Il Bigu (zh. 辟穀T, 辟谷S, Bì GǔP, Pi-KuW, lett. "Astenersi dai cereali") è una pratica di digiuno taoista associata al raggiungimento dello stato di xian (zh. 仙人T, XiānP, 'HsienW, lett. "Immortalità/Trascendenza"). L'astinenza dai cereali ritorna in molteplici credenze culturali cinesi: es. il bigu era la cura medica comune per espellere i 三尸S, SanshiP, lett. "Tre cadaveri", gli spiriti maligni mangiatori di grano che vivono nel corpo umano (insieme alle anime Hun e Pon) e ne denunciano i peccati al Cielo per conto del quale eseguono poi le relative punizioni con malattie e/o morte prematura.

Il dio cinese Shennong assaggia le piante per scoprirne le qualità.

La pratica del bigu è stata interpretata in differenti modalità: sia l'astensione da particolari vivande (le Poaceae in senso stretto, la totalità dei cereali, i c.d. "五穀T, 五谷S, Wǔ GǔP, lett. "Cinque Grani"" della tradizione cinese, gli alimenti di base, ecc.), quindi una vera e propria dietetica; sia l'inedia finalizzata ad un sostentamento tramite respirianesimo.

Nel contesto storico-culturale nel quale sviluppò il concetto di bigu, c'era una grande importanza simbolica connessa ai Cinque Grani e alla loro importanza nel sostenere la vita umana, testimoniata da vari miti e leggende dell'antica Cina e da episodi occorsi nella storia del Celeste Impero. Questa pratica dunque usciva dal mero campo applicativo della dietetica, definendosi piuttosto quale aspetto di chiara rottura tra i taoismo e le correnti filosofico-dottrinali sue rivali/contemporanee, il confucianesimo ed il moismo.

Etimologia

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L'etimo di lingua cinese bigu è composta dai sinogrammi T, BiP, lett. "Sovrano; monarca; evitare; eludere; allontanare" e T, S, GuP, lett. "Cereale; grano; (穀子) miglio". Il significato di bi in bigu è una variante del carattere cinese T, BiP, lett. "Evitare; eludere; allontanare" (v.si 辟邪 o 避邪T, BixieP, lett. "Allontanare gli spiriti maligni; talismano; amuleto"). La pronuncia alternativa T, PiP, lett. "Aprire; sviluppare; confutare; eliminare" è un carattere variante di T. Il complesso carattere cinese tradizionale a 14 tratti gu (穀) ha un carattere cinese semplificato a 7 tratti (谷) che vale anche per "Valle; gola". Sebbene alcuni dizionari cinesi glossino la pronuncia di bigu come pigu,[1] il Dizionario Comprensivo Cinese Mondiale del 1997 riporta bigu.

Le traduzioni lessicografiche inglesi di bigu vengono confrontate nella tabella seguente.

Dizionario cinese-inglese Definizione di 辟穀T, 辟谷S, bì gǔP
Giles[2] "rinunciare a mangiare i cinque grani, in vista dell'immortalità. Inoltre, rifiutare il cibo, -- e morire di fame"
Mathews[3] "astenersi dai cereali per raggiungere l'immortalità; morire di fame"
Liang e Chang[4] "evitare di mangiare cereali per ottenere l'immortalità"
Lin[5] "Basta anche al cibo vegetariano, perché i taoisti diventano immortali"
DeFrancis[6] "evitare di mangiare cereali per ottenere l'immortalità"
Kleeman e Yu[7] "rifiutarsi di mangiare il grano"

Catherine Despeux[8] elenca i seguenti sinonimi di bigu "astensione dai cereali": 斷穀T, duanguP, lett. "Fermare i cereali" (con T, duanP, lett. "Tagliare; dividere; rompere; rinunciare"), 絕穀T, jueguP, lett. "Interruzione dei cereali" (con T, jueP, lett. "Tagliare; tagliare; rifiutare; respingere"), 卻穀T, queguP, lett. "Astenersi dai cereali" (con T, queP, lett. "Ritirata; declino; rifiutare"), e 修糧T, xiuliangP, lett. "Fermare i cereali" (composto da T, xiuP, lett. "Riparare; tagliare; potare; coltivare" e T, liangP, lett. "Grano; cibo").

Juegu, a differenza degli altri sinonimi/varianti, aveva significato proprio altro rispetto alla dietetica taoista: es. nel 淮南子S, HuainanziP, lett. "[Scritti dei] Maestri di Huainan" di Liu An, datato al 139 a.C. circa, juegu figura nel detto tradizionale «Ora, rifiutare lo studio perché coloro che studiano hanno dei difetti è come prendere un esempio di soffocamento per rifiutare il grano e non mangiare o prendere un problema con inciampando per smettere di camminare e non andare da alcuna parte.»[9] Circa un secolo dopo, lo 說苑T, ShuoyuanP, lett. "Giardino delle storie" di Liu Xiang (79–8 a.C.) riformula questa similitudine sul soffocamento e l'astensione dai cereali.

Premessa

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L'agricoltura nel folclore e nella mitologia cinese

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Il dio Shennong ara i campi - murale della dinastia Han.

Folclore e mitologia cinesi associano diverse divinità all'agricoltura e ai grani/cereali:

  • Suiren (zh. 燧人T, 燧人S, suì rénP, lett. "Uomo selce" o "Uomo del fuoco", composto con T, S, suìP, lett. "Selce; trapano ad arco; specchio ustorio"), sorta di Prometeo cinese, uno dei Tre Augusti nell'antica Cina primitiva, un saggio con tre occhi che scoprì come accendere il fuoco e inventò la cucina.
  • Shennong (zh. 神農T, 神农S, ShénnóngP, lett. "Contadino Divino; Dio dell'Agricoltura"), chiamato anche 赤帝S, ChìdìP, lett. "Dio/Tearca/Imperatore Rosso" (da cui l'associazione astrologica con il pianeta Marte), 炎帝S, YándìP, lett. "Dio della Fiamma" o 五穀先帝T, 五谷先帝S, WǔgǔxiāndìP, lett. "Dio dei Cinque Grani", un mitico dio-antenato vissuto secondo la leggenda intorno a 5.000 anni fa, forse dal 2738 a.C. al 2698 a.C.; fu lui, secondo la tradizione, a introdurre in Cina le tecniche dell'agricoltura e la fitoterapia ed è specificamente accreditato quale tedoforo della coltura e del consumo dei Cinque Grani (la cui lista in realtà variava di fonte in fonte ma ha sempre compreso anche la soia).[10] Lo Huainanzi descrive Shennong che trasforma la società umana da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori:

«Nell'antichità, i popoli si cibavano di piante erbacee e bevevano [solo] acqua, raccoglievano frutti da arbusti e alberi e mangiavano la carne d'ostriche e vongole. Soffrivano spesso tribolazioni dovute a malattie febbrili e veleni dannosi. Pertanto, il Divino Agricoltore insegnò innanzitutto alla gente a piantare e coltivare i Cinque Grani. Valutava l'idoneità del terreno, [annotando] se era asciutto o umido, fertile o brullo, alto o basso. Assaggiò il gusto e il sapore delle cento piante e la dolcezza o l'amarezza dei ruscelli e delle sorgenti, impartendo direttive affinché la gente sapesse cosa evitare e cosa accettare. In quel momento [stava facendo questo], soffriva di avvelenamento [fino a] settanta volte al giorno»

  • Houji (zh. 后稷S, HòujìP, lett. "Signore miglio"), dio dell'agricoltura e antenato della proto-storica dinastia Zhou (XII-III secolo a.C.). Le "Odi della dinastia Zhou" nello Shijing (zh. 詩經T, 诗经S, ShījīngP, Shih1-ching1W, lett. "Libro delle Odi"), la più antica raccolta di testi poetici cinesi di cui si sia a conoscenza nonché uno dei Cinque Classici del canone confuciano, elogia appunto Houji per aver inventato sia l'agricoltura sia i correlati sacrifici.[12]
  • Houtu (zh. 后土S, HòutǔP, lett. "Regina della terra"), dèa del suolo e presumibile progenitrice del gigante Kua Fu, adorato presso gli altari Shejitan (zh. 社稷坛S, ShèjìtánP, lett. "Altare della Terra e del Grano").[13]

Mentre la mitologia cinese tradizionale descriveva la cucina e l'agricoltura come elementi chiave della civiltà, il taoismo creò una contro-narrazione per giustificare l'astensione dalle granaglie.[14] L'opera confuciana Xunzi e il testo legista Hanfeizi descrivono Suiren come un eroe popolare:

«Nei tempi antichi [...] la gente viveva di frutta, bacche, cozze e vongole, cose che a volte diventavano così malefiche e fetidi da ferire lo stomaco delle persone e molti si ammalavano. Apparve allora un saggio che creò la perforazione del legno per produrre il fuoco così da trasformare i cibi rancidi e putridi. La gente ne fu così felice che lo nominarono sovrano del mondo e lo chiamarono l'Uomo del Fuoco [Suiren].»

