Bacchino malato
Il Bacchino malato è un dipinto a olio su tela, realizzato tra il 1593 ed il 1594 (ma a seguito di recenti ricerche dovrebbe essere datato al 1596-1597, considerato che le prime notizie sull'artista rimandano al massimo alla primavera del 1596)[1] dal pittore italiano Caravaggio e conservato presso la Galleria Borghese.
Bacchino malato | |
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Autore | Michelangelo Merisi da Caravaggio |
Data | 1593-1594 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 67×53 cm |
Ubicazione | Galleria Borghese, Roma |
Storia
modificaIl Bacchino malato è stato realizzato da Caravaggio presso la bottega di Giuseppe Cesari, meglio conosciuto come il Cavalier d'Arpino, pittore di grande successo in quel periodo. Infatti, questo dipinto – assieme al Fanciullo con canestro di frutta – rimarrà nella bottega di Cavalier d'Arpino fino a quando, nel 1607, per motivi fiscali, entrambi i dipinti furono requisiti dagli emissari di papa Paolo V e consegnati al nipote del papa stesso il cardinale Scipione Caffarelli-Borghese, noto collezionista dell'epoca, divenendo parte della collezione della Galleria Borghese.[2] Il titolo del dipinto è dovuto al colorito della pelle del soggetto che, secondo alcuni studiosi, sarebbe proprio un autoritratto dello stesso Caravaggio, eseguito durante la sua convalescenza in seguito al ricovero presso l'ospedale della Consolazione (l'ospedale dei poveri), avvenuto – sembra – per una ferita alla gamba causatagli dal calcio di un cavallo.[3]
Descrizione e stile
modificaIn questo dipinto, Caravaggio sembra porre l'accento sulla malattia di Bacco, sottolineando il pallore del volto e il colore bluastro delle labbra e non attenuando per nulla le imperfezioni del corpo umano. È evidente che, per autoritrarsi, Merisi abbia fatto uso di uno specchio[4] e, dall'inventario delle "robbe" del pittore, datato 1605, si evince che il Merisi fosse effettivamente in possesso di vari specchi.[5] L'uso di uno strumento di riflessione e proiezione e di una sorta di camera oscura era stato proposto da Roberto Longhi[6] già prima degli studi sull'ottica del Caravaggio di Roberta Lapucci che hanno fornito plausibili ipotesi di lavoro a cominciare proprio da quello sui "quadretti nello specchio ritratti" , secondo la definizione del Baglione[7],riferita alle prime opere della gioventù a Roma, come appunto il " bacchino"[8], del 1594[9]. La posizione contratta del modello, tutta spinta in avanti, con il volto, le spalle e la mano sullo stesso piano e la tavola vista dall'alto, come sottolineato dalla Lapucci, non fanno che spingere a riflettere sulle applicazioni ottiche del pittore, forse derivate dagli esperimenti di Leonardo e Giovan Battista della Porta[10].
Maurizio Calvesi ha individuato nel Bacco una prefigurazione di Cristo, poiché – iconologicamente – l'uva è uno dei simboli della Passione.[11] Anche in questo dipinto, come pure in altri suoi dipinti (quali, ad esempio, la Deposizione, il San Giovanni Battista dei Musei Capitolini e la Vocazione di San Matteo), Caravaggio cita una posa michelangiolesca: in questo caso, quella della gamba piegata e sollevata o divaricata, che assume il significato di rinascita, ma anche di vittoria e trionfo.[12] È evidente che il trionfo in questione sarebbe quello del pittore sulla malattia e la morte; si tratterebbe dunque di una sorta di "resurrezione" del pittore stesso, la cui malattia aveva fatto temere il peggio. Sempre a proposito della posizione di taglio del modello e della gamba sollevata, Ferdinando Bologna ha notato delle palesi analogie con alcuni motivi peterzaneschi, frutto della formazione di Caravaggio a Milano. In particolare, lo studioso ha posto la posa del Bacchino in rapporto con quella della Sibilla Persica, raffigurata in uno dei pennacchi ai lati dell'Adorazione dei Pastori, e affrescata da Simone Peterzano nel Presbiterio della Certosa di Garegnano.[13] Sulla base di quanto proposto da Ferdinando Bologna, quindi, più che di una imago Christi e del relativo simbolismo cristologico della resurrezione, il Bacchino malato sarebbe più semplicemente una raffigurazione di Bacco, caratterizzata da un marcato naturalismo dato dalla condizione di convalescenza del pittore in seguito al ricovero presso l'Ospedale della Consolazione. Si tratterebbe, quindi di una sorta di resurrezione profana, il cui riaffacciarsi al piacere della vita da parte del pittore è vissuto con incredulità e malinconia[14]. Il colorito cianotico viene anche interpretato come un effetto notturno, lunare delle baldorie bacchiche; un segno della presenza del dio cui il pittore si identifica come aveva già fatto il Lomazzo, che aveva fondato un'Accademia dedicata al culto di Bacco[15]. In questo senso figurarsi come Bacco significherebbe riaffermare la propria individualità e superiorità orgogliosa di pittore[16]. Il richiamo a Bacco, dio dell'ebrezza orgiastica, dell'anarchia, dell'abbandono senza freni ai sensi, opposto ad Apollo, dio della perfezione, dell'ordine, della perfetta bellezza, poteva anche essere, secondo Graham-Dixon, un elemento di contrapposizione, di protesta nei confronti del Cavalier D'Arpino che lo teneva in bottega a dipingere fiori e frutta[17]. Secondo George Steiner, Caravaggio si sarebbe imbattuto nell' immagine di Alcibiade che Platone riporta in una scena del Simposio in cui una flautista aiuta l'ebbro Alcibiade a camminare barcollante "con una ghirlanda d'edera e di viole, una cascata di nastrini tra i capelli"[18].
