Chiesa di San Domenico (Messina)
La chiesa di San Domenico e convento dell'Ordine dei predicatori di San Domenico di Guzman erano sorti nell'XI secolo nei pressi dell'attuale oratorio della Pace, tra la via XXIV Maggio ed il corso Cavour, ma dopo la totale distruzione a causa del terremoto del 1908 la chiesa venne ricostruita nella zona detta del "Dazio", tra il viale Regina Elena e la via Alessandro Manzoni nel 1932.[1]
Chiesa di San Domenico | |
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Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Località | Messina |
Coordinate | 38°12′26.9″N 15°33′10.8″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Arcidiocesi | Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela |
Inizio costruzione | XI secolo edificio primitivo |
Completamento | 1932 nuovo edificio |
La chiesa antica
modificaLa chiesa era stata fondata prima dell'anno 1096 dai templari accanto al proprio ospedale e dedicata a san Marco. Nel 1311 fu ceduta all'ordine domenicano e intitolata a san Domenico, con annesso convento. Ne faceva parte l'Oratorio della Pace, sede della omonima confraternita. La chiesa restaurata nel 1724 subì i danni del terremoto della Calabria meridionale del 1783. Un primo incendio nel 1735 arrecò danni alle strutture del convento, un secondo incendio fu appiccato durante i moti del 1848.[2] Chiusa al culto la chiesa fu utilizzata come deposito di agrumi, mentre il convento, chiuso nel 1866 divenne un convitto femminile. L'edificio andò completamente distrutto durante il terremoto di Messina del 1908.
All'interno del tempio è documentata la sepoltura del pittore Placido Celi morto a Messina il 1º aprile 1711.
Navata destra
modifica- XVI secolo, Cappella Cicala, manufatti marmorei collocati presso la controfacciata, commissione di sepolture nella cappella gentilizia patrocinata dalla famiglia Cicala, opere di Giovanni Angelo Montorsoli commissionate per il capitano di terra e di mare, primo visconte † 1564; del secondo visconte, duca di Castrofiliffo † 1626 e del cardinale Giovanni Battista Cicala.[3][4][5]
Interno
modifica- Cappella della Vergine del Rosario.
- XVII secolo, Vergine del Rosario, dipinto di Giovanni Quagliata.[5][6][7][8]
- XVIII secolo, San Pio V, dipinto di Filippo Tancredi[4][5][6] raffigurante il santo su un carro trainato dai leoni nell'atto di benedire la flotta cristiana vincitrice nella Battaglia di Lepanto.[9]
- Cappella dell'Annunziata.
- XVIII secolo, Annunziata, dipinto di Filippo Tancredi.[4][6][9]
- Cappella dell'Assunta.
- Cappella del Crocifisso.
Sacrestia
modifica- San Giorgio, dipinto di Cesare da Sesto, documentato in sacrestia e poi venduto.[11][4]
- Vergine, dipinto di Cesare da Sesto documentato in sacrestia e poi venduto.[4][6]
Convento di San Domenico
modificaPrima istituzione dell'Ordine dei frati predicatori in terra di Sicilia.[12]
- 1566, Peculiarità del convento l'atrio colonnato di stile ionico e una fonte con la statua raffigurante San Domenico.[7][10]
- 1589 - 1609, Per l'ampliamento fu utilizzato un portale in pietra recante sull'architrave l'iscrizione "FIRMITER AEDIFICATA MDCVIIII", imponente porta - finestra proveniente dal monastero di San Placido Calonerò, oggi il medesimo manufatto costituisce l'ingresso del nuovo Oratorio della Pace.
- 1735, Durante la prima visita cittadina, dopo l'insediamento di Carlo III di Borbone, un incendio distrusse i dormitori ove erano temporaneamente alloggiate le truppe delle Milizie Regie, rovinando gran parte delle suppellettili e arredi.[10]
- Battesimo di Gesù con San Giovanni Battista documentato nel corridoio, dipinto di Girolamo Macchietti.[5][7]
- Disputa di San Tommaso, tempera su tavola di Iacobello De Antonio documentato in libreria.[6][7][13]
- Strage degli Albigesi, affresco di Antonio Bova documentato nel chiostro.[7]
Presso il convento sono documentati i sodalizi:
Oratorio della Pace
modificaCompagnia dei Bianchi
modifica- 1550, Compagnia e Arciconfraternita dei Bianchi sotto il titolo della «Pace»[14] sodalizio fondato presso l'Oratorio dei Santi Cosma e Damiano. Costituita da nobili con lo scopo di derimere le controversie e pacificare opposte fazioni.
- 1612, Aggregazione con la "Compagnia della Pace" di Palermo.[14][15]
Compagnie sotto lo stesso titolo sono attestate presso la chiesa di Santa Caterina da Siena e la chiesa di San Filippo d'Argirò.