Mentre le "Riparazione della natura" del taoista Zhuāngzǐ (369–286 a.C.) menziona Suiren in un elenco di mitici governanti saggi tradizionalmente accreditati con il progresso della civiltà, tutti però descritti come malvagi e implicati nella distruzione dell'armonia primordiale del Tao: oltre a Shennong, l'elenco comprende Fu Xi, l'Imperatore Giallo, Shang Tang e Yu il Grande. Il sinologo Campany lo definisce «il declino del potere e il sempre più marcato allontanamento dal Tao naturale verso sistemi di costrizione sociale e ciò che passa per cultura.»[14]

«Gli antichi, in mezzo al caos, erano tranquilli insieme al mondo intero. A quel tempo, yin e yang erano armoniosamente immobili, i fantasmi e gli spiriti non causavano disturbi; le quattro stagioni arrivarono in tempo; le miriadi di cose rimasero illese; la schiera degli esseri viventi sfuggì a una morte prematura. […] Questa condizione persistette fino a quando l’integrità si deteriorò al punto che l'Uomo-Torcia [Suiren] e Fuhsi sorsero per gestire tutto sotto il Cielo, dopodiché ci fu accordo ma non più unità. L'integrità declinò ulteriormente finché il Divino Agricoltore e l'Imperatore Giallo non sorsero per gestire tutto sotto il Cielo, dopodiché ci fu riposo ma non più accordo. L'integrità declinò ulteriormente finché T'ang e Yu non sorsero per gestire tutto sotto il Cielo. Diedero inizio alla prassi del governo mediante trasformazione, per cui la purezza fu diluita e la semplicità dissipata.»

La cerealicoltura nella storia della Cina Antica

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Il simbolo tradizionale cinese della civiltà e dello stato era appunto T, S, GuP, lett. "Cereale; grano; (穀子) miglio", qui inteso come sineddoche per "prodotti agricoli", da cui l'importanza dei c.d. "五穀T, 五谷S, Wǔ GǔP, lett. "Cinque Grani"" nella tradizione culturale cinese.

Il Libro dei riti (禮記T, 礼记S, LǐjìP), un altro dei Cinque Classici confuciani datato alla dinastia Zhou, nel capitolo WangzhiP, lett. "Regolamenti reali", utilizza la cottura del cibo e il consumo di cereali come termine di paragone per marcare la divergenza culturale tra il "Regno di Mezzo", cioè la Cina, e i c.d. "Quattro [Regni] Barbari": Yi a oriente, Man a meridione, Rong a occidente e Di a settentrione:

«Così le persone delle cinque regioni [...] ciascuna aveva la propria natura che non poteva essere costretta a modificare. Quelli dell'est erano chiamati Yi: portavano i capelli sciolti e si tatuavano il corpo e alcuni di loro mangiavano il cibo senza cucinarlo. La gente del sud era chiamata Man: si tatuavano la fronte e avevano i piedi rivolti l'uno verso l'altro e alcuni di loro mangiavano il cibo senza cucinarlo. La gente dell'ovest era chiamata Rong: portavano i capelli sciolti e indossavano pelli e alcuni di loro non mangiavano grano. La gente del nord era chiamata Di: indossavano piume e pellicce e vivevano nelle caverne e alcuni di loro non mangiavano grano.»

Kwang-chih Chang interpreta questo passaggio del Libro dei riti come: «Si poteva mangiare grano ma anche carne cruda o si poteva mangiare la carne cotta ma non mangiare grano. Nessuno delle due pratiche era completamente cinese. Un cinese, per definizione, mangiava grano e cucinava la carne»[18], ciò anche in ragione del legame semantico, prim'ancora che culturale, tra la cerealicoltura e l'uso del fuoco per cucinare nuovamente rappresentato da Shennong-Yandi, ad un tempo dio dell'agricoltura e dio della fiamma.[19]

Al tempo delle prime dinastie della Cina Imperiale, la dinastia Qin (221–206 a.C.) e la dinastia Han (206 a.C.–220 d.C.), quando il taoismo iniziò ad emergere quale movimento cultural-religioso distinto dal confucianesimo,[N 1] le tecniche agricole cinesi furono rivoluzionate. Applicando le conoscenze idrauliche efficacemente impiegate dai Qin prima nella realizzazione del Canale di Zhengguo (circa 268 a.C.) e poi nel mirabile Sistema di irrigazione del Dujiangyan che, intorno al 250 a.C. aveva fatto del Sichuan, prima una provincia flagellata periodicamente dalle esondazioni del Min (principale tributario del Fiume Azzurro), la regione più produttiva della Cina,[20][N 2] i terreni coltivabili del neonato impero furono convertiti in risaie capaci di garantire due o più raccolti all'anno, aumentando significativamente la produzione cerealicola e, in conseguenza, favorendo la deforestazione.

L'accresciuta importanza dell'agricoltura nella Cina "pacificata" dagli Imperatori è ben dimostrata dal fatto che il T, NongP, lett. "Contadino; Agricoltore" figura quale seconda, per importanza, tra le Quattro occupazioni (zh. 士農工商T, 士农工商S, Shì nóng gōng shāngP) nel tradizionale sistema feudale cinese, il Fengjian. Ciò non fece però della Cina rurale un paradiso in terra poiché, come osservato dal sinologo Kristofer Schipper (1934–2021):

«I contadini dipendevano interamente dall'agricoltura ed erano per sempre legati alla loro terra attraverso ogni tipo di misura fiscale e amministrativa. Di conseguenza, le comunità rurali divennero una facile preda di tutti i mali della civiltà sedentaria: tasse sempre più alte, asservimento al governo attraverso il lavoro di corvée e la leva militare, epidemie, carestie e ristrettezze periodiche, guerre ed incursioni da parte delle tribù non-cinesi provenienti da oltre confine.»

Veduta del tempio e planimetria (ill. in (FR) Jean-Baptiste Du Halde, Description de l'empire de la Chine, Vol. 3, 2. ed. in 4 v., L'Aia, H. Scheurleer, 1736, p. 6.)

I sopracitati altari Shejitan (zh. 社稷坛S, ShèjìtánP, lett. "Altare della Terra e del Grano") erano il centro rituale dello stato cinese. In origine, T, LeiP era il "Dio della terra" e T, JiP il "Dio del raccolto" (v.si Houji sopra), e il composto sheji "dèi del suolo e del grano" assunse significato metaforico di "Stato; Nazione". Così il sopracitato Shijing riporta che per stabilire una nuova dinastia era atto fondante eliminare gli sheji della dinastia precedente ed erigerne di nuovi, onde appropriarsi del suolo-nazione e dei suoi prodotti.[21]

Le offerte di grano, liquore a base di cereali e carne erano infine necessarie non solo per i sacrifici sheji ma anche per i sacrifici richiesti dal culto degli antenati (zh. 拜祖 bàizǔ, o 敬祖 jìngzǔ), la cui alimentazione era un obbligo morale fortissimo nella società cinese.[22]

Campany così riassume l'importanza culturale del «sacrificio dei grani» per nutrire sia gli spiriti naturali sia quelli ancestrali:

«Il grano era, insomma, simbolo e summa della cultura stessa, o meglio della natura acculturata, nonché dell'intero consesso umano. Luogo naturale di "essenza" nutritiva (jing), il grano richiedeva tuttavia fasi di produzione cooperative, comunitarie e differenziate - semina, cura, raccolta, conservazione, battitura, macinazione, miscelazione e cottura - per essere trasformato in cibo. Così trasformato, era forse il cibo culturalmente più celebrato dagli esseri umani (vivi e morti) e dagli dèi.»

