Bella degli Abati
Gabriella (Monna Bella)[senza fonte] degli Abati, meglio nota come Donna Bella degli Abati (Firenze, XIII secolo – Firenze, 1270-1275 circa[1]), era la madre di Dante Alighieri.
Biografia
modificaLe poche notizie che sappiamo della sua vita provengono da ricerche d'archivio che hanno dato solo prove "indiziarie" in alcune possibili figure dell'epoca, come nella divisione patrimoniale operata da Pietro e Jacopo Alighieri, figli di Dante, con Francesco, fratellastro del poeta, in un atto notarile del 16 maggio 1330[2]. Presumibilmente apparteneva al casato fiorentino degli Abati, anche se non vi sono notizie certe in proposito. Si è ipotizzato che suo padre fosse il giudice fiorentino Durante degli Abati, da cui il figlio di Bella avrebbe preso il nome - poi abbreviato in Dante[3]. Sposata con Alighiero Alighieri, morì quando Dante aveva 5 o 6 anni, permettendo al padre di sposarsi, tra il 1275 e il 1278, con Lapa di Chiarissimo Cialuffi.[4]
Ricerche più recenti la dicono originaria di un paesino oggi in provincia di Pisa, Montegemoli nel comune di Pomarance. Il cognome "Degli Abati" tipico del luogo dal quale sembra provenisse anche la zia di Dante, Getulia.[senza fonte]
La testimonianza di Boccaccio
modificaUn aneddoto è raccontato dal più famoso biografo di Dante, Giovanni Boccaccio, nella Vita di Dante Alighieri.[5] La madre di Dante, prima di partorirlo, ebbe in sogno la visione profetica del figlio nato sotto un alloro, nei pressi di una fonte. Quando il figliuolo le nacque questi cominciò a nutrirsi delle erbacce che cadevano dall'albero e si dissetava alla fonte fino a trasformarsi in pavone. Questo sogno viene comunemente interpretato come presagio della futura gloria poetica di Dante Alighieri[6].
La madre nella Divina Commedia
modificaDante nelle sue opere non cita mai esplicitamente Bella[5], ma secondo Walter C. Arensberg, Maud Bodkin, Alice Sperber e altri la vera identità di Beatrice sarebbe da individuarsi nella madre del Poeta.[7][8]
Ci sono alcuni versi della Commedia in cui Dante fa riferimento alla figura materna e al rapporto affettivo che c'è tra madre e figlio.
Nei vv. 37-42 del XXIII canto dell'Inferno, Dante paragona il gesto compiuto da Virgilio a quello della madre che, resasi conto del pericolo, prende il figlio e scappa pensando alla salute di lui piuttosto che alla propria:
«Lo duca mio di sùbito mi prese,
come la madre ch'al romore è desta
e vede presso a sé le fiamme accese,
che prende il figlio e fugge e non s'arresta,
avendo più di lui che di sé cura,
tanto che solo una camiscia vesta;[...]»
Nei vv. 121-123 del XXIII canto del Paradiso, Dante paragona il gesto del bambino di allungarsi verso la madre per mostrarle il proprio affetto a quello dei beati che porgono le braccia al cielo in segno di affetto verso Maria:
«E come fantolin che 'nver' la mamma
tende le braccia, poi che 'l latte prese,
per l'animo che 'nfin di fuor s'infiamma; […]»
Nei vv. 1-3 del XXIII canto del Paradiso, Dante fa un ulteriore paragone: vede il rivolgersi alla propria guida, Beatrice, come il gesto che un bambino fa verso la persona in cui confida di più, in questo caso la madre:
«Oppresso di stupore, a la mia guida
mi volsi, come parvol che ricorre
sempre colà dove più si confida; […]»
Note
modifica- ^ Borsellino-Pedullà, p.32.
- ^ Piattoli.
- ^ Zingarelli, pp. 80-85.
- ^ Petrocchi, p. 12.
- ^ a b Bella degli Abati, su treccani.it.
- ^ Marchi, p. 14.
- ^ Monaldi & Sorti, Dante, spigolature biografiche: l'epilessia fotosensibile, l'università a Bologna, Inquisizione, i "sodomiti" di Brunetto, su academia.edu.«L’idea che la Beatrice di Dante si identifichi con la madre Bella è stata proposta un secolo fa da Walter C Arensberg (The Cryptography of Dante, New York 1921), con un esplicito richiamo (introduzione, p. VIII) alle teorie di Jung e Frazer. L’equazione Bella-Beatrice in un quadro di riferimento junghiano è stata poi portata avanti ancora più autorevolmente da Maud Bodkin, Archetypal Patterns in Poetry, London 1934.»
- ^ Rita Monaldi e Francesco Sorti, Chi è Beatrice?, in Ahi, serva Italia!, Milano, Solferino, 2022.«Tra gli psicanalisti l’idea di una “Beatrice-madre” ha trovato già nel secolo scorso convinti sostenitori, a cominciare dallo studio di Alice Sperber, Dante’s Unconscious Mental Life. Memories and Impressions from His Childhood, in «The Psychoanalytic Review» 7 (1920): Beatrice ha un aspetto a tratti decisamente materno. In ogni caso, secondo la Sperber, che lo sviluppo mentale e spirituale di Dante sia stato fortemente determinato da sua madre è fuori dubbio. Una strada simile esplorò Maud Bodkin in un classico come Archetypal Patterns in Poetry (Londra 1934). Applicando le categorie junghiane alla sua analisi letteraria, la Bodkin conclude (p. 177) che la «mother-imago» di Beatrice potrebbe aver avuto un ruolo così ampio nella creatività di Dante da non essere oggi neppure concepibile («can no longer fulfil for minds of our own time»). Su Dante e Beatrice “madre” torneranno poi anche guru della psicanalisi come Jacques Lacan, e anche in campo junghiano (cfr. A. Mazzarella, Alla ricerca di Beatrice. Dante e Jung, Milano 2015) non cessano interesse e discussione.»
Bibliografia
modifica- Nino Borsellino e Walter Pedullà (a cura di), L'età di Dante. Il Trecento, Petrarca e Boccaccio, in Storia generale della letteratura italiana, vol. 2, Milano, F. Motta, 1999, SBN UFI0337139.
- Cesare Marchi, Dant, Milano, RCS, 2006, SBN RMS1556199.
- Giorgio Petrocchi, Vita di Dante, 5ª ed., Roma; Bari, Editori Laterza, 2008, ISBN 978-88-420-4354-6.
- Renato Piattoli, Bella, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970, SBN LI30012137. URL consultato il 19 luglio 2018.
- Nicola Zingarelli, La vita, i tempi e le opere di Dante, vol. 1, 3ª ed., Milano, Vallardi, 1939, SBN UBO3092183.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Renato Piattoli, Bella, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
- Bella, su danteonline.it, Danteonline. URL consultato il 19 luglio 2018.