Cáparra
Cáparra è un'antica città romana che si trovava nella provincia della Lusitania.
Cáparra | |
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Resti della città romana di Cáparra | |
Civiltà | Civiltà romana |
Utilizzo | Città |
Epoca | I-II secolo a.C. |
Localizzazione | |
Stato | Spagna |
Comune | Oliva de Plasencia Guijo de Granadilla |
Dimensioni | |
Superficie | 160,000 m² |
Mappa di localizzazione | |
Posizione geografica
modificaLa città sorgeva su un promontorio che domina il fiume Ambroz, affluente del fiume Alagón.
Appartenne al conventus iuridicus della capitale provinciale, Augusta Emerita. Si trovava sul percorso della via Delapidata (oggi via de la Plata).
Il sito archeologico si trova oggi al confine tra i comuni di Oliva de Plasencia e di Guijo de Granadilla, nella provincia di Cáceres (comunità autonoma spagnola di Estremadura).
Storia
modificaLa città è menzionata nelle fonti antiche[1]:
- nella Naturalis historia di Plinio il Vecchio (23-79 d.C.)[2], che nomina tra gli stipendiari (che pagavano a Roma un tributo), i Caperenses;
- nella Geografia di Claudio Tolomeo [II secolo), che la cita come Kapasa o Kapara e la elenca tra le città dei Vettoni[3];
- nell'Itinerario antonino (inizi del III secolo)[4];
- nella Cosmografia ravennate (VII secolo)[5].
Alcuni frammenti ceramici hanno condotto ad ipotizzare che la città romana fosse sorta su un insediamento più antico, del quale tuttavia non sono state rinvenute tracce archeologiche[6].
Nel 74 d.C. le provincie ispaniche ottennero da un editto dell'imperatore Vespasiano la concessione della cittadinanza di diritto latino e in un momento imprecisato dell'età flavia la città divenne un municipio come ''Municipium Flavium Caparensis. Secondo il diritto latino i magistrati cittadini accedevano alla cittadinanza romana e venivano iscritti alla tribù Quirina.
La città si sviluppò in quest'epoca, a cui appartengono i resti dei maggiori edifici pubblici. In seguito alla vittoria di Settimio Severo su Clodio Albino le autorità cittadine eressero un monumento a Giulia Domna, del quale si conserva la dedica[7].
La città decadde e si spopolò progressivamente in epoca successiva[8]. Le testimonianze delle iscrizioni sui miliari della via Delapidata, rinvenuti presso la città, mostrano che la strada era stata riparata ancora sotto Massimiano (286-305) e sotto l'usurpatore Decenzio (350-353)[9].
Descrizione
modificaLa città era di piccole dimensioni, con un'estensione dell'abitato racchiuso da mura di circa 15 o 16 ettari[10], ma sono state rinvenute abitazioni anche in un sobborgo esterno alle mura verso nord-est.
Aveva pianta regolare, con strade ortogonali, impostate sull'asse dell'antica via Delapidata, che la attraversava da nord a sud costituendone il decumano massimo. Alle estremità del decumano erano porte di accesso monumentali, una delle quali si era conservata fino al 1728[11]
Nel centro cittadino la via principale era scavalcata dall'arco di Cáparra, un arco quadrifronte onorario di carattere privato, eretto in epoca flavia da un eminente cittadino in onore dei genitori e della moglie[12]. L'arco è situato in prossimità del foro cittadino, dotato di una curia e di una basilica civile sul lato sud[13]
A nord ovest si trova un complesso termale (33 x 36 m) che costeggia il decumano massimo, costruito anch'esso in epoca flavia, dotato di una palestra sul lato sud e costeggiato da taberne sul lato nord. L'accesso al complesso avveniva da un cardine sul lato ovest.
Nella zona a sud-est, all'esterno delle mura, si trova un anfiteatro, costruito con due muri ovali concentrici con riempimento in terra sopra il quale sorgevano le gradinate per gli spettatori[14]
Galleria d'immagini
modificaCáparra
Note
modifica- ^ Cerillo Martín 2000, citato in bibliografia, p.155
- ^ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, IV, 118.
- ^ Tolomeo, Geographia (edizione Müller) II, 5-7.
- ^ Itinerario antonino 433, 7
- ^ Anonimo ravennate, 319,11.
- ^ Río-Miranda Alcón 2012, citato in bibliografia; vedi anche Cerillo Martín 1994, citato in bibliografia, p.149 e seguenti.
- ^ CIL II, 810.
- ^ *Cerillo Martín 1989-1990, citato in bibliografia.
- ^ Río-Miranda Alcón 2011, citato in bibliografia, p.122, e AE, 1946, 16. Esistono anche miliari precedenti, sotto Tiberio (Río-Miranda Alcón 2011, citato in bibliografia, pp.121-122), Nerone (AE, 1967, 198), Traiano (CIL II, 4664) e Adriano (CIL II, 4663).
- ^ Río-Miranda Alcón 2011, citato in bibliografia, pp.23-60.
- ^ Cerillo Martín 2000, citato in bibliografia, p.158.
- ^ CIL II, 834 e CIL II, 835
- ^ Cerillo Martín 2000, citato in bibliografia, p.159.
- ^ Cerillo Martín 2000, citato in bibliografia, pp.161-162.
Bibliografia
modifica- Enrique Cerillo Martín, "Cáparra después de los romanos. Historia de una despoblación", in Norba, 10, 1989-1990, pp.109-129.
- Enrique Cerillo Martín, "Leyenda y arqueología de las ciudades prerromanas: Cáparra", in Leyenda y arqueología de las ciudades prerromanas de la Península Ibérica, II, Madrid 1994.
- Enrique Cerillo Martín, "Capara, municipio romano", in Sociedad y cultura en Lusitania romana (Actas de la IV mesa redonda internacional), Mérida 2000, pp.155-264.
- Jaime Río-Miranda Alcón, La ciudad romana de Cáparra. Municipium Flavium Caparense, Cáceres 2011.
- Jaime Río-Miranda Alcón, La ciudad romana de Cáparra. La cerámica, Cáceres 2012.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cáparra
Collegamenti esterni
modifica- (ES) Enrique Cerillo Martín, Cáparra. Municipium flavium caperensis Archiviato l'11 settembre 2016 in Internet Archive., sul sito CervantesVirtual.com