Il carattere cinese per T, jingP, lett. "Spirito; essenza della vita; energia" si scrive, non a caso, con il radicale del riso, T.

Al periodico verificarsi di catastrofi naturali o umane (guerre dinastiche, invasioni, epidemie, ecc.), quest'equilibrio si rompeva ed i contadini si rifugiavano nelle regioni più impervie, non coltivate né coltivabili come le montagne, ed ivi sopravvivere con cibi selvatici diversi dai cereali, mentre il suolo-nazione era conteso tra le forze intente ad avvicendarsi ai vertici della società.

Il bigu nelle fonti cinesi antiche

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Zhuāngzǐ (369–286 a.C.), filosofo e mistico cinese, successivamente accreditato tra i fondatori del taoismo.

I primi riferimenti documentali all'astensione dai grani/cereali nei testi classici cinesi collocano i primordi del fenomeno nel periodo degli Stati Combattenti (475–221 a.C.) dal quale emersero la prima dinastia imperiale della Cina, i Qin (221 a.C.–206 a.C.), il cui effimero regno fu rilevato ed implementato dagli Han (206 a.C.–220 a.C.).

Già il sopracitato Zhuāngzǐ aveva infatti parlato, nei suoi scritti, di uno 神人T, Shen RenP, lett. "Persona divina" che non mangiava i cereali bensì li aiutava misteriosamente a crescere:

«Lontano, sul monte Kuyeh, dimora un uomo spirituale la cui pelle è come neve congelata e che è gentile come una vergine. Non mangia nessuno dei Cinque Grani, ma inala il vento e beve la rugiada. Cavalca sulle nuvole, guida un drago volante e vaga oltre i quattro mari. Il suo spirito è concentrato, salva le cose dalla corruzione e porta ogni anno un raccolto abbondante»

In questo passaggio si traccia il solco delle principali pratiche taoiste che sarebbero divenuti correnti durante il periodo delle Sei Dinastie (220–589), successivo alla caduta degli Han, quando cioè il taoismo iniziò ad originare delle comunità laiche o scuole che ne resero (e ne rendono) più semplice lo studio: (i) l'astensione dai cereali;[24] (ii) gli esercizi respiratori; (iii) la concentrazione e meditazione; e (iv) la proiezione astrale estatica rappresentata dal citato «viaggio oltre i Quattro Mari» da intendersi come "viaggio oltre i confini del mondo".[25]

Il 卻穀食氣T, Quegu shiqiP, lett. "Eliminare il grano e mangiare il Qi", un manoscritto del 168 a.C. scoperto nel 1973 tra i c.d. "Testi sulla seta di Mawangdui" (zh. 馬王堆帛書T, 马王堆帛书S, Mǎwángduī BóshūP), in pieno periodo Han, è la più antica dieta documentata per l'astensione da cereali.[26] Quest'antico manuale medico cinese delinea un metodo per sostituire i cereali con la circolazione del qi ed il consumo d'erbe medicinali, in particolare la felce 石韋T, shiweiP, lett. "Pyrrosia" come diuretico per trattare la ritenzione urinaria derivante dall'eliminazione dei cereali. Questo testo dicotomizza le scelte alimentari con il modello terra/quadrata-cielo/rotondo della cosmografia cinese e del Feng shui: «Coloro che mangiano grano mangiano ciò che è quadrato; coloro che mangiano qi mangiano ciò che è rotondo. Il rotondo è il cielo; il quadrato è la terra.»[27]

Altro testo di epoca Han, il già menzionato Huainanzi, cap. 4 [Topografia] mette in correlazione la dieta e la durata della vita: «Coloro che si nutrono di carne sono coraggiosi e audaci ma crudeli. Coloro che si nutrono di qi [raggiungono] l'illuminazione spirituale e sono longevi. Coloro che si nutrono di grano sono informati e intelligenti ma di breve durata/vita. Coloro che non si nutrono di alcunché non muoiono e sono spiriti.»[28]

Le celebri 史記T, ShǐjìP, lett. "Memorie storiche/di uno storico" di Sima Tan e Sima Qian (145–86 a.C.), datato al 94 a.C.,[29][30] menzionano il bigu in connessione con Zhang Liang (262–189 a.C.), marchese di Liu, che servì come insegnante e stratega per l'imperatore Gao Zu (r. 202–195 a.C.). Zhang chiese ufficialmente «di mettere da parte gli affari di questo mondo e di unirsi al Maestro del Pino Rosso nella pratica immortale» riferendosi qui a 赤松子T, ChisongziP, lett. "Maestro Pino Rosso", un leggendario xian (zh. 仙人T, XiānP, 'HsienW, lett. "Immortalità/Trascendenza") che, come Guiguzi, si asteneva dal consumare cereali, e l'imperatore glielo concesse. Zhang Liang «si mise a praticare restrizioni dietetiche ed esercizi di respirazione e stretching per ottenere la levitazione» vale a dire il bigu, ildaoyin e il 輕身T, qingshenP, lett. "Alleggerire il corpo". Dopo la morte di Gao Zu, l'imperatrice Lü Zhi esortò Zhang a mangiare dicendogli «La vita dell'uomo in questo mondo è breve quanto il passaggio di un puledro bianco intravisto da una fessura nel muro. Perché dovresti punirti in questo modo?» e Zhang «non ebbe altra scelta che ascoltare il suo consiglio e ricominciare a mangiare. Otto anni dopo morì.» Sulla base di questo resoconto, confermato nel 論衡T, 论衡S, Lun HengP, lett. "Discorsi equilibrati" del filosofo e pensatore scettico Wang Chong, datato al 80 d.C., il sinologo Campany conclude che tra la fine del II e l'inizio del I secolo a.C. « l'idea che alcuni praticanti [del taoismo] si astenessero dai cereali mentre praticavano metodi per consumare, dirigere e coltivare il qi come nutrimento alternativo era onnipresente e banale.»[31]

 
L'imperatore Han Wudi (r. 141–87 a.C.)

Ossessionato dal sogno dell'immortalità, l'imperatore Han Wudi radunò a corte così tanti fangshi che affermavano di potergli produrre l'elisir di lunga vita «che praticamente chiunque avesse una plausibile "tradizione segreta" si precipitò a corte per riscuotere la sua ricompensa.»[32]

Il 漢書T, 汉书S, HànshūP, Ch'ien Han ShuW, lett. "Libro degli Han", cronaca ufficiale della dinastia e parte dei classici della storiografia imperiale cinese datato al 111 d.C., menziona la pratica del bigu parlando del fangshi (maestro dell'esoterismo) Li Shaojun, il primo alchimista cinese noto, che insegnò all'imperatore Han Wudi (r. 141–87 a.C.) un «metodo per adorare la fornace e astenersi dai cereali per prevenire vecchiaia.»[33] Poiché i cereali venivano cotti sul fornello, nella logica crudo/cotto, l'astensione dai cereali era tradizionalmente legata al culto di 灶神T, ZaoshenP, lett. "Dio della stufa".[34] In contrasto con il non mangiare i Cinque Grani per ottenere l'immortalità, il Libro degli Han registra anche che, nel 10 d.C., l'usurpatore Wang Mang pagò il fangshi Su Lo che affermava di conoscere i segreti xian della longevità affinché coltivasse per lui il «grano dell'immortalità.»[35] Così:

«[I] Cinque Grani furono piantati all'interno del palazzo in appezzamenti affacciati secondo il colore di ciascuno. I semi erano stati immersi in [un liquido composto da] midollo delle ossa di gru, guscio di tartaruga [tu mao], [corno di] rinoceronte e giada, e altri ingredienti per un totale di venti. Uno staio di questo grano costava una moneta d'oro. Questo fu chiamato il metodo dei cereali di Huang Ti per diventare un sacro immortale.»

