Cerano d'Intelvi

comune italiano

Cerano d'Intelvi (Sceran in dialetto comasco[4][N 1], AFI: /ʃeˈraŋ/) è un comune italiano di 587 abitanti della provincia di Como in Lombardia. Fa parte della Comunità Montana Lario Intelvese.

Cerano d'Intelvi
comune
Cerano d'Intelvi – Stemma
Cerano d'Intelvi – Veduta
Cerano d'Intelvi – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Lombardia
Provincia Como
Amministrazione
SindacoLaura Abbate (lista civica Insieme per un futuro concreto) dal 9-6-2024
Territorio
Coordinate45°57′N 9°05′E
Altitudine562 m s.l.m.
Superficie5,55 km²
Abitanti587[1] (30-9-2022)
Densità105,77 ab./km²
FrazioniGiuslino, Cerano, Veglio
Comuni confinantiBreggia (CH-TI), Centro Valle Intelvi, Dizzasco,

Schignano

Altre informazioni
Cod. postale22020
Prefisso031
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT013063
Cod. catastaleC482
TargaCO
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 964 GG[3]
Nome abitanticeranesi
Patronosan Tommaso apostolo
Giorno festivo3 luglio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Cerano d'Intelvi
Cerano d'Intelvi
Cerano d'Intelvi – Mappa
Cerano d'Intelvi – Mappa
Posizione del comune di Cerano d'Intelvi nella provincia di Como
Sito istituzionale

Geografia fisica

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Cerano si trova al centro della bassa valle d'Intelvi alla destra del torrente Telo, ramo che si getta nel Lario ad Argegno. È adagiato a circa 600 metri di altitudine sulle falde del monte San Zeno, che spicca dalla parte verso il Lario per la sua forma conica in mezzo alla Valle, con l'Oratorio di San Zeno sulla cima del monte (consacrato nel 1215 e recentemente restaurato).

Nel primo trentennio del XII secolo il paese fu coinvolto nelle lotte fra Como e Milano, divenne feudo dei Camozzi nel secolo seguente e nel 1416 passò sotto la Signoria dei Rusconi di Como.

Gli annessi agli Statuti di Como del 1335 riportano Il “comune de Zerrano” all'interno della pieve d’Intelvi[5].

Nel Cinquecento le sue terre furono occupate da Gian Giacomo de' Medici come tutta la valle d'Intelvi, che dal 1583 fu feudo dei Marliani.

Nel 1644 il comune non faceva più parte della pieve d'Intelvi, bensì nel territorio dei cosiddetti "Cinque comuni della Mezena", comprensivo anche di Casasco, Pigra, Schignano e di Mezzena (l'odierno comune di Dizzasco)[5].

Nel 1647 il comune di Cerano ottenne la redenzione dall'infeudazione, fatto che comportò l'istituzione di un pagamento quindecennale ancora in essere nel 1751, anno in cui Cerano, sempre essere inserito tra i Comuni della Mezzena, risulta comprendere anche i cassinaggi di Giuslino, Deglio e “Monti e Molini”[5].

Un decreto di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico datato 1807 sancì l'aggregazione del comune di Cerano in quello di San Fedele, decisione che fu tuttavia abrogata con la Restaurazione[6].

Nel 1862 il comune cambiò la denominazione in "Cerano d’Intelvi"[7].

Simboli

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Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 7 agosto 1992.

«Partito semitroncato: nel primo, di verde, alla torre d'argento, detta Torre di Teodolinda, quadrata, murata di nero, merlata di tre alla guelfa, munita di porta alzata rispetto al filo basamentale, di nero, finestrata di tre in palo, dello stesso, fondata sulla pianura di rosso, accompagnata da due spighe di grano, d'oro, una e una, nodrite nella pianura; nel secondo, di rosso, alla corona ferrea vista in prospettiva, d'oro, con la lamina di ferro nero, incastonata nell'interno, il cerchio ornato con pietre di azzurro e di rosso; nel terzo, di azzurro, alle tre stelle di otto raggi, d'oro, ordinate in banda. Ornamenti esteriori da Comune.»

