Xª Flottiglia MAS (Repubblica Sociale Italiana)

corpo militare della Marina Nazionale Repubblicana nella Repubblica Sociale Italiana
(Reindirizzamento da Decima Mas di Borghese)

La [N 1] Flottiglia MAS (dal 1º maggio 1944 la parte di fanteria marina venne rinominata in Divisione fanteria di marina Xª [1] anche nota come Xª MAS) è stato un corpo militare indipendente di matrice fascista[2], ufficialmente di fanteria di marina della Marina Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana, attivo dal settembre 1943 all'aprile 1945. Mantenendo la denominazione del reparto della Regia Marina (10ª Flottiglia MAS, ma in numeri romani) al nord, in seguito all'armistizio di Cassibile, al comando del capitano di fregata Junio Valerio Borghese, strinse accordi di alleanza con il capitano di vascello Berninghaus della marina militare nazista.

Xª Flottiglia MAS
Distintivo da braccio
Descrizione generale
Attiva14 settembre 1943- 26 aprile 1945
NazioneRepubblica Sociale Italiana (bandiera) Repubblica Sociale Italiana
Servizio Marina Nazionale Repubblicana
TipoDivisione fanteria di marina, con reparti di naviglio sottile
Dimensionecirca 20 000 uomini
ComandoLa Spezia
Gorizia
SoprannomeDecima; Divisione Xª
MottoPer l'onore d'Italia
MarciaInno della Decima
Battaglie/guerreBattaglia di Anzio (1944) Operazione Adler (1944)
Battaglia di Tarnova (1944)
Battaglia dei tre fiumi (1945)
Parte di
Marina Nazionale Repubblicana (anche se alla costituzione era un corpo autonomo)
Reparti dipendenti
magg. 1944:
1º Rgt. fanteria di marina
2º Rgt. fanteria di marina
3º Rgt. artiglieria di marina
Btg. fanteria di marina autonomo "San Giusto"
Btg. fanteria di marina autonomo "Gabriele D'Annunzio"
Btg. fanteria di marina autonomo "Scirè"
Btg. fanteria di marina autonomo "Risoluti"
Btg. fanteria di marina autonomo "Castagnacci"
Btg. fanteria di marina autonomo "Freccia"
Gruppo autonomo "Vega"
Cp. fanteria di marina autonoma "Sud Adriatica"
Cp. fanteria di marina autonoma "Nazario Sauro"
Colonna rifornimenti divisionale
Comandanti
Degni di notaJunio Valerio Borghese
Simboli
SimboloTeschio con una rosa in bocca
Voci su marine militari presenti su Wikipedia

Durante i due anni che seguirono operò in coordinazione coi reparti tedeschi, sia per contrastare l'avanzata alleata dopo lo sbarco di Anzio e sulla Linea Gotica e nel Polesine, sia in operazioni contro la resistenza italiana con forte determinazione e perdite significative. Attività durante la quale l'unità impiegò strategie tipiche della controguerriglia e in alcuni episodi si macchiò di crimini di guerra[3], e infine nel tentativo di difendere i confini nordorientali dalla controffensiva iugoslava, cercando anche di affermare l'italianità di quelle regioni di fronte alle politiche annessionistiche dell'occupante tedesco[4][5][6] sostenuto da elementi collaborazionisti serbi, croati e sloveni[7]. Peraltro questi tentativi ostacolati anche dagli stessi tedeschi non ottennero risultati definitivi ed i reparti inviati in Friuli furono presto fatti trasferire oltre il Piave, a Thiene, dal Gauleiter Rainer, deciso a mantenere il controllo totale della regione[8].

La Xª Divisione MAS si arrese il 26 aprile 1945 ai rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) nella caserma di piazzale Fiume (l'attuale piazza della Repubblica) a Milano dopo la cerimonia dell'ammaina bandiera[9].

L'armistizio

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Gruppo di soldati della Xª Flottiglia MAS

Nella confusione e nello sbandamento delle forze armate causato dalle circostanze dell'armistizio dell'8 settembre, la 10ª Flottiglia MAS (Motobarca Armata Silurante - già denominata: Motobarca Armata SVAN nella prima guerra mondiale) a differenza di quasi tutti i reparti delle Regie forze armate non si sbandò. La 10ª rimasta a sud, costituì una unità denominata Mariassalto che partecipò nel 1944 e nel 1945 ad un paio di azioni, al fianco di omologhe unità britanniche, per mantenere aperto il Porto della Spezia, contro il tentativo dei tedeschi di affondare delle navi alla sua entrata. Alla prima di queste azioni prese parte Luigi Durand de la Penne una volta rimpatriato dalla prigionia.

Al nord, immediatamente dopo l'armistizio dell'8 settembre, molti fucilieri di marina della Xª Flottiglia Mas tornarono a casa[10] o si rifugiano sulle colline in attesa degli eventi[11], mentre il comando di stanza nella caserma di La Spezia non si sbandò e messo in allarme attese ordini disciplinatamente[12] evitando però di distruggere i piccoli mezzi navali all'ancora fuori della caserma di cui parte poi cadde momentaneamente in mani tedesche[13]. La sera stessa Junio Valerio Borghese raggiunse l'ammiraglio Aimone d'Aosta e inutilmente cercarono insieme di contattare Roma per avere conferma dell'armistizio e ricevere ordini[12].

Secondo alcune testimonianze del dopoguerra, la 10ª MAS avrebbe continuato a rimanere priva di ordini[14] e Borghese avrebbe disposto di aprire il fuoco contro chiunque avesse tentato di attaccare la caserma[15]. Secondo una versione, la Decima avrebbe respinto alcuni tentativi tedeschi di disarmare i fucilieri[16]. Lo storico Ricciotti Lazzero scrive invece che i primi soldati tedeschi entrarono a La Spezia la mattina del 9 settembre, catturarono il generale Carlo Rossi con tutti i suoi ufficiali, occuparono «gli impianti portuali, gli arsenali e gli altri punti strategici»[17], ma «una sola caserma non [venne] attaccata: quella della Decima Mas»[18]. La Decima mantenne l'attività nella caserma immutata e per tutto il tempo la bandiera italiana rimase sul pennone[15].

Il 9 settembre gli ufficiali si riunirono per decidere la strada da intraprendere e Borghese ribadì la sua intenzione di continuare la guerra contro gli angloamericani, scegliendo l'alleanza con la Germania. L'11 settembre radunò i marinai di stanza a La Spezia spiegando la situazione e dando il permesso di congedarsi a coloro che non se la fossero sentita di continuare la guerra[19]. La maggioranza si congedò[19].

Nella notte fra l'8 e il 9 settembre, mentre Borghese decide «di non accettare la resa agli Alleati, tutte le unità efficienti della Regia Marina [...] si trasferiscono, obbedendo agli ordini e in osservanza delle clausole dell'armistizio, nei porti designati al Sud»[20]. In particolare, più di dieci unità navali della Marina militare italiana erano salpate dal porto di La Spezia, unendosi ad altre al largo del golfo ligure per proseguire verso Malta[21].

La ricostituzione

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Scrive Ricciotti Lazzero che dopo l'armistizio «Borghese contatta subito i tedeschi, e i tedeschi, comprendendo che quel comandante italiano non li abbandonerà, dispongono per i primi incontri secondo disposizioni ricevute da Berlino»[22].

Borghese strinse dunque il 14 settembre direttamente con il Capitano di vascello Berninghaus della Marina da guerra germanica, la Kriegsmarine, una singolare alleanza che permetteva la continuazione dell'attività della 10ª con il Terzo Reich, cambiando nella denominazione il numero arabo "10" (10ª MAS) nel numero romano "X" lasciando la ridondante "ª" (Xª MAS)[23] conservando bandiera (a cui era stato tolto l'emblema dei Savoia) e divisa italiane, seppur sotto il controllo operativo tedesco.

Scrive ancora Lazzero: «La Decima Mas [...] è autonoma nella sua costituzione come unità militare italiana, ma dipende totalmente dai tedeschi» e viene messa agli ordini del capo delle SS in Italia generale Karl Wolff[24]. Quest'ultimo più tardi testimonierà: «Borghese con le sue unità fu messo ai miei ordini per la lotta antipartigiana così come per il mantenimento della pace, dell'ordine e della sicurezza alle spalle delle zone occupate dell'esercito tedesco in Italia e impiegato con successo, anche contro la volontà e la resistenza degli alti comandi tedeschi [...]. Egli si comportò dal 1943 fino all'amara fine della guerra [...] senza dar luogo ad alcun attrito ed esemplarmente con noi camerati tedeschi nella comune lotta»[25]. Sempre Wolff spiega che la Decima era «un corpo autonomo italiano, il quale insieme al suo comandante Borghese era alle mie personali dipendenze e da me riceveva gli ordini d'impiego e a me doveva rendere conto delle sue azioni. Borghese aveva la facoltà, nel suo ambito interno di servizio, di dare autonomamente ordini, ma per tutte le azioni principali e importanti doveva ricevere la mia approvazione»[26]. Lazzero aggiunge che Wolff, pur fidandosi di Borghese, «gli piazza alle costole alcuni ufficiali delle SS che funzionano da tramite tra lui e il comandante della Decima e che devono riferirgli su tutto»[27].

Al progetto di Borghese alla metà di settembre aderirono circa metà dei duecento ufficiali presenti alla sede della Spezia. Gli altri chiesero regolare licenza, concessa dal comandante[28]. Ben presto si unirono a quello che avrebbe formato il nucleo della futura formazione autonoma della Decima Mas nella Repubblica Sociale i trecentocinquanta marò al comando del capitano di corvetta Umberto Bardelli.

Fin dai primissimi giorni dopo l'armistizio iniziarono a giungere giovani volontari, spesso minorenni, attratti dalla leggenda delle gesta eroiche dei "maiali" e dalla fama del comandante Borghese, celebrati dai manifesti di propaganda che tappezzarono le città italiane. I ruolini della Decima giunsero quindi a contare complessivamente 20.000 uomini, l'entità di una divisione di fanteria.[5]. Vice comandante della divisione fu scelto il Capitano di Fregata Luigi Carallo, che fu ucciso nel dicembre 1944.

 
Junio Valerio Borghese in divisa della Xª

Altri elementi che diedero presso i giovani della Repubblica Sociale popolarità notevole al corpo furono il cameratismo che esisteva tra gli ufficiali e i marinai (istituzione del rancio unico per marinai e ufficiali e dell'uniforme di panno uguale) e il suo non conformismo (saluto meno formale rispetto ai canoni tradizionali della marina) e la promozione guadagnata sul campo e non con l'anzianità o i concorsi.

Nonostante la premessa di voler partecipare solo alla guerra per la "liberazione dell'Italia invasa" ben presto i reparti della Decima furono coinvolti dai tedeschi nelle operazioni di controguerriglia, ma gli ufficiali furono lasciati liberi di congedarsi senza conseguenze qualora avessero rifiutato di sollevare le armi contro altri italiani[29]. La Decima si macchiò di numerosi crimini di guerra, come la fucilazione di prigionieri, la cattura di ostaggi fra i civili, la tortura di partigiani (o civili presunti tali) catturati.

