Ordine di Santo Stefano papa e martire
L'Ordine di Santo Stefano papa e martire (anche noto come Insigne sacro e militare ordine di Santo Stefano papa e martire) è un ordine cavalleresco, di natura religiosa, fondato nel 1562 da Cosimo I de' Medici, primo Granduca di Toscana, divenendo l'onorificenza granducale più importante, fino al 1859, quando il Granducato fu conquistato ed annesso dai Savoia.
Ordine di Santo Stefano papa e martire | |
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Insigne sacro e militare ordine di Santo Stefano papa e martire | |
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![]() ![]() Granducato di Toscana | |
Tipologia | Ordine religioso-cavalleresco |
Status | Concesso come ordine dinastico |
Capo | Disputa |
Istituzione | Firenze, 15 marzo 1562 |
Primo capo | Cosimo I de' Medici |
Gradi | Cavaliere di Gran Croce Commendatore Cavaliere |
Precedenza | |
Ordine più alto | - |
Ordine più basso | Ordine del Merito sotto il Titolo di San Giuseppe |
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Storia
modificaFondazione
modificaCosimo I de’ Medici, primo Granduca di Toscana, per perseguire gli ambiziosi progetti che si era prefisso si avvalse di un Ordine equestre, sacro, militare e marittimo riservato ai fedelissimi alla sua dinastia. Il 1 ottobre 1561 il Pontefice Pio IV emanò il “Dilecto Filio”, erigendo ed istituendo di fatto la “Religione” del Duca, che fece redigere a Firenze degli Statuti simili a quelli di Ordini già esistenti, in particolare l'Ordine di Malta, adottandone la croce ottagona, ma invertendone i colori [1].
Il 1 febbraio 1562 Pio IV con la Bolla “His quae Pro Religionis Propagatione” approvò gli Statuti e il 15 marzo consacrò l’Ordine sotto la regola Benedettina e la protezione di Santo Stefano Papa e Martire, conferendo a Cosimo I de’ Medici e ai suoi discendenti il titolo e l’abito di Gran Maestro. Il nuovo ordine fu intitolato a Santo Stefano I papa e martire, il cui papato durò dal 254 al 257, poiché nell'anniversario della sua morte, 2 agosto, le truppe medicee compirono due vittorie importanti: nella Battaglia Scannagallo del 1554, e quella di Montemurlo, combattuta nel 1559. Emblema dell'Ordine era una croce rossa in campo bianco. I gradi dell'ordine, dopo il Gran maestro, erano Commendatore maggiore, che aveva funzione di luogotenente, il Gran contestabile, al quale era affidato il comando delle truppe da sbarco, e l'Ammiraglio. Questi dignitari, dai quali dipendevano i priori e i balì, insieme con alcuni cavalieri nominati dal Gran maestro o dal Capitolo generale, formavano il Consiglio dei dodici che aveva il governo dell'Ordine [2].
L'amministrazione era diretta da un Conservatore generale, e alle spese si provvedeva con le decime del clero e con contributi dei cavalieri stessi. Questi erano divisi in tre categorie: militi, ecclesiastici e serventi. All'atto dell'ammissione dovevano prestare tre voti: di carità, di castità (ossia fedeltà) coniugale e di ubbidienza. La sede dell'Ordine fu a Pisa, nella piazza che prese il nome. dai cavalieri. Nel Palazzo, costruito dall'architetto Vasari, i militi trovavano una vera accademia nautica, che dava loro tutto l'addestramento necessario. Gli statuti dell'Ordine, approvati da Papa Pio IV, erano modellati su quelli dell'Ordine di Malta. Il Granduca Ferdinando I ne fece una revisione e li pubblicò nel 1559. Si ebbe poi una nuova revisione per opera di Ferdinando II nel 1665 ed e una terza durante la reggenza dei Lorena, ovvero nel 1746.
