Castello di Casertavecchia
Il castello di Casertavecchia è il principale luogo fortificato e difesa militare del borgo omonimo di Caserta, l'unico ad essere sopravvissuto in forme leggibili in parte e o del tutto essendo scomparse le mura di cinta della città ricordate nelle fonti storiche.
Castello di Casertavecchia | |
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Casertavecchia, castello, mastio svevo e cortina orientale | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Campania |
Città | Caserta |
Indirizzo | Via delle Greggi, 22 - 81100 Caserta (CE) |
Coordinate | 41°05′48″N 14°22′07″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Fortezza medievale, |
Costruzione | XII secolo-XIV secolo |
Proprietario attuale | Comune di Caserta per la parte residenziale, Ministero della Cultura per il mastio circolare |
Visitabile | Sì |
Informazioni militari | |
Utilizzatore | Regno di Sicilia, Regno di Napoli, Regno delle Due Sicilie |
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Ubicazione e proprietà
modificaIl castello sorge nel margine nord-orientale dell'abitato nel luogo più elevato di un piccolo colle abbastanza pianeggiante difeso a nord da un profondo vallone (che scende dal monte Virgo e lo separa dalle montagne Baccalà) e verso ovest e sud dalle pendici dei monti casertani di cui il colle è propaggine.
Il Comune di Caserta è proprietario del recinto castellare, lo Stato Italiano (Ministero della Cultura) è proprietario della grande torre mastio. Non è ad oggi chiarito come sia giunta in proprietà del Comune di Caserta una parte del complesso, essendo questo passato tra i beni di casa Borbone con l'acqisto del feudo da parte di Carlo nel 1750.[2].
Archeologia
modificaIl castello è stato oggetto della rimozione non scientifica di crolli e materiali durante una campagna di volontariato giovanile internazionale (1972): alcuni frammenti ceramici emersi in quella circostanza (mai studiati, ma probabilmente tardomedievali) sono conservati in alcune vetrine esposte nella sala al pian terreno del palazzo comitale interno al castello[3]. Ugualmente non scientifiche sono state le rimozioni dei materiali intervenute durante i restauri degli anni 1980 (vedi oltre)[4].
Nel 2021 sono stati condotti i primi scavi archeologici dal Dipartimento di Lettere e Beni culturali dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli, su concessione ministeriale (direzione scientifica, Nicola Busino). Le ricerche archeologiche fanno seguito ad attività preliminari di rilievo e analisi di superficie condotte nel 2018 e nel 2019, nonché ad un primo studio sulle potenzialità archeologiche del complesso monumentale. Alcuni resoconti preliminari delle attività archeologiche sono di imminente pubblicazione.
Sulle alture circostanti e tutte di quota ben superiore a quella del castello sono attestate in traccia o in resti cinte fortificate di età sannitica[5].
Nel castello era una lapide con iscrizione antica vista e trascritta (con qualche equivoco) da Esperti[6], nota a Mommsenn, citata e riportata da Di Giacomo come in Esperti[7], ricordata da Perrone[8] che oggi risulta dispersa[9].
Descrizione
modificaIl castello oggi è allo stato di rudere, solo in parte reso fruibile dal restauro (vedi dopo) degli anni 1980. La planimetria si articola in un recito di forma esagonale irregolare[10] chiuso da cortine murarie e torri (in parte aperte in parte chiuse).
Sul lato nordorientale un palazzo (con funzioni residenziali) si accosta e ingloba il recinto). Verso sudest è la grande torre a pianta poligonale (16 lati) ed alzato cilindrico con funzione di mastio. La torre si colloca su un pendio scosceso all'esterno al recinto castellare ma in prossimità con il palazzo e con la cortina verso il borgo. Il mastio ha tre livelli coperti, ognuno ad unico vano voltato, e un terrazzo sommitale. Il livello inferiore è adibito a cisterna e non è accessibile. Al primo livello si accedeva mediante una porta / finestra aperta verso il palazzo comitale grazie a un collegamento in legno, probabilmente un ponte levatoio, perduto. Una simile soluzione collegava agli ambienti sommitali del balneum (vedi oltre). Per raggiungere il secondo salone del mastio da quello inferiore è disponibile una scala in pietra, ricavata nello spessore della muratura. Una scala analoga conduce dal salone del secondo livello al terrazzo sommitale della torre. Nell'ala che dal mastio punta verso il borgo sono stati individuati e portati alla luce i resti di due ambienti riconosciuti come stufa e bagno (balneum) [11].
