Colin Falkland Gray
Colin Falkland Gray (Nuova Zelanda, 9 novembre 1914 – Porirua, 1º agosto 1995) è stato un militare e aviatore neozelandese, che fu un asso dell'aviazione da caccia britannica durante la seconda guerra mondiale con 28 vittorie accertate, 4 probabili[2] e 5 in condivisione, conseguite in 633 missione di guerra (tre turni operativi). Decorato con tre Distinguished Flying Cross e due Distinguished Service Order, fu il principale asso neozelandese del secondo conflitto mondiale.[3].
Colin Falkland Gray | |
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Nascita | Papanui, Nuova Zelanda, 9 novembre 1914 |
Morte | Porirua, 1º agosto 1995 |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() ![]() |
Arma | Royal New Zealand Air Force Royal Air Force |
Anni di servizio | 1940-1941 |
Grado | Group captain |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna di Tunisia |
Battaglie | Battaglia di Francia Battaglia d'Inghilterra Invasione della Sicilia |
Comandante di | No.64 Squadron No.81 Squadron No.322 Wing Royal New Zealand Air Force |
Decorazioni | vedi qui |
Pubblicazioni | vedi qui |
dati tratti da I gemelli della RAF. Le carriere di Colin e Kenneth Gray[1] | |
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Biografia
modificaNacque, insieme a suo fratello gemello Ken, a Papanui, in Nuova Zelanda, il 9 novembre 1914,[1] i figli di un ingegnere elettrico Robert Leonard Gray e sua moglie Margaret Langford. Frequentò le scuole[1] nella parte meridionale dell'Isola del Nord e poi a Christchurch, iniziando poi a lavorare come impiegato nel 1933 presso la Dalgety and Company. Nel 1936, insieme a gemello, tentò di arruolarsi nella Royal Air Force, ma solo il fratello Ken venne accettato,[1] e si imbarcò per raggiungere la Gran Bretagna nel corso del 1937,[1] mentre lui fu respinto per ragioni mediche.[4] Nel luglio 1938,[5] con il precipitare della situazione internazionale, riuscì a superare la visite mediche[5] partendo poco dopo per la Gran Bretagna dove, una volta giuntovi, entrò nella No.1 EFTS di Hatfield, passando quindi al RAF Depot di Uxbridge.[6] Dopo il periodo di addestramento iniziale, dove volò a bordo degli Hawker Hart, Hind e Audax,[6] fu trasferito al No.11 Flying Training School, o Group Pool, di St. Atham[6] dove frequentò il corso di addestramento per piloti da caccia, volando a bordo degli Hawker Hurricane,[6] ottenendo il brevetto di ufficiale pilota nell’ottobre 1939,[4] a seconda guerra mondiale iniziata. Assegnato al No.54 Squadron[7] di Hornchurch dotato dei caccia Supermarine Spitfire Mk.I, il 20 novembre dello stesso anno ebbe un incidente[6] in fase di atterraggio, avvenuto innanzi al Comandante in capo del Fighter Command, Sir Hugh Dowding,[6] e per punizione gli fu assegnato il compito di traino bersaglio per gli altri piloti del reparto.[8] Prese parte alla Strana guerra eseguendo missioni di ricognizione sul canale della Manica, e il 1 maggio 1940[4] perse suo fratello gemello caduto durante un volo di trasferimento con il suo bombardiere Armstrong-Whitworth Whitley.[9]
