Cosimo Caruso (Altavilla Irpina, 13 luglio 1863Altavilla Irpina, 6 agosto 1933) è stato un generale italiano, veterano della guerra d'Eritrea, di quella d'Abissinia, della guerra italo-turca e della prima guerra mondiale. Decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, di due Medaglie d'argento e di una di bronzo al valor militare, e della Croce al merito di guerra[2].

Cosimo Caruso
NascitaAltavilla Irpina, 13 luglio 1863
MorteAltavilla Irpina, 6 agosto 1933
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
GradoGenerale di divisione
GuerreGuerra d'Eritrea
Guerra d'Abissinia
Guerra italo-turca
Prima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Adua
Battaglia di Caporetto
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
Pubblicazionivedi qui
dati tratti da Maggior generale Cosimo Caruso[1]
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Biografia

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Nacque a Altavilla Irpina il 13 luglio 1863, figlio[N 1] di Emilio e Filomena Severino.[3]

Al termine degli studi liceali effettuati a Napoli, nel 1882 iniziò a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino, al termine della quale fu nominato sottotenente, assegnato all'arma di artiglieria.[3] Nel 1887 chiese di partire per l'Eritrea ma non fu accontentato.[3] Ripresentò la domanda nel 1889 mentre prestava servizio a Santa Maria Capua Vetere e poi a Verona, e questa volta fu accontentato raggiungendo la colonia dove entrò a far parte del locale Regio corpo truppe coloniali.[3] Appena arrivato assunse il comando della sezione mitragliatrici Gardner,[N 2] armi nuove appena arrivate e mai usate.[4] Divenuto amico dell'esploratore Vittorio Bottego, partecipò alla guerra d'Eritrea.[1]

Con lo scoppio della guerra d'Abissinia prese parte alla occupazione di Adua, rimanendovi di presidio. Il 9 ottobre 1895 fu decorato con la Medaglia di bronzo al valor militare per il suo comportamento nel combattimento di Debra-Ailà (Antalo). Successivamente partecipò alla battaglia dell'Amba Alagi (7 dicembre), e si distinse nell'assedio di Macallè (15 dicembre-22 gennaio 1896).[1] In forza alla 1ª Batteria di artiglieria da montagna indigeni del capitano Clemente Henry combatte nella battaglia di Adua[1] (1º marzo 1896) dove rimase ferito e fu fatto prigioniero[5] da due armati scioani dell'esercito del Negus Menelik II.[6] Rifiutò da subito ogni forma di collaborazione,[3] in quanto il Negus gli chiese espressamente di insegnare ai suoi armati a smontare i cannoni, caricarli sui muli, e poi rimontarli, ed al suo netto rifiuto lo minaccio espressamente di pesanti ritorsioni, che poi non avvennero.[7]

Fu rilasciato nel 1897, decorato con la prima Medaglia d'argento al valor militare,[3] e per aver scritto una lettera durante il periodo di prigionia, poi pubblicata dai giornali italiani, che denunciava il comportamento poco dignitoso di un secondario personaggio della nostra diplomazia, Clochette,[6] gli furono comminati "tre mesi" di arresto in fortezza che scontò presso Castel Sant'Elmo al suo ritorno in Patria.[3] Durante il periodo trascorso in colonia fu decorato anche con la Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia.[8] L'8 luglio 1897 fu promosso capitano destinato a prestare servizio presso l'artiglieria da fortezza di Gaeta, dove continuò a studiare questioni di carattere tecnico militare.[4] Nel 1906 fu inventore di un sistema "per dare simultanea graduazione all'alzo e alla spoletta dei cannoni".[4] Dopo aver superato una lunga malattia, il 6 settembre 1912 presentava domanda di essere mandato in Libia, dove il Regio Esercito stava combattendo contro i turco-arabi.[4] Imbarcatosi per Tripoli, partecipò successivamente all'occupazione di Ziaav e di altre città, rimanendo in zona di operazioni per otto mesi, e venendo promosso al grado di maggiore.[4] Ricaduto malato venne ricoverato presso l'ospedale di Tripoli, e rimpatriato il 28 febbraio 1914 per assumere il comando del 36º Reggimento artiglieria di stanza a Messina.[4] Fu promosso tenente colonnello l'11 febbraio 1915.[4]

Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio dello stesso anno, si distinse sul fronte giulio.[4] Nella primavera del 1916 assunse il comando del 14º Reggimento artiglieria da campagna,[2] schierato sul fronte di Gorizia in forza alla 11ª Divisione di cui poi assunse anche il comando dell'artiglieria divisionale.[9] Nel mese di giugno venne promosso colonnello, e partecipò successivamente alla conquista di Gorizia.[1] Alla testa del suo reggimento si distinse durante la battaglia di Caporetto e nella fasi di ripiegamento dell'esercito italiano sul Tagliamento e poi sul Piave.[1] Il 25 marzo 1918 assunse il comando del 56º Raggruppamento artiglieria d'assedio, alle dirette dipendenze del X Corpo d'armata, posizionato fra il Monte Cimone e la Val d'Assa.[3] Al comando di detto raggruppamento si distinse particolarmente durante la battaglia del solstizio, contribuendo ad arrestare gli attacchi portati dall'XI Armata austro-ungarica contro le posizioni italiane, infliggendole gravi perdite.[3] Prese poi parte alla battaglia di Vittorio Veneto, e dopo la fine del conflitto fu in servizio presso la Divisione militare di Roma, e mentre vi prestava servizio fu incaricato dal Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti di valutare l'operato di tre ufficiali intervenuti all'adunata del Fascio di combattimento della Capitale il 13 luglio 1919.[2] In due giorni concluse la sua valutazione ritenendo che non vi era nulla di deplorevole nel fatto, e dopo che il governo ordinò un supplemento d'inchiesta, il 7 ottobre dello stesso anno concluse definitivamente l'indagine, scagionando da ogni accusa i tre ufficiali, Giovanni Giuriati, Gaetano Polverelli e Sileno Fabbri.[2]

