Carlo II di Napoli

re di Napoli (r. 1285-1309)

Carlo II d'Angiò, detto lo Zoppo (1254Napoli, 5 maggio 1309), figlio di Carlo I d'Angiò, prima re di Sicilia poi di Napoli, e di Beatrice di Provenza, ultimogenita del conte di Provenza Raimondo Berengario IV e di Beatrice di Savoia[2], fu re di Napoli dal 1285 alla morte, avvenuta nel 1309.

Carlo II di Napoli
Carlo II in trono in una miniatura della Bibbia d'Angiò, 1340, Cristoforo Orimina, biblioteca Maurits Sabbe della facoltà di Teologia della Katholieke Universiteit, Lovanio
Re di Napoli
Conte di Provenza e Forcalquier
Stemma
Stemma
In carica7 gennaio 1285 –
5 maggio 1309
Incoronazione29 maggio 1289, Cattedrale di Rieti
PredecessoreCarlo I d'Angiò
SuccessoreRoberto d'Angiò
Conte d'Angiò e del Maine
In carica7 gennaio 1285 –
16 agosto 1290
PredecessoreCarlo I d'Angiò
SuccessoreMargherita d'Angiò con Carlo di Valois
Altri titoliPrincipe di Taranto, Re d'Albania, Re titolare di Gerusalemme, Principe d'Acaia, Principe di Salerno
Nascita1254
MorteNapoli, 5 maggio 1309
Luogo di sepolturaBasilica di San Domenico Maggiore[1], Napoli
chiesa di San Bartolomeo, Aix-en-Provence
DinastiaAngioini
PadreCarlo I d'Angiò
MadreBeatrice di Provenza
ConsorteMaria Arpad d'Ungheria
FigliCarlo Martello
Margherita
Luigi (san Ludovico di Tolosa)
Roberto
Filippo
Bianca
Eleonora
Raimondo Berengario
Giovanni
Tristano
Maria
Pietro "Tempesta"
Giovanni
Beatrice

Oltre ad essere sovrano del Regno di Napoli, Carlo II fu principe di Salerno dal 1266, poi conte d'Angiò e del Maine, conte di Provenza e di Forcalquier, principe di Taranto, re d'Albania, principe d'Acaia e re titolare di Gerusalemme.

Biografia

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Principe di Salerno

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Il principe di Salerno Carlo accanto al padre in una miniatura della Bibbia d'Angiò, 1340, Cristoforo Orimina, biblioteca Maurits Sabbe della facoltà di Teologia della Katholieke Universiteit, Lovanio

Nel 1257 Carlo I d'Angiò acquistò dalla casa di Baux i diritti al trono del Regno di Arles e quando nel 1280 l'imperatore Rodolfo I d'Asburgo pensò di ricostituire il regno di Arles, dovette trattare con lui. Fu trovato tra i due sovrani un accordo in seguito al quale, l'imperatore avrebbe ricostituito il regno di Arles per assegnarlo a Carlo principe di Salerno, che, a sua volta, avrebbe dovuto cederlo al momento delle nozze tra il nipote di Carlo I, Carlo Martello, e Clemenza, figlia di Rodolfo. Evento che non si realizzò a causa dei Vespri siciliani.

Nel 1279, Carlo II d'Angiò era in Provenza a Nanse dove effettuò l'inventio delle reliquie di Santa Maria Maddalena, le quali furono convalidate da papa Bonifacio VIII nel 1295 e conservate presso la chiesa gotica di Saint-Maximin-la-Sainte-Baume dove è conservato quello che si dice sia il teschio della santa. Carlo sfruttò il culto della santa per fini politici.

Carlo, principe di Salerno, dopo la sollevazione dei Vespri siciliani del 1282, partecipò alla Guerra contro gli Aragonesi.
Nel corso del 1284, suo padre Carlo I, avendo ricevuto una consistente somma di denaro da papa Martino IV, che l'aveva destinata alla reggenza del Regno di Napoli, si recò in Provenza per preparare una flotta che avrebbe dovuto unirsi a parte delle navi che l'attendevano nel porto di Napoli, per poi incontrarsi ad Ustica con il resto della forza navale, composta da trenta galere, e con l'armata italo-angioina, proveniente da Brindisi. Ma il 5 giugno la flotta siciliano-aragonese, sotto il comando dell'ammiraglio Ruggero di Lauria, si presentò dinanzi al porto di Napoli.