Eseguì la sua prima missione bellica[9] dopo l'inizio della battaglia di Francia, il 24 maggio,[7] quando il suo reparto intercettò una formazione di bombardieri Heinkel He 111 e la loro scorta di caccia Messerschmitt Bf 109E e Bf 110 sopra Calais.[9] Il No.54 Squadron reclamò 11 vittorie, ed egli ottenne il danneggiamento di un caccia Bf 109.[9] Ottenne la sua prima vittoria in collaborazione il giorno successivo,[9] quando attaccò ed abbatte, insieme ad un altro aereo un caccia del suo reparto, un Bf 109[9] durante una missione di scorta a degli aerosiluranti Fairey Swordfish che si recavano ad attaccare obiettivi su Gravelines. Colpito a sua volta da un caccia nemico, e con l’aereo gravemente danneggiato nei comandi[10] e nel sistema idraulico,[9] eseguì un atterraggio di emergenza sull’aeroporto di partenza.[4]
Il 13 luglio, in piena battaglia d'Inghilterra, colse la sua prima vittoria quando abbatte un Bf 109 appartenente al III/JG 51 vicino a Calais dopo un lungo inseguimento a livello del mare. Il pilota, Leutnant Hans-Joachim Lange, rimase ucciso.[11] Il 24 luglio colse la sua seconda vittoria a spese del Bf 109 dello Staffelkapitän Lothar Ehrlich appartenente all’8./JG 52. Osservò Ehrlich uscire dall’abitacolo e nuotare verso quello che credeva un battellino di salvataggio, e comunicò via radio la posizione dell'uomo, ma il pilota tedesco non sopravvisse alla bassa temperatura dell'acqua.[12] In alternativa è possibile che la sua vittima fosse il Leutnant Schauff del III/JG 26.[13]
Il 12 agosto colse la prima doppietta[9] a spese di due Bf 109 dello JG 54,[N 1][14] e il giorno dopo abbatte in collaborazione un Bf 110, e il 15 due Bf 109, uno vicino a Douvres, e uno a Cap Gris Nez, e il 16[9] danneggiò un Bf 110 e un Do.17, e per questi fatti gli fu conferita[9] la Distinguished Flying Cross.[7] Il 18 abbatte due Bf 110,[9] di cui uno precipitò nel centro di Clacton-on-Sea,[9] altri due gli vennero considerati come probabili, e danneggiò un bombardiere Dornier Do 17.[9] Il 24 agosto[9] abbatte un Bf 110 ( Oberleutnant Heinrich Held)[15] che precipitò al largo di Cap Gris Nez[9] dopo un lungo inseguimento sulle acque della Manica, e danneggiò due Bf 109. Il giorno dopo[9] nuova vittoria a spese di un Bf 109,[16] e il 26 reclamò un Bf 109, che gli fu considerato probabile. Il 31 agosto abbatte un Bf 109E[16] del 6./JG 3 (Oberleutnant Karl Westerhof)[17] vicino a Maidstone,[N 2][18] il 1 settembre un He 111 e un Bf 109E vicino a Biggin Hill,[16] il 2 una Bf 109E e un Bf 110, il 3 un Bf 109E.[16] Al termine della battaglia d'Inghilterra[N 3] aveva abbattuto 16 aerei, oltre a 8 tra probabili e condivise con altri piloti.[16] Il No.54 Squadron venne messo a riposo[16] per un certo periodo, ritornando in azione nel giugno 1941, quando lui comandava la A Flight del No.1 Squadron[19] di Tangmere,[20] equipaggiata con gli Hawker Hurricane Mk.IIb.[16]
Il 16 giugno distrusse un idrovolante Heinkel He 59,[16] e il 22 conseguì la sua 17 vittoria abbattendo un Bf 109F[20] su Le Havre. Ciò gli valse la concessione della Barra sulla DFC, e la promozione a squadron leader[21] nel successivo mese di settembre.[20] Assegnato al comando del No.403 Squadron[7] canadese, vi rimase due giorni, trasferito poi al comando del No.616 Squadron[7] di Westhampnett.[20] Il 7 marzo fu tolto[20] dalla linea di combattimento ed assegnato come squadron leader (tactics) al Quartier generale del No.9 Group,[20] dove rimase sei mesi,[20] ritornando in azione assegnato al No.64 Squadron[7] di Fairlop, equipaggiato con gli allora nuovissimi Supermarine Spitfire Mk.IX.[20] Partecipò alle serie di missioni denominate in codice "Ramrod" e "Circus" sulla Francia occupata.