Contro i cristiani

opera di Porfirio

Contro i cristiani (Adversus Christianos) è un trattato della fine del III secolo scritto dal filosofo neoplatonico Porfirio di Tiro, che critica le contraddizioni degli scritti di filosofi e teologi cristiani. Il trattato sopravvive in frammenti citati proprio da apologisti e Padri della Chiesa[1].

Contro i cristiani
Titolo originaleΚατὰ Χριστιανῶν
Altro titoloAdversus Christianos
Miniatura raffigurante Porfirio
AutorePorfirio
1ª ed. originale270 d.C. circa
Editio princeps1788
Generetrattato
Sottogenerefilosofico
Lingua originalegreco antico

Origine e tradizione

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Porfirio fu uditore di Origene in gioventù, in quanto il teologo alessandrino si era trasferito a Cesarea (in Palestina) già nel 231. In tarda età, in Sicilia, maturò una fiera avversione per il cristianesimo, il che lo portò a scrivere il Contro i cristiani forse anche, stando a Lattanzio, in funzione della politica anticristiana di Diocleziano.

Secondo la Suda si componeva di 15 libri[2]ː all'epoca di Costantino il Grande i suoi scritti furono bruciati, divenendo rari, e l'imperatore definì gli eretici ariani come seguaci di Porfirio[3] e il testo venne in seguito bandito sotto l'imperatore Teodosio II[4] e pubblicamente bruciato nel 435 d.C. e di nuovo nel 448[5], tanto che, come detto, ne rimangono solo diversi frammenti recuperati grazie a testi latini e greci che ne hanno riportato alcune citazioni.

Struttura

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Dell'opera è difficile ricostruire l'ordine tematico dei libri, di cui abbiamo scarne attestazioni[6]. Risulta, dunque, seguendo Harnack, più semplice parlare dell'attacco porfiriano a livello tematico, iniziando dal fatto che il filosofo parta dall'assunto che i cristiani sono atei, né Elleni, né Barbari, ma anarchici.

La critica del carattere e dell’affidabilità degli evangelisti e degli apostoli è il principio della critica del cristianesimo[7], che prosegue poi con la critica del Vecchio Testamento[8] e si concentra sugli atti e le parole di Gesù[9]. Porfirio attaccava, poi, la dogmatica[10]. E si soffermava sulla Chiesa a lui contemporanea[11], affermando che i cristiani contemporanei dimostravano di non possedere la prova evangelica della fede[12]; la stessa cosa valeva per i sacerdoti contemporanei, in chiese guidate praticamente dalle donne («Le matrone e le donne sono il vostro senato, regnando nelle chiese e dove il favore delle donne decide i passi [della promozione] del sacerdozio» - fr. 97).

Più specificatamente, Porfirio[13] cita la Prima lettera ai Corinzi di Paolo di Tarso: «E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio». Ma, si chiede Porfirio, com'è possibile che un uomo possa lavarsi in questo modo da tante macchie e diventare puro (katharos)? Com'è possibile che con dell'acqua (con il battesimo) un uomo possa eliminare le proprie colpe e responsabilità? Com'è possibile che «fornicazione, adulterio, ubriachezza, furto, pederastia, veneficio e infinite cose basse e disgustose» siano così facilmente eliminate «come un serpente depone le vecchie squame»? A questo punto «chi non vorrebbe commettere ogni sorta di nefandezza, sapendo che otterrà attraverso il battesimo il perdono dei suoi crimini?».

La filosofia dei cristiani, secondo Porfirio, incita all'illegalità e toglie efficacia alla legge e alla giustizia stessa; introduce una forma di convivenza illegale e insegna agli uomini a non avere timore dell'empietà: quindi nel Cristianesimo «chi è onesto non viene chiamato»[14]. In questo Porfirio può essere percepito come un continuatore della tradizione filosofica già rimontante a Celso. Tuttavia, sant'Agostino elogia Porfirio nel De Civitate Dei per aver elaborato una dottrina della grazia e per aver affermato l'esistenza di due principi (Dio Padre e Dio Figlio), che il Figlio è la Mente o Intelletto del Padre, e che tra i due si colloca in terzo principio, costituendo tre dei. Pur cadendo in un triteismo politeista, i tre dei di Porfirio si relazionavano in qualche misura con la Trinità cristiana[15].

  1. ^ Circa 100 nell'edizione di Adolf von Harnack.
  2. ^ Suda s.v.: «Porfirio, che scrisse contro i cristiani, che letteralmente si chiamava Basilio, filosofo di Tiro, allievo di Amelio, discepolo di Plotino, maestro di Giamblico, nacque ai tempi di Aureliano e visse fino al regno dell’imperatore Diocleziano. Scrisse un gran numero di libri: di filosofia, di retorica e di grammatica. Fu anche discepolo del critico Longino; Sui nomi divini, in un libro (Lacuna), Discorsi contro i Cristiani in quindici libri. Costui è quel Porfirio che adottò un linguaggio insolente contro i Cristiani, il nemico dei Cristiani, che veniva dalla città di Tiro» (trad. A. D'Andria).
  3. ^ Edouard Bertholet e Mario Monti, La reincarnazione nel mondo antico, su books.google.it, Edizioni Mediterranee, 1994, p. 222, ISBN 9788827210222, OCLC 695548496.
  4. ^ S. Williams-G. Friell, The Rome that did not fall, London, Routledge, 1999, p. 51.
  5. ^ Gelasio, Historia Ecclesiastica, II 36.
  6. ^ Ad esempio, dalle fonti è noto che Porfirio critica il Vecchio Testamento nei libri III e IV, ma successivamente riprende la critica anche nel XII libro, ma nient'altro.
  7. ^ Frr. 2-37. Ad esempio, nel fr. 2 Porfirio affermaː «(Erano) uomini poveri e contadini, visto che non avevano nulla; certi prodigi si facevano con arti magiche. Non che sia insolito però fare prodigi; perché anche i maghi in Egitto facevano prodigi contro Mosè, li fece anche Apollonio, li fece anche Apuleio, e molti hanno fatto prodigi» (trad. A. D'Andria).
  8. ^ Frr. 38-47. Nel fr. 39 Porfirio sostieneː «Alcune persone, desiderose di trovare una soluzione alla bassezza delle Scritture ebraiche piuttosto che abbandonarle, sono ricorse a spiegazioni incoerenti e incongrue con le parole scritte, le quali spiegazioni, invece di fornire una difesa degli stranieri, contengono piuttosto approvazione e lode di se stessi. Poiché si vantano che le chiare parole di Mosè sono enigmi, e le considerano oracoli pieni di misteri nascosti; e dopo aver confuso il giudizio mentale con la follia, danno le loro spiegazioni» (trad. A. D'Andria).
  9. ^ Frr. 48-72, con 66-72 incentrati sul Vangelo di Giovanni.
  10. ^ Frr. 73-94.
  11. ^ Frr. 95-97.
  12. ^ Richiesta in Matteo 17, 20.
  13. ^ Fr. 88.
  14. ^ Fr. 87.
  15. ^ De civitate Dei X 23 e X 29.

Bibliografia

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  • Porfirio, Contro i cristiani, a cura di G. Muscolino, Milano, Bompiani, 2009.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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