Castello di Oliveri

castello nel comune italiano di Oliveri (ME)

Il castello di Oliveri o di Liviri o Labiri o Liveri è ubicato a Oliveri, comune italiano della città metropolitana di Messina. L'abitato di Oliveri è strettamente legato alle vicende storiche di Tindari e del suo castello - fortezza, infatti costituisce con la Marina di Patti e Mongiove a occidente, l'approdo naturale di levante dell'antica colonia greco - romana posta sulla sommità strategica dell'omonimo promontorio. La fortificazione è abbarbicata a un modesto rilievo e controlla le storiche Tonnare già documentate in epoca arabo - normanna.[1],[2]

Castello di Oliveri
Castello di Oliveri
Ubicazione
StatoRegno di Sicilia
Stato attualeItalia (bandiera) Italia
RegioneSicilia
CittàOliveri
IndirizzoVia Castello
Coordinate38°07′18.88″N 15°03′21.96″E
Mappa di localizzazione: Sicilia isola
Castello di Oliveri
Informazioni generali
TipoCastello
Inizio costruzioneXI secolo
Condizione attualeAgibile
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Feudo compreso fra la Secrezia di Patti e il Vallo di Milazzo. In epoca contemporanea dal feudo sono staccati i territori di Falcone e Casino di Falcone oggi Belvedere, da inglobare originariamente nel comune di Furnari, contesi da Basicò e la stessa Oliveri,[3] originano nel 1854 - 1857 il nuovo comune autonomo rimasto legato dal punto di vista ecclesiale a Furnari fino al 1906.

Epoca dell'Emirato di Sicilia

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La presenza degli arabi nella vicina Tindari, Patti e nel comprensorio Lipari, Milazzo, Castroreale e Santa Lucia del Mela non escludono l'esistenza di una preesistente fortificazione avvalorata dalla documentata costruzione in località Belvedere.[senza fonte]

Epoca del Regno di Sicilia

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"Labiri (Oliveri) come un bello e grazioso casale, con un grande castello in riva al mare, delle case, delle buone terre da seminare, dei ruscelli perenni sulle sponde dei quali erano impiantati alcuni mulini e con un bel porto nel quale si faceva copiosa pesca di tonno".

Nel sunto si evince il contenuto ravvisabile in numerosi diplomi che attribuiscono privilegi alla località. Lo stesso viaggiatore e storiografo al servizio della corte normanna di re Ruggero II di Sicilia dopo il 1145 documenta nell'opera "il libro di Ruggero" l'esistenza dei seguenti luoghi di culto:

Assieme alla fortificazione di Tindari:

Il borgo di origini antichissime, durante il Medioevo è assegnato a diverse famiglie feudali:[4]

Epoca del Viceregno di Sicilia

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Epoca del Regno di Sicilia durante la Dinastia dei Borbone

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Epoca del Regno d'Italia

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Epoca contemporanea

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Il castello è di proprietà privata. Resti di antica torre d'epoca aragonese con caratteristico cortile interno. Pochi avanzi delle antiche strutture, a differenza di altre dimore fortificate è riccamente arredato e i suoi proprietari vi soggiornano buona parte dell'anno.

Personaggi legati al castello

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Galleria d'immagini

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  1. ^ Pagina 55 di "Storia generale di Sicilia" di Jean Levesque de Burigny, Tomo secondo, Palermo, 1787. [1]
  2. ^ Pagina 564, Capitolo VIII Tommaso Fazello, "Della storia di Sicilia, Deche due del r.p.m. Tommaso Fazello siciliano ...", Volume 6 [2] Archiviato il 1º ottobre 2015 in Internet Archive.
  3. ^ Pagina 174. Giovanni Andrea Massa,"La Sicilia in prospettiva. Parte prima, cioè il Mongibello, e gli altri ..." [3] Archiviato il 6 agosto 2016 in Internet Archive., Stamperia di Francesco Chicè, Palermo, 1709.
  4. ^ Pagine 47 e seguenti di Di Francesco San Martino De Spucches, Mario Gregorio, "La Storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni", Palermo, volume sesto. [4]
  5. ^ Pagina 72, Giuseppe Buonfiglio e Costanzo, "Messina città nobilissima" [5], Venezia, Giovanni Antonio e Giacomo de' Franceschi, 1606.

Bibliografia

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  • Pietro Cono Terranova, I Castelli Peloritani del versante tirrenico, Milazzo, 1990 - 1991.
  • Jean Levesque de Burigny, "Storia generale di Sicilia", Tomo secondo, Palermo, 1787.
  • Di Francesco San Martino De Spucches, Mario Gregorio, "La Storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni", Palermo, volume sesto.

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