La Casa di Annalena si trova in via Romana 34, a Firenze.

Casa di Annalena
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneToscana
LocalitàFirenze
Indirizzovia Romana 34
Coordinate43°45′51.43″N 11°14′46.55″E
Informazioni generali
CondizioniIn uso
StileNeoclassicismo
Realizzazione
ArchitettoGiuseppe del Rosso
ProprietarioSalvatore Leggiero
Firenze, ex Convento di Annalena

Il nome dell'edificio deriva da quello di Annalena (o Anna Elena), donna di bellezza straordinaria, figlia di Galeotto Malatesta, di Niccolò I. Fu data in sposa a Baldaccio d'Anghiari nel 1438: in quell'occasione la nobile ricevette da Cosimo de' Medici l'edificio, che porta il suo nome, come dono di nozze. Nel 1441 rimase vedova (Baldaccio fu vittima di una congiura), decidendo così di trasformare la propria abitazione in convento, denominato San Vincenzo D'Annalena, che è rimasto attivo fino al 1786. Negli anni successivi alla morte di Annalena (1491), i terreni e gli edifici conventuali subirono un destino complesso: fino alle metà del cinquecento furono adibiti a baluardo militare voluto dal Granduca di Toscana Cosimo I de' Medici. Nel 1786 il convento su soppresso. Nel 1791 fu il marchese Tommaso Corsi ad acquistare l'adiacente orto, realizzandovi il Giardino Corsi o di Annalena, primo esempio di giardino romantico a Firenze, tuttora conosciuto come "Il giardino di Annalena".

A partire dal 1807 gli edifici conventuali furono nuovamente riconvertiti ad uso abitativo e ricreativo (sull'area sorse anche il teatro Goldoni): furono acquistati quasi tutti dall'impresario e costruttore edile Luigi Gargani, che li destinò parte ad abitazione civile parte a locali per spettacoli e feste. Intorno al 1810, lungo via Romana, l'architetto Giuseppe Del Rosso edificò il palazzo oggi conosciuto come "Casa di Annalena", ispirato al Neoclassicismo allora in voga. Viene ricordato come palazzo Mac Donel (Mac Donald), in ricordo del generale dell'esercito francese Francesco Macdonald, già Ministro della Guerra del Regno delle Due Sicilie sotto Gioacchino Murat, che acquistò l'edificio nel 1820, ampliandolo, per poi abitarvi con Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone e vedova dello stesso Murat, che sposò nel 1830. Nello stesso periodo fu demolita la chiesetta del convento dedicata a San Vincenzo, per ricavare al suo posto le scuderie del palazzo. Nel 1837 il generale Macdonald morì e il figlio Hugh Macdonald svuotò la casa del suo prezioso contenuto vendendolo ad un ordine religioso di suore francesi del Sacro Cuore. Intanto le guide cittadine ricordano come nel dicembre del 1838 qui avesse dimorato Luigi Carlo Filippo Raffaello d'Orléans duca di Nemours, figlio del re di Francia Luigi Filippo.

Successivamente si documentano le proprietà delle suore del Sacro Cuore e della Fondiaria Assicurazioni.

«Vi furono in seguito alcuni passaggi di proprietà che, mescolando il sacro e il profano, trasformarono l'ex convento, prima in una casa da gioco, poi in una lussuosa casa di tolleranza ed infine in un ricovero per giovani donne. Nel 1914 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Perogallo che lo adibì a civile abitazione. Nel 1919, il secondo e terzo piano furono trasformati in albergo dalla famiglia Calastrini Rossoni e questo prese appunto il nome di "Pensione Annalena" diventando in breve tempo un punto di riferimento per viaggiatori e stranieri, poeti e musicisti. Lo scultore Olinto Calastrini, marito della figlia dei gestori, vi abitò negli anni venti ed esercitò la sua arte nei locali della pensione»

Nei decenni successivi la Casa di Annalena subì vari passaggi di proprietà, che ogni volta ne mutarono uso e destinazione, fino al 1919, quando l'edificio venne infine frazionato. In questo stesso anno il secondo e terzo piano furono trasformati in albergo dalla famiglia Calastri-Rossoni e prese appunto il nome di "Pensione Annalena"[2] diventando in breve tempo un punto di riferimento per viaggiatori e stranieri, poeti e musicisti. Nel corso del XX secolo l'edificio ha ospitato, tra gli altri, Eugenio Montale (che qui visse una intensa storia d'amore[3] con Irma Brandeis): il poeta italiano soggiornò a lungo[4] negli anni ’30 nella Pensione Annalena e la rammentò in una delle sue liriche più appassionate, la poesia Interno - Esterno[5]: «…siamo insieme nella veranda di "Annalena" a spulciare le rime del venerabile pruriginoso John Donne..». Nella pensione soggiornarono altre illustri personalità, tra cui Carlo Levi, che nel 1944, sotto il portico della sua stanza che dava sui giardini di Annalena, scrisse le pagine immortali della sua opera più famosa[6] Cristo si è fermato ad Eboli. Tra gli altri illustri personaggi, che soggiornarono nella Pensione Annalena, ricordiamo Luigi Dallapiccola, il cui soggiorno, per oltre vent'anni e fino alla morte, nel 1975 è ricordato da una lapide in facciata apposta nel 2004, Francis Henry Taylor (direttore del Metropolitan Museum of Art di New York) e ancora, vista la vicinanza al teatro Goldoni, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi.

Descrizione

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Da un punto di vista architettonico la facciata principale è caratterizzata da un disegno che rimanda al gusto neoclassico: organizzata su cinque assi per tre piani più un mezzanino, è inquadrata dai due assi laterali che sono profilati da pilasti con capitelli ionici. Più articolato il fronte che guarda al cosiddetto giardino d'Annalena (accesso al numero civico 36), con al terreno spazi porticati. Se il fronte sulla via è in condizioni decorose, questo si presenta tuttavia in pessimo stato, con ampie zone d'intonaco cadute.

  1. ^ Claudio Paolini, Casa di Annalena, su palazzospinelli.org.
  2. ^ Pensione di Annalena (PDF), su luoghicommercio.comune.fi.it, Comune di Firenze (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2015).
  3. ^ Fulvio Paloscia, L'amore segreto di Montale nella pensione fiorentina, su firenze.repubblica.it, La Repubblica.
  4. ^ Carlo Carlucci, La Pensione Annalena, Montale and Co.nella dimora del tempo sospeso (PDF), su www2.unipr.it.
  5. ^ Francesca Canobbio, Turning Doors – La veranda di Montale – Francesco Forlani, su asfaltorosa.wordpress.com, asfaltorosa, 21/04/2012.
  6. ^ Valentina Rossi, 101 cose da fare a Firenze almeno una volta nella vita, su books.google.ch, books google.

Voci correlate

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