Chiesa di Sant'Antonio Abate (Lugano)

edificio religioso di Lugano

La chiesa di Sant'Antonio Abate[1] è un edificio religioso barocco, con inserti neobarocchi, che si trova in piazza Dante, al centro di Lugano, un tempo parte di un celebre collegio dei padri Somaschi, demolito nell'Ottocento.

Chiesa di Sant'Antonino Abate
StatoSvizzera (bandiera) Svizzera
CantoneTicino
LocalitàLugano
IndirizzoPiazza Dante Alighieri 9, 6900 Lugano
Coordinate46°00′17.91″N 8°57′05.12″E
Religionecattolica di rito romano
Diocesi Lugano
ArchitettoGiuseppe Bordonzotti
Stile architettonicobarocco, neobarocco
Inizio costruzione1633
Completamento1918

La chiesa sorse nel Duecento come convento degli Umiliati.

Dopo che, nel 1571, Pio V ebbe sciolto l'ordine[2], la chiesa fu affidata ai Chierici Regolari di Somasca, che vi realizzarono un collegio. A sinistra della chiesa il collegio fu edificato a partire dal 1608, e divenne assai rinomato; in esso vi studiò Alessandro Manzoni, ascoltandovi gli insegnamenti di Francesco Soave. Venne soppresso nel 1852, e lo stabile seicentesco divenne la prima sede del liceo e ginnasio cantonale[3]. Fu demolito nel 1906 per aprire la via Massimiliano Magatti. Si salvarono dalla demolizione Il portale monumentale e due piccole porte, successivamente inserite nel muro di cinta dietro il Palazzo degli studi di Lugano.

Sotto l'amministrazione dei padri somaschi dal 1633 al 1651 nacque la chiesa attuale, costruita al posto della precedente e integrata fra il 1667 e il 1676 ad opera di Pietro Ruspini. La chiesa assunse il suo aspetto definitivo nel primo Settecento. Ai fratelli Antonio Francesco e Giacomo Antonio Giovannini, esperti quadraturisti, nel 1734 fu affidata la decorazione ad affresco delle architetture dipinte sulle pareti interne[4]. La sagrestia, demolita nel 1908, fu ricostruita successivamente. Dal 1914 al 1915, inoltre, all'edificio fu aggiunto il campanile. La facciata fu realizzata in stile neobarocco da Giuseppe Bordonzotti nel 1918.

Descrizione

modifica

Esterni

modifica

Una lapide posata nel 1923 sulla sagrestia ricorda che Alessandro Manzoni, vi fu allievo del Collegio dal 1796 al 1798.

Interno

modifica

Organo a canne

modifica

Sulle due cantorie ai lati della navata, entro due casse antiche, si trova l'organo a canne Mascioni opus 988, costruito nel 1975[5]. Lo strumento, a trasmissione elettrica, ha due tastiere di 61 note ciascuna ed una pedaliera concavo-radiale di 32.

  1. ^ Chiesa di Sant'Antonio abate - Inventario dei beni culturali Archiviato il 4 novembre 2013 in Internet Archive.
  2. ^ Borrani, 1896, 369-370.
  3. ^ Chiesa di S. Antonio Abate, su luganocultura.ch.
  4. ^ Alessandra Ancilotto, GIOVANNINI, Giacomo Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 56.
  5. ^ L'organo a canne - Informazioni e galleria di immagini, su orgeldokumentationszentrum.ch. URL consultato il 12 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2013).

Bibliografia

modifica
  • Siro Borrani, Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tip. e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
  • Silvano Colombo, Francesco Maria Bianchi, in Dizionario Biografico degli Italiani , X, Roma 1968.
  • Giuseppe Martinola, Dati e date sulla chiesa di S.Antonio di Lugano, in "Bollettino Storico della Svizzera Italiana", 1942, II, 67-68.
  • Louis Réau, Iconographie de l'Art Chrétien, III, Iconographie des Saints, I, Paris 1958, 101-115; Ibidem, 1158-1181.
  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano, 1980, 265-266.
  • Simonetta Coppa, Francesco Maria Bianchi, in Mina Gregori (a cura di), Pittura a Como e nel Canton Ticino dal Mille al Settecento, Milano 1994.
  • Bruno Bertoli, Arte e teologia nel culto di San Rocco, Venezia 1996, 16-20.
  • AA,VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 305-306.
  • Mariusz Karpowicz, Bianchi da Velate in S. Antonio di Lugano. Una nuova interpretazione iconografica, in Arte&Storia anno 8, numero 43, aprile-giugno 2009, Edizioni Ticino Management S.A, Lugano 2009.

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica