Chiesa di San Rufo (Caserta)
La chiesa parrocchiale di San Rufo è il principale luogo di culto cattolico di Piedimonte, frazione storica di Caserta sulle pendici dei monti casertani, in diocesi di Caserta, già erroneamente indicata come Piedimonte di Casolla.
Chiesa di San Rufo | |
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Facciata della chiesa di San Rufo | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Località | Piedimonte di Caserta (Caserta) |
Coordinate | 41°05′44.92″N 14°21′25.92″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | San Rufo di Capua martire |
Inizio costruzione | prima del 1113 |
San Rufo martire di Capua
modificaTra i diversi Rufo e Rufino (nome da Rufo derivato) presenti come dedicatari di luoghi di culto in Italia, è ragionevole ritenere che il santo titolare della chiesa di Caserta sia Rufo, martire capuano ricordato nel calendario capuano il 27 agosto sin dal 12º secolo[1].
Storia
modificaLa più antica notizia della chiesa ad oggi nota è nella bolla di Senne, arcivescovo di Capua, a delimitazione della diocesi di Caserta del 1113[2].
La chiesa fu poi citata nel privilegio di papa Alessandro III del 1178[3]. Comparve poi nelle decime degli anni 1308-1310 e 1326-1327[4].
La prima citazione come parrocchia risale alle visite pastorali dei vescovi di Caserta nel 1610[5]. A parte le scarne citazioni presenti nelle visite pastorali successive del 17° e del 18°, la prima descrizione sommaria fu pubblicata da Crescenzio Esperti nel 1775[6].
Struttura e facciata
modificaLa chiesa sorge sul pendio in prossimità di un salto di quota. Sagrato e chiesa sono fondati in parte sul banco di tufo adagiato al calcare in parte su opere murarie di sostegno. Per accedere al sagrato e quindi alla chiesa bisogna salire una scala in pietra, alla cui testata sono un rocco di colonna romana ed una croce in pietra. Particolare insolito per Caserta è la presenza della cupola estradossata (cioè non mascherata da alcuna struttura di copertura a capriate o piana) della cappella del Rosario.
L'edificio è costruito in blocchi di tufo (nei pressi è una storica cava). Sostanzialmente si tratta dell'edificio medievale originario, sebbene modificato[7]. La facciata è a capanna ed è coronata da un timpano triangolare sorretto da mensole (peducci) in tufo in parte originari in parte realizzati successivamente[8].
Fino ai restauri intervenuti nell'estate del 2023, in facciata era visibile una cornice in tufo ad arco gotico di ampia campata che sporgeva dalla facciata e si poggiava su due mensole mutile in calcare (forse zoomorfe), rimosse. L'arco gotico inquadra il portale rettangolare di accesso. Un'altra porta, più piccola, dà accesso alle cappelle destre. Il campanile è apparentemente a vela, ma in effetti consta di una piccola cella a pianta rettangolare. Si eleva sulla parete esterna della sagrestia verso il sagrato.
Interno
modificaContrariamente a quanto affermato da Esperti, la chiesa è a navata unica. La navata termina in una piccola abside. L'illusione erronea delle due navate è data dalla presenza di due cappelle laterali sul lato destro[9]. Infatti, le cappelle sono del tipo cosiddetto "sfondato", cioè comunicano l'una con l'altra restituendo la suggestione di una ulteriore navata. Ciascuna ospita un altare. Un'altra cappella dedicata alla Madonna del Rosario si apre sulla parte sinistra; da questa si accede alla piccola sagrestia.
Opere d’arte
modificaLe decorazioni intervenute nel corso dei secoli hanno modificato l'aspetto medievale, specialmente nel secolo 1700. Resti di affreschi medievali, raffiguranti il panneggio di uno degli apostoli ed alcuni loro volti, sopravvivono sotto gli stucchi barocchi dell'abside. L'abside reca anche un affresco con l'Eterno padre datato al secolo 1600. Sulle pareti laterali ci sono altri affreschi in parte ricoperti dagli ovali a stucco e dagli affreschi realizzati nel secolo 1700 e successivamente modificati ulteriormente. Raffigurano la Vergine e san Giorgio, e possono datarsi alla prima metà del secolo 1400.
