbonne e il 10 giugno al Congres des sociétés françaises de photographie, ma entrambe solo per un pubblico di scienziati ed esperti.[46]

La nascita del cinema

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Uno dei primi programmi per le proiezioni cinematografiche dei Lumière

Il primo spettacolo a pagamento si tenne alle ore 18 del 28 dicembre 1895 a Parigi, nel Salon indien du Grand Café sul Boulevard des Capucines al numero 14, con il costo di un franco a persona.[47][48][49] L'idea di fare una proiezione a un pubblico pagante venne ad Antoine Lumière, che a inizio dicembre si mise alla ricerca di un locale adatto alla proiezione, fino a quando trovò una sala secondaria del Gran Café, un seminterrato che fino a poco tempo prima era adibito a sala da biliardo.[50] A questa prima presentazione non erano presenti neanche i due fratelli.[51] Con questa data si fa nascere il cinema, ma non è stata né la prima proiezione a pagamento della storia né la prima in Europa. Infatti già il 20 maggio 1895 un altro inventore, l'americano Woodville Latham,[52] fece a Broadway una proiezione simile per un pubblico pagante usando uno strumento che aveva appena realizzato, l'eidoscopio (il video erano 4 minuti di un incontro di boxe sul tetto del Madison Square Garden) e il 1º novembre 1895 Max Skladanowsky, alla Wintergarten Hall di Berlino, mostrò con il suo bioscopio otto brevi dalla durata complessiva di15 minuti.[53][54][55] Gli storici del cinema però considerano la presentazione dei fratelli Lumière al Grand Café come la vera nascita del cinema, perché i proiettori cinematografici a doppio sistema dei fratelli Skladanowsky erano piuttosto poco pratici e furono presto sostituiti dal cinematografo. Lo spettacolo dei Lumière rispettava anche tutte le caratteristiche delle future proiezioni cinematografiche e inoltre il cinematografo aveva avuto un'accoglienza molto più calorosa rispetto a quella avuta con Latham e Armat-Jenkins.[8][9][56] Il primo film a essere proiettato al pubblico è stato L'uscita dalle officine Lumière (La Sortie de l'usine Lumière), che mostrava un gruppo di operai, principalmente donne, uscire dalla fabbrica Lumière a Montplaisir, nella periferia di Lione.[57]

La prima versione di L'uscita dalle officine Lumière

Tra i trentatré spettatori c'era anche Georges Méliès, che rimasto sbalordito dalla loro invenzione disse:

«Ci trovammo davanti a un piccolo schermo... dopo alcuni istanti apparve la proiezione immobile di una veduta di piazza Bellecour a Lyon. Un po' sorpreso ebbi il tempo di dire al mio vicino: non ci avranno mica fatto scomodare per vedere delle proiezioni. Io ne faccio già da dieci anni. Avevo appena finito di parlare, quando un cavallo che tirava la carrozza si mosse verso di noi, subito seguito da altre vetture e da dei passanti, insomma, tutta l'animazione di una strada. Di fronte a un simile spettacolo rimanemmo tutti a bocca aperta, sbalorditi.»

Méliès fece un'offerta ad Antoine per comprare la loro nuova macchina, ma questi rifiutò perché, al contrario dei figli, era convinto del successo del cinematografo e lo voleva sfruttare fino in fondo.[18] Il realismo, la naturalezza e la verità costituiva il fascino e la novità dello spettacolo.[3][58] L'anno successivo i due fratelli andarono in tour con il cinématographe a Londra e New York. Le immagini in movimento ebbero un'immediata e significativa influenza sulla cultura popolare con la proiezione di pellicole come L'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, La colazione del bimbo e il primo esempio di commedia con L'innaffiatore innaffiato.[57] Dopo la presentazione del cinematografo i Lumière vendettero numerosi apparecchi, che vennero portati in giro per il mondo creando la nuova professione dei "cinematografisti".[7][19] Questi ultimi eredi degli ambulanti che vendevano stampe nell'Europa del XVII e XVIII secolo.[59] Convinti che il cinematografo non avesse futuro, nel 1896, ne vendettero i diritti a Charles Pathé, che ne perfezionò invenzione.[60][61]