Attivo in epoca Han fu però anche lo studioso confuciano Liu Xiang (79-8 a.C.) curatore di diversi testi classici tra i quali il Guanzi (26 a.C. circa) che elogia invece ripetutamente il consumo di grano al punto che, nel primo capitolo, NeiyeP, lett. "Allenamento Interiore", confronta e correla l'essenza (jing) dei grani/cereali e delle stelle:

«L'essenza vitale di tutte le cose, è questo che le dà vita. Genera i Cinque Grani al di sotto e le stelle costellate al di sopra. Quando scorre tra i cieli e la terra, lo chiamiamo spettrale e numinoso. Quando sono conservati nei forzieri degli esseri umani, li chiamiamo saggi.»

Campany non conosce «testo che esalti i cereali più fortemente o insista sulla loro importanza più fortemente del Guanzi[38] Secondo lo studioso, asserzioni quali «I Cinque Grani e il consumo di riso sono il direttore della durata di vita assegnata al popolo» (cioè Siming) e «in tutti i casi i Cinque Grani sono i controllori di tutte le cose» sono da intendersi come asserzione che il prezzo di mercato dei cereali influisce su tutti gli altri valori economici dell'Impero Celeste, rimarcando l'importanza della cerealicoltura per il mondo culturale cinese.

Per contro, continuarono a fiorire opere taoiste avverse al consumo dei cereali. L'agiografia degli xian taoisti di Liu Xiang, Liexian ZhuanP, lett. "Biografie raccolte di immortali", codificò la famosa leggenda della "donna pelosa", correlata appunto al bigu:

«Durante il regno dell'imperatore Cheng di Han, alcuni cacciatori sui monti Zhongnan videro una persona che non indossava vestiti, con il corpo ricoperto di peli neri. Vistala, i cacciatori vollero inseguirla e catturarla ma questa saltava sopra burroni e valli come se volasse e non poté essere raggiunta. I cacciatori osservarono quindi furtivamente dove abitava, la circondarono e catturarono, dopodiché stabilirono che si trattava d'una donna. Dopo esser stata interrogata, ella raccontò: «In origine ero una donna del palazzo di Qin. Quando seppi ch'erano arrivati gli invasori dall'est, che il re di Qin sarebbe uscito ad arrendersi e che gli edifici del palazzo sarebbero stati bruciati, sono fuggita spaventata verso le montagne. Affamata, ero sul punto di morire di fame quando un vecchio m'insegnò a mangiare la resina e le noci dei pini. All'inizio erano amare ma gradualmente mi abituai. Mi permisero di non sentire né fame né sete; né il freddo d’inverno né il caldo d’estate.» I calcoli mostrarono che la donna, avendo fatto parte dell'harem del re Qin Ziying, doveva avere più di duecento anni al tempo dell'imperatore Cheng. I cacciatori portarono con loro la donna. Le offrirono del grano da mangiare. Quando sentì per la prima volta l'odore del grano, vomitò e solo dopo diversi giorni riuscì a tollerarlo. Dopo poco più di due anni di questa dieta, i peli del suo corpo caddero, invecchiò e morì. Se non fosse stata catturata dagli uomini, sarebbe diventata trascendente [xian].»

Secondo Campany «poche [altre] narrazioni riassumono più succintamente l'argomento secondo cui i cibi comuni o "grani" bloccano il percorso verso la trascendenza.» Un'altra agiografia taoista, lo Shenxian ZhuanP, lett. "Biografie dei Trascendenti Divini" di Ge Hong (283–343), datato al 318 d.C., riporta una versione diversa della storia, non menzionando la cattura della donna pelosa né la sua forzata conversione al consumo di cereali, aggiungendo che il suo nome era Yu Qiang. Un'altra opera di Ge Hong, il Baopuzi, su cui torneremo in seguito, dedica un intero capitolo alla descrizione di uomini che, abbandonata l'alimentazione cerealicola in favore d'una più crudista/primitiva, avevano assunto un aspetto animalesco.[40]

Due capitoli del sopracitato Lunheng criticano l'astensione dai cereali come errata. Il capitolo "Menzogne taoiste" riporta l'attenzione sul sopracitato fangshi Li Shaojun che «conosceva alcune manovre intelligenti e alcuni trucchi raffinati, che non mancavano di produrre effetti meravigliosi»[41] per esemplificare la confusione tra le tecniche d'immortalità xian e la longevità naturale:[42]

«Non ci sono casi in cui qualcuno abbia ottenuto il Tao ma ci sono state persone molto longeve. Le persone che osservano che quelle persone, mentre studiano il Tao e l'arte dell'immortalità, raggiungono più di cent'anni senza morire, le chiamano immortali, come mostrerà il seguente esempio. Al tempo di Han Wudi viveva un certo Li Shaojun, il quale sosteneva che sacrificando al "Focolare" e astenendosi dal mangiare grano [bigu] si sarebbe scongiurata la vecchiaia. Incontrò l'imperatore che gli conferì grandi onori.»

Il testo menziona anche Wang Ziquiao, figlio del re Ling di Zhou (r. 571-545 a.C.):

«Prevale l'idea che coloro che si astengono dal mangiare grano [bigu] sono uomini esperti nell'arte del Tao. Dicono ad esempio che Wang Ziquiao ed alcuni altri, poiché non toccavano il grano e vivevano con cibi diversi rispetto alla gente comune, non ebbero la stessa durata di vita della gente comune, in quanto superarono i cent'anni, trascesero in un altro stato dell'essere e divennero immortali. Questo è un altro errore. Mangiare e bere sono impulsi naturali di cui siamo dotati alla nascita. Per questo la parte superiore del corpo ha bocca e denti e la parte inferiore ha orifizi. Con la bocca ed i denti si mastica e mangia e gli orifizi servono per scaricare. Mantenendosi in accordo con la propria natura, si segue la legge del Cielo, andando contro di essa, si violano le propensioni naturali e si trascura il proprio spirito naturale davanti al Cielo. Come si può ottenere una lunga vita in questo modo?»

Il capitolo "Significato del sacrificio" del Lunheng menziona juegu nel criticare la tradizione di presentare sacrifici di cibo e vino agli Antenati:

«I devoti del taoismo che studiano l'arte dell'immortalità s'astengono dai cereali e assumono cibi diversi da quelli degli altri allo scopo di purificarsi. I fantasmi e gli spiriti, però, sono pur sempre più eterei degli immortali, perché allora dovrebbero utilizzare lo stesso cibo dell'uomo? Si suppone che dopo la morte l'uomo perda la coscienza e che la sua anima non possa diventare spirito. Ma supponiamo che lo faccia, allora userebbe cibo diverso e, usando cibo diverso, non dovrebbe mangiare cibo umano. Non mangiando cibo umano, non ce lo chiederebbe, e non avendo nulla da chiedere alle mani dell'uomo, non potrebbe dare fortuna né disgrazia.»

I 新語T, XinyuP, lett. "Nuovi detti" di Lu Jia, datato al 191 a.C., critica il bigu insieme alle altre pratiche xian del taoismo:

«[Se un uomo] tratta il suo corpo con amarezza e durezza e s'addentra nelle montagne alla ricerca dell'immortalità hsien, lascia dietro di sé i suoi genitori, mette da parte i suoi parenti, si astiene dai Cinque Grani, abbandona l'apprendimento classico, muovendo così contro ciò che amato dal Cielo e dalla Terra alla ricerca della via della “non morte”, allora non potrà in alcun modo comunicare con questo mondo o impedire che ciò che non è giusto accada.»

Il commento Xiang'er al Daodejing (190-220 d.C. circa) contrappone i mangiatori di qi e i mangiatori di grano:

«I nobili trascendenti [仙士T, XianshiP] differiscono dal volgo in quanto non danno peso a gloria, rango o ricchezza. Per loro è importante solo «trarre sostentamento dalla madre» cioè dal proprio corpo. All'interno del corpo la madre è lo stomaco che governa il qi dei cinque visceri. La gente comune mangia il grano e quando il grano finisce muore. I nobili trascendenti mangiano il grano quando ne hanno e quando non ne hanno consumano il qi. Il qi ritorna allo stomaco che è il sacco a strati dell'intestino.»

 
L'alchimista cinese Ge Hong (283–343) - ill. del 1923.