Le prime unità della flotta stefaniana furono costruite a Pisa, ma poi si vennero trasferite all'arsenale di Livorno, che aveva aumentato la sua efficienza sotto la direzione di Dudley. Non si può fare una netta distinzione tra marina granducale e marina dell'Ordine; al tempo di Cosimo I, l'una era in completa decadenza, e l'altra ebbe il duplice compito, religioso ed economico, quindi di fermare la diffusione della fede musulmana e di liberare il commercio mediterraneo dalla minaccia permanente dei pirati turchi. Dodici navi stefaniane, sotto bandiera pontificia ma con equipaggi dell'Ordine, combatterono a Lepanto. Dopo alcuni anni dì riorganizzazione la flotta ebbe il suo periodo di più gloriosa attività, dal 1587 al 1609, durante il governo di Ferdinando I, sotto la guida dell'Ammiraglio Iacopo Inghirami, che si distingue nell'espugnazione della Prevesa, avvenuta nel 1605, e nell'impresa di Bona del 1607. L'esempio dell'Inghirami fu seguito dai suoi successori, Giulio Barbolani di Montauto, che nel 1626 forzò i Dardanelli, Lodovico da Verrazzano e Camillo Guidi. Così nel secolo XVII l'Ordine contribuì validamente a frenare l'audacia musulmana e riaffermò il prestigio dell'Italia nel Mediterraneo.
Ma dopo la morte di Ferdinando I di Toscana e specialmente con Ferdinando II, la marina stefaniana andò decadendo. Gli Asburgo-Lorena, saliti al trono mediceo nel 1737 a seguito della morte di Gian Gastone, riorganizzarono la forza navale dell'Ordine, ma i trattati firmati con i Turchi, a metà del XVIII secolo, le operazioni militari della marina terminarono. L'Ordine fu soppresso dai francesi nel 1809, per poi essere ripristinato nel 1814 quando Ferdinando III di Lorena ritornò nel Granducato e con motu proprio del 15 agosto 1815, ripristinò l'Ordine stefaniano riformandolo con successivo decreto del 22 dicembre 1817. Venne nuovamente soppresso nel 1859, quando il Granduca Ferdinando IV fu costretto a lasciare Firenze, con l'annessione della Toscana ai Savoia. Il 20 dicembre 1866 la dinastia Asburgo-Toscana sparì confluendo definitivamente nella Casa Imperiale d'Austria, che accolse anche l'ultimo Granduca ed i membri della famiglia asburgica toscana. A Ferdinando fu permesso di mantenere il suo titolo, mentre i figli divennero Arciduca o Arciduchesse d'Austria, perdendo il trattamento Principi o Principesse di Toscana. Nel 1870 Ferdinando IV abdicò ai diritti di pretendente al Granducato di Toscana a favore dell'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria [3][4][5][6] e pertanto con lui cessò ogni pretesa politica sulla Toscana, per tutti i discendenti di Leopoldo II [7]. Il Gran Magistero dell'Ordine di Santo Stefano cessò invece con la morte di Ferdinando IV [8]. Francesco Giuseppe I aveva infatti proibito, dopo la morte del granduca Ferdinando IV, avvenuta nel 1908, di assumere i titoli di granduca o di principe o principessa di Toscana; nessuno dei figli dell'ultimo Granduca nati dopo il 1866 si intitolò principe o granduca di Toscana né, correttamente, prese possesso degli estinti ordini dinastici già conferiti dai Granduchi di Toscana [9]. La marina stefanea possedeva un ricco patrimonio cartografico, specialmente l'Atlante nautico del Cavallini del 1688.
Composizione
modificaL'amministrazione era diretta da un Conservatore generale, e alle spese si provvedeva con le decime del clero e con contributi dei cavalieri stessi. Questi erano divisi in tre categorie: militi, ecclesiastici e serventi. All'atto dell'ammissione dovevano prestare tre voti: di carità, di castità, ossia fedeltà, coniugale e di ubbidienza. Prima di venire arruolati nell’Ordine, gli insigniti dovevano seguire tre anni di noviziato, durante i quali venivano impartite nozioni di geometria, cosmografia, aritmetica, disegno, cartografia, storia, pratica delle armi da punta e da fuoco. Veniva inoltre provato l’imbarco su una galea dell’Ordine. La carica di Gran Maestro spettava al Granduca di Toscana, prima de' Medici e poi Asburgo-Toscana, Il governo interno era retto da un Capitolo generale, cioè l’assemblea di tutti i Cavalieri tenuta a scadenza triennale, da un consiglio provinciale e dal consiglio dei Cavalieri composto inizialmente di dodici membri, per poi venire ridotti alle cinque grandi cariche. Nella pratica però l’autorità si concentrava nelle mani dell’auditore, scelto direttamente dal sovrano, e poi subordinatamente ai Cavalieri di Gran Croce, i grandi dignitari dell’Ordine specializzati in vari settori organizzativi.
