Carcinoma lobulare in situ
Il carcinoma lobulare in situ (LCIS) è una forma di carcinoma mammario della donna. Spesso si evolve in una neoplasia infiltrante. Esistono due tipologie, la più diffusa è quella multicentrica (70% dei casi). Il termine "lobulare" è improprio, poiché in riferimento allo studio patologico pregresso, si pensava che il punto di origine di tale neoplasia fosse il lobulo mammario; viceversa si è capito solo successivamente che il reale luogo di genesi è il "TDLU" ovvero l'Unità Duttale Termino-Lobulare, analogamente al carcinoma duttale.
Peculiarità di tale tumore è la perdita della produzione di Caderina-E, in seguito alla mutazione dell'apposito gene posto sul cromosoma 10. La Caderina-E, atta a legare la β-Catenina, è garante della giunzione intercellulare, che venendo a mancare, favorisce una disgregazione della massa neoplastica, le cui cellule, potranno individualmente (o in piccoli ammassi), infiltrare i tessuti circostanti, producendo quindi facili diffusioni metastatizzanti, soprattutto a livello retroperitoneale e dell'encefalo. La nota dolente di tutto ciò, sta nel fatto che così facendo, la lesione apparirà quasi invisibile all'esame radiografico (principale mezzo diagnostico).
Epidemiologia
modificaColpisce prevalentemente le donne della quarta decade di età, la frequenza rispetto alle altre neoplasie è dell'1-6%.
Terapia
modificaIl trattamento prevede l'uso di tamoxifen che riesce a ridurre lo sviluppo della massa mentre la rimozione avviene tramite mastectomia.
Diagnosi
modificaRisulta molto difficile effettuare una corretta diagnosi, i vari esami spesso non sono sufficienti per comprendere la presenza di tale massa tumorale. Bisogna differenziarlo da una forma simile, il carcinoma duttale in situ.
Bibliografia
modifica- Gianni Bonadonna, Gioacchino Robustelli Della Cuna, Pinuccia Valgussa, Medicina oncologica, 8ª ed., Milano, Elsevier Masson, 2007, ISBN 978-88-214-2814-2.