Il testo alchemico 抱樸子T, 抱朴子S, BaopuziP, lett. "[Libro del] Maestro [che] abbraccia la semplicità" del sopracitato Ge Hong, datato al 320 d.C., contiene numerosi riferimenti al bigu. Anzitutto, nel capitolo 6, 微旨T, lett. "Significato di "sottile"", enumera l'astensione dai cereali come una caratteristica dei trascendenti xian, status al cui raggiungimento ambisce o dovrebbe ambire il praticante del taoismo:

«Pertanto rinunciando agli amidi si può divenire immuni alle armi, esorcizzare i demoni, neutralizzare i veleni e curare le malattie. Salendo una montagna, può rendere inoffensive le fiere. Traversando i corsi d'acqua, nessun danno giungerà dai draghi. Non ci sarà paura quando la peste colpirà e quando una crisi o una difficoltà si presenteranno all'improvviso, saprai come affrontarla.»

Il capitolo 15, 雜應T, lett. "Miscellanea", ritorna spesso sul tema dell'astensione dai cereali, nello specifico in termini, secondo Campany, «equivalenti a non mangiare affatto cibo» e «semplicemente ingoiare saliva e qi e ingerire preparati medicinali per sopprimere l'appetito e rafforzare il corpo.»[48] Come anticipato, Ge Hong, come già fatto nella sopracitata agiografia Shenxian Zhuan,[49] indica nel bigu uno dei numerosi strumenti (e nemmeno uno tra i più facili) cui si deve ricorrere per raggiungere la "Pienezza della vita". Il capitolo inizia con l'interlocutore che chiede al saggio in merito al duanguP, lett. "Tagliare i cereali" ed al 長生T, changshengP, lett. "Longevità/Vita eterna (terminologia taoista)": «Vorrei chiedere se un uomo può raggiungere la Pienezza della Vita semplicemente facendo a meno degli amidi. Quanti metodi ci sono in tutto per questo, e qual è il migliore?» Ge Hong dà una risposta lunga, riportando sia sue osservazioni personali sia registrazioni testuali. Scopriamo così che i praticanti del bigu ricorrevano a supporti farmacologico-erboristici quali il 黃精T, huangqingP, lett. "Essenza gialla" (Sigillo di Salomone) e il 禹餘糧T, yuyuP, lett. "Grano avanzato di Yu (i.e. Limonite") oltre ad assumere anche altre sostanze legate alle pratiche dell'alchimia cinese interconnesse con il taoismo:

«Astenendosi dagli amidi un uomo può smettere di spendere soldi per i cereali ma solo con questo non può raggiungere la Pienezza della Vita. Quando chiesi informazioni a persone che avevano rinunciato agli amidi per molto tempo, risposero che stavano meglio in salute rispetto a quando ne mangiavano. Quando prendevano cardo e sgranocchiavano mercurio e quando prendevano anche pillole di ematite bruna due volte al giorno, questo triplo farmaco produceva un aumento dei respiri, cosicché acquisivano la forza per trasportare carichi durante lunghi viaggi, poiché i loro corpi diventavano estremamente leggeri. Uno di questi trattamenti completi proteggeva gli organi interni dei pazienti per cinque/dieci anni ma quando inghiottivano il respiro, prendevano amuleti o bevevano salamoia, ne risultava solo la perdita di appetito e non avevano la forza per il duro lavoro. Gli scritti taoisti riportano che se si desidera la Pienezza della Vita gl'intestini devono essere puliti e se si desidera l'immortalità gl'intestini devono esser privi di feci ma dicono anche che chi mangia verdure sarà un buon camminatore ma al contempo stupido e che chi mangia carne sarà molto forte e coraggioso. Chi mangia amidi sarà saggio ma non vivrà fino a tarda età, mentre chi mangia il respiro avrà dentro di sé dèi e spiriti che non moriranno mai. Quest'ultima però è solo un'affermazione parziale avanzata dalla scuola che insegna la circolazione dei respiri. Non si ha il diritto di pretendere di utilizzare esclusivamente questo metodo. Se desideri assumere le grandi medicine dell'oro o del cinabro [i.e. elisir di lunga vita], agiranno più rapidamente se digiunerai nei circa cento giorni precedenti. Se non puoi digiunare così a lungo, assumile subito; ciò non causerà grandi danni ma ci vorrà più tempo per acquisirne lo spirito geniale.»

Avvertendo che abbandonare i cereali è difficile («se consideri scomodo rompere con il mondo, abbandonare la tua famiglia e vivere in alto [montagna], sicuramente non avrai successo») Ge Hong sottolinea la popolarità delle tecniche dietetiche alternative:

«Se non volete angosciarvi è meglio non far a meno degli amidi ma limitarsi a regolare la dieta, per la quale esistono circa un centinaio di metodi. A volte, dopo aver preso qualche dozzina di pillole di medicinali per la protezione dell'intestino, si sostiene che l'appetito è perso per quaranta o cinquanta giorni. Altre volte si pretendono cento o duecento giorni, oppure le pillole devono essere prese per giorni o mesi. Anche il pino e il cipresso raffinati, così come il cardo, possono proteggere l'interno ma sono inferiori alle grandi medicine e durano solo dieci anni o meno. Altre volte, vengono prima preparati e consumati cibi raffinati fino alla sazietà totale e poi vengono prese medicine per nutrire le cose che sono state mangiate in modo che non possano essere digerite. Si sostiene che ciò resterà valido per tre anni. Se poi volete ritornare a mangiare amidi, è necessario cominciare coll'ingoiare malva e strutto, affinché il buon cibo che avete preparato passi da voi non digerito.»

Ge Hong descrive inoltre gli effetti dell'astensione dal grano:

«Ho osservato personalmente per due o tre anni uomini che rinunciavano agli amidi e in generale i loro corpi erano magri e la loro carnagione buona. Potevano resistere al vento, al freddo, al caldo o all'umidità ma tra loro non ce n'era uno grasso. Ammetto di non aver ancora incontrato alcuno che non mangiasse amidi da diversi decenni ma se alcune persone tagliate fuori dagli amidi solo per un paio di settimane muoiono mentre queste altre hanno un bell'aspetto dopo anni, perché dovremmo dubitare che il digiuno (deliberato) potrebbe essere prolungato ancora di più? Se coloro che sono privati degli amidi diventano progressivamente più deboli fino alla morte, si potrebbe normalmente temere che una tale dieta semplicemente non possa essere prolungata ma l'indagine di coloro che seguono questa pratica rivela che, da principio, tutti notano una diminuzione delle forze poi gradualmente, mese dopo mese e anno dopo anno, reintegrate. Pertanto, nulla impedisce la possibilità di proroga. Tutti coloro che hanno scoperto il processo divino per raggiungere la Pienezza della Vita ci sono riusciti prendendo medicine e deglutendo il respiro. Su questo sono tutti perfettamente d'accordo. Il momento di crisi, però, avviene generalmente in fase precoce, quando s'assumono le medicine e s'abbandonano gli amidi, e solo dopo quaranta giorni di progressivo indebolimento, poiché si utilizza solo acqua sacra e ci si nutre esclusivamente del respiro, si riacquistano le forze.»

L'acqua sacra cui si riferisce Ge Hong è un T, FuP, lett. "Talismano" disciolto in acqua, noto come Fulu (zh. 符籙T, 符箓S). L'autore cita inoltre un esempio storico dalla cronica del Regno Wu per dimostrare che limitarsi a bere l'acqua sacra non poteva prevenire la morte: quando l'imperatore Jing di Wu (r. 258–264) sentì parlare di Shi Chun, un guaritore taoista «che non mangiava per accelerare la guarigione quando curava un malato», esclamò:

«– Tra breve quest'uomo morirà di fame! – Quindi lo fece rinchiudere e sorvegliare ma tutto ciò che Shih Ch'un chiese furono due o tre litri d'acqua per farne acqua sacra. Andò avanti così per più di un anno, mentre il suo colorito diventava sempre più fresco e le sue forze restavano normali. L'imperatore allora gli chiese per quanto tempo avrebbe potuto continuare così e Shih Ch'un rispose che non c'erano limiti, forse diverse decine di anni, e che la sua unica paura era morire di vecchiaia, non certo di fame. L'imperatore allora interruppe l'esperimento e lo mandò via. Si noti che l'affermazione di Shih Ch'un mostra che rinunciare agli amidi non può prolungare la vita. Alcuni oggi conoscono il metodo di Shih Ch'un.»

