Crassula coccinea
Crassula coccinea (L., 1753) è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, endemica della Provincia del Capo Occidentale, in Sudafrica[2]. Venne così classificata da Linneo nel suo Species Plantarum e da allora ha mantenuto la stessa denominazione[1].
Crassula coccinea | |
---|---|
Stato di conservazione | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
Ordine | Saxifragales |
Famiglia | Crassulaceae |
Sottofamiglia | Crassuloideae |
Genere | Crassula |
Specie | C. coccinea |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Rosidae |
Ordine | Rosales |
Famiglia | Crassulaceae |
Genere | Crassula |
Specie | C. coccinea |
Nomenclatura binomiale | |
Crassula coccinea L., 1753[1] | |
Sinonimi | |
Crassula versicolor |
L'epiteto specifico coccinea deriva dal latino coccineum, scarlatto, con riferimento al colore delle notevoli infiorescenze della pianta[3].
Descrizione
modificaC. coccinea è una pianta perenne a portamento arbustivo, formata da diversi steli che possono raggiungere i 60 centimetri d'altezza, per 7 millimetri in diametro, ancorati al suolo grazie a fitte radici fascicolate. Questi steli sono di colore verde e glabri, ma col tempo tendono ad assumere un aspetto legnoso.
Le foglie, lunghe tra 20 e 35 millimetri per 8–15 mm in larghezza, sono ascendenti, verdi, dalla forma ovato-lanceolata e disposte a coppie, angolate a 90° rispetto alle adiacenti. La pagina superiore ha un profilo piatto, mentre quella inferiore è convessa, e presentano un margine ciliato. Hanno delle estremità di forma acuta e mancano di idatodi.
Le notevoli infiorescenze a tirso, che si sviluppano tra dicembre e gennaio, sono di tipo cimoso, sorrette da un peduncolo che si estende fino a 10 cm d'altezza per 1 mm in diametro, ramificato in diverse dicasia.
I fiori, pentameri e sessili, sono generalmente di colore rosso, anche se esistono alcune popolazioni, più rare, a fiori bianchi. Il calice è formato da verdi sepali, di forma lineare-lanceolata, margine ciliato ed estremità acuta, che misurano fino a 22 mm in lunghezza e che nella metà inferiore sono fusi tra loro. La corolla, di forma tubolare, è composta da petali lunghi fino a 45 mm, dal caratteristico colore scarlatto (di rado bianco con sfumature rosse), fusi tra loro per i primi 7 mm e più larghi alle estremità, ripiegate verso il basso. Gli stami, lunghi circa 3 cm, portano delle antere di colore nero[2][4][5][6][7][8][9].
Biologia
modificaC. coccinea ha la peculiarità di essere impollinata da Aeropetes tulbaghia, nota anche come "orgoglio della Table Mountain", unica specie di Lepidoptera appartenente al genere Aeropetes, oltre che unica farfalla nota ad essere attratta da fiori rossi. Questa si nutre difatti del nettare di piante caratterizzate da fiori di colore rossastro, quali Disa uniflora, Disa ferruginea, Nerine sarniensis, Syncarpha eximia, Syncarpha vestita, Haemanthus coccineus e Tritoniopsis triticea, oltre che a C. coccinea, tutte adattatesi ad essere impollinate da questa particolare specie[2][9].
Distribuzione e habitat
modificaC. coccinea è una specie endemica della Provincia del Capo Occidentale, diffusa dalla penisola del Capo (sulla famosa Table Mountain) alle aree montuose ad est della capitale sudafricana, fino alla cittadina di Bredasdorp. Alcuni esemplari sono stati avvistati ancora più ad est, nei pressi dell'insediamento di Stilbaai. È inoltre presente in Nuova Zelanda dove, a seguito dell'introduzione da parte dell'uomo, si è naturalizzata[4][7][9][10].
Si tratta di una pianta diffusa in aree montuose ricoperte dalla caratteristica macchia del fynbos sudafricano, in particolare su affioramenti di arenaria. In ragione della sua diffusione in aree montane ed incluse in parchi naturali (come il Parco nazionale della Table Mountain), nonostante il suo areale sia compreso in alcune delle zone più antropizzate del Sudafrica, è stata catalogata come una specie a rischio minimo nella Lista Rossa nazionale, applicando gli stessi criteri di valutazione della più nota Lista Rossa IUCN[2][4][9][10].
