Barbara Sanseverino
Barbara Sanseverino (Milano, 1550[1] – Parma, 19 maggio 1612) è stata una nobile italiana. Famosa per la sua bellezza, Torquato Tasso le dedicò il sonetto In lode de' capelli di D. Barbara Sanseverini Contessa di Sala.
Barbara Sanseverino | |
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Marchesa di Colorno | |
Nascita | Milano, 1550 |
Morte | Parma, 19 maggio 1612 |
Padre | Gianfrancesco Sanseverino |
Madre | Lavinia Sanseverino |
Coniugi | Giberto IV Sanvitale Orazio Simonetta |
Figli | Girolamo |
Biografia
modificaEra figlia di Gianfrancesco e di Lavinia Sanseverino. Si trasferì a Parma dopo aver sposato, il 6 settembre 1564, Giberto IV Sanvitale[2], signore di Sala Baganza. Nel 1585 Giberto morì a Piacenza in circostanze misteriose e il figlio Girolamo fu investito dal duca Ottavio Farnese del marchesato di Colorno, con l'obbligo di assumere il cognome e lo stemma dei Sanseverino, originari del Reame di Napoli.
Fu confidente e amante di Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova, che per lei si trasferì momentaneamente da Mantova a Viadana nel 1580, dove queste scappatelle furono fatte durante il periodo in cui Vincenzo I Gonzaga andò alla corte di Ferrara a conoscere Margherita Farnese[3][4].
Rimasta vedova, non per amore, ma per mettere un po' d'ordine nella sua vita e trovare un valido protettore, Barbara sposò nel 1596 il conte Orazio Simonetta, feudatario di Torricella, un paese sulle rive del Po, e si trasferì a Colorno.
La "Congiura dei feudatari" contro Ranuccio Farnese
modificaIn quel tempo le mire del duca Ranuccio I Farnese per appropriarsi di Colorno si facevano più chiare di giorno in giorno. Forte di alcuni lasciti e speculando su beghe ereditarie, il duca cominciò a sostenere che l'investitura di Colorno ai Sanvitale doveva considerarsi nulla. Nasceva così una causa di diritto feudale nella quale vennero coinvolti i più grandi giuristi del tempo. Quando si accorsero che le cose volgevano a loro danno, i Sanvitale pensarono di ricorrere a una congiura per togliere di mezzo Ranuccio e riaffermare così i loro diritti.
Numerosissimi e tutti di alto livello furono i personaggi che, secondo quanto emerso dal processo, aderirono al disegno segreto: Barbara e il secondo marito Orazio Simonetta, il primogenito di lei Girolamo con la moglie Benedetta Pio e il figlio Gianfrancesco, il conte Alfonso II Sanvitale, il conte Teodoro Scotti, il conte Girolamo da Correggio, il conte Pio Torelli, il conte Giovan Battista Masi, il conte Alberto di Canossa, la marchesa Agnese Argotta, Oliviero Olivieri, Onofrio Martani e altri gentiluomini e gentildonne.[5][6][1]
Il colpo avrebbe dovuto attuarsi nella chiesa dei Cappuccini di Fontevivo,[7] in occasione del battesimo del nipotino di Ranuccio, Alessandro[8]. Le cose però andarono diversamente perché uno dei servi di Gianfrancesco, imprigionato e torturato per ragioni non inerenti alla congiura, si lasciò scappare tra i tormenti qualche frase e qualche nome che mise in allarme la giustizia.
La congiura fu scoperta e molti dei congiurati furono arrestati. Il processo a base inquisitoria, condotto dal giudice Piossasco fu spietato; inutili i tentativi dei congiurati di negare le reali intenzioni del loro progetto. Il 4 maggio 1612 il processo terminava con la condanna a morte di tutti e la confisca dei loro beni, e il 19 maggio 1612, a Parma, Barbara e altri nove cospiratori furono decapitati sulla pubblica piazza su un palco montato a ridosso del Palazzo dell'Uditore Criminale, oggi all'angolo fra piazza Garibaldi e strada della Repubblica.
Ranuccio accusò di complicità il duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga, che avrebbe offerto somme di denaro per realizzare il complotto, e i Malaspina. Il duca di Mantova Francesco IV Gonzaga, succeduto a Vincenzo dopo la sua morte, minacciò di prendere le armi contro i Farnese ma prima il pontefice Paolo V e poi i re di Francia e di Spagna e Carlo Emanuele di Savoia fecero da intermediari e il conflitto fu scongiurato.
Tuttavia, in considerazione del fatto che le confessioni furono estorte ricorrendo alla tortura, la ricostruzione ufficiale della congiura emersa dagli atti del processo, per quanto svoltosi in modo regolare dal punto di vista formale, destò numerosi dubbi già tra i contemporanei, molti dei quali non credettero all'esistenza di alcuna cospirazione ai danni di Ranuccio.[5] Secondo vari storici, invece, pare verosimile che i nobili coinvolti stessero davvero tramando nel tentativo di opporsi al potere del Duca, ma probabilmente le accuse mosse nei loro confronti ingigantirono i loro reali piani, allo scopo di consentire a Ranuccio di eliminare numerosi oppositori e incamerare vari importanti feudi del Parmense, tra cui Colorno, Sala, Montechiarugolo, Felino e Rossena.[1]
Riferimenti letterari
modificaIl poeta Torquato Tasso le dedicò il sonetto In lode de' capelli di D. Barbara Sanseverini Contessa di Sala.[9]
- Donna, per cui trionfa Amore e regna,
- Merti ben tu che 'l capo a te circonde
- Nobil corona; ma qual fia la fronde,
- O qual fia l'ór cui tant'onor convegna?