Paradossalmente, dopo un periodo di fama internazionale, i due fratelli ritenevano il cinema "un'invenzione senza futuro" perché la consideravano solo uno strumento documentativo, per registrare la vita quotidiana.[62] Credevano difatti che il pubblico se ne sarebbe velocemente stufato e per questo decisero presto di occuparsi d'altro, rendendo la loro comparsa nella storia del cinema piuttosto breve.[19][63] I fratelli più che cineasti era due imprenditori, poiché dopo il grande successo del cinematografo decisero di mettere in produzione più macchine da presa, che vennero messe in mano a numerosi operatori esperti in giro per tutto il mondo. Difatti questa loro anima imprenditoriale si nota anche nelle loro vedute, che non volevano rappresentare un mondo fittizio, ma solo la realtà.[38][64][65]

L'autocromia

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Granuli di amido di patate ingranditi sulla superficie di una lastra Autochrome

Spostarono la loro attenzione sulla fotografia a colori e il 17 dicembre 1903 brevettarono l'Autochrome Lumière, un procedimento che permetteva di scattare delle fotografie a colori con un semplice click.[66] Il segreto di questo brevetto sta nell'uso di amido di patate colorato, che permetteva la cattura dei colori.[67] Fu lanciata sul mercato solo il 10 giugno 1907 a una presentazione delle rivista L'Illustration, nella sua sede parigina, mostrando a un pubblico di 600 persone, tra cui artisti e politici la loro mirabile invenzione.[68] Fu l'unico mezzo per scattare fotografie a colori fino al 1935 e riscosse fin da subito un enorme successo.[69] L'invenzione fu distribuita in tutto il mondo e Louis la considerava il suo capolavoro.[12] Molti critici dell'epoca elogiarono la creazione dei Lumière, definendola come un mezzo che riproduceva la realtà e vinceva la morte. Questo atteggiamento di supremazia sulla morte si ritrova anche nella voglia di molti sovrani e artisti nel farsi ritrarre a colori, come per esempio Claude Monet.[4] Nel 1909 vinsero la Elliott Cresson Medal per la fotografia a colori.[70]

«Il mondo intero impazzirà di colore e i Lumière ne saranno i responsabili.»

La produzione di un lastra per l'autocromia era molto lunga e complessa. Innanzitutto dovevano dividere i granelli di fecola di patate in base alle loro dimensione, in seguito venivano tinti di rosso, verde e viola per infine essere mescolati insieme. Questo miscuglio veniva poi steso su un vetro ricoperto di vernice appiccicosa, successivamente gli veniva applicata una polvere di carbone, che serviva per chiudere eventuali buchi presenti tra i granuli di patate. Il difetto più grande dell'invenzione dei Lumière, era che le lastre dovevano essere sempre guardate contro luce, sennò non si sarebbero potuti distinguere i colori.[71] La tecnica brevettata dai due era molto più veloce e semplice delle precedenti poiché non richiedeva la sovrapposizione di tre foto uguali scattate con un filtro rosso, blu e verde.[12] La società Lumière fu una delle maggiori produttrici di lastre fotografiche di tutta l'Europa, finché non scomparve a seguito della confluenza nel gruppo Ilford.[72][73]

 
Tomba di Auguste e Louis Lumière a Lione

Altre attività e la morte

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«Ogni fratello lavorava in modo indipendente, ma fino al 1918 tutti i lavori erano firmati con i nomi di battesimo di entrambi. Questa comunità di lavoro andava di pari passo con una perfetta intesa fraterna. I due fratelli, che avevano sposato due sorelle, vivevano in appartamenti simmetrici nella stessa villa. Per anni l'opinione pubblica ha evocato la leggendaria coppia dei "fratelli Lumière", uniti nella fama e nella vita.»