Carlo II d'Angiò, disobbedendo all'ordine del padre di non muoversi prima del suo arrivo dalla Provenza, uscì dal porto con le sue navi, per combattere il Lauria, ma fu sconfitto e fatto prigioniero assieme a parecchi nobili napoletani. Quando Carlo arrivò a Gaeta e seppe della sconfitta maledisse il figlio, ma dovette rinunciare all'invasione della Sicilia, e dopo un inutile assedio di Reggio, si diresse in Puglia dove, il 7 gennaio 1285, morì a Foggia.

La prigionia, la guerra e poi la pace con Alfonso III

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Carlo II, mentre era prigioniero in Aragona[3], succedette in tutti i suoi titoli al padre, che prima di morire aveva nominato un reggente nella persona del nipote, il conte Roberto II d'Artois, che fu affiancato per volere di papa Martino IV dal cardinale Gerardo da Cremona. I due reggenti tennero ben saldo il governo e repressero ogni tentativo di ribellione.
Il 28 marzo 1285, Martino IV moriva e gli successe il romano Giacomo Savelli, papa Onorio IV, che continuò ad appoggiare la crociata contro Pietro III d'Aragona, a suo dire usurpatore del regno di Sicilia.

La tentata invasione dell'Aragona si risolse in un disastro: la flotta franco-napoletana fu ridotta all'impotenza dal Lauria, mentre l'esercito, che aveva posto l'assedio a Gerona, fu colto da pestilenza e si dovette ritirare. Lo stesso re di Francia, Filippo III, morì il 6 ottobre a Perpignano, durante la ritirata. Pietro III morì poco dopo, l'11 novembre: gli succedettero i figli, Alfonso in Aragona, Catalogna, Valencia e Maiorca, e Giacomo in Sicilia. Pur rimanendo alleati, i due fratelli avevano interessi diversi.

Dato che Alfonso d'Aragona teneva prigioniero Carlo II lo Zoppo, capo della casa angioina, egli ricevette varie delegazioni (papato, Francia ed Inghilterra) che ne sollecitavano la liberazione. La moglie stessa, Eleonora, lo sollecitava a liberare il re angioino.

Dopo che un primo accordo, preso ad Oléron, nel 1287, fu bocciato dal Papa Niccolò IV, il 27 ottobre 1288 a Canfranc, nel nord dell'Aragona, fu trovato l'accordo e Carlo II venne liberato sulla parola in cambio di tre dei suoi figli, che rimasero in ostaggio al suo posto: Carlo avrebbe avuto un anno di tempo per convincere Carlo di Valois a rinunciare al trono d'Aragona, in caso contrario sarebbe dovuto tornare prigioniero[4], fu incoronato re di Sicilia e di Gerusalemme dal pontefice il 29 maggio del 1289 nella cattedrale di Rieti.

Ma dopo la sua incoronazione il papa sciolse Carlo da ogni giuramento e la guerra in Sicilia riprese. Alfonso inviò l'ammiraglio Ruggero di Lauria in aiuto del fratello, il re di Sicilia Giacomo il Giusto, e nel 1289 fu raggiunta una tregua[5]. Nel febbraio del 1291, con il Trattato di Tarascona, Alfonso III riuscì a fare la pace con Carlo lo Zoppo, con il papa (che continuava a sostenere Carlo di Valois come re d'Aragona) e con la Francia: disconobbe i diritti del fratello Giacomo sulla Sicilia ed in cambio Carlo di Valois rinunciò ai diritti sul regno d'Aragona, ottenendo in cambio le contee d'Angiò e del Maine insieme alla mano di Margherita, figlia di Carlo II lo Zoppo di Napoli, che sarebbe dovuto rientrare in possesso della Sicilia, che ora non aveva più l'appoggio del regno d'Aragona.
Ma all'improvviso il 18 giugno del 1291, Alfonso III morì senza eredi, per cui il fratello gli subentrò come Giacomo II d'Aragona e si tenne la Sicilia.

Carlo II, nei Balcani seguì la politica paterna di opposizione all'imperatore di Bisanzio, unitamente al cugino, Carlo di Valois, fratello del re di Francia, Filippo IV il Bello.

Il Trattato di Anagni

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Trattato di Anagni.