La torre è quella conosciuta con il nome di Torre di Teodolinda, trasformata nel campanile della chiesa di San Tommaso. Per ricordare la regina Teodolinda è raffigurata la corona ferrea a lei appartenuta e conservata nel duomo di Monza. Le spighe di grano sono un riferimento a Cerere, la dea delle messi, da cui trae origine il nome del paese; il campo di verde è un riferimento alla Valle d’Intelvi con i suoi alpeggi. Le tre stelle rappresentano le frazioni di Giuslino, Veglio e Cerano.

Il gonfalone è un drappo di bianco.

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Chiesa di San Tommaso

La Parrocchiale di San Tommaso è di origine romanica come lo è il medievale campanile[8]. Quest'ultimo risale al XII secolo[9], ed è dotato di lesene angolari e cordonature di archetti e dentelli ai piani. Il campanile è localmente chiamato "Torre di Teodolinda",[10] mentre i sotterranei della chiesa sono detti "Aula di Teodolinda";[11] stando alla tradizione popolare, la chiesa sarebbe stata costruita sui ruderi di un castello altomedioevale della stessa regina,[10] la cui corona gemmata appare nello stemma comunale.

Al XII secolo risale anche l'abside, che al suo interno ospita una serie di affreschi databili al XIV secolo, raffiguranti una Crocifissione e i Dottori della Chiesa.[12] Del periodo barocco sono invece le decorazioni della navata; tra di esse, spiccano una Crocifissione ad olio attribuita a Vincenzo Civerchio, il dipinto di un Battesimo al Giordano,[12] stucchi della scuola[9] dell'intelvese Diego Carloni e paliotti in scagliola[13]. Nella chiesa trova inoltre posto un Crocefisso Cinquecentesco[9].

Nel locale alla base del campanile, si conservano i resti di un antico altare proveniente dalla Chiesa di San Zeno.[14]

Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta

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Chiesa dei SS. Quirico e Giulitta

La chiesa dei Santi Quirico e Giulitta nella frazione di Veglio è un imponente edificio che s'innalza su una piccola altura fuori dal centro abitato. La chiesa, di origine romaniche ma rielaborata tra il Seicento e il Settecento,[9] ha linee barocche sia all'esterno che nella decorazione interna delle cappelle. La navata è ornata da un altare in stucchi della scuola di Diego Carloni e da una tela attribuita a Giulio Quaglio. Nascosta dietro la prima cappella laterale a destra è possibile ammirare quel che resta della primitiva chiesa medievale: un'abside romanica[8][9] del XII secolo[15] con lesene arricchite da semicolonne, finestrelle a doppia strombatura e coronameno di archetti e dentelli[16]. Anche parte dell'odierna navata apparteneva già al primitivo edificio religioso[9]. Sulle pareti dell'abside si possono ammirare i più antichi affreschi della valle, databili al XIV secolo, raffiguranti scene della Passione di Cristo. Quattrocentesche sono le raffigurazioni dei quattro Dottori della Chiesa[17]. La chiesa è inoltre arricchita da stucchi policromi di Diego Carloni[13].

Chiesa di San Zeno

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Il Lario e, sulla destra, il Monte San Zeno, con in vetta l'omonima chiesa

