Classe Vettor Pisani (sommergibile)

La classe Vettor Pisani[3] fu una classe di sommergibili della Regia Marina, composta da quattro esemplari varati tra il 1927 e il 1928.

Classe Vettor Pisani
Il sommergibile Des Geneys visto da poppa, pronto al varo nel cantiere di Monfalcone
Descrizione generale
Tiposommergibile
Numero unità4
In servizio con Regia Marina
CantiereC.N.T., Monfalcone
Impostazione1925
Completamento1929
Caratteristiche generali
Dislocamento in immersione1058 t
Dislocamento in emersione880 t
Lunghezza68,2 m
Larghezza6,09 m
Pescaggio4,3 m
Profondità operativa100 m
Propulsione2 motori termici diesel da 3000 hp complessivi
2 motori elettrici da 1100 hp totali
Velocità in immersione 8 nodi
Velocità in emersione 13-14 nodi
Autonomia4200 miglia a 9 nodi in superficie
70 miglia a 4 nodi in immersione
Equipaggio49
Armamento
Siluri
dati presi da Uomini sul fondo di Giorgio Giorgerini, [1] e [2]
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Battelli d'attacco costieri, non si rivelarono un progetto particolarmente riuscito e andarono incontro a una rapida obsolescenza. All'inizio della seconda guerra mondiale erano ormai stati ritirati dal servizio in prima linea per essere impiegati solo in compiti di addestramento; tre unità furono radiate già nel 1942, l'ultima venne smantellata nel 1946.

Caratteristiche

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I Vettor Pisani erano sommergibili costieri (o "da piccola crociera"), progettati dal colonnello del genio navale Curio Bernardis con la collaborazione del maggiore Rodolfo Tito Tizzoli e impostati alla fine del 1925 e l'inizio del 1926 presso i cantieri navali della CRDA di Monfalcone; furono i primi battelli costruiti per la Regia Marina alla CRDA, divenuta poi la principale ditta costruttrice dei sommergibili italiani dell'epoca della seconda guerra mondiale. I Vettor Pisani non si dimostrarono particolarmente ben riusciti, mettendo in luce già alle prove in mare una insufficiente stabilità trasversale; questo difetto fu corretto con l'aggiunta di controcarene laterali allo scafo, le quali tuttavia provocarono un notevole allargamento del battello con la conseguente perdita di velocità di due nodi in emersione e un nodo in immersione[4][5].

I Vettor Pisani erano sommergibili a scafo semplice con doppiofondo interno, lunghi fuori tutto 68,2 metri, larghi 6 metri (6,8 dopo l'applicazione delle controcarene) e con un pescaggio di 4,9 metri. Il dislocamento in emersione ammontava a 880 tonnellate, che saliva a 1.058 tonnellate in immersione; la profondità massima di collaudo raggiungibile era di 100 metri. L'equipaggio ammontava a 5 ufficiali e 44 sottufficiali e marinai[4].

Il sistema propulsivo era di tipo convenzionale, con due motori diesel per la navigazione in superficie, capaci di una potenza di 2.700 hp complessivi, e due motori elettrici da 1.100 hp complessivi per la navigazione in immersione. La velocità massima in emersione, prima dell'applicazione delle controcarene, toccò i 13-14 nodi alle prove, mentre quella in immersione raggiungeva gli 8 nodi; l'autonomia toccava le 4.200 miglia in emersione alla velocità di 9 nodi, mentre quella in immersione si aggirava sulle 70 miglia a 4 nodi di velocità[4].

L'armamento di artiglieria si basava su un cannone da 102/35 Mod. 1914, collocato sul ponte a prua della falsatorre, e su un impianto binato di mitragliere Breda Mod. 31 da 13,2 mm in funzione antiaerea. L'armamento silurante si basava su sei tubi lanciasiluri da 533 mm, quattro fissi a prua e due fissi a poppa[4].

La classe era composta da quattro unità:

Alla data dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale erano ormai superati ed usurati e furono impiegati quasi esclusivamente per l'addestramento; furono disarmati nel corso della guerra.

  1. ^ Da Navypedia
  2. ^ Trentoincina
  3. ^ Marina Militare - Sommergibili di media crociera Classe Vettor Pisani, su marina.difesa.it.
  4. ^ a b c d Bagnasco & Brescia, pp. 37-38.
  5. ^ Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, p. 123 e 604

Bibliografia

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  • Erminio Bagnasco, Maurizio Brescia, I sommergibili italiani 1940-1943 - Parte 1ª, in Storia Militare Dossier, n. 11, novembre-dicembre 2013.

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