Degno di nota il contrasto naturalistico (prima ancora che simbolico) fra l'edera che corona il capo del giovane (simbolo dionisiaco e cristiano di eternità) e gli acini marciti che, in margine, appaiono nel grappolo di uva gialla, stretta nella mano destra (simbolo della costante caducità dell'esistenza e della presenza incombente della morte).[19]
Il Bacchino malato è uno di quei dipinti riconducibili alla prima attività pittorica di Caravaggio a Roma, in cui il dato psicologico della figura umana e delle sue azioni non aveva ancora catturato l'interesse di Merisi. In questa prima fase della sua carriera, l'attenzione di Caravaggio si concentrò prevalentemente sulla descrizione naturalistica del soggetto umano (generalmente rappresentato da monelli e ragazzi di strada o addirittura da se stesso, per mezzo di autoritratti) o del soggetto naturale (frutta presa al mercato o rimediata dagli avanzi d'osteria).
Il Bacchino malato non è l'unico dipinto a raffigurare Bacco. Un secondo Bacco agli Uffizi, realizzato dopo l'esperienza di Merisi presso la bottega di Cavalier d'Arpino, cioè attorno al 1596, denota una maggiore consapevolezza della simbologia cristologia a cui entrambi i dipinti sembrerebbero fare riferimento.[20] Ma non bisogna dimenticare che Caravaggio poteva essersi rifatto all'Iconologia di Cesare Ripa, in cui la figurazione della lussuria prevede un fauno con in testa l'edera al posto dei pampini mentre offre un grappolo d'uva: " Dipingevano per la lussuria ancora gli antichi un Fauno, con una corona di Euruca e un grappolo d'uva in mano per fingersi il fauno libidinoso, e l'Euruca per invitare, e spronare assai gli atti di Venere e propriamente sono lussuriosi, quei che sono soverchi né vezzi d'amore, cagionato dal vino..." . L'Iconologia, pubblicata la prima volta nel 1553 e la seconda accresciuta nel 1603, faceva certo parte della biblioteca della Bottega del Cavalier D'Arpino" necessaria à Poeti, Pittori et Scultori, per rappresentare le virtù, vitij, affetti et passioni humane" ( Incipit dell'edizione 1603 )[21].
Note
modifica- ^ 1. La prima notizia certa della presenza a Roma di Caravaggio è del luglio 1597 riportata nella deposizione del barbiere Marco Paolo che lavorava in una bottega vicino a S. Agostino il quale riferisce, in merito all'aggressione del musico Angelo Zanconi, di aver ricevuto da Caravaggio un ferraiolo che lui aveva raccolto in terra sul luogo dell'aggressione; il testimone chiarisce al giudice di conoscere l'artista dalla quaresima dell'anno precedente, quindi da marzo del 1596; la scoperta nei documenti dell'Archivio di Stato è di Francesca Curti, che riferisce come l'artista all'epoca lavorava nella bottega del pittore siciliano Lorenzo Carli; successivamente Caravaggio entrò in quella del più quotato cavalier Giuseppe Cesari D'Arpino dove vi lavorò Caravaggio e dove probabilmente realizzò il “Bacchino” forse nel 1596 o ai primi del 1597, Francesca Curti, Sugli esordi del Caravaggio a Roma. La bottega di Lorenzo Carli e il suo inventario, in AA.VV., Caravaggio a Roma. Una vita dal vero a c. di O. Verdi e M. Di Sivo, De Luca, Roma, 2011, pp. 65-72. Lothar Sickel, Gli esordi del Caravaggio a Roma, preprint del volume della Biblioteca Hertziana di Roma, Roma, 2010, www.edoc.bibliot.hertz/ preprints /Sickel/Caravaggio
- ^ Sul sequestro D'Arpino del 4 maggio 1607, Aldo De Rinaldis, Le opere d'arte sequestrate al Cavalier D'Arpino, in " Archivi", 1936, pp.110-118, p.114,n.7; sull'inventario Borghese dell'aprile 1693 che segnala l'opera del Caravaggio, Della Pergola, Galleria Borghese. II, Dipinti, Roma, 1959, p.76.
- ^ Rossella Vodret Adamo, Caravaggio. L'opera completa, Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2009, p.44. Si vedano anche Scienza e miracoli nell'arte del '600: alle origini della medicina moderna, catalogo della mostra a cura di Sergio Rossi, Roma (Palazzo Venezia), Milano : Electa, 1998, p.327; e Maurizio Marini, Caravaggio. Michelangelo Merisi da Caravaggio "pictor praestantissimus". La tragica esistenza, la raffinata cultura, il mondo sanguigno del primo Seicento, nell'iter pittorico completo di uno dei massimi rivoluzionari dell'arte di tutti i tempi, Quest'Italia (117), Roma: Newton Compton, 1989, p.87.Lo stesso Marini pensa che il colore bluastro sia in realtà dovuto ad antichi cattivi restauri, p. 87 sgg., Robb, invece insiste sulla malattia e sulla povertà, sulla luce notturna e mortuaria, da obitorio cui anche il tavolo marmoreo contribuirebbe a creare la suggestione, Peter Robb, M. L'enigma Caravaggio, Milano, Mondadori, 2001, p. 44.
- ^ L'uso dello specchio, delle lenti, ma anche della camera oscura, verificabili su alcune opere del Caravaggio come il Bacchino malato Il Ragazzo morso da un ramarro I bari e testimoniati dal Baglione, 1640, sono trattati in Roberta Lapucci, Caravaggio e i "quadretti nello specchio ritratti", in Paragone Arte, 1994, pp. 160-170. Della stessa autrice anche Caravaggio e l'ottica, Firenze, 2005.
- ^ Sandro Corradini, Caravaggio: materiali per un processo, Monografie romane (10), Roma: Alma Roma, 1993, p.62. Sull'inventario dei beni sequestrati a Caravaggio, del 26 agosto 1605, Maurizio Marini, Sandro Corradini, Inventarium omnium et singolorum bonorum mobilium,di Michelangelo da Caravaggio, pittore, in Artibus et Historiae, 1993, pp. 161- 176.
- ^ Roberto Longhi, Caravaggio, Roma, Editori Riuniti, 1952, p.64
- ^ " fece alcuni quadretti da lui nello specchio ritratti", Giovanni Baglione, Le Vite de' pittori..., 1642, ed. mod. a c. di Valerio Mariani, Roma, 1975, p. 136
- ^ "...Et il primo fu un Bacco con alcuni grappoli d'uve diverse, con gran diligenza fatte, ma di maniera un poco secca, G. Baglione, cit., p. 136.
- ^ Roberta Lapucci, Caravaggio e i " quadretti nello specchio ritratti", in Paragone Arte, 1994, pp. 160-170. Roberta Lapucci, Caravaggio e l'ottica, Firenze, 2005. Roberta Lapucci, Caravaggio e l'ottica. Aggiornamenti e riflessioni, in AA.VV, Caravaggio e l'Europa, a cura di Luigi Spezzaferro, Milano, Silvana, 2007, pp.59-68.
- ^ Roberta Lapucci, Caravaggio e l'ottica: aggiornamenti e riflessioni, cit, p. 61.
- ^ Maurizio Calvesi, Le realtà del Caravaggio, Torino: Einaudi, 1990, p.10-15
- ^ Vedi Maurizio Calvesi, Le realtà del Caravaggio, op. cit., p.10-20; ma anche Franco Picchio, Ariosto e Bacco due: apocalisse e nuova religione nel Furioso, Cosenza: Luigi Pellegrini, 2007, p.361.
- ^ Ferdinando Bologna, L'incredulità del Caravaggio e l'esperienza delle cose naturali, Torino: Bollati Boringhieri, 2006, p.299.