Finalmente, il 12 giugno del 1295, Carlo stipulò un trattato di pace con Giacomo II d'Aragona, ricordato come il Trattato di Anagni che fu avviato su proposta del Papa Celestino V[6] e concluso dal Papa Bonifacio VIII, per cui Carlo avrebbe riacquisito la Sicilia, riavuto i tre figli che Giacomo aveva in ostaggio da circa sette anni. Giacomo in cambio avrebbe avuto il regno di Sardegna e Corsica, regno creato ex novo e tutto da conquistare in quanto sull'Isola esistevano già delle entità statuali autonome. Il trattato prevedeva inoltre l'unione di Giacomo con Bianca d'Angiò figlia del Re Carlo; mentre Federico, il governatore della Sicilia sarebbe stato compensato dal matrimonio con l'erede dell'Impero bizantino, Caterina di Courtenay. Federico, amareggiato anche perché Giacomo non aveva ottemperato al testamento di Alfonso III, rifiutò e si schierò con i Siciliani che, sentendosi traditi dal nuovo re Aragonese, dichiararono decaduto Giacomo, e elessero re Federico. L'11 dicembre 1295 il Parlamento siciliano riunito a Palermo proclamò Federico III Re di Sicilia, e riconfermò la scelta il 15 gennaio 1296 al Castello Ursino di Catania. L'incoronazione ufficiale avvenne il 25 marzo del 1296 nella Cattedrale di Palermo.

Il 29 ottobre del 1295, in ottemperanza al trattato di Anagni, a Vilabertran (Alt Empordà), nel nord della Catalogna, Bianca di Napoli sposò Giacomo, re d'Aragona, che non accettò la destituzione da re di Sicilia e si trovò così al fianco degli Angioini, contro il fratello Federico ed i siciliani.

La guerra contro Federico III per la Sicilia

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Carlino d'argento (3.22 g) di Carlo lo Zoppo (1285-1309), battuto dalla Zecca di Napoli, tra il 1285/90-1302.

Federico riprese la guerra del Vespro e prendendo l'iniziativa nei confronti degli Angioini, non solo conservava la Sicilia ma aveva portato la guerra in Calabria e nel napoletano. Allora Bonifacio VIII, agli inizi del 1297, convocò a Roma Carlo II e Giacomo II e li spronò a riconquistare la Sicilia secondo il trattato di Anagni; dovettero abbandonare la Sicilia, per ordine di Giacomo, sia Giovanni da Procida che Ruggero di Lauria, che divenne ammiraglio della flotta alleata anti-siciliana ed alla fine anche la regina madre Costanza di Sicilia dovette abbandonare il figlio prediletto Federico e raggiungere Giacomo a Roma. Giacomo intervenne a fianco degli Angioini contro il fratello Federico e i Siciliani e nel luglio del 1299, a Capo d'Orlando, con la sua flotta aragonese affiancata da quella napoletana, sconfisse Federico, che riuscì a salvarsi con solo 17 galee. Ma l'anno dopo, visto che Federico continuava a resistere, fece ritorno in Aragona.

La guerra ora era in Sicilia, dove i figli di Carlo II, Roberto e Filippo I di Taranto, avevano conquistato Catania e cinto d'assedio Messina; Federico però aveva riportato una notevole vittoria nella battaglia di Falconara presso Trapani, facendo prigioniero Filippo, aveva resistito a Messina e resisteva in Calabria. Carlo avrebbe preferito la pace ma il papa, dopo averlo accusato di codardia, nel 1300 chiamò in aiuto i Templari, gli Ospitalieri e i riluttanti Genovesi, ma a parte una nuova brillante vittoria della flotta di Lauria su quella siciliana, il 14 giugno del 1300, la situazione non progredì.

 
Portale neogotico del tempio di San Francesco a Gaeta, con le statue di Carlo II (a sinistra, che fondò la chiesa nel 1285) e di Ferdinando II (a destra, che la restaurò nel XIX secolo)

A metà agosto di quello stesso anno, Carlo organizzò una crociata contro il ricco e popoloso insediamento musulmano di Lucera. Le motivazioni di tale atto furono essenzialmente due: accontentare le richieste di papa Bonifacio VIII di eliminare l'ultima roccaforte islamica presente sul territorio, nell'anno del primo Giubileo, e saldare i vari debiti coi banchieri fiorentini grazie alle ricchezze della città[7]. Lucera, dopo un lungo e astuto assedio condotto da Giovanni Pipino da Barletta, venne distrutta tra il 15 e il 25 agosto 1300: le mura e le moschee furono abbattute, la città venne completamente razziata e numerosissimi musulmani, uomini, donne e bambini, vennero trucidati mentre circa 10.000 dei sopravvissuti furono incatenati e venduti al mercato degli schiavi, o costretti a convertirsi al cristianesimo[8]. La vittoria sui saraceni, comportò il cambiamento di nome alla città, che Carlo ribattezzò "Civitas Sanctae Mariae" e in pochissimo tempo il borgo fu ripopolato di cristiani da ogni parte del regno.

