Cava a filo

sito paleontologico a San Lazzaro di Savena, Italia

L'ex Cava a filo è una cava in disuso e un sito paleontologico del Pleistocene superiore,[1] ubicata nel comune di San Lazzaro di Savena, in località Croara sulla collina denominata Il Castello, all'interno del Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa.

Ex cava a filo
Utilizzobreccia ossifera
EpocaUltimo Glaciale (LGM), epoca Wurmiana
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ComuneSan Lazzaro di Savena (BO)
Altitudine240 m s.l.m.
Dimensioni
Superficiecirca 25 
Scavi
Data scoperta1960 circa
Date scavi2007, 2008, 2009, 2010
OrganizzazioneMuseo della preistoria "Luigi Donini"
Amministrazione
EnteParco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa
Visitabile
Mappa di localizzazione
Map

Il nome del giacimento deriva dallo sfruttamento a fini economici della roccia di gesso affiorante; i piastroni di gesso venivano tagliati con la tecnica del filo elicoidale.[2]

Nel corso dell'attività estrattiva sono venuti alla luce resti di ossa appartenenti a specie estinte.[3] Tra i resti rinvenuti nella ex cava anche quelli del lupo, che permettono di chiarire ulteriormente la domesticazione e l'evoluzione verso il cane.[4]

Il paleoinghiottitoio

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Cranio di bisonte preistorico (Bison priscus), raschiatoio laterale e nuclei ricavati da ciottoli in silt silicizzato e selce, ritrovati nello stesso livello delle grandi faune (Bison priscus e Megaloceros giganteus), provenienti dall'inghiottitoio B del deposito Cave IECME. (Coll. Museo della preistoria "Luigi Donini")

L'inghiottitoio fossile si è originato dallo sciogliersi del gesso messiniano, il quale ha generato una sorta di pozzo ove gli animali (o i loro resti) cadevano, accumulandosi, sedimentandosi e stratificandosi sul fondo.

La datazione del sito[5] varia a seconda delle profondità delle stratificazioni: dagli 11.000 anni fa degli strati superficiali, ai 20.000 anni a.C. degli strati maggiormente profondi.[senza fonte]

I primi scavi del paleoinghiottitoio si sono succeduti negli anni sessanta (a cava ancora operativa). Studi successivi sono stati condotti dal Museo della preistoria "Luigi Donini" di San Lazzaro di Savena, a partire dal 2006[6] e sino al 2011.

La fauna fossile sino ad ora determinata nei diversi strati consiste in: lepre, marmotta, lupo, volpe, ermellino, tasso, cinghiale, megalocero, capriolo orientale, uro e bisonte delle steppa.

Lo studio comparato di diversi scheletri di Canis lupus hanno permesso di fare ulteriormente luce sul passaggio dal lupo al cane e sul processo di domesticazione.[7][8][9]

Alla fauna si aggiungono resti botanici di pino e betulla, ontano, olmo e quercia.

Cava a filo

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L'estrazione del gesso, tipica della zona, fu per secoli praticata artigianalmente e a gestione familiare. Verso la fine del XIX secolo si passò dapprima a un'attività meccanizzata e successivamente allo sfruttamento industriale.

La cava a filo della Croara entrò in funzione nel 1933.[10] Il gesso estratto era utilizzato come materiale da costruzione.[10]

La ex cava a filo IECME, benché bonificata[10] e messa in sicurezza per la fruizione all'interno del Parco, conserva alcuni elementi tipici dell'estrazione del gesso tramite la tecnica del filo ed è interessante dal punto di vista dell'archeologia industriale.

