Bistorta vivipara
La bistorta minore (Bistorta vivipara (L.) Delarbre, 1800) è una pianta di tipo erbaceo della famiglia delle Poligonacee[1] con piccoli fiori bianchi raccolti a spiga.
Bistorta minore | |
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Bistorta vivipara | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
Ordine | Caryophyllales |
Famiglia | Polygonaceae |
Sottofamiglia | Polygonoideae |
Tribù | Persicarieae |
Genere | Bistorta |
Specie | B. vivipara |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Caryophyllidae |
Ordine | Polygonales |
Famiglia | Polygonaceae |
Genere | Bistorta |
Specie | B. vivipara |
Nomenclatura binomiale | |
Bistorta vivipara (L.) Delarbre, 1800 | |
Sinonimi | |
Polygonum viviparum | |
Nomi comuni | |
Serpentina |
Etimologia
modificaL'epiteto specifico deriva dalla presenza dei bulbilli nella parte inferiore dell'infiorescenza (una forma di viviparità).
Questa pianta è stata studiata e documentata inizialmente dal botanico e naturalista svedese Carl von Linné (1707 – 1778) col nome di Polygonum viviparum nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.
Gli inglesi chiamano questa pianta Alpine bistort; i francesi la chiamano Renouée vivipare; mentre i tedeschi la chiamano Knöllchen-Knöterich.
Descrizione
modificaIl ciclo biologico di questa specie è perenne. L'altezza che raggiunge è circa 30 cm (massimo 60 cm). La forma biologica è geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante generalmente provviste di un rizoma (parte sotterranea del fusto) che ciclicamente ad ogni successiva stagione emette nuove radici e nuovi fusti. È da segnalare comunque che è una pianta a lenta crescita (ci vogliono da 3 a 4 anni perché una pianta raggiunga la maturità).
Radici
modificaLe radici sono secondarie da rizoma.
Fusto
modifica- Parte ipogea: la parte sotterranea del fusto consiste in un rizoma tuberoso, contorto (o ricurvo) dal colore scuro (nero-marrone) e dalla consistenza squamosa. Diametro del rizoma : 1 –2 cm.
- Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta, a sezione cilindrica, semplice (senza ramificazioni) e poco fogliosa. È lievemente ingrossato ai nodi. Da ogni rizoma possono emergere al massimo 2 -3 fusti.
Foglie
modifica- Foglie basali: le foglie basali sono lungamente picciolate ed hanno una forma ellittico – lanceolata o anche ovale – lanceolata molto allungata, in tutti i casi la lamina è semplice (non suddivisa). La base è arrotondata, mentre l'apice è acuto; il margine può essere involuto e irregolarmente eroso. Il colore della pagina superiore è verde scuro, un po' lucido; la pagina inferiore è invece opaca e glauca. Dimensioni delle foglie basali: larghezza 0,2 – 3 cm; lunghezza 3 – 10 cm. Dimensione del picciolo : 3 – 5 cm.
- Foglie cauline: le foglie lungo il fusto (poco numerose: mediamente da 2 a 4) sono brevemente picciolate o sub - sessili, sono semplici e a disposizione alterna; la lamina è strettamente lanceolata (sono molto ristrette alla base) e di dimensioni minori rispetto al quelle basali, mentre il bordo è decisamente revoluto. Alla base sono saldate da stipole (verdi alla base – rossicce all'apice), membranose, cilindriche (ma oblique nella parte terminale) e inguainanti il fusto stesso chiamate ocree (queste strutture sono tipiche di questa e altre specie del genere Persicaria). Dimensione delle ocree : 6 – 8 mm. Dimensioni delle foglie cauline: larghezza 4 – 6 mm; lunghezza 70 – 80 mm.
Infiorescenza
modificaL'infiorescenza è del tipo a spiga - racemosa terminale di colore bianco (raramente rosato). Nella parte inferiore sono presenti dei bulbilli fusiformi, scuri (violacei o bruno-rossi), mentre i fiori sono protetti da piccole brattee ovali e membranose supportate da pedicelli. I bulbilli, cadendo a terra, hanno lo scopo di facilitare la perpetuazione della pianta[2]. Dimensione del racemo: lunghezza 4 – 8 cm, spessore 1 cm; lunghezza dei pedicelli 2 – 4 mm. Dimensione dei bulbilli : 2 – 3 mm.