Infine Bonifacio VIII si rivolse al re di Francia, Filippo IV il Bello, che inviò un esercito al comando del fratello, Carlo di Valois. Questi, arrivato in Sicilia nel maggio del 1302, l'attraversò bruciando e depredando sino a Sciacca, dove però arrivò distrutto dalla malaria e per paura di un deciso attacco da parte di Federico, accettò le sue offerte di pace. La guerra dei Vespri Siciliani terminò con la pace di Caltabellotta[9]: il 31 agosto del 1302, probabilmente nel castello del Pizzo, si firmò il trattato di pace. Questo trattato, modificato dal papa il 12 maggio 1303, prevedeva che Federico III mantenesse il potere sulla Sicilia col titolo di Re di Trinacria[10] fino alla sua morte, dopo la quale l'isola sarebbe dovuta passare nuovamente agli Angiò. Inoltre sanciva l'impegno che Federico sposasse Eleonora, figlia di Carlo II lo Zoppo e sorella del duca di Calabria Roberto. In cambio sarebbe andata agli Aragonesi la Corsica o la Sardegna o altri territori o una ingente somma di denaro. Carlo assunse per sé il titolo di Re di Sicilia (Rex Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae), pur rinunciando temporaneamente all'isola ma mantenendo i territori della Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e riuscendo comunque ad ottenere un primo riconoscimento de facto del Regno di Napoli.

Gli ultimi anni di regno

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Basilica di San Domenico Maggiore, eretta per volere di Carlo in stile gotico e suo luogo di sepoltura, attualmente la chiesa appare fortemente manomessa a causa delle modifiche avvenute in età barocca. In seguito suo figlio Roberto fece trasferire la salma - ad eccezione del cuore - ad Aix-en-Provence, dove fu sepolto nella chiesa di San Bartolomeo, adesso non più esistente

Nel 1303, Carlo appoggiò l'elezione a papa di Niccolò Boccasini, papa Benedetto XI, che, quando era legato in Ungheria, aveva appoggiato l'elezione al trono del regno d'Ungheria di suo nipote Caroberto[11].

Nel 1304 il re diede inizio all'Investitura del Mastrogiurato: una celebrazione in cui dopo varie feste e sbandieramenti veniva affidato il governo della città ad un semplice sindaco. Tale celebrazione venne abolita nel 1806 da Gioacchino Murat, parente di Napoleone e riadottata dalla città di Lanciano (Abruzzo, in provincia di Chieti) dal 1981 e portata avanti sino ad oggi.

Nel 1306, Carlo II entrò in conflitto con Filippo di Savoia, il terzo marito della principessa di Acaia, Isabella di Villehardouin, a cui aveva ceduto il titolo, nel 1289 e nel 1307 li dichiarò decaduti dal titolo, che fu concesso a suo figlio, Filippo I di Taranto, a cui, nel 1301, aveva già ceduto il titolo di re d'Albania.

Nel 1309, Carlo II ripropose la ricostituzione del regno di Arles di cui suo padre Carlo I, il 23-8-1257, aveva acquistato i diritti al trono da Raimondo del Balzo, principe d'Orange. Ma non se ne fece nulla. Carlo II lo Zoppo morì a Napoli il 5 maggio 1309; gli successe il figlio Roberto.