L'estrazione del gesso avveniva tramite un ingegnoso sistema di fioretti e pulegge. Il fioretto, ossia l'asta metallica con widiam ancora presente, era posto sopra ai martelli perforatori e serviva a suddividere e riquadrare i blocchi di gesso.[11] La puleggia, ancora in loco, permetteva al filo elicoidale di cambiare posizione durante il taglio della parete.[11]

Come per altre cave oggi incluse nel parco, la battaglia per bloccare l'attività di escavazione iniziò negli anni sessanta, negli stessi anni dei primi rinvenimenti di reperti: i gruppi speleologici per primi, l'Unione bolognese naturalisti e il comune di San Lazzaro riuscirono nell'intento solo alla fine degli anni settanta.[10]

Galleria d'immagini

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  1. ^ Gabriele Nenzioni e Fiamma Lenzi (a cura di), Geopaleontologia dei Gessi bolognesi (PDF), in Memorie dell'Istituto Italiano di Speleologia, Serie II XXXII, 2018. URL consultato il 7 novembre 2023 (archiviato il 7 novembre 2023).
  2. ^ La stessa metodologia del filo di acciaio intrecciato e torto veniva utilizzata nelle cave di marmo delle Alpi Apuane. Cfr. Claudio Busi 2020
  3. ^ Gessi bolognesi tra i torrenti Savena e Zena. Geosito di rilevanza regionale - area carsica, su geo.regione.emilia-romagna.it, Regione Emilia-Romagna. URL consultato il 17 aprile 2022.
  4. ^ Andrea De Giovanni, Una cava vicino a Bologna ci aiuta a capire la domesticazione del lupo, su Radar Magazine, 18 novembre 2022. URL consultato il 17 aprile 2023.
  5. ^ Le datazioni della zona dei gessi sono state eseguite tramite il metodo del radiocarbonio, cfr. Claudio Busi 2020
  6. ^ Museo della preistoria Luigi Donini.
  7. ^ Claudio Busi 2020.
  8. ^ La magia del Parco dei Gessi Lupi e bisonti dell’Era glaciale spuntano nell’ex Cava di Filo, in il Resto del Carlino, 27 gennaio 2023. URL consultato il 17 aprile 2023.
  9. ^ Micol Lavinia Lundari Perini, Al Parco dei Gessi le tracce del lupo selvaggio diventato cane fedele fra i boschi della Croara, su la Repubblica, 30 novembre 2022 (aggiornato il 1º dicembre 2022). URL consultato il 17 aprile 2023.
  10. ^ a b c d I gessi della "Cava a Filo". L'Affioramento, su museopaleo.unimore.it, Museo di paleontologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia. URL consultato il 17 aprile 2023.
  11. ^ a b Informazioni dai pannelli turistici.

Bibliografia

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  • G. Pasini, Contributo alla conoscenza del Tardo Wurmiano e del Postwurmiano nei dintorni di Bologna (Italia), in Giornale di geologia, annali del museo geologico di Bologna, II, XXXVI, fasc. 2, 1968, pp. 687–700.
  • B. Sala, Le faune dell'Ultimo Glaciale dell'Appennino Emiliano, in Materiali e documenti per un museo della preistoria. S. Lazzaro di Savena e il suo territorio, Bologna, Nuova Alfa editoriale, 1985, pp. 173–177.
  • Gabriele Nenzioni e Fiamma Lenzi (a cura di), Geopaleontologia dei gessi bolognesi. Nuovi dati sui depositi carsici del Pleistocene Superiore, in Memorie dell'Istituto Italiano di Speleologia, serie II, volume XXXII, Bologna, 2018, ISBN 978-88-943271-1-3.
  • Claudio Busi, Note di Paleontologia dei Gessi Bolognesi, in Terre Incognite Magazine, 22 gennaio 2020. URL consultato il 17 aprile 2023.
  • Patrizia Serventi, Gloria Ravegnini, Sabrina Angelini, Giorgio Gruppioni e Elisabetta Cilli, Il lupo che venne dal freddo: i reperti di ex Cava a Filo rivelano l'antica origine del lupo italiano (Canis lupus italicus, Altobello 1921) attraverso lo studio del DNA antico, in Geopaleontologia dei gessi bolognesi. Nuovi dati sui depositi carsici del Pleistocene Superiore, collana Memorie dell'istituto italiano di Speleologia. Serie geologica e geofisica, 2018, pp. 171-181. URL consultato il 17 aprile 2023. (atti del convegno)

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