Il 22 marzo 1935, Louis partecipa ai festeggiamenti per il quarantesimo anniversario dell'invenzione del cinematografo organizzato dal regime fascista. In questa occasione lui dedicò una sua fotografia a Benito Mussolini scrivendo: "A sua Eccellenza Benito Mussolini, con l'espressione della mia profonda ammirazione";[75] il duce fece lo stesso scrivendo: "A Louis Lumière, Accademico di Francia. Con ammirazione B. Mussolini". Tornato in Francia, Louis, decise di appendere la foto a lui dedicata dal duce nel suo ufficio, sopra il ritratto di Ferdinand Foch.[14][76] Nel 1939, Louis firma una dichiarazione dei dirigenti del regime di Vichy e nel 1941, entrambi, furono insigniti dell'ordine della francisca.[13][77]

«[Parlando di Mussolini] Anche lui è uno di quelli che si sono costruiti da soli la loro fortuna!»

Auguste e Louis Lumière per ben cinque anni, a partire dal 1920 fino al 1927, sono stati candidati al premio Nobel per la fisica, ma senza mai vincerlo,[78] in seguito, nel 1937, solo Auguste fu nuovamente candidato come vincitore del premio Nobel, ma questa volta per la medicina e sempre senza vincerlo.[79]

Oggi i fratelli Lumière riposano nel cimitero de la Guillotière, a Lione.[60][80]

Il cinema dei Lumière

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Contesto storico

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Louis, a sinistra, e Auguste Lumière

Con il cinematografo dei fratelli Lumière del 1895 si può iniziare a parlare di cinema vero e proprio: ossia della proiezione di fotografie, scattate in rapida successione in modo da dare l'illusione di movimento, di fronte a un pubblico pagante radunato in una sala; la prima proiezione avvenne il 28 dicembre 1895 nel seminterrato di un locale parigino. Di pochi anni più antico era il kinetoscopio di Thomas Edison e William Dickson, con lo stesso procedimento di animazione delle immagini che scorrevano in rapida sequenza; però il modo di fruizione monoculare (e quindi non proiettato) lo rendeva antenato del cinema vero e proprio, l'ultima fase del precinema. La proiezione permetteva dopotutto un maggiore guadagno economico per via della fruizione collettiva, per cui si impose presto.[23][28][81]

In realtà le invenzioni legate alle fotografie in movimento furono innumerevoli in quegli anni (si contarono nella sola Inghilterra circa 350 brevetti e nomi).[23] Tra tutte queste, l'invenzione dei Lumière aveva l'innegabile vantaggio dell'efficiente cremagliera, che trascinava la pellicola automaticamente a scatti ogni 1/25 di secondo, e una praticità mai vista, essendo la macchina da presa una piccola scatoletta di legno, facilmente trasportabile, che all'occorrenza, cambiando solo la lente, si trasformava anche in un proiettore.[18][82]

Le vedute animate

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Il prodotto caratteristico del cinematografo Lumière sono le cosiddette "vedute animate" ovvero scenette realistiche prese dal vero della durata di circa cinquanta secondi (la durata di un caricatore di pellicola). L'interesse dello spettatore era tutto nel guardare il movimento in sé e nello scoprire luoghi lontani, non tanto nel veder rappresentate vere e proprie vicende.

 
Il primo manifesto per il cinema, disegnato da Henri Brispot

Le inquadrature sono fisse e non esiste, se non in casi eccezionali, il montaggio; sono caratterizzate da un'estrema profondità di campo (si pensi all'Arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, dove il treno è a fuoco sia quando si trova lontano sullo sfondo sia quando arriva in primo piano) e da personaggi che entrano ed escono all'inquadratura, in una molteplicità di centri di attenzione (si pensi all'Uscita dalle officine Lumière). La centratura dell'immagine era infatti valutata approssimativamente, perché la macchina da ripresa Lumière non era dotata di mirino.[38][83]

L'operatore non è invisibile, anzi spesso interagisce con i personaggi (L'arrivo dei fotografi al congresso di Lione), e le persone ritratte erano invitate a riguardarsi alla proiezione pubblica ("auto-rappresentazione"). Questa caratteristica venne poi considerata come un difetto della registrazione nel cinema successivo, venendo poi rivalutata solo in epoca contemporanea.[65]