Ge Hong critica poi i ciarlatani suoi contemporanei che affermavano di aver fatto duanguP, lett. "Tagliare i cereali" limitandosi a rimuovere gli amidi dalla loro dieta senza privarsi di altro, rafforzando l'interpretazione di Campany secondo cui il bigu, per l'alchimista, si declini in un regime alimentare ridotto all'essenziale per non dire all'inedia:[48]

«Ho anche spesso visto praticanti ignoranti che, volendo vantarsi, stupire e acquisire la reputazione di non mangiare quando in realtà nulla sanno di tali procedure, si limitano a dichiarare di non mangiare la pappa. Nel frattempo, bevono più d'un litro di vino al giorno, mentre carne secca, budini, giuggiole, castagne o uova non escono mai dalla loro bocca. A volte mangiavano grandi quantità di carne – diverse decine di chili al giorno – ingoiandone i succhi e sputando tutto ciò ch'era sgradevole. Questo, tuttavia, è in realtà un banchetto. I bevitori di vino mangeranno carne secca con il vino ma non amidi e potranno continuare così per un periodo compreso tra sei mesi e un anno senza inciampare o cadere. Mai però finora hanno affermato che questo fosse “rinunciare agli amidi!”»

Circa un secolo dopo Ge Hong, il 太上靈寶五符序T, Taishang Lingbao WufuxuP, lett. "Spiegazioni dei cinque talismani del tesoro numinoso", attribuito al taoista Han Lezichang (IV-V secolo), prosegue nel solco del Baopuzi fornendo istruzioni per praticare il bigu, deglutire la saliva e ingerire le «cinque piante meravigliose» (resina di pino, sesamo, pepe, zenzero e calamo). L'opera include anche il 靈寶五符經T, Lingbao wufu jingP, lett. "Scrittura dei cinque talismani del tesoro numinoso", un testo datato all'anno 280, che dice:

«Il Terzo Re Immortale disse all'Imperatore: nei tempi antichi, seguii un regime dietetico e raggiunsi l'immortalità. Il mio insegnante mi fece aumentare la dolce sorgente nella mia bocca ed ingoiare secondo il seguente incantesimo: «Le pietre bianche, dure e rocciose, rotolano avanti e indietro. La sorgente zampillante, gorgogliante e pervasiva, diventa un succo denso. Bevine ed otterrai una lunga vita – Longevità per sempre!» Queste ventidue parole, dovresti seguirle! Se riesci davvero a fare questo e a nutrirti dell'Uno Vero senza fermarti, a deglutire dal tuo stagno fiorito senza interruzioni, allora la tua energia interiore crescerà e rimarrà forte, per non indebolirsi mai. Raggiungi il Tao evitando tutti i cereali. Non dovrai mai più seguire il ritmo della luna e piantare o raccogliere. Ora, i popoli dell'antichità misteriosa, raggiunsero la vecchiaia perché rimasero nell'ozio e non mangiarono mai cereali. Come il 大有章T, Dayou zhangP, lett. "Versetto della Grande Esistenza" recita: «I cinque grani sono scalpelli che tagliano via la vita, fanno puzzare i cinque organi e accorciano i nostri giorni. Una volta entrati nel nostro stomaco, non c'è più alcuna possibilità di vivere abbastanza a lungo. Per impegnarti ad evitare completamente la morte, mantieni i tuoi intestini liberi dagli escrementi!»»

Considerazioni

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Il sinologo Campany utilizza l'internalismo e l'esternalismo per analizzare come i primi testi taoisti giustificassero l'idea che 食氣T, shi qiP, lett. "Mangiare il qi" fosse meglio di shi guP, lett. "Mangiare cereali":[56] es. «Mangiamo X perché X ci fa vivere a lungo» è internalista, basato su proprietà o benefici essenziali, mentre «Mangiamo X e non Y che è ciò che mangiano le altre persone» è esternalista, basato su stereotipi culturali. Dopo un'analisi completa di come i primi testi descrivono l'astensione dai cereali, intesi come il cibo tradizionale, dagli scritti di Zhuāngzǐ del IV secolo a.C. a quelli di Ge Hong nel IV secolo d.C., Campany indica proprio nel sopracitato Lingbao wufu jing il punto di svolta, il momento cioè in cui primo passaggio «in cui i cereali vengono attaccati come fonte di cibo sulla base di quelle che potremmo chiamare ragioni internaliste negative, cioè sulla base del fatto che causano danni reali al corpo in modi specifici e teorizzati.»[57] Prima del III secolo, i classici cinesi non affermavano che i cereali effettivamente danneggiassero il corpo, pur sostenendo che «il qi e altre sostanze più raffinate, quando ingerite e fatte circolare nei modi esotericamente prescritti, danno risultati superiori e (in alcune fonti) un nutrimento che induce longevità»:

«Una delle cose sorprendenti dei testi che abbiamo esaminato è che la maggior parte di essi offre ben poco in termini di critica internalistica dei cereali o di altri alimenti quotidiani. Cioè, tutti raccomandano di evitare i cereali e offrono quelle che pubblicizzano come alternative superiori ma sulla questione del "perché" i cereali siano un alimento così inferiore hanno poco o nulla da dire. Quella piccola critica internalista che troviamo arriva piuttosto tardi – apparentemente Han orientale al più tardi – e non sembra ben sviluppata: i cibi ordinari, descritti come marci e puzzolenti, sporcano il corpo che dev'essere portato in risonanza basata sul qi con il cielo. Quest'impurità si trova specificamente nell'intestino. Nella maggior parte delle discussioni, quindi, non è che i prescrittori e i praticanti delle arti della trascendenza descrivessero il cibo comune come dannoso; è piuttosto che avevano da offrire quelle che consideravano alternative superiori."Perché" queste diete a base di qi o di erbe e minerali rari debbano essere considerate superiori a quelle del cibo comune è una domanda che molto spesso rimane senza risposta; ci viene semplicemente detto, ma ripetutamente e in modi diversi, "che" sono superiori.»

Facendo eco a Claude Lévi-Strauss, Campany suggerisce che i cereali, inesorabilmente legati a tutti i loro simbolismi culturali e istituzionali, erano «buoni da opporsi» piuttosto che essere visti come intrinsecamente «cattivi da mangiare». Uno dei motivi principali per consumare piante selvatiche e cibi esotici era il contrasto intrinseco con il consumo quotidiano di cereali.[58]

Il bigu nella dottrina taoista

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Il carattere cinese dào con il suo ordine di scrittura. Il carattere 道 significa "via", ma anche "percorso". A partire dalla Dinastia Zhou orientale (770-256 a.C.) ha iniziato a significare la "via corretta" o la "via naturale". Ma anche "mostrare la via" quindi "insegnare", "metodo da seguire" e infine "dottrina". Nei Lúnyǔ (論語) di Confucio si dice che uno Stato "ha il 道 se è ben governato" o anche che il "re dedica sé stesso al 道". Da notare che il carattere 道 si compone di 首 (qiú "testa" quindi "principale") + una variante del carattere 止 (zhǐ nel significato arcaico di "piede") combinata con 行 (xíng, "percorrere"): quindi "incedere sul percorso principale".

Pietra angolare della dietetica taoista (comprendente comunque altri precetti quali l'astensione dall'alcol o dai sapori forti),[59] il bigu si contestualizza nel rifiuto taoista delle pratiche sociali comuni. Secondo Kohn, si tratterebbe di «un ritorno a un'epoca in cui ancora non esistevano i cereali, a un modo di nutrirsi più primitivo e semplice»[60], basato su vegetali crudi (e minerali tutt'altro che salutari per l'organismo umano - v.si Avvelenamento da elisir alchemico cinese)[61] concettualmente non dissimile dal contemporaneo sogno dietista della paleodieta, un'alimentazione che ripropone ipoteticamente quella degli uomini del paleolitico.

