Carlo Azimonti (sindaco)

giornalista italiano e politico (1888-1958)

Carlo Felice Azimonti[1] (Busto Arsizio, 9 marzo 1888Busto Arsizio, 22 marzo 1958[2]) è stato un giornalista e sindacalista italiano. Militante socialista, per molto tempo fu sindaco della sua città natale.

Carlo Azimonti
Carlo Azimonti

Sindaco di Busto Arsizio
Durata mandato16 luglio 1914 –
5 agosto 1922
PredecessorePietro Tosi
SuccessoreOttorino Maderna

Durata mandato2 settembre 1943 –
25 aprile 1945
(commissario prefettizio)
PredecessoreErcole Lualdi
SuccessoreCamillo Tosi

Dati generali
Partito politicoPSI
Professionegiornalista
FirmaFirma di Carlo Azimonti

Biografia

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Di umili origini (era di famiglia contadina), si avvicinò alla professione di giornalista e al pensiero socialista in seguito all'osservazione in prima persona delle condizioni operaie (cominciò appena undicenne a lavorare in fabbrica, e a 14 anni partecipò al suo primo sciopero)[3].

Divenuto nel 1906 segretario della Lega Bustese Tintori e della Lega Arti Tessili[4], si adoperò per ottenere condizioni lavorative migliori (orario lavorativo ridotto a 10 ore giornaliere e aumento dello stipendio del 10%). In seguito al fallimento di queste iniziative diede l'autorizzazione ad uno sciopero che a luglio mobilitò ventimila persone, non solo a Busto Arsizio, ma anche a Milano e Monza. Questo sciopero, pur riuscendo nel suo intento, gli costò il posto di lavoro[5].

Successivamente, fu chiamato da Egidio Bernaroli, direttore della Cooperativa Operaia di Consumo e fondatore del settimanale locale di stampo socialista Il Lavoro, come aiuto contabile della Cooperativa[6].

Sulla base di questa esperienza, si dedicò poi alla fondazione di varie cooperative in Valle Olona, a partire da quella di Fagnano nel 1907; la sua opera, svoltasi tra il 1907 e il 1911, permise il rapido sviluppo del movimento socialista[6].

Nel 1909 gli venne affidato l'incarico di segretario della Camera del Lavoro di Busto Arsizio, e l'anno successivo si candidò per le elezioni comunali, ma non venne eletto per soli 3 voti. In questi anni collaborò inoltre alla redazione dell'Avanti![6].

Nel 1911 intraprese un viaggio di propaganda tra i minatori italiani in Germania, Francia e Lussemburgo. Conclusa questa esperienza, nello stesso anno, si recò nel Basso Milanese per conto della Federazione Provinciale dei Lavoratori della Terra, e per tre anni si impegnò per rompere l'isolamento delle masse contadine, organizzando scioperi e promuovendo la fondazione di leghe e cooperative[6].

Nel 1912 entrò a far parte del Consiglio Nazionale della CGdL, sostenendo la linea riformista in opposizione alla corrente rivoluzionaria del PSI, guidata da Mussolini[7]. Dopo lo scoppio della guerra, durante il dibattito prima dell'intervento italiano, fu un convinto neutralista[8].

Il 5 luglio 1914, a 26 anni, fu eletto sindaco di Busto Arsizio (divenendo il sindaco più giovane d'Italia)[6]; il primo cittadino assunse inoltre anche la carica di assessore del lavoro[9]. Tra i primi provvedimenti, ci fu l'acquisto di Palazzo Gilardoni, l'ex ospedale, per farne la nuova sede del palazzo comunale. Lo scoppio della guerra, tuttavia, impedì di portare avanti il trasferimento, che avvenne solo nel 1922[6]. L'Amministrazione approvò inoltre alcuni provvedimenti contro il carovita[6] e istituì, presso l'Ufficio del Lavoro, un Segretariato del Popolo per la consulenza a lavoratori e disoccupati[10][11]; si cercò anche di favorire lo sviluppo dell'agricoltura cittadina[6].

Nel 1915, nel giorno della Festa dal Lavoro, inaugurò il nuovo ospedale cittadino, i cui lavori erano iniziati diversi anni prima[12].