La Xª MAS di Borghese aumentò rapidamente i suoi numeri, sia con arruolamenti regolari sia accettando nelle proprie file disertori di altri reparti (e perfino ex-partigiani), attratti dalla paga migliore, dal regolamento peculiare della Decima e soprattutto dalla prospettiva di poter colà combattere contro gli angloamericani. Per contro, la Decima fu una delle unità della RSI che soffrì meno per le diserzioni (invece epidemiche nelle altre unità, soprattutto nell'Esercito Nazionale Repubblicano). Borghese aveva sancito la pena di morte per la diserzione e la codardia in faccia al nemico ben prima che tale pena fosse estesa alle altre Armi e Forze Armate della RSI.[30]

Rapporti fra Xª e RSI

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Aprile 1944: Junio Valerio Borghese e Umberto Bardelli sul fronte di Anzio

Numerosi furono i problemi organizzativi che si erano materializzati per il nuovo corpo, sia per le oggettive condizioni economiche e militari dell'Italia settentrionale, sia a causa delle difficoltà sollevate dalle autorità tedesche e repubblicane. Borghese negoziò direttamente con la Germania nazista i termini della sua collaborazione con l'Asse. Questo dal punto di vista della legittimità del corpo e del suo successivo inserimento nell'organico della RSI pose non pochi problemi, e caratterizzò i rapporti fra Borghese e RSI, tanto che alcuni autori stentano a considerare la Xª MAS di Borghese un corpo della Repubblica Sociale Italiana, bensì un vero e proprio corpo franco o compagnia di ventura inserita nell'ambito delle forze dell'Asse: in realtà, la Xª e la RSI mantenevano rapporti difficili, perché l'autorità politica della RSI cercava faticosamente di ricondurre tutte le varie forze armate e di polizia sotto il suo controllo centralizzato (in quanto solo allo Stato è concesso il monopolio dell'uso della forza, secondo il diritto). D'altro canto, Borghese aveva ottenuto legittimazione dai tedeschi, attraverso il capitano di vascello Berlinghaus della Kriegsmarine, con il riconoscimento a combattere sotto bandiera italiana, ottenendo ampia autonomia. Pur rispondendo, in pratica, al comando tedesco e amministrativamente dal Ministero della Difesa repubblicano, la Xª MAS era formalmente equiparata alla Wehrmacht, e in pratica era un corpo franco.[31] Il comportamento apertamente autonomistico nei confronti delle autorità repubblicane (fino alla strafottenza) - alle quali formalmente la Decima avrebbe dovuto appartenere e da cui amministrativamente dipendeva, avendo i suoi uomini giurato secondo la formula prevista dal governo repubblicano - causò molti attriti con altri organismi della Repubblica Sociale e perfino la ventilata possibilità che Borghese tentasse un colpo di Stato contro Mussolini. In seguito alle voci circolanti su questa eventualità, Borghese, convocato a Gargnano, fu posto agli arresti il 14 gennaio 1944. La voce dell'arresto di Borghese, attraverso circostanze fortuite, arrivò al comando della Decima, che valutò addirittura l'ipotesi di marciare su Salò. Probabilmente l'incidente fu risolto anche con la mediazione dei tedeschi, che non volevano una lotta intestina tra i loro alleati.[32] Tutto venne risolto in tempi brevi con il rilascio di Borghese e il seguente licenziamento del sottosegretario alla Marina, Ferruccio Ferrini, da parte di Mussolini, che lo sostituì con il contrammiraglio Giuseppe Sparzani. Borghese divenne sottocapo di Stato Maggiore ed ebbe ai suoi ordini tutte le attività operative di Marina.[33]

Borghese, d'altronde, aveva sempre ostentato disprezzo nei confronti dei partiti e aveva la propensione per un modello di società organicista e militarista secondo il modello che realizzò con la Decima. Nella Xª MAS di Borghese non venne mai fatto il "saluto al Duce", ma solo il saluto "Decima marinai! Decima Comandante!" (di questo lo stesso Borghese venne accusato da parte di chi lo voleva esautorare dal comando della Decima).

Dopo l'alleanza coi tedeschi, il nuovo corpo si dedicò all'organizzazione militare al fine di poter recarsi al fronte a combattere gli anglo-americani. La sera del 3 marzo 1944[34][35] il battaglione "Barbarigo" (il primo reparto di fanteria della marina, guidato da Bardelli) entrò in linea nei pressi di Anzio e Nettuno, dove venne impiegato contro gli Alleati durante lo Sbarco di Anzio,[36][37][38] operando però alle dipendenze della 175ª divisione tedesca.

La Divisione

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Fanteria di marina della Xª, con la bandiera di guerra, a Roma nel 1944

I diversi reparti di fanteria, con il 3º reggimento San Marco e il 1° comprendente il "Barbarigo", vennero raggruppati nella Divisione Fanteria di Marina "Xª", costituita il 1º maggio 1944. Dopo la rotta seguita allo sfondamento di Cassino, i reparti della Decima furono impiegati in maniera disorganica anche in operazioni di polizia e di contro guerriglia in Italia settentrionale contro i partigiani, mentre sul fronte della Linea Gotica venivano inviati nel 1945 il "Lupo", il "Nuotatori Paracadutisti" o "NP" (Polesine), e il gruppo d'artiglieria "Colleoni" (sul fiume Senio). Questi reparti ebbero pesanti perdite in combattimento durante l'ultima offensiva nemica, e ricevettero numerose decorazioni dai tedeschi; il "Lupo" e lo "NP", dopo il crollo della linea Verde, riuscirono a ripiegare su Venezia, dove rimasero fino all'arrivo degli alleati, a cui si arresero con l'onore delle armi.

Nel 1945 Borghese riorganizzò la Divisione Decima nel Veneto su due Gruppi di Combattimento (di cui uno a ranghi incompleti, perché, come abbiamo visto, due battaglioni e un gruppo d'artiglieria erano aggregati alle divisioni tedesche sulla Linea Verde). L'obbiettivo era quello di costituire una grossa massa di manovra da spostare a Trieste e Fiume per evitare alle città la prevedibile occupazione titina, mentre si intensificavano i contatti con i servizi segreti regi, americani e britannici per favorire uno sbarco italo-inglese in Istria. Tuttavia il precipitare degli eventi e il completo controllo del cielo da parte alleata impedì alla Divisione Decima di raggiungere le posizioni previste (né d'altro canto vi fu il promesso sbarco italo-britannico). I reparti così rimasti immobilizzati si arresero alle truppe alleate con l'onore delle armi fra il 29 aprile ed il 2 maggio 1945.

Il fronte orientale

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Subito prima della costituzione della Repubblica Sociale, i tedeschi avviarono una politica di annessione delle Tre Venezie, riunendo le province di Bolzano, Trento, Belluno, al Gau dell'Alto Tirolo, dietro il pretesto della costituzione di una zona d'operazioni nota con il nome di Alpenvorland, e quelle di Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana (già aggregata come Provincia Autonoma alla Venezia Giulia) al Gau della Carinzia nell'ambito della zona d'operazioni chiamata Adriatisches Küstenland (rimase Zara, pur sotto occupazione militare tedesca, sotto il controllo delle autorità della RSI).

Soprattutto le terre orientali, già minacciate di annessione dagli ustascia croati alleati dei nazisti, furono teatro di aspri scontri coi partigiani di Tito, che - organizzati in formazioni di notevoli dimensioni e potenziale bellico - cercavano di sconfinare nella Venezia Giulia per poter reclamare, secondo il principio dell'uti possidetis, l'annessione di questa alla Jugoslavia.

Perciò la Decima ebbe un notevole impiego sul fronte dell'Istria e del Carso e nelle retrovie dell'esercito tedesco soprattutto nel 1944, collaborando con i tedeschi nello scontro con i partigiani titini (insieme agli altri cinque reggimenti italiani inquadrati nelle Forze Armate germaniche come Milizia Difesa Territoriale e ai reparti e batterie di difesa costiera). Gli scontri con i titini assumevano spesso l'aspetto tipico della guerriglia, con azioni crudeli ed atrocità alle quali seguivano altrettanto crudeli rastrellamenti da parte nazifascista, mentre solitamente le truppe titine rifiutavano la battaglia in campo aperto, dove ancora non potevano avere ragione dei tedeschi e dei loro alleati.

Sulla frontiera orientale i battaglioni Sagittario, Barbarigo, Lupo, appoggiati dai gruppi d'artiglieria San Giorgio ed Alberto da Giussano e da parte dei battaglioni Nuotatori Paracadutisti, guastatori Valanga e genio Freccia furono coinvolti nell'Operazione Aquila (Adler Aktion) per la distruzione delle forze del IX Korpus iugoslavo, e quindi il Fulmine fu impiegato per arginare i tentativi di invasione iugoslava della Venezia Giulia, rimanendo coinvolto in un aspro scontro con i partigiani iugoslavi nella Battaglia di Tarnova, dove fu quasi distrutto, riuscendo tuttavia a sbarrare il passo alle forze nemiche.

In seguito le autorità tedesche pretesero da Mussolini che i reparti della Decima fossero ritirati dalla Venezia Giulia, dove si erano verificati scontri anche sanguinosi con i collaborazionisti iugoslavi[39] e con lo stesso gauleiter Rainer. Rimasero solo alcune unità minori che presidiavano le isole del Quarnaro e Trieste.[40]

In Istria perciò rimasero solo alcune centinaia di uomini della Decima dislocati in vari presidi a fianco dei reparti tedeschi, perlopiù catturati dai titini durante l'occupazione della Venezia Giulia insieme ai tedeschi e altri soldati della RSI e massacrati nelle tristemente note foibe, o deportati nei campi di prigionia iugoslavi.

Gli altri morirono a fianco degli ultimi nuclei di resistenza tedeschi nei combattimenti che divampavano contemporaneamente all'avanzata dei titini verso il Friuli e la Venezia Giulia. Essi, insieme a questi resti dell'esercito tedesco, dovevano resistere per coprire la ritirata del grosso delle truppe tedesche acquartierate nell'Istria e nella Slovenia verso l'Austria. Il caos che sconvolse le truppe tedesche prive di ordini univoci e divise nel tentare di resistere oppure ritirarsi trascinò anche i reparti repubblicani, e fra questi ovviamente quelli della Decima.

Gli ultimi focolai di resistenza che proseguirono fino agli inizi di maggio vennero tutti schiacciati dai titini, combattendo oppure - più spesso - promettendo salva la vita in caso di resa. Tra questi ultimi combattimenti, degno di nota quello che si svolse a Pola. Qui, dopo la firma della resa delle ultime truppe tedesche affiancate da alcuni reparti della Decima decimati dalla battaglia alle forze iugoslave l'8 maggio 1945, l'ammiraglio tedesco che aveva firmato la capitolazione venne subito dopo fucilato insieme ad un gruppo di suoi ufficiali, insieme a una decina di ufficiali italiani della Decima Mas[41].

Poco prima dell'occupazione dell'Istria da parte iugoslava, Borghese cercò un'improbabile alleanza con gli Alleati per fronteggiare l'esercito iugoslavo di Tito, che stava rapidamente avanzando: in quei tempi, era viva in molti gerarchi nazisti e fascisti la speranza di arrivare a un armistizio con gli alleati occidentali per poter continuare la guerra contro l'Unione Sovietica e il bolscevismo in generale.[42]

Analogamente, fra il settembre ed il dicembre del 1944 furono presi approfonditi contatti con la brigata partigiana Osoppo, al fine di costituire un corpo misto che potesse organizzare una difesa comune di quel fronte, ma il comando inglese a cui faceva riferimento la Osoppo, seppur con qualche tentennamento, rifiutò l'offerta. Poco tempo dopo a Porzûs tutti i principali esponenti della brigata partigiana furono uccisi in quanto accusati di tradimento e per aver dato ospitalità ad una giovane, Elda Turchetti, denunciata come spia da Radio Londra su segnalazione di agenti inglesi, e il tentativo di collaborazione non ebbe séguito.

Negli ultimi mesi del conflitto, al fine di difendere l'italianità dell'Istria, Borghese avviò contatti con la Regia Marina al sud (ammiraglio De Courten) per favorire uno sbarco italo-alleato in Istria e salvare le terre orientali dall'avanzata delle forze iugoslave[43]. Lo sbarco studiato dalla marina italiana del Sud si sarebbe avvalso dell'appoggio delle formazioni fasciste e della Decima, con o senza l'intervento Alleato[44]. L'opposizione inglese fece fallire questo piano[45], non volendosi inimicare Stalin dopo l'accordo di Yalta[46] e favorendo così l'avanzata degli iugoslavi, che ebbero peraltro anche l'attivo sostegno della Royal Navy britannica.