[20] Trasferito nel fronte del Mediterraneo in forza al No.333 Group,[19] verso la fine del 1942 ottenne il comando del No.81 Squadron[7] di stanza a Gibilterra, dotato degli Spitfire Mk.Vc, con cui a partire dal 27 gennaio 1943 partecipò alle operazioni di conquista della Tunisia,[20] operando dall’aeroporto algerino di Tingley, nella vicinanze di Bona.[20] Il giorno 30[22] dello stesso mese colse la sua prima vittoria in questo ciclo di operazioni abbattendo[22] un Bf 109, e nel marzo successivo distrusse al largo delle coste tunisine un Aermacchi C.202AS Folgore[22] della Regia Aeronautica e un Bf 109 che fu costretto ad un atterraggio di fortuna.[22] Il 3 aprile distrusse un altro Bf 109,[22] cui seguirono altri tre caccia dello stesso tipo, il 20,[N 4] il 23 e il 28.[22] Per questo fatto ottenne[19] la Distinguished Service Order,[23] assegnatagli quando il suo squadron era di stanza a La Sebala,[22] e la promozione a Wing Commander[22] (1 luglio) del No.322 Wing di stanza sulla base di Takali,[22] Malta.[7] Il 14 giugno abbatte un Bf 109G su Comiso,[22] cui seguì un altro C.202, e poi partecipò all’operazione Husky, cioè la conquista della Sicilia. Dopo aver abbattuto un altro Bf 109G il 10 luglio, il No.322 Wing si trasferì sull’aeroporto di Lentini,[22] da dove iniziò ad operare in missioni di superiorità aerea sul golfo di Milazzo.[22] Il 25 luglio, mentre cadeva il regime fascista, colse una tripletta a spese di altrettanti velivoli da trasporto Junkers Ju 52 della Luftwaffe.[22] Il 7 settembre fu rimandato in Patria, dove nel novembre successivo ottenne la seconda barra sulla sua DSO, prestando servizio in successione al No.9 Group,[19] No.61 OTU e Fighter Leander School di Milfield.[22] Ritornato in servizio attivo il 27 luglio 1944[23] a Detling, nel successivo mese di agosto fu trasferito come wing commander sulla base di Lympne[23] da dove prese parte a molte missioni di intercettazione della bombe volanti V1.[22] Il 2 febbraio 1945 fu trasferito alla base di Skbrae, dove rimase fino al termine del conflitto.[22] A quell’epoca aveva al suo attivo 28 vittorie ufficiali ottenute in 633 missioni di guerra.[22]
Ritornò in Nuova Zelanda dove, tra il luglio 1945 e il marzo 1946 ricoprì l’incarico di comandante della Royal New Zealand Air Force.[19] Rientrato in Gran Bretagna fu promosso wing commander in servizio permanente effettivo[23] il 1 luglio 1947, prestando servizio nell’Air Ministry fino al 1949,[19] quando assunse l’incarico di ufficiale di collegamento presso la missione militare congiunta a Washington DC, negli Stati Uniti d'America. Nel 1954, dopo aver completato l’addestramento al pilotaggio dei caccia a reazione Gloster Meteor, assunse il comando dell’aeroporto di Church Fenton, ricoprendo tale incarico per i successivi due anni[19] venendo nel frattempo promosso al rango di group captain (1 gennaio 1955). Assegnato al Quartier generale della Far East Air Force (FEAF) a Singapore vi rimase tre anni, rientrando poi presso l’Air Ministry dove rimase fino al marzo 1961,[23] quando si ritirò definitivamente dal servizio.[19] Ritornato in Nuova Zelanda andò a lavorare come direttore del personale alla Unilever[23] di Petone fino al 1979 quando andò in pensione. Stabilitosi a Waikanae vi trascorse i suoi ultimi anni insieme alla moglie Betty, sposata nel 1947, e ai suoi quattro figli e a una figliastra.[4] Dopo aver scritto il suo libro autobiografico Spitfire Patrol, pubblicato nel 1990, si spense presso l'ospedale Kenepuru,[4] Porirua, il 1 agosto 1995.[23]
Onorificenze
modificaPubblicazioni
modifica- Spitfire Patrol, Random Century, Auckland, 1990.