Sul numero delle torri della cortina castellare non c'è accordo tra gli studiosi moderni che ne riconoscono quattro[12], a cinque[13], a sei[14]. Ancora più confusione crea la descrizione storica di Santoro che riferisce di 10 torri (ricordando i fatti del 1528)[15]
Notizie storiche
modificaIl primo documento che citi esplicitamente il castello risale al 1277[16] per la prima volta si legge la distinzione tra il castello e la torre. La cappella di San Giovanni fu citata in un documento del 1300.[17]
Restauri storici e recenti e tutela
modificaAll'atto del testamento di Diego della Ratta del 1327 il castello fu descritto come "per la maggior parte diruto"[18]. La merlatura presente ancora alla fine del secolo 1600 e accennata nel disegno pubblicato da Pacichelli nel 1703 fu successivamente eliminata.[19]. La descrizione storica di Santoro riporta "ampi appartamenti con grandi saloni" (ricordando i fatti del 1528)[20] il che ha lasciato supporre un restauro complessivo voluto tra fine secolo 1400 e primi due decenni del 1500 dal conte Andrea Matteo Acquaviva, marito di Caterina della Ratta e suo erede. Si ha notizia di interventi di rimozione abusiva di pietre dal castello prima del 1825 come ricorda un provvedimento di tutela promosso da Pietro Bianchi in occasione del rinnovo del contratto di affitto con il quale Ferdinando I Borbone lo avrebbe affittato[21] Un intervento di ripristino funzionale e restauro (discusso per alcune scelte e compiuto solo in parte) fu realizzato dall'architetto Rosa Carafa dopo il terremoto del 1980 e concluso nel 1989. Si attuarono lo svuotamento complessivo della corte interna, la ricostruzione della facciata del palazzo comitale e il ripristino (con un solaio in travi in ferro mascherato da volte a crociera in rete metallica coperta da intonaco)[22].
Evoluzione storica dell'edificio
modificaAssai controversa è la datazione del primo impianto fortificato. Per alcuni esisté un vero e proprio castello a recinto murario già in età longobarda ma, in assenza dei risultati degli scavi, è una ipotesi ad oggi non suffragata da prove nell'analisi delle strutture[23].
L'ipotesi più accreditata è che il primo recinto murario sia stato eretto in età normanna in blocchi sbozzati e scapoli di calcare[24] giustificando l'ipotesi con le prime notizie certe della contea normanna di Caserta, a cavallo tra secolo XI e secolo XII e in sincrono con l'erezione della sede diocesana, 1113[25]. Alla fase di età sveva (secondo Pistilli dopo il 1246) corrisponde l'erezione delle due torri al centro delle cortine orientale ed occidentale, il balneum / stufa, il palazzo addossato alla cortina orientale e la grande torre mastio[26].
Nel recinto del castello è nota una cappella dedicata a San Giovanni, elemento questo in comune con i castelli di Maddaloni e Montefusco[27].
Lo stato dei luoghi nel 1825 è documentato da una planimetria conservata nell'Archivio Storico della Reggia[28] in cui si vedono il recinto murario del castello, la torre mastio cilindrica e la cappella da identificarsi con quella dedicata a sant'Andrea[29].
Nulla oggi resta di una croce memoriale dei caduti della battaglia del Volturno dell'ottobre 1860 ricordata da Laracca Ronghi nel 1888[30].