Le pratiche taoiste del bigu mirava anche a fornire ai praticanti un concreto strumento di allontanamento dalla società (cinese) basata sull'agricoltura e in cui i cereali erano necessari per l'alimentazione di base, i sacrifici ancestrali ed il pagamento delle tasse:

«L'astensione dai cereali, costituenti l'alimento base dei contadini, rappresentava il rifiuto della vita sedentaria e della condizione contadina in quanto tale. Questo rifiuto non dovrebbe essere interpretato solo alla luce delle miserie subite dagli agricoltori ma anche in un modo molto più radicale. L'agricoltura comportò, fin dal Neolitico, una rottura radicale con il modo di vivere prevalente durante quasi tutta la preistoria dell'umanità. L’agricoltura fu anche la principale colpevole degli squilibri della civiltà umana negli ultimi diecimila anni: la distruzione sistematica dell’ambiente naturale, il sovrappopolamento, la capitalizzazione e altri mali derivanti dalla sedentarietà.»

L'astensione dal grano era un prerequisito per la pratica taoista dello 養性T, yangxingP, lett. "Nutrire la natura interiore":

«Nutrire il Principio Vitale consiste nel sopprimere le cause della morte e creare in sé il corpo immortale che sostituirà il corpo mortale. Le cause di morte sono soprattutto il Respiro dei Cereali e il Respiro del Cibo Insanguinato: da qui i regimi alimentari che vengono designati con il nome generico di "Astinenza dai Cereali". Bisogna riuscire a sostituire il cibo volgare con il Cibo del Respiro, un'aerofagia che consiste nel respirare l'aria, trattenerla il più a lungo possibile senza farla uscire e, mentre è trattenuta, farla passare, in modo identico a bocconi con grandi sorsate d'acqua, dalla trachea nell'esofago, così da poter essere inviato nello stomaco come vero cibo. Il corpo è fatto di Soffi, come tutte le cose, ma sono soffi grossolani, mentre l'aria è un Soffio leggero, sottile e puro. Il cibo volgare, dopo la digestione, fornisce al corpo i Soffi dei Cinque Sapori, soffi comuni ed impuri che l'appesantiscono. Al contrario, il Cibo del Respiro sostituisce poco a poco la materia grossolana del corpo con Soffi leggeri e puri e, quando la trasformazione è completata, il corpo è immortale.»

Tali severe pratiche dietetiche non erano certo prive di disagi:

«Questa dieta molto severa non fu priva di momenti dolorosi. Senza cereali e carne, il praticante è denutrito e gli autori taoisti ammettono che, da principio, si possono avere numerosi disturbi, alcuni generali (vertigini, debolezza, sonnolenza, difficoltà di movimento), altri locali (diarrea, stitichezza, ecc.). Tuttavia, consigliano la perseveranza, insistendo finché i sintomi scompariranno, dopo alcune settimane, e il corpo si sentirà presto come prima e addirittura meglio: più calmo e più a suo agio. Consigliano anche una pratica graduale e raccomandano una serie di farmaci per il periodo di transizione e adattamento che, secondo loro, dura dai 30 ai 40 giorni. Le ricette di farmaci utili nella pratica del bigu sono numerose: ginseng, cannella, pachyma cocos [i.e. Fu Ling], sesamo, digitale, liquirizia e tutti i tonici tradizionali cinesi hanno in esse un ruolo preponderante»

Il buddhismo cinese adottò il bigu taoista come preparazione all'auto-immolazione: es. il monaco Huiyi († 463) giurò di bruciare il suo corpo in sacrificio al Buddha ed iniziò i preparativi mediante il queli "astenendosi dai cereali" (mangiando solo sesamo e grano) per due anni, poi consumò solo olio di timo e infine mangiò solo pillole d'incenso, dopodiché, sebbene l'imperatore Xiaowu di Song (r. 453–464) tentasse di dissuaderlo, s'immolò pubblicamente in un calderone pieno d'olio, indossando un berretto imbevuto d'olio che funse da stoppino, mentre cantava il Sutra del Loto.[62]

Il bigu nella medicina tradizionale cinese

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Tre Cadaveri.

Come conseguenza del processo di demonizzazione dei cereali[63] messo in atto dal taoismo sin dalle origini della Cina Imperiale, l'astensione dai cereali divenne la cura medica principale per eliminare i 三尸S, SanshiP, lett. "Tre cadaveri" o 三蟲T, SanchongP, lett. "Tre vermi", spiriti maligni che si ritiene vivano nel corpo umano e ne accelerano la morte. Livia Kohn li descrive come «creature demoniache soprannaturali che si nutrono di decomposizione e bramano la morte del corpo per divorarlo. Non solo accorciano la durata della vita ma si dilettano anche della decomposizione prodotta dai chicchi» poiché questi vengono digeriti negli intestini. Se si vuole ottenere una lunga vita, i Tre Vermi devono morire di fame e l'unico modo per farlo è evitare i grani/cereali.[64]

La medicina tradizionale cinese collega i mitologici Tre Cadaveri/Vermi con i 九蟲T, JiuchongP, lett. "Nove vermi intestinali" che «corrispondono a parassiti quali nematodi o tenie che indeboliscono il corpo dell'ospite e causano una serie di sintomi fisici.»[65]

I Tre Cadaveri entrano presumibilmente nel corpo umano alla nascita e risiedono nei "Campi di Cinabro" del corpo umano, i Dan tian (zh. 丹田T, lett. "Campi dell'elisir [di lunga vita]"), cioè il cervello, il cuore e l'addome, i punti da cui il qi irradia nel corpo tramite i meridiani. Dopo la morte dell'ospite, diventano fantasmi e sono liberi di vagare rubando offerte sacrificali. Questi perniciosi vermi-cadavere cercano di danneggiare sia il corpo sia il destino del loro ospite: anzitutto, indeboliscono i Dan tian del corpo; tracciano poi i misfatti dell'ospite ed ascendono al Paradiso ogni due mesi nel giorno del ciclo sessagenario cinese, il 庚申T, gengshenP, lett. "57° [giorno] dei 60 giorni" a presentare rapporti al 司命T, SimingP, lett. "Direttore dei Destini" che assegna punizioni per abbreviare la durata della vita dell'ospite.[66] Per i giorni del Genghsen, il testo del IV secolo 黃庭經T, HuangtingjingP, lett. "Scrittura della Corte Gialla" raccomanda di «non dormire né giorno né notte per diventare immortale.»[67]

Oltre ai Tre Cadaveri bimestralmente impegnati a riportare al Direttore del Destino dei misfatti umani, il Baopuzi annota che anche il Dio del Focolare riportava al Siming sull'operato degli uomini:

«Si dice anche che ci siano Tre Cadaveri nei nostri corpi, che, sebbene non corporei, in realtà sono della stessa specie con i nostri respiri interiori ed eterei, i poteri, i fantasmi e gli dèi. Essi vogliono che moriamo prematuramente. (Dopo la morte diventano il fantasma di un uomo e si spostano a piacimento dove vengono offerti sacrifici e libagioni.) Pertanto, ogni cinquantasettesimo giorno del ciclo di sessanta giorni salgono in cielo e riferiscono personalmente le nostre malefatte al Direttore dei Destini. Inoltre, durante la notte dell'ultimo giorno del mese, anche il Dio del Focolare ascende al cielo e fa un resoconto orale dei torti di un uomo. Per i fatti più gravi viene detratto un intero periodo di trecento giorni [di vita]. Per i minori si sottrae un computo di tre giorni. Personalmente non sono ancora riuscito a stabilire se sia davvero così oppure no ma ciò accade perché le vie del Paradiso sono oscure e i fantasmi e gli dèi sono difficili da comprendere.»

L'astinenza dai cereali che presumibilmente fa deperire i Tre Cadaveri è pertanto la base di molti regimi dietetici taoisti che possono anche escludere vino, carne, cipolla e aglio. Il 金簡玉字經T, Jinjian yuzi jingP, lett. "Classico dei caratteri di giada su strisce d'oro" specifica che «Coloro che, nel loro cibo, eliminano i cereali non devono prendere vino, né carne, né piante dai cinque sapori forti; devono bagnarsi, lavare le loro vesti e bruciare incenso.»[69] La pratica del bigu da sola non può eliminare i Tre Cadaveri ma li indebolirà al punto da poter essere uccisi con i farmaci alchemici, in particolare il cinabro.[70]

 
I 三尸S, SanshiP, lett. "Tre cadaveri" - ill. in 除三尸九蟲保生經T, Chu sanshi jiuchong baosheng jingP, lett. "Scrittura sull'espulsione dei tre cadaveri e dei nove vermi per proteggere la vita" (IX secolo).