Matrimonio e figli

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Maria e Carlo in trono in una miniatura della Bibbia d'Angiò, 1340, Cristoforo Orimina, biblioteca Maurits Sabbe della facoltà di Teologia della Katholieke Universiteit, Lovanio

Nel giugno del 1270, a Napoli, Carlo II sposò Maria d'Ungheria (1257 ca. – 25 marzo 1323), figlia di Stefano V d'Ungheria ed Elisabetta di Cumania e sorella di Ladislao IV. Dall'unione nacquero quattordici figli:

Figli illegittimi:

  • Galeazzo (?-1300)
  • Tristano (?-1304)

Ascendenza

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Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Filippo II di Francia Luigi VII di Francia  
 
Adèle di Champagne  
Luigi VIII di Francia  
Isabella di Hainaut Baldovino V di Hainaut  
 
Margherita I di Fiandra  
Carlo I d'Angiò  
Alfonso VIII di Castiglia Sancho III di Castiglia  
 
Bianca Garcés di Navarra  
Bianca di Castiglia  
Eleonora d'Inghilterra Enrico II d'Inghilterra  
 
Eleonora d'Aquitania  
Carlo II di Napoli  
Alfonso II di Provenza Alfonso II d'Aragona  
 
Sancha di Castiglia  
Raimondo Berengario IV di Provenza  
Garsenda di Provenza Rainou de Sabran  
 
Garsenda di Forcalquier  
Beatrice di Provenza  
Tommaso I di Savoia Umberto III di Savoia  
 
Beatrice di Mâcon  
Beatrice di Savoia  
Margherita di Ginevra Guglielmo I di Ginevra  
 
Beatrice de Faucigny  
 
  1. ^ Bastian Biancardi, Le vite de Re di Napoli, Raccolte succintamente con ogni accuratezza, Napoli, F. Pitteri, 1737.
  2. ^ Beatrice di Savoia era figlia del conte Tommaso I di Savoia (11771233) e di Beatrice Margherita di Ginevra (11801257)
  3. ^ Carlo II dalla prima prigione siciliana del Castello di Cefalù, venne trasportato in una prigione più sicura in Aragona.
  4. ^ I figli di Carlo che rimasero in prigione al posto del loro padre furono: Luigi, Roberto e Raimondo Berengario e furono liberati solo dopo il trattato di Anagni del 1295. Come responsabile della loro educazione durante il periodo in cui furono ostaggio degli Aragonesi in Provenza venne designato il Francescano spirituale Pietro di Giovanni Olivi.
  5. ^ Per permettere alla Cristianità di intervenire in difesa di San Giovanni d'Acri, minacciata dai Mamelucchi
  6. ^ Papa Celestino V nei 55 giorni del suo papato, passati a Napoli, sotto il controllo di Carlo II, creò otto cardinali francesi e quattro italiani, tutti di fede angioina.
  7. ^ Codice Diplomatico... cit., nº 39, 355, 357 e 388 (citato da J.A. Taylor, art. cit., p. 197)
  8. ^ Vito Bianchi, Sud ed Islam, una storia reciproca, Capone Editore, Lecce, 2003
  9. ^ La pace di Caltabellotta con gli Aragonesi di Sicilia, concludendo così la prima fase del Vespro. Ma in realtà secondo alcuni storici, i contraenti del trattato di Caltabellotta, Carlo e Federico erano perfettamente consci del fatto che l'accordo non si sarebbe mai potuto metter in pratica.
  10. ^ La principale modifica di Bonifacio VIII era quella. il titolo di re di Sicilia spettava solo al re di Napoli
  11. ^ Caroberto fu acclamato re d'Ungheria e incoronato con la corona di santo Stefano, nel 1308.

Bibliografia

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  • G. Ostrogorsky, I Paleologhi, in Storia del mondo medievale, vol. III, 1999, pp. 559–618
  • K. M. Setton, I latini in Grecia e nell'Egeo dalla quarta crociata alla fine del medioevo, in Storia del mondo medievale, vol. III, 1999, pp. 619–658
  • Previté-Orton, L'Italia nella seconda metà del XIII secolo, in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 198–244
  • Edward Armstrong, L'Italia al tempo di Dante, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 235–296
  • Hilda Johnstone, Francia: gli ultimi capetingi, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 569–607
  • Paul Fournier, Il regno di Borgogna o di Arles dall'XI al XV secolo, in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 383–410
  • Antonello del Balzo di Presenzano, A l'asar Bautezar. I del Balzo ed il loro tempo, Napoli 2003.
  • (DE) Tanja Michalsky, Memoria und Repräsentation. Die Grabmäler des Königshauses Anjou in Italien (= Veröffentlichungen des Max-Planck-Instituts für Geschichte.157). Vandenhoeck und Ruprecht, Göttingen 2000, ISBN 3-525-35473-8

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