Edificata sulle rovine di un castelliere di epoca celtica,[18] la chiesa di San Zeno fu eretta nel XII secolo sulla cima del monte omonimo, detto anche Monte Auragio[19]. La chiesa venne edificata per sciogliere un voto fatto da un gruppo di maestri antelami che, tornando alla loro valle da Verona dove lavoravano alla ricostruzione della Basilica di San Zeno a seguito del terremoto del 1117,[19] furono sorpresi da una burrasca sul lago[20]. Colpita da un fulmine a metà degli anni '50 del XX secolo che ne distrusse il campanile e parte del tetto, la chiesa è rimasta allo stato di rudere per molti anni. Grazie al lavoro di un comitato, il "Comitato pro San Zeno - Una chiesa per il III millennio", la chiesa è stata nuovamente ricostruita, a partire dal 1990,[21] e restituita al culto nell'anno 2000; da segnalare che sulla finestra della facciata principale della chiesa è stata collocata una nuova campana, detta la "campana dei giovani", benedetta in piazza San Pietro il giorno 27 maggio 1998 da Giovanni Paolo II[20]. Nel mese di luglio 2013 si sono iniziati i lavori per la ricostruzione dell'eremo adiacente alla chiesa, terminati l'anno successivo. Il 22 agosto 2015 la chiesa è stata riconsacrata con una solenne cerimonia presieduta dal vescovo di Como Diego Coletti[20]. Tale consacrazione avvenne a distanza di 800 anni dalla precedente, operata da Guglielmo Della Torre nel 1215 sull'altare in pietra tuttora conservato all'interno della chiesa[14]. Una lapide relativa alla consacrazione del vescovo Della Torre è conservata al Museo diocesano d'arte sacra di Scaria[19].

Architetture civili e altro

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  • Il paese conserva ancora fra le case portali medievali e la Corte Cometti con il suo porticato romanico e i graffiti secenteschi.[13]
  • Vicino alla chiesa di San Tommaso si trova un antico lavatoio, nei pressi del quale si trova una Spada nella roccia (1998), opera di Bruno Gandola[11].

Società

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Evoluzione demografica

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Demografia pre-unitaria

  • 1771: 558 abitanti[22]
  • 1799: 568 abitanti[23]
  • 1805: 565 abitanti[23]
  • 1809: 559 abitanti (prima dell'annessione a Castiglione)[23]
  • 1853: 671 abitanti[6]

Demografia unitariaAbitanti censiti[24]

Geografia antropica

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Frazioni di Cerano: Giuslino, Rifugio, Prabello, Veglio

Amministrazione

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Esplicative

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Bibliografiche

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  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2022 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani., Milano, Garzanti, 1996, p. 191, ISBN 88-11-30500-4.
  5. ^ a b c Comune di Cerano, sec. XIV - 1757 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 1º maggio 2020.
  6. ^ a b Comune di Cerano, 1816 - 1859 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 1º maggio 2020.
  7. ^ Comune di Cerano d'Intelvi, 1859 - [1971] – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 1º maggio 2020.
  8. ^ a b Belloni et al., p. 139.
  9. ^ a b c d e f TCI, Guida d'Italia [...], p. 317.
  10. ^ a b Bartolini, p. 262.
  11. ^ a b Bartolini, p. 263.
  12. ^ a b Bartolini, p. 264.
  13. ^ a b c Borghese, p. 163.
  14. ^ a b Bartolini, p. 216.
  15. ^ TCI, Le province di Como e Lecco [...], p. 78.
  16. ^ RomaniCOMO, su romanicomo.it. URL consultato il 21 marzo 2020.
  17. ^ Zastrow, p. 21.
  18. ^ Bartolini, p. 215.
  19. ^ a b c Bartolini, p. 217.
  20. ^ a b c LA CONSACRAZIONE DELLA CHIESA DI SAN ZENO Una “Chiesa per il III Millennio”, su Associazione Nazionale Alpini Como, 5 agosto 2015. URL consultato il 4 aprile 2020.
  21. ^ Bartolini, p. 216.
  22. ^ Comune di Cerano, 1757 - 1797 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 1º maggio 2020.
  23. ^ a b c Comune di Cerano, 1798 - 1809 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 1º maggio 2020.
  24. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.


Bibliografia

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  • Annalisa Borghese, Cerano d'Intelvi, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 163.
  • Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
  • Oleg Zastrow, Sant'Ambrogio - Immagini tra Lario e Brianza, Oggiono, Cattaneo Editore, 1997.
  • Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN 88-365-1325-5.
  • Touring Club Italiano (a cura di), Le province di Como e Lecco: il Lario, le ville, i parchi, Bellagio, Menaggio, Varenna, Touring Editore, 2003, ISBN 978-88-365-2919-3.
  • Franco Bartolini, I segreti del Lago di Como e del suo territorio, Cermenate, New Press Edizioni, 2016 [2006].

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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