Nella sede dell'oratorio sono documentati gli affreschi Letterio Paladino,[14] di Antonio Filocamo e di suo fratello Paolo,[14][16] l'apparato in stucchi di Luca Villamaci,[14] la pala d'altare raffigurante San Cosimo e San Damiano di Vincenzo degli Azani o Aniemolo detto il «Romano».[14]
Confraternita dell'Ave Maria
modificaNella sede è documentata la volta affrescata dai fratelli Filocamo raffigurante la Battaglia contro gli Eresiarchi condotta dalla Vergine del Rosario e schiere di angeli a colpi di rose.[7][16]
Congregazione del Santissimo Rosario
modifica- 1703, Affreschi di Antonio Filocamo e fratelli.[14]
Oratorio di San Giorgio dei Genovesi
modifica- Il quadro di San Giorgio o Pala dei Genovesi di Cesare da Sesto, dipinto documentato in sacrestia. Oggi l'opera è esposta al California Palace of the Legion of Honor di San Francisco.[11]
Congregazione sotto l'Oratorio dei Cavalieri
modifica- 1743, Orazione delle Quarant'Ore,[11] i confrati sono soliti processionare durante le ore a cavallo del pasto principale.
Oratorio dei Santi Cosma e Damiano
modificaOratorio di Sant'Orsola
modificaIl dipinto raffigurante Sant'Orsola di Antonello Riccio è documentato nell'oratorio.[11][17]
Ordine militare della Stella
modificaIl sodalizio aveva per cappella proprio la chiesa di San Domenico.[11]
Chiesa di San Marco Evangelista
modificaPrimitivo luogo di culto d'epoca normanna con annesso ospedale.
Ospedale dei Templari
modifica- Ospedale del Priorato dei Cavalieri Templari sotto il titolo della «Madonna dei Bianchi».[10] Istituzione aggregata all'Ospedale Grande sotto il titolo della «Madonna della Pietà».
Conservatorio di Santa Caterina da Siena
modificaConservatorio di Santa Caterina da Siena alla «Rocca Guelfonia», retto secondo la regola delle Terziarie di San Domenico, eretto dai «Cavalieri della Compagnia della Pace».[14]
Opere documentate
modifica- ?, Crocifisso.[5][7]
- XVI secolo, Tutti i Santi, dipinto su tavola, opera di ignoto appartenente alla scuola di Polidoro, altare del Crocifisso.[5][7]
- XVII secolo, Natività di Gesù, dipinto di Antonello Riccio documentato sull'altare maggiore.[4][5][6]
- XVII secolo, Santa Caterina, dipinto di Antonello Riccio.[6]
- XV secolo, San Tommaso, dipinto di Antonello da Messina.[6]
- XVI secolo, Vergine con San Giacinto, dipinto di Antonio Catalano il Vecchio o l'Antico.[6]
- XVI secolo, Vergine Assunta, statua marmorea di Andrea Calamech.[4][6]
- ?, Santissima Trinità, bassorilievo collocato sull'altare dell'Assunta.[4]
- XVI secolo, Samaritana, bassorilievo marmoreo di Antonello Gagini, altare dell'Annunziata.[4][5]
- XVI secolo, Storie di San Pietro Martire, bassorilievi marmorei, opere di Antonello Gagini.[5][6]
- XVII secolo, Quadroni, opere realizzate dalla collaborazione di Agostino Scilla e Andrea Suppa fra le vetrate.[6][7][18]
- XVIII secolo, Quadroni, dipinti a fresco autografi, opere realizzate da Antonio Bova.[5]
- XVIII secolo, Ciclo, affreschi del coro di Giovanni Tuccari, con raffigurazioni tratte dal Nuovo Testamento e Santi dell'Ordine Domenicano.[5][7]
- XVI secolo, San Domenico, dipinto di Cesare da Sesto.[4][5]
- XVI secolo, Vergine Annunziata, dipinto di Polidoro da Caravaggio.[6]
- XVI secolo, Ciclo, piccoli dipinti di Polidoro da Caravaggio.[6]
- XV secolo, Beata Stefana fra quadroni di marmo, opera di Giovanni di Francesco.[7]
- XV secolo, Beato Alano fra quadroni di marmo, opera di Giovanni di Francesco.[7]
- 1647, Rosario della Vergine di Giuseppe Tomasi.
La nuova chiesa
modificaIl terreno per la costruzione era stato acquisito dall'arcidiocesi di Messina nel 1925, nella zona detta del "Dazio", lungo la Circonvallazione, la via che segnava il confine della città ricostruita dopo il terremoto. La zona era stata durante il XIX secolo sede di molte industrie locali, al di fuori delle mura cittadine, e prendeva il nome dalla postazione del dazio. Il toponimo si mantenne anche dopo l'abolizione di questa istituzione nel 1879 e l'abbattimento delle mura cittadine.