Con l'inizio della prima guerra mondiale, organizzò molti enti per risolvere pacificamente le situazioni di contesa e limitare i disagi per la popolazione civile: fra questi, degni di nota sono il Comitato di Assistenza Civile e l'Ente Autonomo dei Consumi[6]. In occasione della sconfitta di Caporetto, pubblicò un appello, diffuso anche tra i soldati al fronte, in cui invitava la Nazione a resistere all'invasione nemica[13].

Nel 1918 fu colpito dalla Febbre Spagnola, ma si rimise nel giro di pochi giorni[14].

Dopo la fine della guerra, come avvenne in altri comuni socialisti della zona, invitò alcuni gruppi di bambini austriaci a trascorrere l'inverno in città o nella colonia comunale di Loano[15][16].

Rieletto nel 1920, nel 1922 fu cacciato dai fascisti che occuparono la residenza comunale e chiusero la Camera del Lavoro e la Cooperativa Operaia[5].

Tra il 1921 e il 1924, si dedicò ai lavori della CGdL; nel 1921 fu chiamato a far parte del Comitato Esecutivo della stessa, come segretario per l'industria e l'agricoltura[5]. Partecipò inoltre a tutti i congressi sindacali internazionali[7] e fece parte della delegazione inviata dalla federazione alla fondazione della Internazionale sindacale rossa[17].

Il 17 giugno 1924 presenziò a Busto Arsizio alle dichiarazioni che portarono all'arresto del basista del delitto Matteotti, Otto Thierschädl[18]. Alla fine dello stesso anno fu tra i promotori dell’unificazione del movimento cooperativo in un Ente morale, di cui fu alla direzione insieme a Nullo Baldini, Mario Cingolani, Gaetano Postiglione, Vincenzo Giuffrida (presidente effettivo), Luigi Luzzatti (presidente onorario) ed altri[19].

Dal 1926, abbandonata ogni attività politica, si dedicò ai suoi studi di storia, lingua e cultura locale, scrivendo anche un'opera autobiografica[6].

Dopo lo scioglimento della CGdL, avvenuto il 4 gennaio 1927 con il sostegno di Rinaldo Rigola, Ludovico d'Aragona, Gino Baldesi e lo stesso Azimonti[20], collaborò alla nuova Associazione Nazionale Studi per i Problemi del Lavoro (ANS), diretta da Rigola, e, in particolare, alla corrispondente rivista Problemi del Lavoro[21][22]. L'associazione, inizialmente tollerata dal regime per il suo parziale sostegno al corporativismo, venne sciolta nel 1941[21] per "attività politica contraria alle direttive del regime"[6].

 
Busto di Carlo Azimonti sulla tomba di famiglia presso il Cimitero monumentale di Busto Arsizio[23]

Nel 1935 fu trovato in possesso di alcune copie clandestine del Nuovo Avanti!, speditegli dagli esuli socialisti in Francia, che gli vennero sequestrate[7].

Nominato commissario prefettizio il 2 settembre 1943, fu rimosso dallo stesso prefetto appena due mesi e mezzo dopo, il 17 novembre. La carica gli fu restituita pochi mesi dopo, e, benché socialista, la mantenne fino al 25 aprile 1945[24]. In questi anni, si occupò della costituzione di nuovi comitati di assistenza, di centri per la cura della maternità e dell'infanzia e di un comitato per l'approvvigionamento[25].

 
La via di Busto Arsizio dedicata ad Azimonti

Negli ultimi anni della sua vita, pur ritiratosi dalla vita politica, rimase una figura conosciuta e ammirata dalla cittadinanza, che lo soprannominò "Pà Carleou", papà Carlo[25]. Nel 1957 fu nominato Cittadino Benemerito "come esempio alle presenti e future generazioni"[6] e nel settembre dello stesso anno venne premiato, alla presenza del Ministro dell'Interno Tambroni, per i suoi meriti nel mondo del lavoro[26].

