Bozza:Mercati di frontiera

I mercati di frontiera è un termine economico-finanziario per indicare quei paesi con economie in via di sviluppo che si trovano in una fase di crescita economica ma non hanno ancora raggiunto gli standard dei mercati emergenti. Pur presentando opportunità di investimento ad alto rendimento, sono caratterizzati da un livello di rischio significativamente maggiore rispetto ai mercati sviluppati e emergenti. Il termine "mercati di frontiera" si riferisce a paesi che sono considerati più piccoli, meno liquidi e meno sviluppati economicamente rispetto a quelli appartenenti ai mercati emergenti [1][2].

I mercati di frontiera rappresentano una classe di investimenti ad alta crescita ma ad alto rischio. Nonostante le potenzialità di rendimenti, gli investitori devono essere consapevoli delle sfide che accompagnano questi mercati, inclusi problemi di liquidità, instabilità politica e difficoltà di accesso per gli investitori stranieri.[3].

Caratteristiche

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Paesi meno sviluppati.

I mercati di frontiera si distinguono dai mercati emergenti in vari modi. In primo luogo, i paesi di frontiera presentano mercati dei capitali che sono meno avanzati e meno liquidi rispetto a quelli di mercati emergenti come Cina, Brasile o Sudafrica. Inoltre, questi paesi possono avere un minor numero di aziende quotate in borsa, e le loro economie sono ancora in fase di industrializzazione o urbanizzazione. Questi mercati, pur con una crescita potenziale, tendono a essere vulnerabili a rischi politici, economici e finanziari, che possono comportare gravi fluttuazioni nei prezzi dei beni e servizi [4].

Alcuni degli aspetti che caratterizzano i mercati di frontiera includono:

  • Dimensione e liquidità dei mercati dei capitali: i mercati di frontiera sono più piccoli e meno liquidi rispetto ai mercati emergenti [3].
  • Standard di governance: questi mercati tendono a presentare standard di governance inferiori rispetto ai paesi sviluppati e emergenti [4].
  • Stabilità politica: i paesi di frontiera sono generalmente meno stabili politicamente e possono essere più suscettibili a crisi interne o esterne [3].
  • Accessibilità per gli investitori stranieri: in molti casi, le leggi che regolano gli investimenti stranieri possono essere più restrittive, sebbene alcune nazioni stiano cercando di aprire i propri mercati [2].

Categorie

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Esistono tre principali categorie di paesi che vengono considerati mercati di frontiera:

  • Paesi in fase di sviluppo inferiore: nazioni come il Vietnam, il Kenya e il Bangladesh che, pur mostrando tendenze di crescita, non raggiungono i livelli dei mercati emergenti [2].
  • Paesi piccoli ma relativamente sviluppati: esempi come Estonia, che, pur essendo economicamente avanzato, ha una dimensione di mercato troppo ridotta per essere considerato un mercato emergente [4].
  • Paesi con restrizioni sugli investimenti: paesi che stanno iniziando ad aprire i propri mercati ma che ancora presentano limitazioni significative per gli investitori stranieri [3].

Paesi di Frontiera

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Al 2024, i principali paesi che rientrano nella categoria dei mercati di frontiera includono:

Altri paesi includono Lettonia, Lituania, Romania, Slovenia, Croazia, Serbia, Giordania, Kazakistan, Oman, Tunisia, Marocco, Senegal, Guinea Bissau, Costa d'avorio, Burkina faso, Togo , Benin, Niger, Mali e Kenia.[1]

  1. ^ a b Alessandro Cicognani, Investimenti alla frontiera del mondo, in La repubblica, 4 novembre 2024, p. 20-21.
  2. ^ a b c d Le differenze tra mercati emergenti e di frontiera, su morningstar.it.
  3. ^ a b c d e f Ascesa e rischi dei "mercati di frontiera", su repubblica.it.
  4. ^ a b c d e Cosa sono i mercati emergenti e di frontiera?, su morningstar.it.


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