Il coinvolgimento nella guerra civile

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile in Italia.

La decima, nata per proseguire la guerra contro gli angloamericani, fu inizialmente risparmiata dalle azioni partigiane e gappiste, fino al 23 gennaio 1944, quando un attacco dinamitardo fece saltare alla Spezia il tram che collegava il centro cittadino colla sede della Decima nella Caserma San Bartolomeo, provocando la morte di tre fucilieri di marina e due cittadini.

A questo punto però i suoi appartenenti furono posti di fronte alla libera scelta di congedarsi o continuare con la guerra civile

 
Manifesto del 1944 inneggiante ad una "pacificazione" fra partigiani e forze della Decima.

In seguito a questo episodio, la Decima inviò dei reparti in supporto ai tedeschi per un rastrellamento nelle montagne prospicienti La Spezia, durante il quale non si ebbero scontri a fuoco, ma solo sequestri d'armi.

La prima rappresaglia compiuta dalla Decima risale invece al marzo 1944, quando il treno Parma-La Spezia fu bloccato dai partigiani per liberare alcuni prigionieri che i fascisti dovevano trasportare a Parma e, nell’azione, morirono il sottotenente Gastone Carlotti della X Mas, il sottotenente Domenico Piropan, la guardia nazionale repubblicana Luigi Comelli e venne gravemente ferito il militare Riziero Biancardi.[47]. La Decima ordinò un rastrellamento, durante il quale 13 partigiani furono sorpresi: quattro morirono nello scontro a fuoco e altri nove furono portati alla Spezia. Di questi, un minorenne fu rilasciato, e gli altri otto furono fucilati. Spostate le unità in Piemonte alla Decima fu sempre più spesso richiesta la partecipazione alle operazioni di grande polizia, richieste alle quali la formazione aderì sempre con riluttanza e mettendo a disposizione nuclei di entità inferiore alla compagnia[48].

Per fronteggiare le sempre più frequenti azioni dei partigiani, viene costituita una speciale "Compagnia O" (operativa), composta da 120 uomini al comando del tenente Umberto Bertozzi. Non è chiaro invece il suo rapporto con Borghese e coi comandi della Decima: pare piuttosto plausibile che detta compagnia "O" sia stata maltollerata quanto necessario per venire incontro alle urgenze della primavera-estate 1944, e appena possibile sciolta e i suoi elementi inviati nel Distaccamento "Milano"[49].

Tuttavia, il 4 luglio 1944 l'episodio dell'uccisione del comandante Umberto Bardelli spinse Borghese a tornare sulla sua decisione di non impiegare i suoi uomini nella controguerriglia. Così dall'autunno 1944 anche la Decima fu massicciamente coinvolta nella guerra civile contro i partigiani italiani, dispiegando una forza ed una violenza impressionante.

«mentre le altre formazioni operavano in funzione antipartigiana, la Decima attese che i partigiani attaccassero per poi procedere, con riluttanza, alla guerra antipartigiana. La differenza è tuttavia assai sottile, vista la guerra civile. In ogni caso, almeno nei vertici e nelle intenzioni, la Decima non voleva combattere contro altri italiani, bensì portare a termine l’impegno d’onore verso la nazione concludendo la guerra anche con una sconfitta. Ciò determinò, in qualche caso, momenti di cavalleria e di rispetto fra le due parti in lotta e persino qualche momentaneo accordo politico»

 
Cuorgnè, estate 1944: Junio Valerio Borghese in visita al "Barbarigo" reduci dal fronte. Riconoscibili Borghese (alla guida), Umberto Bardelli (dietro Borghese), Umberto Bertozzi (appoggiato alla macchina a fianco di Borghese), Luigia Maresca (moglie di Bardelli) e Joseph Gross (ufficiale interprete aggregato alla Decima Mas della 5ª Divisione alpina tedesca).

L'8 luglio 1944 Bardelli si recò personalmente alla ricerca del guardiamarina Gaetano Oneto, disertore del "Sagittario" che, unitamente ad altri fucilieri, era fuggito con la cassa del battaglione. Giunto nel borgo di Ozegna con una scorta, si trovò faccia a faccia coi guerriglieri della formazione "Matteotti" al comando del partigiano Piero Urati, detto Piero Piero. Per evitare uno scontro fratricida, Bardelli depose le armi e ordinò ai suoi di fare lo stesso. Iniziarono così a parlamentare coi partigiani per ottenere la consegna del disertore, in un clima di crescente tensione. Dopo aver concordato lo scambio del disertore Oneto con dei prigionieri partigiani, Bardelli lasciò il convegno con Piero Piero, ma si trovò circondato da uomini della "Matteotti". Piero Piero intimò la resa al comandante repubblicano, il quale rifiutò urlando«Barbarigo non si arrende! Fuoco!». Nel rapido scontro a fuoco che ne seguì Bardelli e 10 fucilieri furono uccisi. Le salme furono ricomposte nell'attuale oratorio del paese e i feriti curati da alcune religiose del posto. I fucilieri prigionieri, invece, furono catturati dai partigiani e portati "in montagna", dove sarebbero stati sottoposti a varie pressioni (fra cui la "falsa fucilazione") per indurli a disertare e passare con la "Matteotti". Furono poi rilasciati una settimana dopo, a seguito di uno scambio con prigionieri partigiani.

Caddero anche sette partigiani ed un civile[50]. Secondo l'ufficio propaganda della Decima il corpo di Bardelli fu rinvenuto privo di due denti d'oro, mentre due caduti furono rinvenuti dai paesani ammassati contro un muro e imbrattati di sterco e con della paglia in bocca (secondo alcuni a causa del trasporto con un carretto sporco, ma tale versione risulta respinta da altra storiografia[51]).

 
La salma del comandante Umberto Bardelli ucciso dai partigiani della "Matteotti" di Piero Urati detto Piero Piero il 4 luglio 1944: secondo l'ufficio propaganda della Decima, che ha diffuso l'immagine, si noterebbe la mancanza di due denti d'oro strappati al cadavere.
 
Le salme dei fucilieri Fiaschi e Grosso, imbrattate di sterco.

In seguito a questo evento Borghese radunò lo stato maggiore della Decima comunicando la sua decisione e ribadendo il carattere volontario della Decima. Chiunque non avesse voluto rimanere nella Decima, che era nata per combattere al fronte gli anglo-americani, e che da quel momento si trovava coinvolta nella guerra civile, avrebbe ottenuto il congedo illimitato: quindici ufficiali su duecento chiesero ed ottennero d'essere messi in congedo per non dover partecipare alla guerra civile.[52]

Dopo altri due mesi di imboscate e rastrellamenti si giunse ad un nuovo abboccamento fra i reparti della Decima e della formazione di Piero Piero che portò alla costituzione, caso più unico che raro, di un plotone d'esecuzione misto per l'esecuzione del disertore Oneto. Oneto, dopo essere stato degradato, venne fucilato nei pressi di Configlietto Val Soana da un picchetto comandato dal tenente di vascello Montanari, formato da sei fucilieri del battaglione Barbarigo e sei partigiani della Brigata De Franchi il 4 settembre 1944. All'esecuzione assistette un picchetto di venti fucilieri della Decima e di venti partigiani.[4][51].

Nonostante questo episodio (che ebbe come strascico l'arresto di Piero Piero per ordine di altri capi partigiani, anche in seguito alle esazioni compiute dal gruppo in Valchiusella. Il malcontento della popolazione sfociò in un'inchiesta da parte dei partigiani dell'area che fecero cessare le requisizioni e i furti di cibo e bestiame), la Decima si trovò coinvolta sempre più profondamente nella guerra civile. Subendo - in quanto forza militare alleata dei tedeschi e al pari delle forze militari di questi - attacchi, catture ed imboscate[53] in numero crescente, i suoi uomini reagirono sempre più violentemente, fino a perpetrare veri e propri crimini di guerra contro le popolazioni civili.

Fra gli episodi più significativi si inquadra l'esecuzione sommaria del partigiano garibaldino Ferruccio Nazionale, detto "Carmela", il cui corpo, immortalato in una macabra foto, è divenuto uno dei simboli della ferocia cui si giunse durante la guerra civile. Ad Ivrea il partigiano Nazionale decise di attentare alla vita del cappellano militare della Decima, don Augusto Bianco. Bloccato con una bomba a mano in pugno, proprio un istante prima che potesse scagliarla, fu sommariamente giustiziato il 29 luglio tramite impiccagione nella piazza del municipio[54]. Il corpo, lasciato appeso con cartello al collo divenuto tristemente famoso per una foto scattata da un fuciliere (vedi foto), sarebbe dovuto rimanere appeso quale monito per la popolazione, che venne raggruppata e fatta sfilare davanti al suo cadavere[55]. Secondo le testimonianze di alcuni partigiani (raccolte però successivamente ai fatti), al momento dell'impiccagione Nazionale era praticamente già morto a causa delle torture subìte da parte dei fucilieri della compagnia "O", generalmente ritenuta la più violenta della Decima, e, sempre secondo queste testimonianze, nell'ambito delle torture gli sarebbe anche stata mozzata la lingua[56][57]. Tuttavia, dopo poche ore, un ufficiale del battaglione "Fulmine", non ritenendo compatibile un simile spettacolo di ferocia con l'onore del proprio reparto, ordinò che il corpo fosse deposto, e cristianamente sepolto nel cimitero cittadino, alla presenza di un picchetto di fucilieri.[4].

 
Ferruccio Nazionale, partigiano biellese impiccato dalla Xª MAS dopo che aveva tentato di assassinare il cappellano dell'unità. Piazza del municipio di Ivrea il 9 luglio 1944.

La particolare crudezza che caratterizzò le azioni della Decima durante le operazioni antipartigiane è stata spiegata così dallo storico Renzo De Felice:

«Tipici in questo senso sono i tre stadi che spesso sono riscontrabili nel loro atteggiamento […] primo, la Decima combatte per l’onore della patria; la sua guerra è contro il nemico invasore dell’Italia e non ideologica e di partito, che divide gli italiani invece di unirli nel nome della patria, e, dunque, la Decima non combatte contro i partigiani; secondo, se però i partigiani si accaniscono contro di essa, vendichi i suoi morti; terzo, ogni forma di clemenza verso i partigiani dettata dal governo o dal PFR da considerazioni di ordine politico non può essere accettata e non riguarda la Decima, i nemici attivi della patria, coloro che uccidono chi ne difende l’onore e il territorio non possono trovare clemenza.»

