Beit Khallaf
Beit Khallaf oppure Bet Khallâf[1] è una località vicina all'antica Thinis[2] ed a venti chilometri a nord di Abido, nell'Egitto centrale. È un luogo di importanza archeologica per la presenza di una necropoli in cui spiccano cinque mastabe risalenti alla terza dinastia (2700-2630 a.C.), denominate K1, K2, K3, K4 e K5, dove K significa Khallaf. Furono scoperte e studiate da John Garstang nei primi anni del ventesimo secolo.
Beit Khallaf Bet Khallâf | |
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Sigillo del sovrano Sanakhte proveniente dalla mastaba K2 | |
Civiltà | III dinastia egizia |
Utilizzo | Necropoli |
Epoca | 2700-2630 a.C. |
Localizzazione | |
Stato | Egitto |
Località | Abido |
Dimensioni | |
Volume | 38.000 m3 |
Mappa di localizzazione | |
La mastaba K1 è la più grande ed è disposta su due piani.[2]. Ha una base di 86 x 45 metri ed un'altezza di 9 metri; sotto la base di pietra, inoltre, c'è una sottostruttura che raggiunge i diciannove metri di profondità. Il volume totale della costruzione è di circa 38.000 metri cubi, un terzo dei quali sono materiale di riempimento (sabbia e pietre). Sono stati utilizzati circa 300 mattoni al metro cubo (i muri perimetrali e quelli intorno ai pozzi di accesso sono spessi due metri), 7,5 milioni in totale. Nella camera funeraria furono ritrovati i resti del sovrano Djoser Netjerykhet[senza fonte], il cui nome è impresso in un centinaio di sigilli d'argilla come quello di Cheope.[2]. Sono menzionati anche Nimaathapi, la madre di Netjerykhet, e Peribsen, sovrano della seconda dinastia che governò cinquant'anni prima, oltre ai nomi dei sacerdoti e del capo del vigneto reale. Furono rinvenuti anche un centinaio di piatti utilizzati per le offerte nella scala d'accesso, poi bloccata con fango e pietre. Questa mastaba venne iniziata dal sovrano Djoser per la sua sepoltura ma per il successivo trasferimento della capitale da Thinis a Menfi decise di realizzare il suo complesso funerario a Saqqara.[3]
La mastaba K2 è più piccola e fu eretta per ospitare il corpo del re Sanakhte come dimostrerebbero i sigilli ritrovati[1].
Note
modificaBibliografia
modifica- Margaret Bunson, Enciclopedia dell'antico Egitto, Fratelli Melita Editori, ISBN 88-403-7360-8
- Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Bompiani, ISBN 88-452-5531-X
- Guy Rachet, Dizionario Larousse della civiltà egizia, Gremese Editore, ISBN 88-8440-144-5
- Alan Gardiner, La civiltà egizia, Einaudi, ISBN 978-88-06-18935-8
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Beit Khallaf
Collegamenti esterni
modifica- Immagini e fotografie della mastaba K1, su nemo.nu. URL consultato il 28 settembre 2007 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
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