Caccia d'Asciano
Caccia d'Asciano, abbreviazione di Caccianemico di messer Trovato degli Scialenghi (Asciano, ... – ...; fl. XII secolo), fu un personaggio storico di Siena del Duecento, citato da Dante Alighieri in un passo dell'Inferno (XXIX 131).
Biografia
modificaSi ritiene appartenesse alla famiglia senese dei Cacciaconti. Viene citato a proposito dei vani senesi da Capocchio, un alchimista che nella decima Malebolgia è condannato a soffrire la lebbra. Lo stile dell'episodio è comico-popolare con Dante e Capocchio che, dopo una novella amara del dannato Griffolino d'Arezzo, stanno parlando dei senesi e Capocchio ha iniziato un'ironica lista di personaggi della cosiddetta brigata spendereccia che fecero "oculate" spese.
Egli viene citato come colui che disperse la vigna e la gran fronda, cioè che sperperò tutti i suoi averi comprese le vigne e i poderi (fonda sta per terreni arati, a differenza delle vigne) che la sua famiglia possedeva nei pressi di Asciano, nell'area senese.
Bibliografia
modifica- Vittorio Sermonti, Inferno, Rizzoli 2001.
- Umberto Bosco e Giovanni Reggio, La Divina Commedia - Inferno, Le Monnier 1988.