Crimini di guerra

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I crimini di guerra della Xª MAS si svolsero essenzialmente in paesi e frazioni, dove era concentrata l'attività partigiana. Sono stati citati i seguenti episodi a carico della Decima durante il processo al suo comandante nel dopoguerra:

  • Valmozzola (PR): 17 marzo 1944 fucilazione di otto partigiani presi prigionieri dopo l'uccisione di due ufficiali del battaglione Lupo della Xª Flottiglia MAS Carlotti e Pieropan[58].
  • Forno (frazione di Massa), 13 giugno 1944: 68 persone (tra le quali il maresciallo dei carabinieri Ciro Siciliano, che cercò di impedire il rastrellamento), per lo più civili e qualche partigiano, vengono uccise da un reparto di SS e da uomini della Compagnia "O" della Decima al comando di Umberto Bertozzi (che secondo alcune fonti fu colui che selezionò chi tra i prigionieri sarebbe stato fucilato) in quella che viene ricordata come la "Strage di Forno".[59][60]
  • Borgo Ticino (NO), 13 agosto 1944: 12 civili vengono fucilati, in collaborazione con le SS, mentre il paese viene saccheggiato e incendiato, in quella che viene ricordata come la "Strage di Borgo Ticino". Per la prima volta viene applicato il bando Kesselring di rappresaglia per il ferimento di quattro soldati tedeschi: al paese venne chiesto un risarcimento di 300.000 lire a compensazione del fatto[61] e per evitare l'esecuzione, ma dopo aver riscosso la cifra, come ammesso anche al processo dal Capitano Krumhar che guidava il gruppo delle SS, la fucilazione e le successive violenze avvennero ugualmente.[62][63]
  • Guadine (fraz. di Massa), 24 agosto 1944: rappresaglia sulla popolazione civile, ritenuta fiancheggiatrice dei partigiani, con 13 civili uccisi[64]. Il paese e le sue frazioni furono quasi completamente bruciati e distrutti. L'operazione probabilmente aveva anche lo scopo di bloccare eventuali fuggitivi dalla contemporanea azione della 16. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS, agli ordini del maggiore Walter Reder e degli uomini della Brigata Nera di Massa, che si stava svolgendo a Vinca (comune di Fivizzano).[65][66]
  • Castelletto sopra Ticino (NO), 2 novembre 1944, dopo l'uccisione da parte dei partigiani del sottotenente di vascello Leonardi, pubblica esecuzione esemplare: un ufficiale della Xª MAS fa fucilare in pubblico cinque partigiani garibaldini detenuti ad Arona[67][68], dopo aver raccolto una folla obbligata ad assistere.[69]
  • Crocetta del Montello (TV): tortura di sei partigiani tramite fustigazione e ustioni con stracci imbevuti di benzina e accesi[70][71]. I sei partigiani, presi prigionieri dal tenente dalla Xª MAS Filippo Mariucci, forse in seguito a delazione di un altro partigiano, erano stati indicati come i responsabili del rapimento e dell'uccisione avvenuta il 7 ottobre 1944 del brigadiere dei carabinieri Ettore Buggio pertanto furono sommariamente fucilati lungo il muro esterno del cimitero di Ciano del Montello il 2 gennaio 1945[72][73]

Nel processo che Borghese subì dopo la guerra, una testimonianza suggerì anche che in alcune delle rappresaglie di cui furono protagonisti, gli uomini della Decima indossassero uniformi tedesche, probabilmente per farle attribuire esclusivamente all'esercito tedesco.[63].

Nella sentenza di rinvio a giudizio del processo contro Junio Valerio Borghese, le accuse erano di aver effettuato, tra le altre cose:

«continue e feroci azioni di rastrellamento di partigiani e di elementi antifascisti in genere, talvolta in stretta collaborazione con le forze armate germaniche, azioni che di solito si concludevano con la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e la uccisione degli arrestati, e tutto ciò sempre allo scopo di contribuire a rendere tranquille le retrovie del nemico, in modo che questi più agevolmente potesse contrastare il passo agli eserciti liberatori [... ] ingiustificate azioni di saccheggio ed asportazione violenta ed arbitraria di averi di ogni genere, ciò che il più delle volte si risolveva in un ingiusto profitto personale di chi partecipava a queste operazioni»

Tuttavia nel dispositivo della sentenza, Borghese fu condannato a 12 anni di carcere ed esclusione dai pubblici uffici solo per "collaborazione militare" coi tedeschi, escludendo il suo coinvolgimento nei crimini di guerra come la sua partecipazione ai reati di omicidio e saccheggio[75].

Durante gli anni sessanta seicentonovantacinque fascicoli riguardanti le stragi nazifasciste in Italia vennero "archiviati provvisoriamente" dal procuratore generale militare, principalmente per ragioni di convenienza politica, e i vari procedimenti furono bloccati, garantendo quindi l'impunità per i responsabili ancora in vita. Successivamente, nel 1994, durante la ricerca di prove a carico di Erich Priebke per la strage delle Fosse Ardeatine, venne scoperta l'esistenza di questi fascicoli (trovati in quello che giornalisticamente è stato definito l'Armadio della Vergogna): tra di questi ve ne erano diversi riferiti a fatti compiuti da personale della Decima Mas di Borghese.[76].

Comportamento in guerra

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Le mascotte del Battaglione Barbarigo.

Le truppe coinvolte nelle operazioni di "grande polizia" o controguerriglia contro le forze partigiane italiane sono state oggetto di numerose critiche. La Xª MAS fu attiva in operazioni di grande polizia nel Monferrato, nelle Langhe, nel Canavese, in Carnia, in Val di Susa e in Val d'Ossola. Gli uomini della Decima si macchiarono di crimini di guerra, come torture, rappresaglie, fucilazioni sommarie.

Alcuni appartenenti alla Decima Mas si distinsero anche in azioni di saccheggio e furto a danno della popolazione civile, perseverando nell'abuso della loro autorità tanto da far preoccupare le autorità legittime e non militari:

«Continuano con costante preoccupazione le azioni illegali commesse dagli appartenenti alla Xª Mas. Furti, rapine, provocazioni gravi, fermi, perquisizioni, contegni scorretti in pubblico, rappresentano quasi la caratteristica speciale di questi militari. Anche il 12 novembre 1944, tra l'altro, verso le ore 20 quattro di essi si sono presentati in un magazzino di stoffe: dopo aver immobilizzato il custode ne hanno asportato quattro colli per un ingente valore [...]. La cittadinanza, oltre ad essere allarmata per queste continue vessazioni, si domanda come costoro, che dovrebbero essere sottoposti ad una rigida disciplina militare, possano agire impunemente e senza alcuna possibilità di punizione [...]. Sarebbe consigliabile pertanto, che tutto il reparto, comando compreso, sia fatto allontanare da Milano.»

Sergio Nesi, ex ufficiale della Xª Mas, sostiene che Borghese e la Decima tennero un comportamento coraggioso ed intrepido di fronte al nemico (ne parla al riguardo delle battaglie sul fronte di Nettuno, sulla Linea Verde, durante l'Operazione Aquila e nella Battaglia di Tarnova)[77] e asserisce che nel complesso le diserzioni della Decima sarebbero state sensibilmente inferiori a quelle registrate in altre forze armate e reparti della RSI.[78] Molte azioni di furto e saccheggio attribuite a reparti della RSI o tedeschi sarebbero, secondo lui, invece da attribuirsi alle numerose bande di criminali comuni che infestavano il territorio, i quali mascherati dietro uniformi della Decima che sarebbero riusciti ad ottenere durante lo sbandamento dell'8 settembre 1943, taglieggiavano la popolazione civile con relativa impunità. Sempre secondo quanto riportato da Nesi, operazioni dello stesso genere - a scopo di propaganda antifascista - sarebbero state condotte, sempre con uniformi della Decima in qualche modo trafugate, da nuclei partigiani (secondo Nesi, nella zona della Liguria e del Cuneense)[79].

Nesi sostiene poi che taluni rapporti di polizia proverrebbero da uffici e comandi repubblicani ostili alla Decima, i quali avrebbero perseguito non lo scopo di riparare i numerosi torti subiti dai civili, ma quello di metterla in cattiva luce presso gli alti comandi nonché lo stesso Mussolini nell'ambito delle feroci lotte per il potere che caratterizzarono la Repubblica Sociale. Questi rapporti sarebbero stati comunque ingigantiti ed esagerati.[80] Infatti, per finanziare la guerra contro gli angloamericani, fu anche impiegato il mercato nero, acquistando armi in Svizzera tramite contrabbando di beni calmierati. Lo stesso prefetto di Milano espresse preoccupazione per le numerose azioni illegali commesse dai fucilieri.

Sempre secondo l'ex ufficiale, nei confronti dei tedeschi la Decima non è stata, come sostenuto da altri, servile e collaborazionista, ma avrebbe invece seguito sempre un atteggiamento di furbesco doppiogioco, cercando di sottrarre all'alleato ogni tipo di rifornimento e materiale con ogni mezzo (compresa la corruzione, il furto, l'ubriacatura e l'inganno). Secondo l'ex ufficiale è da inquadrare in quest'ottica anche il pestaggio e l'arresto del gauleiter Friedrich Rainer, episodio che portò all'espulsione quasi totale delle forze di Borghese dalla Venezia Giulia, sottoposte a "zona d'operazione".[81]

La fine della guerra

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Junio Valerio Borghese ordina l'ammaina bandiera e smobilita la Xª MAS. - Milano, Piazzale Fiume 26 aprile 1945.

Verso la fine della guerra, la Xª MAS di Borghese spostò il suo quartier generale in Piemonte. Il 26 aprile, primo dei tre giorni di insurrezione che portarono alla Liberazione, Borghese sciolse la Decima presso la caserma di piazzale Fiume (odierna piazza della Repubblica) a Milano.

I vari reparti della Decima seguirono invece diversi destini, a seconda del luogo e del nemico a cui si arresero[4][5][82].

  • I battaglioni "Barbarigo", "Lupo", "NP" e "Freccia" e il gruppo artiglieria "Colleoni", impiegati a difesa della Linea Gotica, dopo aver subito perdite assai gravi nei combattimenti contro le forze inglesi e del Commonwealth, si ritirarono in piccoli nuclei oltre l'Adige verso Padova ad Albignasego ("Lupo" e "Barbarigo") dove si arresero quando furono raggiunte dal nemico, ottenendo l'onore delle armi. Il "Freccia" e il "Colleoni" furono totalmente distrutti nella battaglia, e cessarono di agire come unità organiche già dagli ultimi giorni di aprile 1945, ripiegando disordinatamente.
  • I reparti indivisionati nella Divisione Decima in territorio vicentino ("Sagittario", "Fulmine", "Valanga", "Castagnacci", "san Giorgio", "Alberto da Giussano", "Pegaso", "Vega") attesero l'arrivo del nemico arma-al-piede, dopo un iniziale tentativo di raggiungere la Venezia Giulia per arginare l'invasione iugoslava, frustrato dal totale controllo dell'aria da parte delle aviazioni alleate. Anche questi reparti si arresero con l'onore delle armi. I reparti concentrati a Bassano del Grappa invece si confrontarono coi partigiani, a volte combattendo a volte arrendendosi: in quest'ultimo caso gli uomini che si consegnarono furono spesso oggetto di feroci esecuzioni sommarie.
  • I reparti di Fanteria di Marina a Venezia (btg. "Serenissima" e Nuotatori Paracadutisti -NP- ed altri) si arresero con l'onore delle armi agli Alleati il 30 aprile 1945, presso l'ex collegio navale della GIL a Sant'Elena[83].
  • I reparti territoriali a Torino e Milano seguirono la sorte delle altre unità repubblicane ivi presenti. Quelli di Torino non riuscirono a ripiegare verso la "zona franca" di Ivrea per arrendersi agli americani il 5 maggio successivo, e seguitarono a combattere nella caserma assediata dai partigiani. Dopo aver finito le munizioni si arresero, e oltre 60 dei superstiti furono fucilati sommariamente. Quelli di Milano subirono l'urto dell'insurrezione partigiana il 26 aprile.
  • I reparti nel novarese (btg. "Scirè") furono coinvolti in scontri a fuoco coi partigiani. Quelli che si arresero dietro promessa d'aver salva la vita furono in gran parte passati per le armi.
  • I reparti in Istria, a Fiume e sulle isole del Carnaro furono sistematicamente annientati dagli iugoslavi. Il battaglione "San Giusto" di Trieste invece riuscì a raggiungere via mare Venezia dove si arrese agli Alleati il 30 aprile.
  • I reparti di marina a Sanremo uscirono il 26 aprile per un'ultima missione contro i franco-americani, dopodiché affondarono i propri mezzi e dispersero gli uomini. Quelli che furono catturati dai partigiani furono sommariamente uccisi.