Il nuovo edificio sorse nell'ambito della ricostruzione delle chiese e dei complessi religiosi dopo la prima guerra mondiale, promossa dall'arcivescovo Angelo Paino e venne affiancata dall'istituto della Madonna della Lettera della congregazione delle "Ancelle Riparatrici" (fondata da monsignor Antonino Celona).
La chiesa fu affidata all'ordine domenicano. Per un breve periodo tenne anche il titolo di Santa Maria del Graffeo, della chiesa greca-cattolica che apparteneva alla diocesi dell'Archimandritato di San Salvatore in Lingua Phari, andata distrutta nel terremoto, titolo restituito alla parrocchia personale per i fedeli di rito orientale presenti nella diocesi di Messina ospitati attualmente nella Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (Provinciale).
L'edificio
modificaL'edificio dedicato a Maria Madre di Dio venne costruito nel 1932 in cemento armato su progetto di Carmelo Umberto Angiolini, ingegnere e sacerdote, in stile romanico - bizantino.
La facciata presenta due pilastri che sorreggono un timpano triangolare, sormontato dalle statue in cemento di san Tommaso d'Aquino e di san Vincenzo Ferreri. Il portale è sormontato da una finestra ripartita da colonne tortili e con balconata in ferro battuto.
Altri due ingressi si aprivano alle estremità del transetto, quello sul fianco sinistro fu in seguito chiuso per la costruzione di un altare.
L'interno presenta una pianta a croce latina, con tre navate su colonne marmoree con capitelli compositi.
Nell'abside sono presenti affreschi moderni (anni sessanta) del frate domenicano Angelico Spinillo: nel catino absidale è raffigurata La partenza della flotta cristiana da Messina per la battaglia di Lepanto, con al centro la Madonna del Rosario, e lungo la parete medaglioni con episodi della vita di san Domenico. Il coro ligneo del 1964 presenta rilievi scolpiti, statue di pontefici, santi e beati domenicani di Sicilia. Sull'altare maggiore è collocata la statua marmorea della Madonna del Rosario in un ciborio ligneo. L'altare del Sacro Cuore occupa il transetto sinistro.
Note
modifica- ^ Abate Francesco Sacco, Dizionario geografico del Regno di Sicilia, Volume primo, Palermo, Reale Stamperia, 1800, p. 335.
- ^ Gioacchino di Marzo, pp. 769 e 770.
- ^ Gioacchino di Marzo, pp. 777.
- ^ a b c d e f g h i j Per Giuseppe Fiumara, pp. 21.
- ^ a b c d e f g h i j k l Giovanna Power, pag. 19.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n Caio Domenico Gallo, pp. 122.
- ^ a b c d e f g h i j k l Per Giuseppe Fiumara, pp. 22.
- ^ Grano - Hackert, pp. 161.
- ^ a b Grano - Hackert, pp. 208.
- ^ a b c d Caio Domenico Gallo, pp. 119.
- ^ a b c d e Caio Domenico Gallo, pp. 121.
- ^ Pagina 369, Juan Lopez, "Quinta parte dell'Istoria di San Domenico, e del suo Ordine de' Predicatori" [1] Archiviato il 10 gennaio 2018 in Internet Archive., Stamperia di Iacopo Mattei, Messina, 1652.
- ^ Pagina 70, Gioacchino Di Marzo, "Delle Belle arti in Sicilia: dal sorgere del secolo XV alla fine del XVI" [2], Volume III, Palermo, Salvatore di Marzo editore, Francesco Lao tipografo, 1862.
- ^ a b c d e f g h i j Caio Domenico Gallo, pp. 120.
- ^ Pagina 267, Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo" [3], Volume II, Palermo, Reale Stamperia, 1816.
- ^ a b Grano - Hackert, pp. 212.
- ^ Pagina 63, Gaetano Grano, Philipp Hackert, "Memorie de' pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal secolo XII sino al secolo XIX" [4] Archiviato il 10 novembre 2016 in Internet Archive., Messina, 1821.
- ^ Grano - Hackert, pp. 154.
Bibliografia
modifica- Giovanna Power, "Guida per la Sicilia opera di Giovanna Power", Napoli, Stabilimento Poligrafico di Filippo Cirelli, 1842.
- Giuseppe Fiumara, "Guida per la città di Messina", Messina, 1841.
- Caio Domenico Gallo, "Annali della città di Messina ... dal giorno di sua fondazione sino a tempi presenti", Tomo I, Messina, Francesco Gaipa, 1756.
- Giuseppe La Farina, "Messina ed i suoi monumenti", Messina, Stamperia di G. Fiumara, 1840.
- Gaetano Grano, Philipp Hackert, "Memorie de' pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal secolo XII sino al secolo XIX", Messina, 1821.
Voci correlate
modifica- Giovanni Andrea Gatto, vescovo inquisitore.
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