Fortificazioni satellite
modificaLa torre mastio circolare controlla un panorama vastissimo ed è ben visibile da gran parte della piana campana nordoccidentale sottostante Casertavecchia, almeno fino al castel Loriano di Marcianise e a Capua. Ugualmente ben sorvegliato era tutto l'altopiano di Casertavecchia. Dal lato nord dei monti casertani, però, il castello aveva l'ostacolo delle montagne Baccalà che rendeva impossibile il collegamento visivo con il castello di Castel Morrone e il controllo del suo altopiano, che collegava al Volturno. La torre della Lupara[31] assolse a questo compito. Alla torre della Lupara il conte Francesco I della Ratta sconfisse Gualtieri di Brienne, VI duca d'Atene e Filippo I d'Angiò, principe di Taranto nell'estate del 1353[32]. La vittoria è ricordata nell'iscrizione che è sulla tomba del conte, eretta nella cattedrale[33].
Note
modifica- ^ fonti citate nel testo della voce
- ^ R. Serraglio, La tutela della torre di Casertavecchia in età borbonica, in Atti della 1. Settimana scientifica della Facoltà di architettura della seconda Università degli studi di Napoli: Il Mediterraneo, Aversa, 26-31 ottobre 1998, s. l., 2004?, pp. [1 - 17], p. [4].
- ^ N. Busino, Appunti per ricerche archeologiche nel castello di Casertavecchia, in Atti del Convegno di studi Insediamenti tardoantichi e medievali lungo l’Appia e la Traiana. Nuovi dati sulle Produzioni ceramiche, Santa Maria Capua Vetere, 23-24 marzo 2011 - Atti del I Seminario Esperienze di archeologia postclassica in Campania, Santa Maria Capua Vetere, 18 maggio 2011, a cura di N. Busino - M. Rotili, San Vitaliano, 2015, pp. 341-353.
- ^ R. Carafa, Il castello di Casertavecchia, in Il restauro dei castelli nell'Italia meridionale: atti, Caserta 10-11 marzo 1989, a cura di R. Carafa, [Caserta], 1991, pp. 143-157, p. 155.
- ^ D. Caiazza, Una città e fortezze preromane sui monti di Caserta, in Archeologia svelata. Leggere e raccontare il territorio della Campania antica, a cura di P. Di Lorenzo, Caserta, 2021, pp. 10 - 12.
- ^ C. Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta, Napoli, 1775, p. 72
- ^ S. Di Giacomo, Da Capua a Caserta, Bergamo, 1920, p. 76
- ^ M. Perrone, Il castello di Caserta, Bologna, 1954, p. XI
- ^ per la trascrizione corretta e lo scioglimento delle abbreviazioni si veda: G. Camodeca, scheda EDR181374, in Electronic Archive of Greek and Latin Epigraphy (EAGLE), 2021, ultima consultazione 01/01/2022
- ^ La pianta è ritenuta ellittica da Martucci che però vedeva il rudere completamente coperto dai crolli e dalla vegetazione, cfr. E. Martucci, La città reale, (prima edizione Caserta, 1928), ristampa Napoli, 1993, p. 25. Anche Carafa la ritiene ellittica, cfr. R. Carafa, Il castello di Casertavecchia, in Il restauro dei castelli nell'Italia meridionale: atti, Caserta 10-11 marzo 1989, a cura di R. Carafa, [Caserta], 1991, pp. 143-157, a p. 143.
- ^ Come con grande correttezza riconosce Pistilli citando la fonte (a differenza degli studiosi successivi che omettono la notizia), la prima individuazione di questa struttura si deve alla tesi di laurea L. Falconi, Il castello di Casertavecchia, tesi di laurea, Università degli Studi di Roma "La Sapienza", a. a. 2000/2001, pp. 79 - 90.
- ^ F. P. Pistilli, Castelli normanni e svevi in Terra di Lavoro: insediamenti fortificati in un territorio di confine, San Casciano val di Pesa, 2003, p. 159
- ^ N. Busino, Appunti per ricerche archeologiche nel castello di Casertavecchia, cit, a pp. 348 - 351.