I caduti accertati in operazioni belliche e di controguerriglia della Decima assommano a oltre 600. A questi vanno aggiunti gli uomini uccisi sommariamente al termine delle ostilità dopo aver ceduto le armi, in numero non precisato (si ricorda, ad esempio, l'eccidio di Valdobbiadene dei Nuotatori Paracadutisti della Decima, NP, nel maggio del 1945, ove furono trucidati 50 prigionieri di guerra).

Ideologia

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La Decima ebbe a Milano un proprio ufficio stampa e propaganda, da cui, a partire dall'estate 1944, uscì un quindicinale chiamato "La Cambusa", distribuito a tutti i reparti[84]. Con autorizzazione concessa dal ministero della cultura popolare (firmata dal capo di gabinetto Giorgio Almirante per conto del ministro Ferdinando Mezzasoma) in data 29 gennaio 1945, il periodico cambiò nome in "L'Orizzonte" e divenne un settimanale, il cui collaboratore più importante fu l'ex direttore del "Messaggero" Bruno Spampanato. Lo storico Ricciotti Lazzero definisce il giornale «un clamoroso tentativo del comandante Borghese di usare la sua posizione e i suoi mezzi di propaganda per sgusciar fuori da quella gabbia [...] in cui vogliono rinchiuderlo i gerarchi di Salò, con il maresciallo Graziani in testa»[85].

Il primo numero de "L'Orizzonte", datato 29 gennaio 1945, riporta fra l'altro in prima pagina l'inizio di un articolo di Giovanni Preziosi dai toni violentemente antisemiti[86], e una vignetta d'ispirazione razzista una cui didascalia recita: «Una legge del governo Bonomi permette nell'Italia invasa i matrimoni tra italiane e gente di colore»[87]. L'articolo di fondo, non firmato, asserisce fra l'altro che per «ventun anni il popolo ha aderito nella sua assoluta maggioranza al regime fascista», che degli «errori e dei difetti del regime [...] non il popolo fu colpevole», che «il sabotaggio della guerra colpì esclusivamente il popolo nelle sue masse di soldati e di lavoratori, estraneo alle oscure manovre dei circoli monarchici e militari e del mondo capitalistico-reazionario» e che «le masse popolari restano tuttavia al centro degli avvenimenti italiani». Dopo aver affermato che «c'è il Capo. È Benito Mussolini» e che «solo Mussolini può ricondurre su un'unica strada e riassumere in una costruttiva sintesi politica e sociale gl'impulsi più diversi e le più contrastanti tendenze», l'articolo conclude dicendo che il titolo del giornale vuole «significare l'orizzonte su cui cercheremo di raffigurare i fatti e le idee del momento [...] come li vedono quanti combattono perché i fatti si determinino secondo l'interesse italiano e le idee abbiano per unica sigla l'italianità»[88]. Lazzero commenta scrivendo che nell'articolo, «dietro un frasario ambiguo e a doppio senso, molto abile, l'unico ammesso in quel periodo, s'intuisce lo sforzo di far capire a qualcuno che le cose stanno cambiando»[89]. Per Lazzero il messaggio di Borghese «supera le barriere fasciste e prepara, guardando all'orizzonte, ciò che sta per arrivare»; Lazzero definisce "L'Orizzonte" un giornale «di opinione» che «accanto alla solita retorica con le solite professioni di fedeltà al duce [...] allinea propositi e obiettivi che non possono non dare fastidio a chi è abituato, come i gerarchi di Salò, a gestire con potere completo l'ammasso dei cervelli»[90].

Lo storico Claudio Pavone definisce la Decima «un reparto fascista dei più feroci che pretendeva di sfuggire alla disperazione dei proscritti ostentando movenze di aristocratica eleganza mutuate dal suo comandante, il principe Junio Valerio Borghese»[91].

Secondo lo storico Renzo De Felice, Borghese non era «un fascista in senso proprio»[92] e anzi, contrariamente «a ciò che si potrebbe credere e a quanto affermato nel dopoguerra dalla pubblicistica neofascista, la X Mas, pur costituendo per così dire il fiore all'occhiello delle forze armate repubblicane, e il suo comandante erano stati subito guardati con sospetto e persino con ostilità dall'establishment politico-militare repubblicano»[93]. Sempre secondo De Felice, in Borghese ci fu una «pressoché totale assenza [...] di un'ideologia che non fosse un radicale e radicato nazionalismo»[94], e la ragione che lo indusse a schierarsi con Mussolini «fu la difesa dell'intangibilità del territorio nazionale e soprattutto l'idea di restituire all'Italia l'onore nazionale perduto col "tradimento" dell'8 settembre»[95].

In diretta polemica con De Felice, lo storico Aurelio Lepre contesta l'affermazione che Borghese non fosse fascista citando le parole dello stesso Borghese:

«Dai miei atteggiamenti politici, dalla mia attività, dalla mia ammirazione per Mussolini, potrei essere definito fascista. Dalla mia indipendenza rispetto alle costrizioni del partito, dal mio rifuggire le forme esteriori del partito, i suoi orpelli, la sua retorica, fui considerato un non-allineato[96]

Commenta Lepre: «Fascista, dunque, anche se non sempre allineato, come lo furono moltissimi altri, persino Bottai. Il quale, però, non credette nella RSI, come fece invece Borghese»[97].

Quanto all'asserzione di De Felice secondo cui Borghese si schierò con Mussolini per difendere l'intangibilità del territorio nazionale, Lepre afferma che quando Borghese stipulò il suo accordo con i tedeschi, il 14 settembre 1943, «non esisteva nessuna minaccia all'integrità del territorio italiano né da parte degli angloamericani né da parte dei partigiani di Tito (questa sarebbe venuta in seguito)», e che quando Borghese si recò a Berlino il 28 settembre 1943 per incontrare Dönitz tale incontro «costituiva già di per sé un attentato all'integrità nazionale, così come poteva essere intesa dai fascisti, perché minava l'autorità del governo della repubblica presso i tedeschi, indebolendone la capacità di resistere alle loro richieste territoriali»[98]. Lepre ne conclude che «la motivazione della difesa dell'integrità del territorio nazionale è insostenibile»[99].

Secondo Lepre, «c'è una sola motivazione che rende comprensibile la scelta di schierarsi immediatamente con i tedeschi ed è quella dell'anticomunismo. Data l'alleanza tra le democrazie occidentali e l'Unione Sovietica, la Germania di Hitler appariva in Europa l'unico vero bastione contro il comunismo. E non c'è dubbio che Borghese sia sempre stato decisamente anticomunista»[100].

Lo storico Mimmo Franzinelli rileva che la pubblicistica della Decima rivendicava l'indipendenza del corpo, «con pochi accenni al duce», mentre sui giornali legati a Borghese prevaleva l'autoesaltazione della formazione, la condanna del disfattismo e della diserzione, l'apologia della "bella morte"; tuttavia - continua Franzinelli - «il 6 ottobre 1943 Borghese [...] illustra a Mussolini [...] la propria strategia, ed è incoraggiato a proseguire nel riarmo del suo gruppo, puntando a un successo militare che consoliderebbe la Repubblica quantomeno sul piano dell'immagine. Seguiranno, sulla falsariga di questo incontro, altre udienze». Quanto a Borghese, Franzinelli osserva come egli vantasse il suo status di militare, «ma scelte di fondo e posizionamento dei reparti hanno un contenuto altamente politico». Una serie di tensioni con l'apparato militare della RSI condusse, il 13 gennaio 1944, all'arresto di Borghese che venne tenuto in reclusione per dodici giorni, finché le pressioni dei suoi seguaci e dei tedeschi portarono alla sua liberazione; dopodiché la Decima rafforzò i suoi legami con l'occupante tedesco, che culminarono con il riconoscimento a Borghese da parte del generale Wolff (su incarico di Hitler) della Croce di Ferro di I classe, «a riconoscimento di un anno di fedele fiancheggiamento»[101].

I reparti navali

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Un MTM in servizio alla Xª

Reparti di naviglio sottile della Decima furono impiegati contro le forze di sbarco e di rifornimento angloamericane. Impiegati quasi esclusivamente MAS e motoscafi veloci modificati in siluranti, gli MTM. I reparti navali erano di stanza a Genova (Comando Tirreno) insieme agli "uomini Gamma" (sommozzatori), mentre la 1ª e 2ª squadriglia MAS erano di stanza a La Spezia.

Il "Comando Tirreno" alla fine della guerra prese contatti con il locale CLN, prendendo efficaci contromisure a contrasto dell'opera dei guastatori tedeschi che intendevano far saltare in aria le installazioni portuali. I sommozzatori del reparto disarmarono le 80 cariche di demolizione predisposte dai germanici e autoaffondarono le loro unità MAS e VAS e si consegnarono ai partigiani.[102]

Struttura della Xª

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Arruolamenti a La Spezia nel 1944

Comando

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  • Comando Xª MAS (C.F. Junio Valerio Borghese)
    • Ufficio Stampa e propaganda (S.T.V. Pasca Piredda[103])[N 2]
    • Servizio Ausiliario Femminile (SAF) (Vol. Fede Arnaud Pocek)[N 3]
    • Servizio Amministrativo (T.Col. Ivan Tiana)
    • Servizio Sanitario
    • Servizio Approvvigionamento (Cap. Guido dl Giudice)
    • Servizio Genio Armi navali (Col. Mantovani)
    • Servizio Armamenti (C.C. Mario Masciulli)
    • Servizio Motorizzazione (Magg. Angelo Antico[N 4])
    • Servizio Radiotelegrafia (T.Col. Pietro Rosselli)
    • Servizio Informazioni (Cap. Renato Carnevale)[N 5]
    • Ufficio Giustizia e Disciplina (T.Col. Ivan Tiana)
    • Ufficio Assistenza (Vol. Luigia Maresca Bardelli)
    • Ufficio Personale (T.V. Mario Ducci)

Divisione fanteria di marina Xª

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Reparti di mare

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  • Squadriglia MAS "Comandante Castagnacci" (T.V. Spartaco Freschi)[N 40]
  • Reparto mezzi d'assalto di superficie "Medaglia d'Oro Moccagatta", su:
    • Comando e reparto comando (C.C. Mario Arillo)
    • Gruppo "Medaglia d'Oro Todaro" (Scuola mezzi d'assalto di superficie) (T.V. Domenico Mataluno)[N 41]
    • Base operativa di collegamento (T.V. Gustavo Fracassini)[N 42]
    • Base operativa sud (T.V. Domenico Mataluno)[N 43]
    • Base operativa ovest (Cap. G.N. Umberto Andreoli di Sovico)[N 44]
    • Base operativa est (S.T.V. Sergio Nesi)[N 45]
  • Reparto mezzi d'assalto subacquei (C.C. Alfieri Uxa), su:

Le riviste

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La prima rivista[105] pubblicata dalla Xª MAS fu l'effimera "Xª per l'Onore", uscita in un solo numero di due pagine il 20 febbraio 1944, seguita poco dopo da "La Cambusa", nata presso la caserma di Muggiano alla Spezia, il cui primo numero, di sole 4 pagine, venne pubblicato il 15 maggio 1944. Dopo i danni subiti delle installazioni di La Spezia a causa dei bombardamenti alleati il Comando della Xª fu trasferito a Milano in Piazza Fiume e con esso anche l'ufficio stampa e propaganda. Il distaccamento milanese era all'epoca comandato dal capitano Gennaro Riccio. Si occupò della rivista la volontaria Pasca Piredda, affiancata da diversi corrispondenti di guerra come Ugo Franzolin. Presto nacquero problemi con l'ufficio stampa tedesco del tenente Schaffer che pretese di imporre la censura ma la Decima, forte degli accordi direttamente intercorsi con il comandante tedesco Berninghaus riuscì ad evitare ogni ingerenza. Il 9 dicembre 1944 Pasca Piredda ebbe un grave incidente stradale che la costrinse a una lunga degenza. Nel frattempo il suo ufficio fu affidato al tenente di vascello Mario Ducci e in seguito al giornalista Bruno Spampanato. La frequenza, che doveva essere settimanale, fu in realtà abbastanza irregolare (l'ottavo numero uscì solo il 10 ottobre 1944) ma aumentò nel tempo il numero delle pagine, che negli ultimi numeri arrivò a 16, comprese le due di copertina a colori.

