Cedrus deodara
Il cedro dell'Himalaya (Cedrus deodara (Roxb. ex (D.Don) G.Don, 1830)) è una specie di cedro nativo del versante occidentale dell'Himalaya, diffuso nella parte orientale dell'Afghanistan, nel nord del Pakistan, nel Kashmir, negli stati nordoccidentali dell'India, in Tibet e in Nepal. Si trova a quote di 1550-3200 m di altitudine. Il nome “deodara” deriva dal sanscrito devadar, che significa albero degli dei, per la sua connessione con l’Himalaya, considerata montagna sacra.[1]
Cedro dell'Himalaya | |
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Cedrus deodara | |
Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Pinophyta |
Classe | Pinopsida |
Ordine | Pinales |
Famiglia | Pinaceae |
Genere | Cedrus |
Specie | C. deodara |
Nomenclatura binomiale | |
Cedrus deodara (Roxb. ex (D.Don) G.Don, 1830 |
Descrizione
modificaÈ un albero sempreverde di grandi dimensioni, alto mediamente 40-50 m, ma che può raggiungere i 60 metri di altezza e i 3 metri di diametro. La sua chioma è piramidale, con un diametro di 5-20 metri, e la cima è ricurva fin da giovane. Il tronco è unico, cilindrico e con corteccia grigiastra, che negli esemplari adulti si screpola in placche sottili. I rami sono tendenzialmente orizzontali e portano ripiani di fogliame, con caratteristici germogli apicali penduli.
Esistono due varietà di Cedro dell'Himalaya: la varietà tipo, che ha un portamento eretto, e la varietà pendula, che ha un portamento piangente. La varietà pendula è di dimensioni più ridotte rispetto alla specie tipo e può raggiungere un'altezza massima di 8-10 metri. I suoi rami ricadono lungo il tronco ricoprendolo interamente e l'apice vegetativo, raggiunti i 3-4 metri, tende anch'esso a ricadere assumendo forme varie ed irregolari.[2]
La corteccia del Cedro dell'Himalaya è grigio-brunastra e liscia da giovane, ma diventa grigio scura e si sfalda in placche a maturità. I giovani rami sono di color grigio-rossastro, densamente tomentosi e penduli.
Le foglie del Cedro dell'Himalaya sono aghiformi, lunghe 2,5-5 cm, non pungenti, dapprima di colore grigio-azzurro e poi verde scuro, portate a ciuffi su brachiblasti e riunite in fascetti di 30-40, mentre quelle dei macroblasti sono singole.
La pianta è monoica, quindi porta fiori maschili e femminili sulla stessa pianta. I fiori maschili sono riuniti in piccoli coni eretti, lunghi 3-5 cm, di colore grigio-verde. I fiori femminili sono riuniti in coni lunghi 7-10 cm, eretti, conici e arrotondati in punta, dapprima violacei e poi bruni. I coni si formano sui rami più alti della pianta, a partire dai 35-40 anni di età. L'antesi avviene in settembre-ottobre.
I frutti del Cedro dell'Himalaya sono delle pigne o strobili, a maturazione di colore bruno-rossastri, che maturano tra settembre e novembre dell'anno successivo. I semi sono contenuti all'interno delle pigne e sono disseminati dal vento. Fruttifica verso i 40 anni.[1]
Usi
modificaIl legno del Cedro dell'Himalaya è un materiale pregiato, caratterizzato da leggerezza, profumo, tonalità variabili dal bruno-rossastro al giallo chiaro e giallo-bruno, e resistenza agli attacchi di insetti lignicoli. Il suo utilizzo principale è quello ornamentale, per il quale fu introdotto in Europa nel 1820. Ne esistono inoltre alcune cultivar selezionate appositamente per questo scopo come il Cedrus deodara "Pendula" con portamento ricadente e Cedrus deodara "Aurea" con il fogliame verde giallastro dorato.
Note
modifica- ^ a b uomoenatura.it, https://uomoenatura.it/wp-content/uploads/2018/03/Cedro-dellHimalaya-Deodara.pdf .
- ^ Cedrus Deodara - verdepubblico.it, su verdepubblico.it, 29 ottobre 2018. URL consultato il 1º novembre 2023.
Bibliografia
modifica- (EN) Conifer Specialist Group 1998, Cedrus deodara, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cedrus deodara
- Wikispecies contiene informazioni su Cedrus deodara
Collegamenti esterni
modifica- (EN) deodar, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.