Fiori
modificaLa struttura dei fiori di questa specie è diversa dal “classico” fiore delle Angiorsperme in quanto il calice e la corolla non sono ben differenziati; abbiamo quindi un perigonio con diversi tepali (e non un perianzio con un calice e i suoi sepali e una corolla con i suoi petali). Questa “diversità” non sempre è chiara e ben definita, o accettata dai vari botanici, per cui in alcuni casi strutture di questo tipo si definiscono come “perianzio corollino con tepali”[3] oppure “perianzio aciclico”[4]
I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, pentameri, persistenti e molto regolari nelle dimensioni.
- * P 5, A 8, G 3[5]
- Perigonio: il perigonio è formato da 5 tepali a forma ellittica. Dimensione dei tepali : 2 – 3 mm.
- Androceo: gli stami sono quasi sempre 8 (ma a volte anche 6) con lunghi filamenti connati alla base (mediamente sono lunghi il doppio del perigonio). Le antere alla fine della fioritura si colorano di marrone (inizialmente sono giallastre).
- Gineceo: gli stili sono 3 connati alla base ma liberi nella parte superiore, su un ovario supero sincarpico formato da tre carpelli.
- Fioritura: la pianta fiorisce in agosto e in settembre.
- Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti.
Frutti
modificaIl frutto è un achenio uniloculare racchiuso nella parte persistente del perigonio. Il suo colore è marrone scuro ma lucido (quasi brillante). La forma è ovoidale “trigona” (a tre angoli taglienti). È da notare che in questo fiore il frutto si sviluppa raramente (questa sterilità apparente è compensata dalla presenza dei bulbilli che assumono quindi una funzione chiamata ”viviparia”)[2]; sono stati fatti anche diversi studi a questo proposito[6].Dimensione del frutto: circa 2 – 3 mm.
Distribuzione e habitat
modifica- Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è (Circumboreale) Artico-Alpino.
- Distribuzione: in Italia è presente al nord e al centro, sui rilievi appenninici e alpini; è una pianta abbastanza comune. Fuori dall'Italia si trova nelle zone di alta montagna come i Carpazi, Pirenei, Caucaso e l'altopiano tibetano. Si trova comunque anche nell'America del Nord fino in Alaska.
- Habitat: l'habitat tipico per questa specie sono i prati e pascoli d'alta quota; ma anche i margini dei boschi e pendii erbosi; o anche i megaforbieti e le zone detritiche. Si tratta comunque di una specie indifferente al substrato, questo può essere sia calcareo che siliceo, inoltre il pH del suolo preferito da questa pianta è neutro con bassi livelli nutrizionali. In genere sono preferite le nicchie umide (dove la neve si scioglie a stagione inoltrata).
- Distribuzione altitudinale: da 1600 a 2800 m s.l.m.; è facile trovarla quindi nel piano subalpino e alpino.
Fitosociologia
modificaDal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale:
- Formazione : comunità delle praterie rase dei piani alpini con dominanza di emicriptofite.
- Classe : Elyno-Seslerietea variae ma anche alla classe : Juncetea trifidi.
- Formazione : comunità delle praterie rase dei piani alpini con dominanza di emicriptofite.
Tassonomia
modificaVariabilità
modificaSi tratta di una specie abbastanza variabile dal punto di vista morfologico. I caratteri che maggiormente subiscono variazioni sono due: l'altezza che dipende dalle condizioni di crescita (habitat e substrato); e la forma delle foglie basali più o meno allungate (fino ad essere quasi lineari)[3].