Nel gennaio 1945 "La Cambusa" venne sostituita da "L'Orizzonte" il cui primo numero (20 gennaio 1945), con 12 pagine compreso un inserto fotografico a colori, attirò le ire del Ministero della cultura popolare che a causa della carenza di carta aveva autorizzato una pubblicazione di solo 10 pagine e ordinò che dal secondo numero il numero di pagine fosse ridotto a 6. Ordine disatteso, tanto che sia il secondo numero (5 febbraio 1945) che il terzo ed ultimo numero (12 febbraio 1945) uscirono su 8 pagine, venendo distribuiti per le strade e in alcune edicole presidiate da militi della Xª MAS. "L'Orizzonte", sottotitolato "Settimanale di Attualità", assunse rispetto alla precedente rivista un taglio più politico affrontando argomenti che precedentemente erano stati lasciati ai margini. La questione dell'antisemitismo fu affrontata dall'Ispettore generale per la razza Giovanni Preziosi, che iniziò a scrivere articoli fortemente antisemiti, in cui propugnava la teoria del complotto giudaico: "È storicamente dimostrato che l'attuale guerra fu voluta, attuata e preparata dal giudaismo, che ha avuto come strumento principale la massoneria..."

Numerose furono anche le riviste pubblicate dai singoli reparti della Xª, tra cui "Cose Nostre" del Servizio Ausiliario Femminile, "Xª Barbarigo" dell'omonimo battaglione, "Franchigia" del Battaglione Nuotatori Paracadusti e "Il Risoluto" del Battaglione "Risoluti" di Genova[106]

Decorazioni

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Un totale di almeno 466 militi della Xª Flottiglia MAS della Marina Repubblicana furono insigniti di decorazioni al Valore Militare della Repubblica Sociale Italiana[N 52]. Tra di loro:

  4 Medaglie d'oro al valor militare[107][108] (tutte concesse alla memoria)[N 53]
* Guardiamarina Alessandro Tognoloni[N 54], Battaglione "Barbarigo", Cisterna di Latina 24/5/1944[N 55]
* Sottotenente Alfonso Guadagni, Battaglione "N.P" e Servizio Informazioni Xª MAS, Nisida 14/6/1944
* Sottotenente di Vascello Leone Bognani, Gruppo Medaglia d'Oro Todaro, Cerignale 28/6/1944
* Maggiore Genio Navale Umberto Bardelli, Battaglione "Barbarigo", Ozegna 8/7/1944[N 56]
Al momento della resa della RSI erano ancora al vaglio della commissione di assegnazione altre quattro proposte, ossia:
* S c. Sergio Denti, Reparto Mezzi d'Assalto di Superficie, Mare Tirreno 1944-1945 (vivente)
* Marò Giorgio Agostini, Battaglione "Sagittario", Casali Nenzi 25/12/1944 (alla memoria)
* Marò Eugenio Bampi, Battaglione "Fulmine", Tarnova della Selva 18/1/1945 (alla memoria)
* S.Ten. Giovanni Biggio, Distaccamento "Umberto Cumero", Sommariva Perno 14/4/1945 (alla memoria)[N 57]
  96 Medaglie d'argento al valor militare
  122 Medaglie di bronzo al valor militare
  245 Croci di guerra al valore militare
A cui si aggiungono 122 encomi solenni, sempre concessi dalla RSI.

Riferimenti postali storici

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Al Comando X Flottiglia Mas venne assegnata[109]: Fp. 80015 (dal 4.5.1944) e la Fp 81200 (dal 5.3.1945); a La Spezia PdC.781; a Milano PdC.795; a Lonato (BS) PdC.755.