Note
modificaAnnotazioni
modifica- ^ Secondo il rapporto tedesco la I./JG 54 perse un solo Bf 109, il cui pilota senza nome rimase ucciso in un incidente sul campo d'aviazione di Saint-Inglevert dopo essere ritornato dalla battaglia. La 3./JG 54 e la 9./JG 54 subirono la perdita di un Bf 109 ciascuno e dei loro piloti (uno ucciso e uno disperso) sul territorio inglese. I loro nomi sono sconosciuti.
- ^ Secondo altre fonti il pilota era l’Oberleunant Willy Fronhöfer appartenente alla 9./JG 26.
- ^ Solo cinque degli originari piloti che componevano il No.54 Squadron erano sopravvissuti ai combattimenti.
- ^ Si trattava di un Bf 109 appartenente alla versione G.
Note
modifica- ^ a b c d e Gibertini 2018, p. 26.
- ^ Price 1997, p.64.
- ^ McGibbon 2000, p.204.
- ^ a b c d e f Harrison 2000, pp. 195-196.
- ^ a b Gibertini 2018, p. 27.
- ^ a b c d e f Gibertini 2018, p. 28.
- ^ a b c d e f g h Simpson 2015, p. 120.
- ^ Gibertini 2018, p. 29.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Gibertini 2018, p. 30.
- ^ Price 1997, pp. 11-13.
- ^ Mason 1969, pp. 167-168.
- ^ Goss 2000, pp. 21-22.
- ^ Mason 1969, p. 191.
- ^ Mason 1969, p. 273.
- ^ Bowyer 1984, p. 44.
- ^ a b c d e f g h Gibertini 2018, p. 31.
- ^ Bowyer 1984, p. 45.
- ^ Foreman 2003, p. 182.
- ^ a b c d e f g h Haigh, Polaschek 1993, p.326.
- ^ a b c d e f g h i j k Gibertini 2018, p. 32.
- ^ (EN) The London Gazette (PDF), n. 34996, 19 November 1940.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Gibertini 2018, p. 33.
- ^ a b c d e f g Simpson 2015, p. 121.
Bibliografia
modifica- (EN) Chaz Bowyer, Fighter Pilots of the RAF, 1939–1945, London, William Kimber & Co, 1984, ISBN 978-0-7183-0519-2.
- (EN) John Foreman, RAF Fighter Command Victory Claims of World War Two: Part One, 1939–1940, Washington D.C., Red Kite, 2003, ISBN 0-9538061-8-9.
- (EN) Chris Goss, The Luftwaffe Bombers' Battle of Britain, Crecy Publishing, 2000, ISBN 978-0-947554-82-8.
- (EN) J. Bryant Haigh e A. J. Polaschek, New Zealand and The Distinguished Service Order, Christchurch, privately published, 1993, ISBN 0-473-02406-3.
- (EN) Paul Harrison, Gray, Colin Falkland (1914–1995), in Dictionary of New Zealand Biography: Volume 5, Auckland, New Zealand, Auckland University Press, 2000, ISBN 1-86940-224-3.
- (EN) Francis Mason, Battle Over Britain, London, McWhirter Twins, 1969, ISBN 978-0-901928-00-9.
- (EN) Ian McGibbon, The Oxford Companion to New Zealand Military History, Auckland, New Zealand, Oxford University Press, 2000, ISBN 0-19-558376-0.
- (EN) Alfred Price, Spitfire Mark I/II Aces 1939–1941, London, Oxford Publishing, 1997, ISBN 1-85532-627-2.
- (EN) Geoff Simpson, The History of the Battle of Britain Fighter Association: Commemorating the Few, Barnsley, Pen & Sword Aviation, 1997, ISBN 1-47385-243-9.
Periodici
modifica- Giorgio Gibertini, I gemelli della RAF. Le carriere di Colin e Kenneth Gray, in Aerei nella Storia, n. 120, Parma, West-Ward Edizioni, giugno-luglio 2018, p. 26-35.
Altri progetti
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