- ^ Ferdinando Bologna, L'incredulità del Caravaggio e l'esperienza delle cose naturali, Torino, Bollati Borinhieri, 2006, pp. 298-99.
- ^ Andrew Graham-Dixon, Caravaggio. Vita sacra e profana, Milano, Mondadori, 2011, p. 89.
- ^ Andrew Graham-Dixon, Caravaggio, cit., p. 89.
- ^ Andrew Graham-Dixon, Caravaggio, cit., p.89.
- ^ Steiner George, "La poesia del pensiero", 2011, Garzanti cit., p. 74.
- ^ Franco Picchio, Ariosto e Bacco due: apocalisse e nuova religione nel Furioso, op. cit., p.361.
- ^ Marco Bussagli, L'arte italiana: pittura, scultura, architettura dalle origini a oggi, a cura di Gloria Fossi, Firenze: Giunti, 2000, p.224.
- ^ 19. www.asim.it/iconologia/ alla voce Lussuria. Sulla interpretazione dell'Iconologia, cfr. Mino Gabriele Gremmi, a c. , L'iconologia di Cesare Ripa, Firenze, Olschkij, 2013.
Bibliografia
modifica- Ferdinando Bologna, L'incredulità del Caravaggio e l'esperienza delle cose naturali, Torino: Bollati Boringhieri, 2006.
- Marco Bussagli, L'arte italiana: pittura, scultura, architettura dalle origini a oggi, a cura di Gloria Fossi, Firenze: Giunti, 2000.
- Maurizio Calvesi, Le realtà del Caravaggio, Torino: Einaudi, 1990.
- Sandro Corradini, Caravaggio: materiali per un processo, Monografie romane (10), Roma: Alma Roma, 1993.
- Aldo De Rinaldis, "D'Arpino e Caravaggio", in Bollettino d'Arte, 29 (1936), pp. 577–580.
- Maurizio Marini, Caravaggio. Michelangelo Merisi da Caravaggio "pictor praestantissimus". La tragica esistenza, la raffinata cultura, il mondo sanguigno del primo Seicento, nell'iter pittorico completo di uno dei massimi rivoluzionari dell'arte di tutti i tempi, Quest'Italia (117), Roma: Newton Compton, 1989. Ultima consultata, 2005.
- Franco Picchio, Ariosto e Bacco due: apocalisse e nuova religione nel Furioso, Cosenza: Luigi Pellegrini, 2007.
- Rossella Vodret Adamo, Caravaggio. L'opera completa, Cinisello Balsamo: Silvana Editoriale, 2009.
- AA. VV., Scienza e miracoli nell'arte del '600: alle origini della medicina moderna, catalogo della mostra a cura di Sergio Rossi, Roma (Palazzo Venezia), Milano: Electa, 1998.
- Peter Robb, L'enigma Caravaggio, Milano, Mondadori, 2001
- Andrew Graham-Dixon, Caravaggio. Vita sacra e profana, Milano, Mondadori, 2011.
- Cesare Ripa, Iconologia, Perugia, 1603, ed mod. Einaudi, Torino, 2012, www.asim.it/Iconologia
- M. Di Vito, Il Bacchino borghese, in Idem, Caravaggio e la magia naturale, Tesi di Dottorato in Storia della Scienza, Pisa, Siena, Firenze, 2010, p. 272
- M. Di Vito, Iconografia del Caravaggio attraverso i ritratti veri e presunti, in AA.VV., Caravaggio. Adorazione dei pastori, Cat, Mostra Camera dei Deputati, Roma, 2010, Milano, Skira, 2010, pp. 33–43.
- S. Macioce, Michelangelo Merisi da Caravaggio. Documenti, fonti, inventari 1515-1875, Bozzi, Roma, 2010
- Lothar Sickel, Gli esordi del Caravaggio a Roma, preprint Biblioteca Hertziana, Roma, 2010,url: http://edoc.biblhertz.it/preprints/RJB/Sickel/Caravaggio[collegamento interrotto]
- F.Curti, Sugli esordi di Caravaggio a Roma. La bottega di Lorenzo Carli e il suo inventario in AA.VV.,Caravaggio a Roma. Una vita dal vero a c. di O.Verdi e M. Di Sivo, Roma, De Luca, 2011, pp. 65–72.
- Roberta Lapucci, Caravaggio e l'ottica, Firenze, 2005; Caravaggio e la scienza della luce, Prato, 2010
- Sandro Corradini, Caravaggio.Materiali per un processo, Roma, Alma Roma, 1993.
- Peter Robb, M L'enigma Caravaggio, Milano, Mondadori, 2001.
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Collegamenti esterni
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