Note
  1. ^ Il ridondante ordinale "ª" apposto al numero romano (già di per sé ordinale nell'uso militare italiano), pur essendo un errore, era nondimeno ufficialmente parte del nome del reparto fin dalla sua costituzione.
  2. ^ L'Ufficio Stampa e Propaganda fu costituito alla Spezia il 9 settembre 1943 e disciolto a Milano il 26 aprile 1945, e strutturato come segue:
  3. ^ Costituito a Roma nel 1944 come centro assistenza per i feriti in afflusso dal fronte di Nettunia, venne successivamente trasferito a La Spezia e poi a Sulzano per un corso d'addestramento. Un secondo corso venne tenuto a Grandola, ed un terzo a Col di Luna.
  4. ^ Ufficiale della Guardia Nazionale Repubblicana
  5. ^ Successivamente agli ordini del Ten. Umberto Bertozzi
  6. ^ Successivamente agli ordini del Gen. Giuseppe Corrado, dell'Esercito Nazionale Repubblicano. Formata a La Spezia il 1º maggio 1944
  7. ^ Il nome del reparto cadde rapidamente in disuso dopo il rientro della 3ª Divisione fanteria di marina "San Marco" dell'Esercito Nazionale Repubblicano dall'addestramento in Germania (Luglio 1944). Il comando del reggimento svolse funzioni puramente amministrative, senza alcun concreto impiego tattico, e dall'11 febbraio 1945 fu riorganizzato nel 1º Gruppo di Combattimento, assorbendo elementi delle unità di artiglieria e di supporto divisionali
  8. ^ Successivamente agli ordini del Cap. Giuseppe Valluri, T.V. Alberto Marchesi e T.V. Guido Cencetti. Costituito nel novembre 1943, si distinse in combattimento sul fronte di Nettunia e nella difesa di Roma. Partecipò successivamente ai combattimenti contro i partigiani jugoslavi nelle zone del Bosco di Cansiglio, nel Goriziano e nella Selva di Tarnova. Dall'11 febbraio 1945 venne inquadrato nel 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • Plotone Arditi Esploratori
    • 1ª Compagnia "Decima" (poi "Bardelli")
    • 2ª Compagnia "Scirè"
    • 3ª Compagnia "Iride"
    • 4ª Compagnia "Tarigo" (poi "San Giorgio")
    • 5ª Compagnia Cannoni (65/17)
    • Compagnia Volontari "L'Ultima"
  9. ^ Successivamente agli ordini del Cap. Dante Stripoli. Costituito a La Spezia il 12 marzo 1944 . Operò in funzione antipartigiana in Garfagnana, Lunigiana e Piemonte, prima di essere trasferito al fronte sulla linea del Senio. Dall'11 febbraio 1945 venne inquadrato nel 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia
    • 2ª Compagnia
    • 3ª Compagnia
    • 4ª Compagnia
    • 5ª Compagnia Cannoni
  10. ^ Costituito a La Spezia il 27 ottobre 1943. Inizialmente suddiviso in distaccamenti (1ª Cp. a difesa del Ministero della Marina a Montecchio Maggiore, 4ª Cp. in Val d'Intelvi, Cp."Ceccacci" a Treviso per addestramento sabotatori, Compagnia comando ad Asiago) partecipò successivamente ad azioni antipartigiane in Piemonte ed ai combattimenti contro i partigiani jugoslavi in Friuli e Venezia Giulia. Dall'11 febbraio 1945 venne inquadrato nel 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia
    • 2ª Compagnia
    • 3ª Compagnia
    • 4ª Compagnia NESGAP (Nuotatori Esploratori Sabotatori Guastatori Arditi Paracadutisti) "Ceccacci"
  11. ^ Il nome del reparto cadde rapidamente in disuso dopo la costituzione del Bn.autonomo "Scirè". Il comando del reggimento svolse funzioni puramente amministrative, senza alcun concreto impiego tattico, e dall'11 febbraio 1945 fu riorganizzato nel 2º Gruppo di Combattimento, assorbendo elementi delle unità di artiglieria e di supporto divisionali
  12. ^ Successivamente agli ordini del T.V. Giuseppe Orrù e del T.V. Elio Bini. Costituito a La Spezia nel marzo 1944. Operò in funzione antipartigiana in Valle d'Aosta, Piemonte, Veneto e Friuli, distinguendosi in combattimento contro i partigiani jugoslavi nella Battaglia di Tarnova. Dall'11 febbraio 1945 venne inquadrato nel 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia Bersaglieri Ciclisti
    • 2ª Compagnia Volontari Ciclisti
    • 3ª (poi 4ª) Compagnia Armi d'Accompagnamento
    • 3ª Compagnia "Volontari di Francia" (dal 27 ottobre 1944)
  13. ^ Costituito a Pavia il 29 Settembre 1943 con personale brevettato alla Scuola Guastatori del Genio di Banne. Il reparto si aggregò alla Xª nel marzo 1944, partecipando con il resto della divisione ai rastrellamenti nella zona di Ivrea per poi trasferirsi in Friuli nel goriziano e nella Val Meduna, distinguendosi in combattimento contro le formazioni jugoslave. Dall'11 febbraio 1945 venne inquadrato nel 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia "Aquila"
    • 2ª Compagnia "Uragano"
    • 3ª Compagnia Armi d'Accompagnamento
    • 4ª Compagnia "Serenissima"
  14. ^ Costituito a La Spezia nell'aprile 1944 a partire dalla disciolta Compagnia autonoma "Mai Morti". Partecipò ai grandi rastrellamenti antipartigiani in Piemonte per poi trasferirsi in Friuli contro i partigiani jugoslavi nella zona di Salcano, distinguendosi nei combattimenti di Casali Nenzi. Dall'11 febbraio 1945 venne inquadrato nel 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia
    • 2ª Compagnia
    • 3ª Compagnia
    • 4ª Compagnia Mortai
  15. ^ Costituito a partire dal febbraio 1944 a La Spezia . Il comando del reggimento svolse funzioni puramente amministrative, senza alcun concreto impiego tattico, e dall'11 febbraio 1945 le sue unità operative vennero assorbite nel 1° e nel 2º Gruppo di Combattimento.
  16. ^ Successivamente agli ordini del T.V.Luigi D'Angelo. Formato a La Spezia nel marzo 1944, dall'11 febbraio 1945 venne inquadrato nel 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". Il gruppo era strutturato come segue:
    • Comando e Batteria Comando
    • 1ª Batteria
    • 2ª Batteria
    • 3ª Batteria
  17. ^ Costituito a La Spezia nel marzo 1944. Il gruppo operò in supporto alle unità della Divisione contro gli jugoslavi e 11 febbraio 1945 venne inquadrato nel 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". La denominazione del reparto era un refuso entrato nell'uso consolidato, così come il ridondante ordinale "ª" della sigla "Xª": il nome corretto dovrebbe essere "di Giussano" e non "da Giussano". Il gruppo era strutturato come segue:
    • Comando e Batteria Comando
    • 4ª Batteria
    • 5ª Batteria
    • 6ª Batteria
  18. ^ Successivamente agli ordini del T.V. Luigi D'Angelo e del Cap. Gaspare Pietrancosta. Formato a La Spezia nel marzo 1944. Il gruppo partecipò ai combattimenti sul fronte di Nettunia in supporto al Battaglione "Barbarigo". Sciolto nel giugno 1944, venne ricostituito come Gruppo artiglieria da montagna, operando nel settore Veneto e Friulano ma senza mai raggiungere gli organici previsti. Era strutturato (Aprile-Giugno 1944) come segue:
    • Comando
    • 1ª Batteria "Speranza" (75/27)
    • 2ª Batteria "Fulmine" (105/28)
    Da Agosto 1944:
    • Comando e batteria comando
    • 7ª Batteria (75/13)
    • 8ª Batteria (75/13)
    • 9ª Batteria (75/13)
  19. ^ Parte del 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima".
  20. ^ Formato a La Spezia nel febbraio 1944 nel quadro della costituzione delle unità di supporto divisionali. Sostenne le attività dei reparti da combattimento contro i partigiani jugoslavi, ed entrò successivamente a far parte del 1º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia
    • 2ª Compagnia
    • 3ª Compagnia
  21. ^ Successivamente agli ordini del C.C. Raffaello Allegri. Intitolato alla memoria della Medaglia d'Oro C.C. Curzio Castagnaggi, comandante della XIX Flottiglia MAS nel Mar Nero e poi della 5ª Flottiglia Motosiluranti in Sicilia. Costituito nel marzo 1944, inizialmente come unità di guarnigione a protezione degli enti territoriali della Marina Repubblicana dislocati sul Lago Maggiore. Operò in funzione antipartigiana in Val d'Ossola e Valle Strona, per poi venire assorbito nella "Divisione Decima" come Battaglione complementi. Entrò successivamente a far parte del 2º Gruppo di Combattimento della "Divisione Decima". Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia (da settembre 1944)
    • 2ª Compagnia
    • 3ª Compagnia
  22. ^ Costituito a La Spezia nel febbraio 1944, operò nell'addestramento del personale dei reparti speciali della Divisione prima al Lido di Camaiore, poi a Piacenza ed a Portese sul Garda.
  23. ^ Costituito nel giugno 1944 a Bordeaux (Francia) con personale in esubero di Betasom. Rientrò in Italia nell'agosto 1944.
  24. ^ Costituito a Montecchio Maggiore nel gennaio 1945, con elementi provenienti dal Battaglione "Risoluti", operò come guarnigione delle locali sedi comando della Marina Nazionale Repubblicana.
  25. ^ Costituito a Genova nel marzo 1944, rimase fino alla fine inquadrato da soli sottufficiali con l'eccezione dell'ufficiale medico e di due tenenti dell'Esercito. Fornì personale ai battaglioni "Lupo", "Barbarigo" e "Pegaso" ed al Distaccamento "Milano". Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia Costiera
    • 2ª Compagnia Costiera
    • 3ª Compagnia Costiera
    • 4ª Compagnia Costiera
    • 5ª Compagnia Costiera
    • Batteria Costiera di Sampierdarena
    • Batteria Costiera di Sanremo
    • Batteria Costiera di Sturla (Genova)
  26. ^ Costituito a Trieste nel dicembre 1944, rimanendo sempre parte della guarnigione della città. Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Plotone Comando
    • 1ª Compagnia
    • 2ª Compagnia
    • 3ª Compagnia
  27. ^ Costituito ad Arona nel maggio 1944 con personale ex-sommergibilista a difesa della Scuola Mezzi d'Assalto di Superficie di Sesto Calende. Il battaglione era strutturato come segue:
    • Comando e Compagnia Comando
    • 1ª Compagnia
    • 2ª Compagnia
    • 3ª Compagnia
  28. ^ Successivamente agli ordini del C.C. Tito Burattini e del C.C. Orazio Infascelli. Costituito a Venezia nel febbraio 1944, con compiti di guarnigione. Una compagnia fu distaccata in supporto del battaglione "Valanga" in Val Meduna e nella Selva di Tarnova.
  29. ^ Costituito a Montorfano nel maggio 1944 come unità di copertura per l'addestramento di sabotatori ed informatori.
  30. ^ Intitolato in memoria del Marò Scelto Umberto Cumero del B,. "Scirè", ucciso il 14 ottobre 1944 a Torino. Costituito a Torino nel marzo 1944, a difesa degli stabilimenti FIAT.
  31. ^ Costituito a Milano nel giugno 1944 sulla forza di una Compagnia con compiti di guarnigione, poi adibito alla difesa del comando della Xª in Piazza Fiume e rinforzato con una compagnia del Battaglione "Risoluti" e la disciolta Compagnia operativa "O".
  32. ^ Successivamente agli ordini del tenente Alessandro Pocek e del T.V. Mario Succi. Costituito a Roma nel 1944 per compiti amministrativi, servì da comando tappa per il Battaglione "Barbarigo" e da centro reclutamento.
  33. ^ Costituito a Torino nel giugno 1944 sulla forza di una Compagnia con compiti di guarnigione, assorbì successivamente il distaccamento "Umberto Cumero" ed altre unità fino ad assumere la consistenza di un Battaglione.
  34. ^ Costituita a Ravenna il 1º dicembre 1944, servì come guarnigione dell'isola di Cherso.
  35. ^ Costituita a Fiume nel maggio 1944 con compiti di guarnigione.
  36. ^ Costituita a Trieste nell'ottobre 1943, venne successivamente trasferita a Novara e poi sciolta a La Spezia per motivi disciplinari.
  37. ^ Costituita a La Spezia nel luglio 1944 a difesa del comando della Xª. Quando il comando si trasferì a Milano, venne assorbita dal locale Distaccamento.
  38. ^ Costituita a Pola con personale in esubero della 3ª Divisione fanteria di marina "San Marco" della RSI per la protezione della locale Base Sommergibili CB.
  39. ^ Costituito a Gavirate nel febbraio 1945, servì inizialmente a difesa dello Stato Maggiore della Marina Repubblicana a Lonato e poi a difesa del comando della Xª a Milano.
  40. ^ Successivamente agli ordini del C.C. Cesare Biffignandi, T.V. Alberto Stefani, T.V. Giorgio Omodeo Salè e T.V. Michele Leo. Costituita a Lerici nel gennaio 1944 a partire da natanti di recupero della locale Sezione MAS. Operò successivamente da Porto Santo Stefano, Bocca d'Arno, nuovamente Lerici ed infine Sanremo.
  41. ^ Successivamente agli ordini del T.V. Ongarillo Ungarelli e del Cap. G.N. Umberto Andreoli di Sovico. Era il nucleo formativo della Xª MAS della RSI, formato dagli elementi originari dei mezzi d'assalto della Xª MAS della Regia Marina che non si sbandarono dopo l'8 settembre 1943. Originariamente a La Spezia, si trasferì a Sesto Calende.
  42. ^ Successivamente agli ordini del T.V. Mario Rossetto. Costituita a La Spezia nel gennaio 1944, operò nel trasporto e recupero degli informatori dietro le linee Alleate.
  43. ^ Successivamente agli ordini del T.V. Gustavo Fracassini e del T.V. Sergio Nesi. Costituita nel gennaio 1944, basata inizialmente a Terracina e Fiumicino, poi trasferita a Marina di Pisa. Disattivata nell'agosto 1944.
  44. ^ Successivamente agli ordini del T.V. Gustavo Fracassini e del T.V. Pier Paolo Magretti. Costituita il 17 agosto 1944. Basata a Villefranche-sur-Mer (Francia) poi a Sanremo.
  45. ^ Successivamente agli ordini del S.T.V. Mario Cavallo. Formata il 5 febbraio 1945. Operativa dall'isola di Brioni, sulle coste dell'Istria.
  46. ^ Costituita nel Gennaio 1944. Basata inizialmente a Portofino e successivamente trasferita a Portorose (Istria).
  47. ^ Costituito a La Spezia nel dicembre 1943 per operare sui mezzi d'assalto subacquei SLC e SSB, non ebbe impiego operativo per la mancanza di mezzi avvicinatori.
  48. ^ Successivamente agli ordini del T.V. Luigi Ferraro. Costituito a La Spezia il 15 settembre 1943 per inquadrava i nuotatori d'assalto "Gamma" (G = Guastatori) della Xª. Inizialmente basata a La Spezia, venne successivamente trasferita a Valdagno.
  49. ^ Costituito a Genova nel novembre 1943, avrebbe dovuto fornire l'equipaggio ed il supporto al sommergibile Aradam, recuperato dall'autoaffondamento, i cui lavori di riparazione e trasformazione in sommergibile avvicinatore per gli SLC e SSB non vennero mai ultimati. Il Gruppo venne sciolto nel settembre 1944, dopo l'affondamento del sommergibile ancora in allestimento nel corso di un bombardamento
  50. ^ Basata a La Spezia, inquadrava i sommergibili tascabili Classe CA CA.1, CA.3 e CA.4, recuperati dall'autoaffondamento. Non ebbe impiego operativo, sciolta nel maggio 1944