Pubblicazioni

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  • Tormenti, 19..!, IT\ICCU\LO1\0617817
  • L'ambiente operaio di Busto: per gli operai dell'Alto Milanese, Arti Grafiche Bustesi, 1909, IT\ICCU\LO1\0023163
  • I circoli famigliari e le cooperative di consumo nella città e provincia di Milano agli effetti della organizzazione di resistenza, Tipografia degli Operai, 1913, IT\ICCU\LO1\0317767
  • Adocchiando il mondo insanguinato, Pianezza e Ferrari, 1919, IT\ICCU\CUB\0061333
  • L'importanza della cooperazione nel movimento proletario socialista, Volonterio, 1920, IT\ICCU\CUB\0061346
  • La maison du peuple de Bruxelles, Pellegatta, 1920, IT\ICCU\MIL\0414427
  • Il Comune: (per gli amministratori socialisti), Pianezza, 1920, IT\ICCU\LO1\0322602
  • Tempi passati: un trentennio di vita sociale nella culla dell'industria tessile, Edizioni ANS-Problemi del Lavoro, 1931, IT\ICCU\CUB\0061349
  • (a cura di C.A. e Enrico Crespi) Giornate Bustocche, Arti Grafiche Pianezza, 1937, IT\ICCU\LO1\0368469
  • (a cura di C.A. e Enrico Crespi) Pagine Bustocche, Arti Grafiche Pianezza, 1938, IT\ICCU\LO1\0368472
  • Ul velòciu dul Giandalèn, Arti Grafiche Pellegatta, 1939, IT\ICCU\LO1\0368499
  • Linguaggio Bustocco, Collezione di vocaboli, Arti Grafiche Pellegatta, 1939, IT\ICCU\LO1\0368537
  • Terra Bustocca, Arti Grafiche Pellegatta, 1941, IT\ICCU\LO1\0368482
  • La mamma dei Bustocchi: ragguagli, Arti Grafiche Pellegatta, 1942, IT\ICCU\LO1\0368742
  • Cucina Bustocca, Ed. Gazzetta, 1953, IT\ICCU\CUB\0061336
  • Cinquant'anni di vita sociale. Vita vissuta, Arti Grafiche Bustesi, 1956, IT\ICCU\CUB\0061335
  • Esempi e panzaniche in linguaggio bustocco : prosa brillante, Arti Grafiche Bustesi, 1957, IT\ICCU\LO1\0368736
  • Dizionario Bustocco, Arti Grafiche Bustesi, 1957, IT\ICCU\MIL\0311618
  • Campagna nostrana: Argine alla brughiera, Arti Grafiche Bustesi, 1957, IT\ICCU\CUB\0061334
 