Coltivazione
modificaC. coccinea è una delle succulente più apprezzate come pianta ornamentale[6] tanto che, già alla fine del XVIII secolo, il botanico inglese John Sims, nel commento ad una tavola botanica di Sydenham Edwards, scriverà[11]:
«We have no doubt but that when this superb species of Crassula was first introduced from the Cape by Prof. Bradley, of Oxford, in 1714, it was regarded as a kind of a Merveil de la Nature; even now that it is common, we scarcely know any succulent that is superior to it...»
«Non abbiamo alcun dubbio che quando questa superba specie di Crassula venne per la prima volta importata dalla Colonia del Capo dal Prof. Bradley, di Oxford, nel 1714, venne vista come una sorta di Meraviglia della Natura. Persino ora che è (una pianta) comune, quasi non conosciamo succulenta superiore a questa...»
In genere le Crassula richiedono un terreno povero di componente organica e ricco di minerali, ben drenante in modo da evitare i ristagni idrici che potrebbero uccidere la pianta. Annaffiare solo a terreno ben secco.
È una pianta originaria di aree incluse nelle USDA Hardiness Zones da 9a a 11b, pertanto non dovrebbe essere esposta a temperature inferiori ai 10 °C e comunque mai al di sotto dei -6,7 °C. Preferisce difatti una posizione soleggiata, ed essendo una specie di ridotte dimensioni è consigliata la coltivazione in vaso.
Così come altre specie appartenenti al suo genere, C. coccinea può essere propagata per seme, pollone o talea[8][9].
Note
modifica- ^ a b (LA) Carl von Linné, Species Plantarum: exhibentes plantas rite cognitas, ad genera relatas, cum differentiis specificis, nominibus trivialibus, synonymis selectis, locis natalibus, secundum systema sexuale digestas, Stoccolma, Impensis Laurentii Salvii, 1753, p. 282.
- ^ a b c d (EN) Crassula coccinea L., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 30 dicembre 2020.
- ^ (EN) D. Gledhill, The Names of Plants, 4ª ed., Cambridge, Cambridge University Press, 6 marzo 2008, p. 113, ISBN 0-521-86645-6.
- ^ a b c International Crassulaceae Network - Crassula coccinea, su crassulaceae.ch. URL consultato il 30 dicembre 2020.
- ^ (EN) Urs Eggli, Illustrated Handbook of Succulent Plants: Crassulaceae, Springer Science & Business Media, 6 dic 2012, p. 43, DOI:10.1007/978-3-642-55874-0, ISBN 978-3-540-41965-5.
- ^ a b (EN) Doreen Court, Flora succulenta dell'Africa meridionale, CRC Press, 1º giugno 2000, p. 81, ISBN 9058093239.
- ^ a b Flora of New Zealand | Taxon Profile | Crassula coccinea, su nzflora.info. URL consultato il 30 dicembre 2020.
- ^ a b (EN) Crassula coccinea (Red Crassula), su World of Succulents, 28 luglio 2016. URL consultato il 30 dicembre 2020.
- ^ a b c d e Crassula coccinea | PlantZAfrica, su pza.sanbi.org. URL consultato il 30 dicembre 2020.
- ^ a b Threatened Species Programme | SANBI Red List of South African Plants, su redlist.sanbi.org. URL consultato il 30 dicembre 2020.
- ^ (EN) William Curtis, Crassula Coccinea. Scarlet-Flowered Crassula., in The Botanical magazine, vol. 14, n. 495, Londra, Stephen Couchmam, 1800, pp. 145-146.
Bibliografia
modifica- (LA) Carl von Linné, Species Plantarum: exhibentes plantas rite cognitas, ad genera relatas, cum differentiis specificis, nominibus trivialibus, synonymis selectis, locis natalibus, secundum systema sexuale digestas, Stoccolma, Impensis Laurentii Salvii, 1753, p. 282.
- (EN) William Curtis, Crassula Coccinea. Scarlet-Flowered Crassula., in The Botanical magazine, vol. 14, n. 495, Londra, Stephen Couchmam, 1800, pp. 145-146.
- (EN) Urs Eggli, Illustrated Handbook of Succulent Plants: Crassulaceae, Springer Science & Business Media, 6 dic 2012, pp. 43-44, DOI:10.1007/978-3-642-55874-0, ISBN 978-3-540-41965-5.
- (EN) Doreen Court, Flora succulenta dell'Africa meridionale, CRC Press, 1º giugno 2000, p. 81, ISBN 9058093239.
- Gordon Rowley, Crassula. Guida alla coltivazione, traduzione di Elisabetta Oddo, Cactus & Co., 2003, ISBN 88-900511-2-4 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2008).
- (EN) D. Gledhill, The Names of Plants, 4ª ed., Cambridge, Cambridge University Press, 6 marzo 2008, p. 113, ISBN 0-521-86645-6.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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