Sulla parete destra in prossimità dell'altare maggiore è il cippo funerario in pietra di Francesco Alois e di sua moglie Isabella Caracciolo, di impronta antiquariale classica, del 1556. Lo stemma Alois - Caracciolo è nel plinto del cippo. Una lapide terragna in calcare è inserita al centro del pavimento della prima cappella destra e reca lo stemma degli Alois.
Del periodo della ristrutturazione decorativa settecentesca restano i pavimenti in maiolica della bottega Massa di Maddaloni voluti dal parroco Iannelli e datati 1777 e 1788, e l'altare (1772, mutilato da un furto). La seconda cappella destra reca stucchi e affreschi settecenteschi: il dipinto dell'altare è perduto. La cantoria in legno dipinto e dorato è anch'essa settecentesca. Coeva è la cassa dell'organo (lo strumento è in gran parte danneggiato e mancante).
La tela già sull'altare della cappella del Rosario è conservata per ragioni di tutela nella sagrestia della vicina chiesa di san Lorenzo martire in Casolla: raffigura la Madonna del Rosario con una cornice di 15 quadretti coi Misteri ed è opera di ambito meridionale databile ai primi decenni del 1600.
Note
modifica- ^ N. Lombardi, Presentazione, in La chiesa di san Rufo martire. Nota delli beni della chiesa parrocchiale di san Rufo martire formata al tempo del parroco Nicola Iannelli 1791, a cura di G. Venditto, Caserta, 2018, pp. 7 - 42, che analizza le diverse possibili identificazioni e risolve per quella col martire capuano. Per la antichità della memoria liturgica del santo, Lombardi ricorda il calendario capuano pubblicato da Michele Monaco. Sulla figura di san Rufo, depurata da aggiunte leggendarie e restituita alle notizie storiche, Lombardi indica: D. Ambrasi, Rufo, in Bibliotheca Sanctorum, IX, Roma, 1968, p. 486.
- ^ Il testo della bolla è noto solo da trascrizioni, essendo irreperibile il testo originale da quasi quattro secoli. Per una recente trascrizione si veda in appendice di Bulla Sennetis Episcopo Casertano - Diocesi di Caserta 1113 - 2013 - giornata di studi per il 900º anniversario della bolla di Senne, a cura di D. Caiazza- P. Di Lorenzo, Dragoni, 2013, pp. 237 - 239, che riporta la trascrizione di Michele Monaco in M. Monaco, Recognitio sanctuariii capuanii, Napoli, 1637, pp. 291-302. Come ricostruito da Laudando (cfr. T. Laudando, Storia dei vescovi della Diocesi di Caserta, «Bollettino ufficiale della Diocesi di Caserta», luglio 1925, p. 13, ristampato con note di Ilario Valdelli in T. Laudando, Storia dei vescovi della Diocesi di Caserta, Caserta, 1996, p. 81), il vescovo De Cornea nel 1635 aveva ritrovato la pergamena originale della bolla che fu trascritta da Monaco e pubblicata nel 1637 (Monaco l’aveva già pubblicata nel Sanctuarium del 1630). Quindi, la trascrizione del 1637 è la versione da ritenere più vicina all’originale.
- ^ G. Tescione, Il privilegio del 1178 di Alessandro III per la Chiesa casertana, in «Studi in onore di mons. Luigi Diligenza», Aversa, 1989, pp. 247-256.
- ^ C. Vultaggio, Caserta nel Medioevo, in Per una storia di Caserta dal Medioevo all'età contemporanea, a cura di F. Corvese - G. Tescione, Napoli, Athena, 1993, p. 83, nota 1
- ^ N. Lombardi, Presentazione, cit.
- ^ Esperti, p. 109.
- ^ A. Bitetti - F. Canestrini - M. Natale - F. Pistilli, Piedimonte di Casolla, in "Caserta prima e dopo il Palazzo", Caserta, 1994. Nella stessa pubblicazione cfr. la scheda introduttiva di F. Pistilli, I villaggi del Carolino.