La sede dell'Ordine fu a Pisa, nella piazza che prese il nome. dai cavalieri. Nel Palazzo, costruito dall'architetto Vasari, i militi trovavano una vera accademia nautica, che dava loro tutto l'addestramento necessario. Gli statuti dell'Ordine, approvati da Papa Pio IV, erano modellati su quelli dell'Ordine di Malta. Il Granduca Ferdinando I ne fece una revisione e li pubblicò nel 1559. Si ebbe poi una nuova revisione per opera di Ferdinando II nel 1665 ed e una terza durante la reggenza dei Lorena, ovvero nel 1746. Il 16 novembre 1859, con la formazione del Governo Provvisorio della Toscana, l'Ordine verrà nuovamente soppresso, ma gli studiosi hanno più volte richiamata l'attenzione sulla incompetenza del Governo Provvisorio di Toscana a sopprimere un Ordine, sanzionato dinastico, da Bolle della Santa Sede [10]. Canonicamente oggi si configura come erede dell’Ordine di fondazione pontificia. È prevista dallo Statuto e da apposito Regolamento, con assoluta continuità dall’antico, l’emanazione di speciali promesse di castità coniugale, carità e obbedienza (“professione stefaniana”), dalla quale però il Gran Maestro può dispensare. Nonostante l'estinzione del Gran Magistero nel 1908 con la morte di Ferdinando IV, ultimo Granduca di Toscana, negli anni 1971-1972 uno dei suoi discendenti, non primogenito [11], Goffredo d'Asburgo-Lorena, ignorando le rinunce di suo nonno Ferdinando IV ed, insieme, l'autorizzazione al conferimento degli Ordini dinastici toscani ottenuta personalmente da parte dell'Imperatore Francesco Giuseppe e solo ed esclusivamente sino alla morte dello stesso Ferdinando IV, che avverrà nel 1908, riprese a fare conferimenti dell'Ordine di Santo Stefano e degli altri Ordini cavallereschi, già conferiti da Ferdinando IV e dai suoi predecessori nel governo del Granducato di Toscana, sotto la direzione di Giorgio Cucentrentoli creato nel contempo Conte di Monteloro dallo stesso Goffredo[12]: il 22 settembre 1971 l'arciduca Goffredo d'Asburgo-Lorena riconfermò la continuità dell'Ordine. Si trattò, in realtà, di una nuova fondazione che copiava parte degli Statuti e delle insegne del vecchio ordine cavalleresco e che neppure potette invocare una continuità nel gran magistero non avendo il figlio di Ferdinando IV, Pietro Ferdinando, padre di Goffredo, rivendicato nulla circa il gran magistero degli ordini toscani, come del resto nulla rivendicarono gli altri figli e figlie di Ferdinando IV[13]. Nonostante quanto risulta dalle fonti bibliografiche gli insigniti dell'Ordine possono essere, dallo Stato Italiano, autorizzati all’uso attraverso domanda da rivolgere al Ministro per gli affari esteri. Esiste ancora a Pisa l’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano,nata nel 1939, che avvalendosi dell’Accademia di Marina dei Cavalieri di Santo Stefano (ambedue del tutto indipendenti dall’Ordine), si occupa del mantenimento della memoria storica del glorioso Ordine [14].
Le classi dell'Ordine erano:
- Priore di Gran Croce
- Balì di Gran Croce
- Commendatori
- Cavalieri
La carica di Gran Maestro veniva attribuita al Granduca di Toscana.