I primi testi e tradizioni taoisti ritraggono i Tre Cadaveri sia in «metafore zoomorfe sia burocratiche.»[57] Il testo del IV secolo 紫陽真人內傳T, Ziyang zhenren neizhuanP, lett. "Biografia interiore della vera persona di Yang di Porpora" li descrive mentre vivono nei tre Dan tian del corpo umano:[71]

  • 青古T, QīnggǔP, lett. "Vecchio Blu" dimora nel Palazzo Muddy Pellet all'interno del Dantian Superiore, «è lui che rende gli uomini ciechi, o sordi, o calvi, che fa cadere i denti, che tappa il naso e dà l'alito cattivo»;
  • 白姑T, Bái gūP, lett. "Fanciulla Bianca" dimora nel Palazzo Cremisi nel Campo di Mezzo, «causa palpitazioni di cuore, asma e malinconia»;
  • 血尸T, Xuè shīP, lett. "Cadavere insanguinato" dimora nel Dan tian Inferiore, «È per lui che gli intestini sono dolorosamente contorti, che le ossa si seccano, che la pelle avvizzisce, che le membra hanno reumatismi».

Confrontare la descrizione nel testo del IX secolo 除三尸九蟲保生經T, Chu sanshi jiuchong baosheng jingP, lett. "Scrittura sull'espulsione dei tre cadaveri e dei nove vermi per proteggere la vita":

  • il cadavere superiore, 彭琚T, Péng jūP, risiede nella testa - i sintomi del suo attacco includono una sensazione di pesantezza alla testa, visione offuscata, sordità e flusso eccessivo di lacrime e muco.
  • il cadavere di mezzo, 彭瓚T, Péng zànP, risiede nel cuore e nello stomaco - attacca il cuore e fa desiderare a chi lo ospita i piaceri sensuali.
  • il cadavere inferiore, 彭矯T, Péng jiăoP, risiede nello stomaco e nelle gambe - «causa l'Oceano di Pneuma [...] quando trapela, fa sì che il suo ospite brami le donne».[72]

Le xilografie del testo raffigurano il cadavere superiore come uno studioso, quello centrale come un basso quadrupede e quello inferiore come «un mostro che assomiglia a una gamba umana con una testa bovina cornuta.»[73]

La tradizione popolare giapponese del Kōshin, equivalente del Gengshen, combina i Tre Cadaveri taoisti con le credenze Shintō e Buddiste, comprese le c.d. "Tre Scimmie Sagge". Le persone frequentano 庚申待T, Kōshin-MachiP, lett. "Eventi dell'attesa del 57º giorno" per rimanere sveglio tutta la notte e prevenire i Sanshi lascino il corpo per riferire i misfatti al cielo.

Il bigu come alimentazione d'emergenza?

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La Cheluncai, una Plantago indicata come cibo d'emergenza nel Jiuhuang bencao - ill. nell'ed. del Jiuhuang bencao contenuta nel Siku Quanshu (1778).

Le piante alimentari da carestia, che normalmente non sono considerate colture, vengono consumate durante periodi di estrema povertà, fame o carestia. Le diete Bigu erano collegate alle aree selvagge di montagna in cui si faceva affidamento su cibi non cerealicoli, compresi prodotti alimentari legati alla carestia e raccolti sottoutilizzati. Despeux ha affermato che «l'astensione dai cereali dovrebbe essere collocata anche nel contesto storico dei disordini sociali e della carestia.»[74]

L'introduzione del classico buddhista cinese 牟子理惑論T, 牟子理惑论S, Móuzǐ lǐhuòlùnP, Mou-tzu Li-huo-lünW, lett. "Il trattato del Maestro Mou sulla risoluzione dei dubbi" descrive appunto una queste situazioni: durante i torbidi conseguenti alla morte dell'imperatore Ling di Han, nel 189, molti profughi lasciarono la Cina del Nord per portarsi a sud, a Cangwu e a Jiaozhou (l'attuale Tonchino):

«Accadde che, dopo la morte dell'imperatore Ling (189 d.C.), il mondo era nel disordine. Poiché solo Chiao-cho, un distretto coloniale nell'estremo sud, rimase relativamente pacifico, i profughi provenienti dal nord arrivarono in massa e vi si stabilirono. Molti di loro praticavano i metodi degli spiriti immortali, astenendosi dai cereali per prolungare la vita. Questi metodi erano popolari allora ma Mou-tzu li confutava incessantemente impiegando i Cinque Classici [confuciani] e nessuno tra gli adepti taoisti o i maghi osava coinvolgerlo in un dibattito.»

Queste confutazioni dell'astensione dai cereali si trovano nell'articolo 30 del Mouzi Lihuolun.[76]

Lo stesso Baopuzi, approfondendo il tema del bigu, aveva notato:

«Se durante i disordini politici doveste andare in montagna e nelle foreste, eviterete di morire di fame osservando la regola sugli amidi [i.e. sostentandovi senza ricorrere ai cereali]. Altrimenti non affrettarti a intraprendere questa pratica, perché affrettarsi non può essere di grande beneficio. Se rinuncerai alla carne vivendo tra gli altri, ti sarà impossibile non desiderarla nel profondo del tuo cuore quando ne sentirai l'odore, il grasso o la freschezza.»

I cinesi furono i primi, nella storia, a pubblicare un libro dedicato ai cibi cui ricorrere nei periodi di carestia: il 救荒本草T, Jiuhuang BencaoP, lett. "Materia Medica per il sollievo della carestia" di Zhu Su (1361–1425), il figlio quintogenito dell'imperatore Hongwu (r. 1368–1398) della dinastia Ming (1368–1644). L'opera, tradotta in inglese da Bernard Read nel 1946, descrive 414 piante commestibili (le loro proprietà e la loro modalità di preparazione/consumo) che garantiscono la sopravvivenza del consumatore durante la carestia e si connota quindi come una summa d'un sapere antico.[77]

Interpretazione moderna del bigu

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L’antica pratica taoista del bigu risuona nelle tendenze odierne come alcune diete a basso contenuto di carboidrati, diete prive di cereali e diete chetogeniche cicliche. Le diete prive di glutine non si applicano in questo caso poiché la maggior parte dei sostenitori del glutine consuma grandi quantità di cereali (avena, mais, riso, ecc.) e zuccheri.

Schipper usa la terminologia medica per spiegare l'astensione dai cereali:

«Si possono avanzare spiegazioni positive a questa credenza [del bigu] ed alla pratica che ne deriva, se si pensa, ad esempio, alla relativa abbondanza di feci prodotte dai cereali rispetto a quella prodotta da una dieta a base di carne. La conclusione di recenti studi sugli effetti dannosi di quantità eccessive di carboidrati, sotto forma di zucchero e pane, hanno portato alcuni a vedere nell'astinenza taoista dai cereali il risultato d'un antico empirismo in materia dietetica.»

Alcuni ricercatori contemporanei stanno studiando la validità clinica del digiuno bigu.[78]

Esplicative

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  1. ^ Pregadio 2008, v. 1. p. 8 mette in guardia circa l'attendibilità della ricostruzione storica delle origini e dei primi sviluppi del taoismo, ricordando che gli autori oggi ritenuti fondanti della dottrina non si consideravano tali e l'attribuzione, spesso contraddittoria di questo o di quell'autore a questa o a quella scuola del pensiero filosofico e religioso cinese, appartiene ad una scelta operata da studiosi della dinastia Han, vissuti secoli dopo l'originaria diffusione delle tesi di Zhuāngzǐ, Laozi, ecc.
  2. ^ L'annessione del Sichuan, crocevia economico (agricolo) e commerciale della Cina, fu appunto uno dei tasselli fondamentali nella strategia di conquista dello Stato di Qin, originario del Gansu e dello Shaanxi, per emergere quale potenza dominante tra i c.d. "Stati Combattenti" dell'Antica Cina - v.si (EN) Derk Bodde, The State and Empire of Qin, in Denis Twitchett e Michael Loewe (a cura di), The Cambridge History of China, I: the Ch'in and Han Empires, 221 BC – AD 220, Cambridge, Cambridge University Press, 1987, pp. 20–103, ISBN 0-521-24327-0.

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Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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