Cultura e realtà
Nella primavera del 1950 fu pubblicato il primo numero (maggio-giugno) della rivista Cultura e realtà, stampato dall'Istituto Grafico Tiberino. Il periodico, con sede a Roma, era diretto dallo scrittore Mario Motta[1].
Cultura e realtà | |
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Stato | Italia |
Lingua | italiano |
Periodicità | bimestrale |
Genere | rivista di cultura e letteratura |
Formato | 23,5x16 cm |
Fondazione | 1950 |
Chiusura | 1951 |
Sede | Roma |
Direttore | Mario Motta |
Redattori e principali collaboratori
modificaFormavano il comitato di redazione il musicologo Fedele D'Amico, il politologo e filosofo Augusto Del Noce, il drammaturgo e regista Gerardo Guerrieri, Nino Novacco futuro presidente della Svimez e lo scrittore Cesare Pavese[1]. Della rivista, che doveva avere periodicità bimestrale, furono pubblicati solo tre numeri: l'ultimo fascicolo, il numero tre, fu stampato nel marzo 1951. Pur in questo breve lasso di tempo, la rivista cercò, negli anni vivaci del secondo dopoguerra, di ampliare l'orizzonte culturale e letterario degli intellettuali italiani, stimolando il dialogo tra le diverse posizioni[1].
Oltre ai redattori già citati, tra gli autori più noti che collaborarono con Cultura e realtà si possono ricordare gli scrittori Italo Calvino, Natalia Ginzburg e Alberto Moravia, l'economista Claudio Napoleoni che pubblicò alcuni saggi sull'economia moderna e il filosofo Felice Balbo che scrisse sullo storicismo[1]. Sono inoltre importanti, tra gli articoli pubblicati, il saggio di Novacco dedicato ai rapporti tra i laici italiani e l'Azione Cattolica e l'analisi del direttore Motta sul pensiero di Croce e Marx[1]. Nel secondo fascicolo, uscito dopo il suicidio di Pavese[2], furono pubblicati tre saggi dello scrittore piemontese: Raccontare è monotono, L'arte di maturare, Poesia è libertà[3]. Lo stesso Pavese aveva già scritto un importante saggio, apparso nel primo numero della rivista, dedicato al Mito[1]. L'articolo, nel quale aveva espresso apprezzamento per il pensiero di Vico, era stato criticato dagli intellettuali vicini al PCI[3].
La stroncatura di Rinascita
modificaPoco dopo l'esordio, la rivista, che pur aveva avuto una buona accoglienza negli ambienti dei cattolici di sinistra e dei comunisti[3], fu oggetto di una severa stroncatura: Rinascita, mensile del Partito Comunista, il 6 giugno 1950 pubblicò una nota anonima che accusava i redattori di Cultura e realtà di mettere in discussione l'ideologia marxista. L'articolo, intitolato Marx e il leopardo, ispirato forse dallo stesso segretario Togliatti[4], diceva: «poche volte c'era dato di vedere un gruppetto di giovani [...] impegnati collegialmente nella poco decorosa impresa di mettere la braghe al mondo», per proseguire poi con una citazione tratta dal Dizionario filosofico di Voltaire «Certo, è triste avere tante idee, e non sapere con precisione la natura delle idee. Ma è assai più triste, e molto più sciocco, credere di sapere quello che non si sa!»[4].
Note
modifica- ^ a b c d e f Dizionario della letteratura italiana contemporanea, vol.1, pp. 255, riferimenti in Bibliografia.
- ^ Lo scrittore si era tolto la vita il 27 agosto 1950, in una camera dell'albergo Roma di piazza Carlo Felice a Torino.
- ^ a b c Ferraguti libreria e rivisteria.
- ^ a b Adriano Ossicini, Il colloquio con don Giuseppe De Luca. Dalla Resistenza al Concilio Vaticano II, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1992, capitolo Breve e infelice vita di "Cultura e realtà", p. 71 e seg. Parzialmente consultabile in Google libri.
Bibliografia
modifica- Enzo Ronconi (a cura di), Dizionario della letteratura italiana contemporanea, 2 voll., Firenze, Vallecchi, 1973.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Fulvio De Giorgi, «Cultura e realtà» tra comunismo e terza forza (PDF), su INSMLI Portale della rete degli Istituti per la storia della resistenza e della società contemporanea in Italia, Italia contemporanea, dicembre 1981, fascicolo 145, 59-75.