Ibridi
modifica- Bistorta × rhaetica (Brügger) Dostál (B. officinalis × B. vivipara)
Sinonimi
modificaL'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:
- Bistorta bulbifera Greene (1904)
- Persicaria vivipara (L.) Ronse Decraene (1988)
- Polygonum angustifolium D. Don (1825), non Pallas
- Polygonum blancheanum Gandoger (1875)
- Polygonum bracteatum Sprengel (1827)
- Polygonum bulbiferum Royle ex Bab. (1841)
- Polygonum fugax Piccolo
- Polygonum camptostachys Gandoger (1875)
- Polygonum chevrolatii Gandoger (1875)
- Polygonum macounii Piccola ex Macoun
- Polygonum philippei Gandoger (1882)
- Polygonum viviparum L. (1753)
- Polygonum viviparum L. var. alpinum Wahlenb.
- Polygonum viviparum L. var. macounii (Small ex Macoun) Hulten
Specie simili
modifica- Persicaria bistortoides (Pursh) H. Hinds (ex Polygonum bistortoides (Pursh) Small) : si differenzia per l'infiorescenza che è più stretta e nella parte inferiore non sono presenti i bulbilli. Non si trova spontaneamente in Italia.
- Bistorta officinalis Delarbre – Bistorta: sul territorio italiano il “Poligono viviparo” può essere confuso con questa specie anche se l'infiorescenza è più corposa e di colore decisamente rosato; mentre le foglie sono mediamente più larghe (lanceolate a carattere tormentoso). Anche questa pianta è priva di bulbilli.
Usi
modificaFarmacia
modificaSecondo la medicina popolare questa pianta ha delle proprietà astringenti (limita la secrezione dei liquidi) e stiptiche. Si usa per il mal di gola e in casi di ulcera.
Cucina
modificaDal punto di vista alimentare si usano i semi (sono ottimi se torrefatti), le radici e le foglie (hanno un piacevole sapore aspro quando sono cotte); ma le piante di questo genere possono anche contenere minime quantità di acido ossalico (sostanza nociva) per cui è meglio usarle con prudenza[7]. I fusti sotterranei se sfarinati sono utili per fare del pane (usanza dei “Samojedi”, piccolo popoli del nord ed estremo oriente russo)[4].
Giardinaggio
modificaNonostante vegeti a quote alte il “Poligono viviparo” è una pianta delicata in quanto teme temperature inferiori ai 15 °C; per cui nella stagione fredda è bene proteggerlo se coltivato all'aperto. La posizione deve essere mediamente soleggiata e anche l'annaffiatura deve essere equilibrata. Ogni tanto è necessario arricchire il terreno con stallatico (specialmente in primavera quando si sviluppano i nuovi fiori). Essendo lo sviluppo sotterraneo non molto esteso, queste piante si possono coltivare anche in vaso.
Altro
modificaI bulbilli sono ricchi di amido e sono un ottimo cibo per la pernice bianca[8], ma anche per le renne.
Galleria d'immagini
modificaNote
modifica- ^ (EN) Bistorta vivipara, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 7 agosto 2023.
- ^ a b 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
- ^ a b Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982.
- ^ a b Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
- ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 24 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2009).
- ^ Annals of botany, su aob.oxfordjournals.org. URL consultato il 6 dicembre 2008.
- ^ Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 6 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2009).
- ^ PubMed, su ncbi.nlm.nih.gov. URL consultato il 6 dicembre 2008.
Bibliografia
modifica- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume terzo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 390.
- Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 144, ISBN 88-506-2449-2.
- AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 372.
- 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
- Maria Teresa della Beffa, Fiori di montagna, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2001.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Bistorta vivipara
- Wikispecies contiene informazioni su Bistorta vivipara
Collegamenti esterni
modifica- Flora delle Alpi Marittime, su floramarittime.it. URL consultato il 07-12-2008.
- Fungoceva.it. URL consultato il 07-12-2008.
- Flora Italiana, su luirig.altervista.org. URL consultato il 07-12-2008.
- Giardinaggio.eu, su it.gardening.eu. URL consultato il 07-12-2008 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2009).
- Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 07-12-2008 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2009).
- Catalogazione floristica - Università di Udine, su flora.uniud.it. URL consultato il 07-12-2008.
- Index synonymique de la flore de France, su www2.dijon.inra.fr. URL consultato il 07-12-2008.