Le insegne dell'Ordine stefaneo, in particolare la croce rossa, furono impiegate negli stemmi e nelle bandiera granducali di Toscana [15].
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Bandiera granducale all'epoca dei Medici.
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Bandiera semplificata di Stato, nel XIX secolo.
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Bandiera con Grande Stemma, nel XIX secolo.
Note
modifica- ^ Ordine di Satno Stefano, storia, su istituzionecavalieri.it.
- ^ Treccani, Ordine di Santo Stefano fondazione, su treccani.it.
- ^ Bernd Braun: Das Ende der Regionalmonarchien in Italien. Abdankungen im Zuge des Risorgimento. In: Susan Richter, Dirk Dirbach (Hrsg.): Thronverzicht. Die Abdankung in Monarchien vom Mittelalter bis in die Neuzeit. Böhlau Verlag, Köln, Weimar, Wien 2010, pagg. 251–266
- ^ Benedikt, Heinrich, Kaiseradler über dem Apennin. Die Österreicher in Italien 1700 bis 1866. Vienna: Herold Verlag, 1964
- ^ Karl Vocelka, Lynne Heller: Die private Welt der Habsburger: Leben und Alltag einer Familie, Styria, 1998, pag. 253, colonna I
- ^ Das Haus Habsburg: Vorspann; Register; Quellen; Das Haus Alt-Habsburg; Das Haus Habsburg-Lothringen, Alois Jahn, Selbstverl, 2002, pag. 59, 65
- ^ Annuario della Nobiltà Italiana, XXXII edizione, 2014, parte I
- ^ Rivista Araldica, anno 1913, volume 11, pagina 381, Roma, Collegio Araldico: "Da informazione ufficiale assunta a Vienna togliamo quanto segue «A Sua Altezza I. R. il defunto Granduca Ferdinando IV di Toscana era stato permesso dall'Impero austro-ungarico e dagli Stati dell'Impero germanico, di conferire i tre Ordini toscani, inerenti alla Sovranità, che anche spodestato, rimase all'Augusto principe fino alla sua morte. Il titolo di Principe di Toscana fu solo autorizzato ai membri della famiglia granducale nati prima del 1866. Dopo la morte del Granduca (1908) tutti gli augusti figli del defunto dovettero solennemente rinunciare ad ogni qualsiasi diritto di cui personalmente ed eccezionalmente godeva il padre. Quindi il Gran Magistero dell'Ordine di S. Stefano per volontà di S. M. l'Imperatore e Re è terminato col defunto granduca, né più sarebbe accettato dagli augusti principi lorenesi"
- ^ Santo Stefano con la caduta della monarchia toscana, su icocregister.org.
- ^ Santo Stefano con la caduta della monarchia toscana, su icocregister.org.
- ^ Almanach de Gotha, Justus Perthes, 1930
- ^ Giorgio Cucentrentoli, Gli ultimi Granduchi di Toscana, Bologna, 1975
- ^ «Annuario della nobiltà italiana», XXXIII edizione (2015-2020), a cura di Andrea Borella, Teglio, Annuario della Nobiltà italiana foundation trust, 2021, ISBN 9788894286106, ISBN 9788894286106, volume I, pagine CCCLXXIII-CCCLXXXIV.
- ^ Ordine di Satno Stefano, storia, su istituzionecavalieri.it.
- ^ Bandiere degli Stati italiani preunitari: Toscana.
Bibliografia
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- AA.VV. Rivista Araldica, Roma, 1913
- AA.VV. Adler, Vienna, 1954
- Benedikt, Heinrich Kaiseradler über dem Apennin. Die Österreicher in Italien 1700 bis 1866", Vienna: Herold Verlag, 1964
- Bernardini, Rodolfo Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ordine dinastico-familiare della Casa Asburgo Lorena, Pisa, 1990
- Borella, Andrea Annuario della Nobiltà Italiana, XXXII edizione, S.A.G.I., Teglio, 2014
- Borella, Andrea Annuario della Nobiltà Italiana, XXXIII edizione (2015-2020), Annuario della Nobiltà italiana foundation trust, Teglio, 2021, ISBN 978-88-94286-10-6
- Braun, Bernd "Das Ende der Regionalmonarchien in Italien. Abdankungen im Zuge des Risorgimento". In: Susan Richter, Dirk Dirbach (Hrsg.): Thronverzicht. Die Abdankung in Monarchien vom Mittelalter bis in die Neuzeit. Böhlau Verlag, Köln, Weimar, Wien 2010, pagg. 251–266
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- Bernardini, Rodolfo Il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, Ordine dinastico-familiare della Casa Asburgo Lorena, Pisa, 1990.
