Castello di Varsi
Il castello di Varsi è un maniero medievale i cui resti sorgono accanto alla chiesa di San Pietro Apostolo in piazza Monumento a Varsi, in provincia di Parma.
Castello di Varsi | |
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Torre ovest | |
Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Città | Varsi |
Indirizzo | via Bassi 20‒25 ‒ Varsi (PR) |
Coordinate | 44°39′45.66″N 9°50′41.39″E |
Informazioni generali | |
Tipo | castello medievale |
Inizio costruzione | X secolo |
Costruttore | diocesi di Piacenza |
Materiale | pietra |
Demolizione | XIX secolo |
Condizione attuale | resti di tre torri |
Proprietario attuale | famiglia Moruzzi |
Visitabile | no |
Informazioni militari | |
Funzione strategica | difesa del borgo |
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Storia
modificaIl castello fu edificato originariamente in epoca imprecisata, probabilmente nel X secolo, per volere della diocesi di Piacenza, che all'epoca esercitava la sua potestà sul territorio.[2]
Nel 1206 trovarono rifugio nel maniero alcuni congiurati contro il console piacentino Bartolomeo Tuna; dopo un assedio di 15 giorni, le truppe comunali recuperarono il forte alla città di Piacenza.[3]
Nella seconda metà del XIII secolo i Malaspina conquistarono il castello,[1] ma nel 1294 il guelfo Alberto da Fontana, per vendetta contro il figlio del castellano Isnardo Malaspina, lo espugnò e lo restituì all'autorità episcopale piacentina.[3]
Nel 1303 il vescovo Ugo Pelosi, autorizzato dal papa Bonifacio VIII, cedette la rocca di Varsi al conte di Fombio Giovanni Scotti, in cambio del maniero di Sant'Imento.[4] Il nuovo proprietario ricostruì il castello innalzandolo su una pianta quadrangolare, con torri angolari circolari e, all'interno, il mastio centrale, l'abitazione del castellano[5] e la pieve di San Pietro Apostolo, ivi edificata dall'autorità episcopale.[1]
Nel 1445 Obietto Fieschi conquistò il maniero di Varsi e lo assegnò in dote alla sorella Donella, che sposò il marchese di Fosdinovo Spinetta Malaspina; ne nacque una contesa tra le famiglie Malaspina e Scotti, che fu risolta solo nel 1469 da Galeazzo Sforza con l'assegnazione del feudo ai fratelli Tristano e Giovanni Scotti. Questi ultimi nel 1473 furono accusati di tradimento dal duca di Milano, che confiscò i loro beni; la rocca fu poi acquistata dal conte di Fombio Alessio Scotti.[6]
Nel 1720 gli Scotti alienarono i diritti su Varsi ai conti Rugarli,[6] che ne mantennero la potestà fino all'abolizione della feudalità sancita da Napoleone nel 1805 nell'ex ducato di Parma e Piacenza.[7]
In seguito il castello passò alla famiglia Corsini, parenti dei Rugarli, alla quale seguirono gli Zanetti e infine i Moruzzi, attuali proprietari di un'ala del maniero.[6] Per realizzare la nuova piazza Monumento,[5] verso la fine del XIX secolo l'edificio fu quasi completamente demolito, conservandone solo tre torri angolari, il corpo posteriore abitativo, successivamente modificato, e l'ala centrale a esso perpendicolare, realizzata nel XVIII secolo;[6] la chiesa di San Pietro Apostolo, ricostruita nel XVII secolo, nel 1932 fu ampliata in lunghezza, con la realizzazione della facciata neogotica,[5] e l'adiacente torre angolare a nord fu adibita a campanile fino al 1926, prima della realizzazione della nuova torre campanaria neogotica.[8]
Descrizione
modificaNel XVI secolo il castello si sviluppava su una pianta rettangolare, chiusa da un muro merlato e circondata da fossato; al centro si innalzava il mastio, abbattuto nel XVIII secolo per far posto all'ala mediana; sul retro si allungava l'edificio abitativo, in seguito trasformato, mentre sul lato nord-occidentale era posta la pieve trecentesca, poi ricostruita nel XVI secolo in stile barocco.[6]
Del maniero a corte rimangono oggi soltanto la torre ovest, completamente isolata, quella sud, unitamente al tratto di muro di cinta adiacente, e quella snella nord, addossata al retro della chiesa di San Pietro Apostolo.[6]
Le torri, interamente realizzate in pietra, sono mutile e caratterizzate dalla presenza di poche e piccole aperture; si distingue quella meridionale, parzialmente intonacata e coronata da cornicione all'imposta del tetto, in quanto ristrutturata del XVIII secolo. Accanto a quest'ultima, il muro superstite del lato sud-ovest, anch'esso in materiale lapideo, si congiunge perpendicolarmente con l'ala mediana settecentesca attraverso un ulteriore tratto di muratura, al cui centro si apre un portale ad arco a tutto sesto delimitato da lesene, risalente al XVIII secolo.[6]
Note
modifica- ^ a b c Giuseppe Conti, Il castello di Varsi, su valcenoweb.it. URL consultato il 6 dicembre 2018 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2018).
- ^ Il castello di Varsi e le cascate del rio Golotta, su trekkingtaroceno.it. URL consultato l'11 settembre 2016.
- ^ a b Castello Varsi, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato l'11 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2016).
- ^ Molossi, p. 580.
- ^ a b c Varsi nella storia, su valcenoweb.it. URL consultato l'11 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2013).
- ^ a b c d e f g Giuseppe Conti, Il castello di Varsi, su valcenoweb.it. URL consultato l'11 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2016).
- ^ L’eredità napoleonica. Il Codice (PDF), su treccani.it. URL consultato l'11 settembre 2016.
- ^ La storia di Varsi, su valcenoweb.it. URL consultato l'11 settembre 2016 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2016).
Bibliografia
modifica- Lorenzo Molossi, Vocabolario topografico dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma, Tipografia Ducale, 1834.
Voci correlate
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