- ^ C. Iovanella - M. Perugino - S. Pitocchelli, Piedimonte di Casolla, in Caserta. I casali storici, Napoli, 2001, pp. 81 - 91, a pp. 82-83. Si evidenzia che il testo a cui fa riferimento questa nota è stato oggetto di sentenza del Tribunale di Napoli - Sezione IP - 30 novembre 2007 - Pres. Est. Lipani – per plagio delle seguenti pubblicazioni di Francesco Pistilli: Il complesso abbaziale di San Pietro ad Montes pubblicato in “Architetti Caserta” – Bimestrale dell’Ordine degli Architetti di Caserta, anno V, 1993, n.2, pp.8-15, e San Pietro ad Montes: storia e progetto. Un intervento minimo, pubblicato nella Rivista Frammenti, n.13, 1993, monografia allegata - Codice identificativo IT\ICCU\NAP\0072816 - Biblioteca della Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico per le provincie di Caserta e Benevento, Caserta. Per le argomentazioni che hanno evidenziato il plagio e l’illustrazione della violazione del diritto d’autore cfr: AIDA, Annali italiani del diritto d’autore, della cultura e dello spettacolo, XVIII – 2009, Giuffrè Editore, Milano (pp. 539-545).
- ^ A. Bitetti - F. Canestrini - M. Natale - F. Pistilli, Piedimonte di Casolla, cit.
Bibliografia
modifica- Crescenzio Esperti, Memorie ecclesiastiche della città di Caserta, Napoli, 1775.
- Giuseppe Tescione, Il privilegio del 1178 di Alessandro III per la Chiesa casertana, in Studi in onore di monsignor Luigi Diligenza, Aversa, 1989, pp. 247-256.
- C. Vultaggio, Caserta nel Medioevo, in Per una storia di Caserta dal Medioevo all'età contemporanea, a cura di F. Corvese – G. Tescione, Napoli, Athena, 1993, pp. 24 - 114.
- A. Bitetti - F. Canestrini - M. Natale - F. Pistilli, Piedimonte di Casolla, in "Caserta prima e dopo il Palazzo", Caserta, 1994. Nella stessa pubblicazione cfr. la scheda introduttiva di F. Pistilli, I villaggi del Carolino.
- C. Iovanella - M. Perugino - S. Pitocchelli, Piedimonte di Casolla, in Caserta. I casali storici, Napoli, 2001, pp. 81 - 91. Si evidenzia che il presente testo è stato oggetto di sentenza del Tribunale di Napoli - Sezione IP - 30 novembre 2007 - Pres. Est. Lipani – per plagio delle seguenti pubblicazioni di Francesco Pistilli: Il complesso abbaziale di San Pietro ad Montes pubblicato in “Architetti Caserta” – Bimestrale dell’Ordine degli Architetti di Caserta, anno V, 1993, n.2, pp.8-15, e San Pietro ad Montes: storia e progetto. Un intervento minimo, pubblicato dalla Rivista Frammenti, n.13, 1993, Monografia allegata - Codice identificativo IT\ICCU\NAP\0072816 - Biblioteca della Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico per le provincie di Caserta e Benevento, Caserta. Per le argomentazioni che hanno evidenziato il plagio e l’illustrazione della violazione del diritto d’autore cfr: AIDA, Annali italiani del diritto d’autore, della cultura e dello spettacolo, XVIII – 2009, Giuffrè Editore, Milano (pag.539-545).
- Bulla Sennetis Episcopo Casertano - Diocesi di Caserta 1113 – 2013 - giornata di studi per il 900º anniversario della bolla di Senne, a cura di D. Caiazza – P. Di Lorenzo, Dragoni, 2013, pp. 237 – 239.
- N. Lombardi, Presentazione, in La chiesa di san Rufo martire. Nota delli beni della chiesa parrocchiale di san Rufo martire formata al tempo del parroco Nicola Iannelli 1791, a cura di G. Venditto, Caserta, 2018, pp. 7 - 42.
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