- Cappelletti, Licurgo Storia degli Ordini Cavallereschi, ristampa anastatica, Sala Bolognese, 1981.
- Cibrario, Luigi Descrizione storica degli ordini cavallereschi antichi e moderni, Napoli 1894.
- Cuomo, Franco Gli Ordini cavallereschi nel mito e nella storia, Roma 1992.
- Cuomo, Raffaele Ordini Cavallereschi Antichi e Moderni, vol. II, Napoli, 1894.
- Degli Uberti, Pier Felice Ordini Cavallereschi e Onorificenze, De Vecchi Editore, Milano 1993.
- Ferri, Fabrizio Ordini Cavallereschi e Decorazioni in Italia, Modena, 1995.
- Gatscher-Riedl, Gregor e Strigl, Mario Die roten Ritter. Zwischen Medici, Habsburgern und Osmanen. Die Orden und Auszeichnungen des Großherzogtums Toskana. Vienna, Neue Welt Verlag 2014, ISBN 978-3-9503061-5-6.
- Guarnieri, Gino L'ordine di Santo Stefano, Pisa, 1966.
- Jahn, Alois " Das Haus Habsburg: Vorspann; Register; Quellen; Das Haus Alt-Habsburg; Das Haus Habsburg-Lothringen". Selbstverl, 2002
- Lembo, Alberto Lo Stato italiano e gli ordini cavallereschi «non nazionali», in Gli ordini dinastici della I. e R. Casa Granducale di Toscana e della Reale Casa Borbone Parma. Atti del convegno, Pisa 14 settembre 2001, Pisa, ETS, 2002, pp. 11–37
- Lembo, Alberto Gli Ordini "non nazionali" nell'Ordinamento italiano, in «Il Mondo del Cavaliere. Rivista Internazionale sugli Ordini Cavallereschi», IV (2004)
- Lembo, Alberto La titolarità del Granducato di Toscana, in «Nobiltà. Rivista di Araldica, Genealogia, Ordini Cavallereschi», XXII (2015)
- Libertini, Domenico Dagli antichi cavalieri agli attuali ordini cavallereschi, Città di Castello 2009.
- Moroni,Gaetano Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, vol. LXX, Venezia 1854.
- Reina de Jancour, Maurizio Gli ordini cavallereschi «non nazionali» nella legge 3 marzo 1951 n. 178, Milano, Jouvence, 2020, ISBN 978-88-7801-734-4
- Sainty, 'Guy Stair 'The Imperial and Royal House of Habsburg-Lorraine ([1])
- Scandola, AlessandroDottrina e giurisprudenza in materia di onorificenze cavalleresche: l'archivio Lembo, International commission for orders of chivalry, Serravalle (Repubblica di San Marino), 2018
- Sodi, Stefano e Renzoni, Stefano La chiesa di Santo Stefano e la piazza dei Cavalieri, collana Mirabilia Pisana, edizioni Ets, Pisa 2003.
- Viviano Marchesi, Giorgio La Galeria dell'Onore ove sono descritte le segnalate memorie del Sagr'Ordine Militare di S. Stefano P. e M. e de' suoi Cavalieri..., Fratelli Marozzi, Forlì 1735.
- Vocelka, Karl e Heller, Lynne "Die private Welt der Habsburger: Leben und Alltag einer Familie ', Styria, 1998, pag. 253, colonna I
- Statuti
- Statuti, e constitutioni dell'Ordine de' Cavalieri di Santo Stefano, Firenze, Lorenzo Torrentino, eredi & Carlo Pettinari, 1566.
Voci correlate
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Collegamenti esterni
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