- ^ G. De Sivo, {Corrado Capece: Storia pugliese de' tempi di Manfredi, v. 1, Napoli, 1858, (citato unicamente da L. R. Cielo, Le origini di Caserta. Il territorio capuano in età longobarda, in Annuario 2012 - 2013 [Liceo Classico "P. Giannone" Caserta], a cura di M. Natale, Caserta, 2013, pp. 45 - 54, a p. 51); E. Martucci, La città reale, ristampa Napoli, 1993, p. 25.
- ^ L. Santoro, La spedizione di Lautrec nel Regno di Napoli / Leonardo Santoro; a cura di T. Pedio, Galatina, 1972 che ristampa l'edizione in traduzione italiana curata da S. Volpicella (Napoli, 1838), riportato integralmente in G. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, Caserta, 1994, p. 134.
- ^ G. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, Caserta, 1994, p. 90, per l'affidamento a Bertrando del Balzo conte di Avellino della sola torre, come da una notizia nei Registri Angioini, XVI, pp. 19, 32, 32.
- ^ G. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, Caserta, 1994.
- ^ G. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, Caserta, 1994, p. 106.
- ^ cfr. G. B. Pacichelli, Il regno di Napoli in prospettiva, Napoli, 1703, citato in R. Serraglio, La tutela della torre di Casertavecchia in età borbonica, cit., a p. [3].
- ^ L. Santoro, La spedizione di Lautrec nel Regno di Napoli / Leonardo Santoro; a cura di T. Pedio, Galatina, 1972 che ristampa l'edizione in traduzione italiana curata da S. Volpicella (Napoli, 1838), citato integralmente in G. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, Caserta, 1994, p. 134.
- ^ R. Serraglio, La tutela della torre di Casertavecchia in età borbonica, cit., p. [5]. Un ulteriore intervento di tutela fu esercitato nel 1846, cfr. R. Serraglio, cit., p. [10].
- ^ R. Carafa, Il castello di Casertavecchia, cit., p. 155.
- ^ Tralasciando gli studiosi che scrivono prima del 1900, è l'ipotesi sostenuta da Tescione, Martucci, Carafa, Gnarra, Vultaggio. Si distingue Cielo (L. R. Cielo, Le origini di Caserta. Il territorio capuano in età longobarda, in Annuario 2012 - 2013 [Liceo Classico "P. Giannone" Caserta], a cura di M. Natale, Caserta, 2013, pp. 45 - 54, a p. 49) che riconosce nella curva di livello 410 m s. l. m. la quota di appoggio di un possibile recinto eretto già in occasione della prima citazione di Erchemperto per Caserta (861 d. C.), più probabilmente con una palizzata sebbene non escluda una muratura.
- ^ F. P. Pistilli, Castelli normanni e svevi in Terra di Lavoro: insediamenti fortificati in un territorio di confine, San Casciano val di Pesa, 2003, p. 155 e seguenti
- ^ Per la contea normanna si veda G. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, Caserta, 1994.
- ^ .* F. P. Pistilli, Castelli normanni e svevi in Terra di Lavoro: insediamenti fortificati in un territorio di confine, San Casciano val di Pesa, 2003, pp. 159- 175. Di Lorenzo (P. Di Lorenzo, Casertavecchia, Castello, in Il trionfo del tempo e del disingano, Caserta, 2002, pubblicato in digitale qui) suggerisce per la torre occidentale una edificazione già in età normanna cogliendo uno stringente paragone con apparecchi murari simili diffusi in Campania già nella prima metà del secolo 13, in particolare col paramento del mastio normanno del castello di Limatola e con quello del fianco laterale destro della cattedrale di Casertavecchia
- ^ L. R. Cielo, Le origini di Caserta. Il territorio capuano in età longobarda, cit., a p. 49.
- ^ R. Carafa, Il castello di Casertavecchia, cit., a p. 149; Serraglio, l'ha attribuita a Pietro Bianchi o a un suo collaboratore, cfr. Serraglio, cit., p. [10].