- A gran ragion da te si schiva e sdegna
- Fregio men bel che si ricerchi altronde,
- Poiché sol l'ór delle tue trecce bionde
- Può far corona che di te sia degna.
- Questo s'avvolge in cotai forme, e tesse,
- Che la Fenice omai sola non fia
- Che di diadema natural si vanti.
- Così, o nova Fenice, a te piacesse
- Scoprir il sen, come vedrian gli amanti
- Che gli è monil la tua beltà natìa!
La vicenda di Barbara Sanseverino e della congiura è stata raccontata da Alfredo Zerbini nel poema storico in dialetto parmigiano La congiura di Feudatäri, pubblicato nel 1947. Il poema è composto da ottanta sonetti divisi in quattro parti: I Feudatäri, La Congiura, Al Procèss e La Gran Giustissia, di venti sonetti ciascuna.
Ascendenza
modificaGenitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
8. Roberto Sanseverino d'Aragona, I conte di Caiazzo | 16. Leonetto Sanseverino | ||||||||||||
17. Elisa Sforza | |||||||||||||
4. Giulio Sanseverino, signore di Valenza | |||||||||||||
9. Lucrezia Malavolti | 18. Angelo Malavolti | ||||||||||||
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2. Gianfrancesco Sanseverino, conte di Colorno | |||||||||||||
10. Giacomo Antonio Pallavicino, marchese di Scipione | 20. Pietro Pallavicino | ||||||||||||
… | |||||||||||||
5. Ippolita Pallavicino | |||||||||||||
11. Margherita Visconti di Saliceto | 22. Pietro Francesco, I conte di Saliceto | ||||||||||||
23. Eufrosina Barbavara | |||||||||||||
1. Barbara Sanseverino | |||||||||||||
12. Gianfrancesco Sanseverino d'Aragona, II conte di Caiazzo | 24. Roberto Sanseverino d'Aragona, I conte di Caiazzo (= 8) | ||||||||||||
25. Giovanna da Correggio | |||||||||||||
6. Roberto Ambrogio Sanseverino, III conte di Caiazzo | |||||||||||||
13. Barbara Gonzaga di Sabbioneta | 26. Gianfrancesco Gonzaga, I conte di Sabbioneta | ||||||||||||
27. Antonia del Balzo | |||||||||||||
3. Lavinia Sanseverino | |||||||||||||
14. Franceschetto Cybo, I duca di Spoleto | 28. Papa Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo) |
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… | |||||||||||||
7. Ippolita Cybo | |||||||||||||
15. Maddalena de' Medici | 30. Lorenzo "il Magnifico" de' Medici, III signore di Firenze | ||||||||||||
31. Clarice Orsini di Monterotondo | |||||||||||||
Note
modifica- ^ a b c Gigliola Fragnito, SANSEVERINO, Barbara, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 90, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017.
- ^ Giberto IV Sanvitale (Sala Baganza, 1527 – Piacenza, 30 agosto 1585), della casata dei Sanvitale, fu signore del feudo di Sala Baganza e al servizio di papa Paolo III. In seconde nozze sposò Barbara Sanseverino. Alla sua morte fu sepolto nell'oratorio di San Lorenzo di Sala Baganza (R. Lasagni, Dizionario biografico dei Parmigiani, ed. PPS, Parma 1999)
- ^ Giuseppe Coniglio, I Gonzaga, Varese, Dall'Oglio, 1973.
- ^ Hippolita Torelli (PDF), su lnx.societapalazzoducalemantova.it. URL consultato il 21 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2017).
- ^ a b 5-6 ottobre: convegno "La congiura dei feudatari contro Ranuccio I Farnese", su unipr.it. URL consultato il 17 maggio 2024.
- ^ Gigliola Fragnito, Ranuccio I Farnese, duca di Parma e Piacenza, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 90, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017. URL consultato il 16 maggio 2024.
- ^ Giallo nel Convento dei Cappuccini nel Seicento: la Congiura dei Sanvitale. Prosegue il recupero degli Affreschi nel complesso francescano, su comune.fontevivo.pr.it. URL consultato il 1º gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2017).
- ^ Secondo alcune fonti il colpo avrebbe dovuto svolgersi nel palazzo ducale di Parma.
- ^ Torquato Tasso, Lettere di Torquato Tasso a Luca Scalabrino, a cura di Bartolommeo Gamba, Venezia, 1833, p. 19.
Bibliografia
modifica- Giuseppe Coniglio, I Gonzaga, Varese, Dall'Oglio, 1973. ISBN non esistente
- Maria Bellonci, Segreti dei Gonzaga, Verona, 1947, ISBN 978-88-04-49300-6.
Altri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Barbara Sanseverino
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Barbara Sanseverino
Collegamenti esterni
modifica- Gigliola Fragnito, SANSEVERINO, Barbara, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 90, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2017.
- Barbara Sanseverino, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne.
- La gran dama sul patibolo, su stmoderna.it. URL consultato il 17 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
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