Promosso generale di brigata.[10] assunse il comando della Brigata Ferrara.[1][11]

Insignito della Medaglia mauriziana,[10] e della Croce di Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, e di quella di Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, nel 1925 fu collocato in aspettativa, lasciando il servizio attivo il 13 luglio 1929 facendo ritorno ad Altavilla Irpina, di cui divenne successivamente Podestà.[4]

Nel 1930 fu promosso generale di divisione[12], e successivamente collocato a riposo e si spense nel suo paese natale il 6 agosto 1933.[4]

Per onorarne la memoria gli è stato intitolato l'Istituto comprensivo di Altavilla Irpina.

Onorificenze

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Onorificenze italiane

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«Comandante divisionale di artiglieria, mercè il suo costante esempio di perizia, di attività, di coraggio, e la sua continua opera di tecnico e di soldato, rendeva il suo reggimento un esempio perfetto, forte, ardito, strumento di guerra e durante le azioni svolte innanzi a Gorizia, ai Sober, sulla Vertoiba, lo adoperava in modo da porgere fraterno, intimo, valido appoggio alla fanteria e da essere fattore essenziale dei successi conseguiti. Gorizia - Sober - Vertoiba, 16 marzo 1916 - 31 agosto 1917
— Regio Decreto 19 ottobre 1918[13]
«Nel periodo preparatorio all'attacco di Gorizia, e nelle successive operazioni, al Comando dell'artiglieria divisionale diresse l'azione di molte batterie con intelligenza, perizia e grande coraggio, spingendosi spesso nelle primissime linee, in posizioni molto pericolose, per ricognizioni o a scopo di osservazioni del tiro, e portando, col complesso della sua azione, un contributo molto notevole alla buona riuscita delle operazioni. Gorizia-Sober-Vertoiba, 6-8 agosto, 10 ottobre, 2 novembre 1916»
«Diresse con ammirevole calma ed intrepidezza il fuoco della propria sezione, e nel ripiegamento della batteria, mentre cercava una nuova posizione, cadde prigioniero

Onorificenze estere

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Pubblicazioni

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  • Le Armi e la Guerra. Stab. Tip. U. Salerno & C., Napoli, 1906.
  • Lo stato degli ufficiali e l'educazione dei Soldati. Stab. Tip. U. Salerno & C., Napoli, 1907.
  • Per i Soldati del 14º Reggimento Artiglieria da Campagna, Tipografia Sociale di C. Sironi, Milano, 1918.
  • Ricordi d'Africa 1889-1896, Estratto di Politica, Roma, 1939.
  • Opera nazionale balilla, Altavilla Irpina, 1932, pg. 4 (discorso del 22 maggio 1932)
  • 36º Reggimento artiglieria / gruppo da montagna / e compagnia treno, Messina, 1914
  • Ai miei soldati che vanno in congedo, Capua, 1909
  • Ai sottufficiali del 12º Reggimento Artiglieria di Campagna / Conferenza letta dal Capitano Cosimo Caruso, Napoli, 1904
  • Discorso tenuto nella sede del Fascio di Altavilla Irpina, in occasione delle insegne offertegli dal partito fascista e della tessera ad honorem, Benevento, 1926, pg.15
  • Discorso tenuto per commemorare / la battaglia di Adua – il 1º marzo 1925 in Altavilla Irpina, 1925
  • Gruppo d’artiglieria da montagna speciale / ricordo ai soldati della classe 1891, Tripoli, 1913
  • L’operato amministrativo del primo R. Podestà dal 10 marzo 1927 al 31 dicembre 1930, Avellino, 1931, pg. 16
  • L’opuscolo Alla nuova generazione contenente il discorso di S.E. Emilio Bodrero all’Augusteo in occasione della 2ª leva fascista, Avellino, 1928
  • La guerra italiana 1915 - 1918, Discorso del Colonnello di Artiglieria Cosimo Caruso in risposta ad una deliberazione del Consiglio Comunale di Altavilla Irpina, 27 aprile 1919, Torino, 1919, pg.20
  • La questione dei sottufficiali / conferenza letta ai Sigg. Ufficiali del 12º Reggimento artiglieria, Capua 1906
  • Vertenza giuridica tra un Podestà ed il Comune amministrato, Altavilla 1933

Annotazioni

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  1. ^ Il padre era un agiato proprietario terriero, diplomato in agrimensura, mentre la madre era sorella del professore Pellegrino Severino, allora docente di botanica all'università di Napoli. La coppia ebbe altri otto figli.
  2. ^ Mise a punto un sistema di smontaggio, trasporto, e rimontaggio di queste armi che suscitò l'interesse del generale Baldassarre Orero, governatore dell'Eritrea.

Bibliografia

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  • Nicola D'Amato, Da Adua ad Addis Abeba. Ricordi di un prigioniero, Salerno, A. Volpe, 1898.
  • Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale - 1. Dall'Unità alla marcia su Roma, Milano, Oscar Mondadori, 2014.
  • Giovanni Gamerra, Ricordi di un prigioniero di Guerra nella Scioa, Firenze, G. Barbera, 1897.
Periodici
  • Giovanni Preziosi (direttore), Fatti e commenti. Un eroe, in La Vita Italiana. Rassegna Politica, XLII, Cremona, Società Editrice Cremona Nuova, luglio-dicembre 1933.

Collegamenti esterni

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