Timbro con il nome di Azimonti in un documento del 1914. Si noti la corretta scrittura del cognome, con una sola z
  1. ^ Per un errore all'anagrafe in anni relativamente recenti, il cognome di famiglia fu registrato con due z e fu riportato errato anche sulla lapide presso il cimitero di Busto Arsizio. Nei documenti conservati nell'Archivio Comunale, il nome è scritto sempre con una sola z, come compare anche nelle stesse firme del Sindaco; anche negli articoli e nelle pubblicazioni, suoi e di altri, e nella toponomastica cittadina, il nome compare sempre scritto correttamente con una sola z. Lo stesso SBN, per i suoi libri, riporta il cognome con una sola z.
  2. ^ Rosalba Franchi, Nell'autobiografia di Carlo Azimonti mezzo secolo di storia politica e sociale dell'Alto Milanese (PDF), in Lombardia Nord-Ovest, gennaio 2003, p. 71. URL consultato il 2 aprile 2013 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2016). e Andreucci-Detti, Il movimento operaio italiano-Dizionario biografico 1853-1943, Vol. I, Roma, Editori Riuniti, 1975, pag. 106.
  3. ^ Rosalba Franchi, Nell'autobiografia di Carlo Azimonti mezzo secolo di storia politica e sociale dell'Alto Milanese Archiviato l'8 marzo 2016 in Internet Archive., cit. e Guido P. Conti, Ernesto Tarantini, Luigi Bellotti, Carlo Azimonti. L'uomo e l'opera, 1965.
  4. ^ Roberto Romano, La modernizzazione periferica: l'Alto Milanese e la formazione di una società industriale, 1750-1914, F. Angeli, 1990. URL consultato il 19 novembre 2019.
  5. ^ a b c Rosalba Franchi, Nell'autobiografia di Carlo Azimonti mezzo secolo di storia politica e sociale dell'Alto Milanese Archiviato l'8 marzo 2016 in Internet Archive., cit.
  6. ^ a b c d e f g h i j k l Guido P. Conti, Ernesto Tarantini, Luigi Bellotti, Carlo Azimonti. L'uomo e l'opera, 1965.
  7. ^ a b c Franco Andreucci, Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano-Dizionario biografico 1853-1943, vol. 1, Roma, Editori Riuniti, 1975.
  8. ^ Antonio Tedesco, Pietro Nenni e la Grande Guerra, Bibliotheka Edizioni, 11 dicembre 2018, ISBN 9788869345296. URL consultato il 19 novembre 2019.
  9. ^ Paola Carolina Caldiroli, Vita politica e amministrativa a Busto Arsizio dal 1905 al 1914, in Tesi di laurea, relatore Maurizio Punzo, a.a. 1993-1994. Consultabile presso la Biblioteca Comunale di Busto Arsizio.
  10. ^ L'Amministrazione Comunale durante la guerra, in Il Lavoro, 11 gennaio 1918.
  11. ^ Marco Mocchetti, L'Amministrazione di Carlo Azimonti a Busto Arsizio dal 1914 al 1918, in Tesi di laurea, relatore Maurizio Punzo, a.a. 2014-2015. Consultabile presso la Biblioteca Comunale di Busto Arsizio
  12. ^ Rodolfo Rogora, Stefano Ferrario, Luigi Belotti, Luigi Caldiroli, Sommario di Storia Bustese - dalle origini ai tempi nostri, 1980.
  13. ^ Stefano Ferrario (a cura di), Busto Arsizio. Spunti di storia e di cultura raccolti e ordinati a cura di Stefano Ferrario, Bramante, 1964.
  14. ^ Carlo Azimonti infermo, in Il Lavoro, 5 ottobre 1918.
  15. ^ Il Comune di Busto per i bambini di Vienna, in Il Lavoro, 12 dicembre 1919.
  16. ^ Solidarietà umana, in Il Lavoro, 19 dicembre 1919.
  17. ^ (EN) Michael Taber, The Communist Movement at a Crossroads: Plenums of the Communist International’s Executive Committee, 1922-1923, BRILL, 14 giugno 2018, ISBN 978-90-04-36678-7. URL consultato il 18 maggio 2020.
  18. ^ La Giustizia, 19 giugno 1924, p. 3 (”Come è avvenuto l’arresto del falso dalmata”).
  19. ^ Il Nuovo Paese, 8 dicembre 1924, p. 1 (“La costituzione della Confederazione della Cooperazione”).
  20. ^ Roberto Guerri, Il Blocco di potere nell'Italia unita, Teti, 1980. URL consultato il 18 maggio 2020.
  21. ^ a b Paolo Mattera, Rinaldo Rigola. Una biografia politica, Ediesse, 2011.
  22. ^ Carlo Cartiglia, Rinaldo Rigola e il sindacalismo riformista in Italia, Feltrinelli, 1976.
  23. ^ Si noti l'errata scrittura del cognome con la doppia Z
  24. ^ Giorgio Romussi, Carlo Azimonti, benché antifascista, resse il Comune durante la Repubblica Sociale, in L'Informazione, Giugno 2010.
  25. ^ a b Vittorio Celiento, Carlo Azimonti, in Almanacco della Famiglia Bustocca per l'anno 2000, 2000.
  26. ^ Il comunismo non ha più alcuna possibilità di governo, su archivio.corriere.it, 29 settembre 1957. URL consultato il 19 maggio 2018.

Bibliografia

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  • Guido P. Conti, Ernesto Tarantini, Luigi Bellotti, Carlo Azimonti. L'uomo e l'opera, pubblicazione realizzata dall'amministrazione civica di Busto Arsizio, 1965.
  • Franco Andreucci, Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano-Dizionario biografico 1853-1943, Vol. I, Editori Riuniti, Roma, 1975.
  • Rosalba Franchi, Nell'autobiografia di Carlo Azimonti mezzo secolo di storia politica e sociale dell'Alto Milanese in Lombardia Nord Ovest Gennaio 2003.
  • Carlo Azimonti, Cinquant'anni di vita sociale. Vita vissuta, Arti Grafiche Bustesi, Busto Arsizio, 1956.
  • Stefano Ferrario (a cura di), Busto Arsizio. Spunti di storia e di cultura raccolti e ordinati a cura di Stefano Ferrario, Bramante Editrice, Milano, 1964.
  • Rodolfo Rogora, Stefano Ferrario, Luigi Belotti, Luigi Caldiroli, Sommario di Storia Bustese - dalle origini ai tempi nostri, Varesina Grafica, Varese, 1980.
  • Paolo Mattera, Rinaldo Rigola. Una biografia politica, Ediesse, 2011
  • Carlo Cartiglia, Rinaldo Rigola e il sindacalismo riformista in Italia, Feltrinelli, 1976

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