Castello di Cison

castello nel comune italiano di Cison di Valmarino (TV)

Il castello di Cison (negli ultimi tempi noto anche come Castelbrando) è un castello situato nel comune italiano di Cison di Valmarino (TV). Sorge alle pendici del monte Castello, da cui domina i borghi di Valmareno e di Cison.

Castello di Cison
Una veduta aerea del castello
Ubicazione
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegioneVeneto
CittàCison di Valmarino
Indirizzovia Brando Brandolini, 29
Coordinate45°58′06″N 12°08′08″E
Mappa di localizzazione: Veneto
Castello di Cison
Informazioni generali
Inizio costruzione980
Condizione attualerestaurato
Proprietario attualeMassimo Colomban,
Quaternario Investimenti Spa
Visitabile
voci di architetture militari presenti su Wikipedia
Particolare di un bastione; sullo sfondo, Follina.

Fu per secoli sede della famiglia Brandolini, feudatari di Valmareno.

 
Il castello e la funicolare visti dal parcheggio.

La rocca su cui sorge il castello di Cison era frequentata sin dal periodo paleoveneto e continuò ad ospitare insediamenti anche in epoca romana, ostrogota e longobarda. Si ritiene che, in quei secoli, la popolazione fosse costretta a stabilirsi lungo le alture di mezza costa, poiché il fondovalle era acquitrinoso, tant'è che lo stesso toponimo Valmareno ne sarebbe un indizio, riconoscendovi una radice indoeuropea che significa "palude, stagno" (cfr. il franco marés, il francese marais, il veneto mara, il longobardo mar)[1].

La costruzione di una vera e propria fortificazione, sulle basi di un precedente castrum romano, si ebbe intorno all'alto medioevo e si potrebbe collocare, più precisamente, nella prima metà del X secolo, durante le invasioni degli Ungari[1].

Nel 962 l'imperatore Ottone I concesse al vescovo di Ceneda Sicardo le prerogative di Conte, assegnandogli la giurisdizione della Valmareno. Da questo momento la fortezza diventò sede di un piccolo feudo, che i presuli cenedesi concessero a vari vassalli: secondo una notizia non confermata dalle fonti, verso l'anno Mille lo avrebbero concesso ai da Porcia, loro avogadori, e da questi pervenne ai Colfosco. Di certo, fece parte della dote matrimoniale che nel 1154 Sofia di Colfosco portò al consorte Guecellone III da Camino; ai suoi discendenti rimase ininterrottamente sino al 1335, quando la casata si estinse in Rizzardo III[1].

Per alcuni anni fu al centro di una disputa che oppose il vescovo Francesco Ramponi a Gherardo V e Rizzardo IV da Camino (lontani parenti di Rizzardo III). Successivamente, grazie alla mediazione della Serenissima, fu assegnato ai Caminesi; ma già nel 1349 Rizzardo IV, pur di ottenere un prestito dalla Repubblica, lo cedeva a Marino Faliero, futuro doge[1].

Dopo l'esecuzione di quest'ultimo, nel 1355, il castello divenne sede di un podestà veneziano sino al 1436, seppure con alterne vicende. Durante questi anni, infatti, esso subì l'urto di diversi eserciti invasori: ora i Carraresi, ora il patriarcato di Aquileia, ora nuovamente Venezia. Memorabile l'attacco sferrato nel 1411 da una lega formata da Carraresi, Scaligeri, Caminesi (che non avevano mai rinunciato ai loro diritti sulla fortezza) e Ungheresi, sotto la guida di Pippo Spano; dopo questo evento, fu assoggettato ad Ercole da Camino e Venezia, grazie a un accordo, ne confermò la sovranità. Alla sua morte la Serenissima ne riprese il pieno possesso[1]

Nel 1436 quest'ultima lo donò a Brandolino IV Brandolini, da Forlì, ed al Gattamelata, condottieri di ventura al servizio della Repubblica. In seguito, a causa di una promozione militare del Gattamelata, egli lo cedette totalmente al primo.

La dominazione veneziana portò un lungo periodo di pace. Cessate le funzioni militari, il castello fu adattato, tra il XVI e il XVIII secolo, alle esigenze dei Brandolini, che lo trasformarono in un palazzo signorile applicandovi lo stile delle ville venete e creando un interessante, nonché innovativo per l'epoca, sistema di "riscaldamento". I conti tennero il castello sino al 1959, quando lo vendettero ai Salesiani, che lo utilizzarono come seminario e luogo di ritiro.

 
Il palazzo signorile.

Rivenduto da questi nel 1997 all'imprenditore Massimo Colomban, è stato restaurato ed ospita oggi un albergo e un ristorante (quest'ultimo è stato gestito per un periodo dal noto ristoratore Antonio Palazzi[2]). Da questo momento è divenuto noto anche con la denominazione commerciale Castelbrando.

Eventi congressuali

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Dal 18 al 20 aprile 2009 è stato sede internazionale del primo G8 dell'agricoltura, presieduto dal ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Luca Zaia.

Dal 2012 ospita annualmente il Technology Forum, legato al Forum Ambrosetti[3].

 
Stemmi della famiglia Brandolini

Lo stemma della famiglia Brandolini era inizialmente “di rosso a tre bande d'argento caricate di scorpioni”. Le trecce nel capo deriverebbero dalle “trecce di crini di cavallo” presenti nell'arme del Gattamelata. Oggi lo stemma è il seguente: "Di rosso, a tre bande d'argento, caricate di nove scorpioni di nero, posti 3, 3, 3. Col capo del secondo, caricato di tre trecce di rosso, ordinate in fascia".

  1. ^ a b c d e Loredana Imperio, Il castello dei Brandolini a Cison di Valmarino (PDF), in Il Flaminio, n. 10, 1997, pp. 16-25. URL consultato il 25 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ Il mondo dell'hotellerie perde "Tonino" Palazzi, storico "Signore della ristorazione”, su TrevisoToday. URL consultato il 19 marzo 2021.
  3. ^ Cosa è ConfAPRI e perché è nata, su Sito ufficiale della ConfAPRI (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2016).

Bibliografia

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  • Luoghi storici d'Italia - pubblicazione a cura della rivista Storia Illustrata - pagg.1051-1052 - Arnoldo Mondadori editore (1972)

Altri progetti

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