- ^ L. R. Cielo, Le origini di Caserta. Il territorio capuano in età longobarda, in Annuario 2012 - 2013 [Liceo Classico "P. Giannone" Caserta], a cura di M. Natale, Caserta, 2013, pp. 45 - 54, a p. 50.
- ^ E. Laracca Ronghi, Vademecum di Caserta e sue delizie, Caserta, 1888, p. 125.
- ^ P. Di Lorenzo, Introduzione analisi e commento alle Memorie ecclesiastiche, in C. Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta, Villa Reale, ristampa in traduzione in italiano moderno, Caserta, 2016, pp. VII - XXXIII, a pp. XX - XXIV.
- ^ E. Sestan, Brienne, Gualtieri di, in Dizionario Biografico degli Italiani, v. 14, Roma, 1972, pp. 233-236, edizione on line disponibile qui. Sestan chiama erroneamente Filippo il conte Francesco della Ratta.
- ^ T. Laudando, La cattedrale di Casertavecchia: memorie e osservazioni, Caserta, 1927, pp. 69 - 70.
Bibliografia
modifica- C. Esperti, Memorie ecclesiastiche di Caserta, Napoli, 1775.
- S. Di Giacomo, Da Capua a Caserta, Bergamo, 1920.
- T. Laudando, La cattedrale di Casertavecchia: memorie e osservazioni, Caserta, 1927.
- M. Perrone, Il castello di Caserta, Bologna, 1954.
- G. Tescione, Caserta medievale e i suoi conti e signori, Caserta, 1994, prima edizione 1961.
- M. D’Onofrio, La torre cilindrica di Casertavecchia, 33-35, «Napoli nobilissima», v. 8, 1969, pp. 33 – 35.
- R. Carafa, Il castello di Casertavecchia, in Il restauro dei castelli nell'Italia meridionale: atti, Caserta 10-11 marzo 1989, a cura di R. Carafa, [Caserta], 1991, pp. 143 – 157.
- C. Vultaggio, Caserta nel medioevo, in Per una storia di Caserta dal medioevo all'età contemporanea, a cura di F. Corvese e G. Tescione, Napoli, 1993, pp. 24 – 114.
- N. Gnarra - G. Parente, Duomo e borgo antico di Casertavecchia, Roma, 1994.
- F. P. Pistilli, Castelli normanni e svevi in Terra di Lavoro: insediamenti fortificati in un territorio di confine, San Casciano val di Pesa, 2003.
- R. Serraglio, La tutela della torre di Casertavecchia in età borbonica, in Atti della 1. Settimana scientifica della Facoltà di architettura della seconda Università degli studi di Napoli: Il Mediterraneo, Aversa, 26-31 ottobre 1998, s. l., 2004?, pp. [1 - 17].
- L. R. Cielo, Le origini di Caserta. Il territorio capuano in età longobarda, in Annuario 2012 - 2013 [Liceo Classico "P. Giannone" Caserta], a cura di M.
Natale, Caserta, 2013, pp. 45 – 54.
- N. Busino, Appunti per ricerche archeologiche nel castello di Casertavecchia, in Atti del Convegno di studi Insediamenti tardoantichi e medievali lungo l’Appia e la Traiana. Nuovi dati sulle Produzioni ceramiche, Santa Maria Capua Vetere, 23-24 marzo 2011 - Atti del I Seminario Esperienze di archeologia postclassica in Campania, Santa Maria Capua Vetere, 18 maggio 2011, a cura di N. Busino - M. Rotili, San Vitaliano, 2015, pp. 341 – 353.
- P. Di Lorenzo, Introduzione analisi e commento alle Memorie ecclesiastiche, in C. Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta, Villa Reale, ristampa in traduzione in italiano moderno, Caserta, 2016, pp. VII - XXXIII.
- D. Caiazza, Una città e fortezze preromane sui monti di Caserta, in Archeologia svelata. Leggere e raccontare il territorio della Campania antica, a cura di P. Di Lorenzo, Caserta, 2021, pp. 10 – 12.
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