Solo in un secondo momento nacquero le riprese in movimento (effettuate da treni in partenza o imbarcazioni) e, circa un decennio dopo i primi esperimenti, i Lumière iniziarono a produrre film veri e propri, composti da più "quadri" messi in serie, però proiettati separatamente, come le Passioni di Cristo. Figura fondamentale nelle rappresentazioni restava l'imbonitore che, come ai tempi della lanterna magica, istruiva, spiegava e intratteneva il pubblico commentando le immagini, che ancora non erano intelligibili autonomamente.[23]

Caratteristiche

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Riassumendo in breve, i caratteri delle vedute Lumière erano:

  • Inquadratura unica (assenza di montaggio; anche le storie più articolate, come le Passioni di Cristo, erano proiettate in spezzoni separati)
  • Profondità di campo (la messa a fuoco contemporanea di figure vicine e lontane)
  • Molteplici centri di attenzione in ciascuna inquadratura e movimento "centrifugo" dei personaggi (che entrano ed escono dall'inquadratura)
  • Tracce dell'operatore nei film (non si nasconde che si sta facendo una ripresa: le persone sono consapevoli di essere riprese, guardano in macchina, si mettono in posa, salutano)
  • Presenza dell'imbonitore alle proiezioni che spiegava le scene e narrava la storia (spesso era lo stesso addetto alla proiezione), quindi spettacolo incomprensibile da solo.[38][83]

Cinema come sguardo dominatore

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Lapide ricordo dei Fratelli Lumière Venezia, Corte Teatro San Moisè

Il nome proposto per il cinematografo dal padre dei Lumière è stato Domitor, contrazione del latino dominator, che rispecchia i sogni e le suggestioni di onnipotenza del positivismo. Guardare la vita quotidiana degli altri (o di sé stessi, perché non erano infrequenti le auto-rappresentazioni) e salvarla nel tempo era una sorta di metodo per raggiungere l'immortalità che trova eco anche nella letteratura contemporanea: nel romanzo Il castello dei Carpazi del 1892, Jules Verne descriveva un inventore che riusciva a riprodurre le immagini e la voce di una cantante della quale era innamorato per averla con sé per sempre.[23][65][84]

Inoltre assistere alle proiezioni cinematografiche gratificava lo spettatore nel vedere senza essere visto, come un "dominatore" del mondo, appunto: lo spettatore si sente (tutt'oggi) inconsciamente superiore ai personaggi ed è gratificato dall'assistere alle loro vicende. Non a caso la visione frontale del cinematografo era quella che nel teatro era riservata al principe e alle personalità più importanti.[65][85]

Le vedute di "dominatori" sono particolarmente evidenti nei primi documentari girati con la cinepresa Lumière nei primi due decenni del Novecento: nei filmati di Albert Kahn, Luca Comerio, Roberto Omegna, e Bolesław Matuszewski si nota lo sguardo di superiorità verso le culture diverse da quella occidentale, legato alle ideologie del colonialismo e della conquista spietata.[65]

Filmografia parziale

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Di numerosi cortometraggi esistono più versioni.

Film diretti da Louis Lumière

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Film diretti da Auguste Lumière

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  1. ^ Louis e August Lumière, La fotografia, in Noi, inventori del cinema. Interviste e scritti scelti 1894-1954, a cura di Renata Gorgani, Milano, Il Castoro, 1995, p. 43.
  2. ^ Moving Pictures, Optical Entertainments and the Advent of Cinema Available Now!, su amdigital.co.uk.
  3. ^ a b c d Auguste e Louis Lumière, su treccani.it.
  4. ^ a b c d I fratelli Lumière, dal movimento al colore, su storicang.it.
  5. ^ a b c (EN) Lumière brothers, su britannica.com.
  6. ^ a b c d e (EN) The Lumière Brothers, su encyclopedia.com.
  7. ^ a b Louis Lumière - Sapere.it, su sapere.it.
  8. ^ a b Dai fratelli Lumière a Georges Méliès, su girodivite.it.
  9. ^ a b les frères Lumière, su larousse.fr.
  10. ^ Paolo Bertetto, Introduzione alla storia del cinema. Autori, film, correnti, UTET Università, 2005, p. 11, ISBN 8860083621.
  11. ^ a b A family of pioneers, su autochromes.culture.fr. URL consultato il 20 gennaio 2024 (archiviato dall'url originale il 1º aprile 2016).
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  15. ^ 28 dicembre, Buon Compleanno Cinema: 128 candeline, su cinecittanews.it.
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  23. ^ a b c d e f g Sandro Bernardi, Le «vedute animate» dei Lumière, in L'avventura del cinematografo, Marsilio Editori, 2007.
  24. ^ Le Cinématographe Lumière - Institut Lumiere, su institut-lumiere.org. URL consultato il 28 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014).
  25. ^ (FR) Michelle Aubert e Jean-Claude Seguin, La Production Cinématographique des freres Lumière, Parigi, Bifi Editions, 1996, ISBN 2-9509048-1-5.
  26. ^ a b c Louis e August Lumière, La fotografia, in Noi, inventori del cinema. Interviste e scritti scelti 1894-1954, a cura di Renata Gorgani, Milano, Il Castoro, 1995, p. 104.
  27. ^ Louis e Auguste Lumière, La fotografia, in Noi, inventori del cinema. Interviste e scritti scelti 1894-1954, p. 60.
  28. ^ a b c L'invenzione del cinematografo, su distribuzione.ilcinemaritrovato.it.
  29. ^ (FR) Brevet FR 245.032, su cinematographes.free.fr. URL consultato l'11 settembre 2014.
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  31. ^ (EN) Léon Guillaume Bouly, su victorian-cinema.net.
  32. ^ The birth of cinema, su cameramuseum.ch.
  33. ^ Louis e August Lumière, La fotografia, in Noi, inventori del cinema. Interviste e scritti scelti 1894-1954, a cura di Renata Gorgani, Milano, Il Castoro, 1995, p. 106.
  34. ^ Cinématographe Lumière, su cinematographes.free.fr.
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  38. ^ a b c d La nascita del cinematografo: L’invenzione dei Fratelli Lumière, su locchiodelcineasta.com.
  39. ^ The Lumière Cinématographe, su artsandculture.google.com.
  40. ^ L’uscita dalle officine Lumière, il primo film della storia, su federicopani.com.
  41. ^ Almanacco del giorno: 28 dicembre 1895, coi fratelli Lumière nasce il cinema, su lanazione.it.
  42. ^ Il primo film della storia è un giallo con la voce di Valerio Mastandrea, su video.repubblica.it.
  43. ^ La Sortie des ouvriers de l’usine Lumière, su silentera.com.
  44. ^ Louis e August Lumière, La fotografia, in Noi, inventori del cinema. Interviste e scritti scelti 1894-1954, a cura di Renata Gorgani, Milano, Il Castoro, 1995, p. 105.
  45. ^ Jules Carpentier, su victorian-cinema.net.
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Bibliografia

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  • Sandro Bernardi, L'avventura del cinematografo, Marsilio Editori, Venezia 2007. ISBN 978-88-317-9297-4.
  • André Gaudreault, Cinema delle origini o della cinematografia-attrazione, Il Castoro, Milano 2004.
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  • Marco Bertozzi, L'immaginario urbano nel cinema delle origini. La veduta Lumière, CLUEB, 2001. ISBN 8849116950.
  • Michelle Aubert e Jean-Claude Seguin, La Production Cinématographique des freres Lumière, Bifi Editions, Parigi, 1996. ISBN 2-9509048-1-5.
  • Louis e August Lumière, La fotografia, in Noi, inventori del cinema. Interviste e scritti scelti 1894-1954, a cura di Renata Gorgani, Il Castoro, Milano 1995. ISBN 888033039X.

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