  51. ^ Basata a Pola, la squadriglia inquadrava il sommergibile tascabile CM.1 ed il pari classe CM.2 (mai ultimato), ed i sommergibili tascabili Classe CB (da CB.13 a CB.26, gli ultimi cinque mai completati o collaudati). Svolse una limitata attività addestrativa e di trasporto informatori.
  52. ^ La Repubblica Italiana non riconosce i conferimenti di medaglie, decorazioni ed onorificenze concessi dalla Repubblica Sociale Italiana.
  53. ^ La Medaglia d'Oro al Valor Militare della R.S.I. poteva essere concessa, da regolamento, solo alla memoria. Vedi Acta della Fondazione della R.S.I. - Istituto Storico N.23, pag.8
  54. ^ La MOVM fu concessa alla memoria, ignorando che il GM Tognoloni, prigioniero degli americani, era in realtà sopravvissuto alle gravissime ferite riportate.
  55. ^ Motivazione della medaglia: Ufficiale Comandante di Plotone Fucilieri inviato in rinforzo a reparto duramente provato, riusciva con i propri uomini a contenere per molte ore la straripante pressione avversaria. Invitato dai superiori a ritirare il Plotone ormai duramente provato, insisteva nel condurlo ancora una volta al contrattacco. Ferito,a chi tentava di porgergli di aiuto, ordinava di non pensare a lui. Trascinatosi nelle linee italiane e vista la situazione ormai insostenibile, dopo avere con grande freddezza dato ai pochi superstiti le disposizioni per il ripiegamento ed essersi assicurato che il movimento si effettuava con il salvataggio di tutte le armi, si scagliava contro il nemico irrompente con la pistola in pugno e lanciando le ultime bombe a mano, fin quando veniva travolto dalle forze corazzate nemiche avanzanti. Meraviglioso esempio di cosciente, eroico sacrificio per l'onore e la grandezza della Patria. Fronte di Cisterna, 23 maggio 1944.
  56. ^ Motivazione della medaglia: Ufficiale superiore di belle qualità e di provata esperienza, sorretto da uno slancio e da una fede senza limiti, tre volte decorato al valore; primo comandante del Barbarigo, che per sua travolgente iniziativa per primo si allineò con gli alleati germanici sulla testa di ponte di Nettuno, si recava volontariamente e coscientemente con le esigue forze in una zona notoriamente infestata da bande ribelli. Giunto nella piazzetta del paese di Ozegna cercò di esercitare opera di persuasione sugli sbandati deprecando la lotta fratricida voluta e sovvenzionata dall'oro dei nemici della Patria. Circondato a tradimento insieme ai suoi pochi uomini da forze preponderanti che gli intimavano la resa rispondeva con un netto rifiuto e fatto segno a violentissimo fuoco di armi automatiche postate agli sbocchi delle vie di accesso alla piazza si batteva con leonino furore incitando continuamente i pochi uomini di cui disponeva. Colpito una prima volta al braccio continuava a sparare con una mano sola, colpito una seconda volta ad una gamba continuava a far fuoco sino all'esaurimento delle munizioni. Nuovamente colpito cadeva falciato da una raffica al petto con il nome d'Italia sulle labbra. Fulgido esempio di eroismo, di altissimo senso dell'onore, di attaccamento al dovere e di dedizione completa alla Patria adorata. Ozegna, 8 luglio 1944.
  57. ^ In realtà il S.Ten Biggio, gravemente ferito, era stato catturato dai partigiani. Venne fucilato una settimana dopo la fine della guerra a Roreto di Cherasco, il 10/5/1945)
Fonti
  1. ^ Cfr. a p. 67 in Antonio Pietra, Guerriglia e contro guerriglia: un bilancio militare della Resistenza, 1943-1945. Valdagno, G. Rossato, 1997.
  2. ^ Cos’è la X Mas e qual è il suo significato, su forzeitaliane.it.
  3. ^ Giorgio Bocca, Storia dell'Italia partigiana, p. 478.
  4. ^ a b c d Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Mursia, Milano.
  5. ^ a b c Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, CED, 1967.
  6. ^ Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, CED, 1964 et. al.
  7. ^ De Gasperi: anche quelli di Salo' difendevano Trieste - Corriere della Sera 11 ottobre 1996, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 19-08-2008.
  8. ^ G. Bocca, Storia dell'Italia partigiana, p. 479-480.
  9. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 198.
  10. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 151.
  11. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 158.
  12. ^ a b Giampaolo Pansa, Il gladio e l'alloro, Le Scie, Mondadori editore, Milano, 1991, pag 186.
  13. ^ Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag 153-157.
  14. ^ Sole De Felice, "La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia 1943-1945", Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2003, pag.53, Relazione giurata del capitano di vascello Agostino Calosi responsabile dell´Ufficio Informazioni della Regia Marina del Sud nel corso del processo tenuto contro Borghese il 24 novembre 1948 "nel caso specifico della X Flottiglia Mas debbo dire che a questo comando non arrivarono mai ordini precisi, benché dallo stesso sollecitati anche telefonicamente".
  15. ^ a b Silvio Bertoldi, Salò vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, BUR, 2005, pag. 156.
  16. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 160: "I tedeschi fecero numerosi tentativi di penetrare nella caserma della Xª Mas, ma, come scrisse Borghese, Li respingemmo tutti malgrado l'enorme sproporzione di forze. Nessuno ne ha mai dubitato e, anzi la fermezza dimostrata dalla flottiglia nella circostanza è stata spesso presa ad esempio di ciò che sarebbe stato possibile fare in quei giorni difficili se si fosse potuto contare su unità altrettanto motivate".
  17. ^ Lazzero 1984, p. 13.
  18. ^ Lazzero 1984, p. 13.
  19. ^ a b Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 161.
  20. ^ Lazzero 1984, p. 15.
  21. ^ Lazzero 1984, p. 16.
  22. ^ Lazzero 1984, pp. 16-7.
  23. ^ Dizionario Biografico Uomini della Marina Militare pagine 85-86-87
  24. ^ Lazzero 1984, pp. 18-9.
  25. ^ Dichiarazione scritta di Wolff all'autore, in Lazzero 1984, p. 19.
  26. ^ Dichiarazione scritta di Wolff all'autore, in Lazzero 1984, p. 20.
  27. ^ Lazzero 1984, p. 20.
  28. ^ Giorgio Pisanò, op. cit. «Chi vuole rimanere con me a difendere la Flottiglia, resti. Io non me ne vado. Ma chi di voi ha motivi validi per cercare di raggiungere le famiglie me lo dica. Sarà posto in licenza immediata, salvo il richiamo che farò non appena le circostanze lo permetteranno».
  29. ^ G. Bonvicini, op. cit., pag. 79. Quindici ufficiali chiesero ed ottennero da Borghese regolare foglio di congedo per non dover partecipare ai rastrellamenti antipartigiani.
  30. ^ Emanuele Mastrangelo, I disertori nella RSI, su Il Secondo Risorgimento, III/2004.
  31. ^ Un estratto dal libro di Aurelio Lepre, La storia della Repubblica di Mussolini. Salò: il tempo dell'odio e della violenza, Mondadori, 1999, ISBN 88-04-48141-2.
  32. ^ Intervista a Piero Vivarelli.
  33. ^ Sergio Nesi, Decima Flottiglia nostra..., Mursia, Milano, 1986, pag. 59.
  34. ^ Andrea Lombardi, Il comandante Bardelli, Effepi edizioni, Genova, 2005, pag. 24.
  35. ^ Carlo Cocut, Forze armate della R.S.I. sulla Linea Gotica, Marvia edizioni, Milano, 2011, pag. 255.
  36. ^ Paolo Senise, Lo sbarco ad Anzio e Nettuno - 22 gennaio 1944, Milano, Mursia, 1994, p. 72, ISBN 978-88-4251-621-7..
    «I giornali fascisti che si stampavano a Roma riportavano le cronache di guerra dal fronte di Nettuno»
  37. ^ Carlo Chevallard, Diario 1942-1945: cronache del tempo di guerra, a cura di Riccardo Marchis, BLU Edizioni, 2005, p. 252.
    «La nostra radio ha parlato ieri di un'offensiva sul fronte di Nettuno.»
  38. ^ Giuseppe Rocco, L'organizzazione militare della RSI sul finire della Seconda guerra mondiale, GRECO & GRECO Editori, 1998, p. 46.
  39. ^ Pier Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia, p. 113.
  40. ^ Nino Arena, Storia delle Forze Armate della RSI, vol. 3.
  41. ^ Fulvio Molinari, Istria contesa. La guerra, le foibe, l'esodo, Milano, Mursia, 1996, pp. 65-66, ISBN 9788842555445.
  42. ^ Aga Rossi, Bradley Smith. Operazione Sunrise, Mondadori; Pier Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia.
  43. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 180"La graduale avanzata dei comunisti di Tito in Istria spiega perché, a un certo punto, Borghese fece delle aperture agli Alleati, in particolare alla marina italiana del Sud..".
  44. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pagg. 182-183:"Il SIS, guidato dal capitano di vascello Agostino Calosi, aveva ricevuto istruzioni precise dall'ammiraglio De Courten, divenuto capo di stato maggiore della marina. L'idea era quella di sbarcare in Istria senza avvalersi dell'aiuto degli Alleati, in modo da non turbare i rapporti con Tito".
  45. ^ Jack Greene e Alessandro Massignani, Il principe nero, Junio Valerio Borghese e la Xª MAS, Oscar Mondadori, 2008, pag. 180"In ogni caso, gli Alleati respinsero queste avance, forse con una certa avventatezza"".
  46. ^ Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, pag. 403, Lo Scarabeo, Bologna, 2004 "Roosevelt e Eisenhower non volevano rompere assolutamente con "l'amico Stalin" di cui avevano massima stima e inoltre non si potevano buttare all'aria gli accordi di Yalta".
  47. ^ "Marzo '44: dopo l'assalto al treno l'eccidio di Valmozzola Stazione", articolo della Gazzetta di Parma. https://www.gazzettadiparma.it/news/provincia/68218/Marzo--44--dopo-l.html
  48. ^ Massimiliano Capra Casadio, La Decima Mas di Junio Valerio Borghese, i comandi tedeschi e le formazioni partigiane (PDF), in I sentieri della ricerca, vol. 5, Centro Studi Piero Ginocchi, Giugno 2007, pp. 61-94, ISSN 1826-7920 (WC · ACNP) (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2019).
  49. ^ ibidem; nonché Pisanò, op. cit.
  50. ^ targa commemorativa sul posto.
  51. ^ a b Sergio Nesi, Ozegna, 8 luglio 1944, Lo Scarabeo, Bologna, 2008.
  52. ^ Mario Bordogna, Junio Valerio Borghese e la Xª Flottiglia MAS, Mursia, Milano, 2007.
  53. ^ Circa le catture o - secondo il gergo militare di allora "prelevamenti" di militari in libera uscita o in licenza - si veda Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, cit., voll. I e II, in particolare riguardo alle disposizioni del gen. Farina in materia di sicurezza dei militari in libera uscita.
  54. ^ Ricciotti Lazzero, "La Decima MAS", pagg. 95-96, Garzanti, Milano, 1984.
  55. ^ Ferruccio Nazionale "Carmela".
  56. ^ Itinerari della memoria Archiviato il 19 novembre 2007 in Internet Archive., dal sito ANPI di Ivrea.
  57. ^ Articolo del settimanale Panorama sul libro "Guerra civile 1943-1945-1948. Una storia fotografica" Archiviato il 26 marzo 2009 in Internet Archive., di Chessa Pasquale.
  58. ^ Eventi - I fatti di Valmozzola del marzo 1944.
  59. ^ A proposito di Decima Mas, dal sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
  60. ^ La battaglia e la strage di Forno, dal sito resistenzatoscana.it.
  61. ^ Ricciotti Lazzero, "La Decima MAS", pagg. 104-105, Garzanti, Milano, 1984.
  62. ^ Strage di Borgo Ticino, dal sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
  63. ^ a b L'eccidio di Borgo Ticino (NO) Archiviato il 13 maggio 2008 in Internet Archive., dal sito dell'ANPI.
  64. ^ Strage di Guadine (MS), su digilander.libero.it. URL consultato il 20 ottobre 2024.
  65. ^ Strage di Guadine (MS), dal sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
  66. ^ Le stragi di civili in Toscana (aprile-settembre 1944) Archiviato il 1º maggio 2008 in Internet Archive., dal sito Centro studi della Resistenza.
  67. ^ L'eccidio di Castelletto Ticino (NO) Archiviato il 2 luglio 2007 in Internet Archive., dal sito dell'ANPI.
  68. ^ Secondo altre fonti, si trattava di cinque detenuti per reati comuni, estranei alla Resistenza. Vedi http://digilander.iol.it/ladecimamas/stragi4.htm
  69. ^ Strage di Castelletto Ticino Archiviato il 10 maggio 2006 in Internet Archive. riporta estratti di un rapporto dell'ufficiale della Decima coinvolto e l'intero rapporto di un testimone partigiano.
  70. ^ L'eccidio di Crocetta del Montello (TV), dal sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
  71. ^ L'eccidio di Crocetta del Montello (TV), dal vecchio sito web dell'ANPI
  72. ^ Crocetta del Montello ricorda il sacrificio di Ettore Buggio (PDF), su ultimacrociata.it. URL consultato il 29 ottobre 2024.
  73. ^ Antonio Serena, I fantasmi del Cansiglio, Mursia, Milano 2011, p. 86 sgg.
  74. ^ a b Le "imprese" della Decima MAS - Una carriera di furti e rapine Archiviato il 12 dicembre 2012 in Internet Archive., dal sito dell'ANPI.
  75. ^ Atti del processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949 ""La Corte, visti gli articoli...dichiara Junio Valerio Borghese, Ungarelli Ongarillo, Del Giudice Guido e Marinucci Filippo, colpevoli del reato di collaborazione militare. Esclusa per Valerio Borghese la partecipazione ai fatti di omicidio di Borgo Ticino, Castelletto Ticino, Crocetta di Montello, nonché a quello di saccheggio". Questi ultimi erano i fatti imputati per i crimini di guerra. "Condanna il Borghese a 12 anni di reclusione,[...]. Condonati: 9 anni a Junio Valerio Borghese".
  76. ^ Si veda l'estratto dall'elenco reperito nel 1994 presso la Procura Generale Militare in Italia per le sole posizioni che richiamano a militari della Decima Mas, riportato sul sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas.
  77. ^ Sergio Nesi, Decima flottiglia nostra..., Edizioni Mursia, Milano, 1986, pag. 303.
  78. ^ cfr. infra.
  79. ^ Cfr, National Archives and Recording administration, RG226 Records of OSS, faldoni vari; Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese, Lo Scarabeo, Bologna.
  80. ^ Sergio Nesi, ibidem.
  81. ^ Sergio Nesi, Decima flottiglia nostra..., Lo Scarabeo, Bologna, 2008.
  82. ^ Carlo Cucut, Le Forze Armate della RSI, Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica.
  83. ^ G. Bonvicini, Decima marinai! Decima Comandante! La fanteria di Marina 1943-1945, Milano, Mursia, 1998, pag. 183.
  84. ^ Lazzero 1984, p. 172
  85. ^ Lazzero 1984, p. 173
  86. ^ Giovanni Preziosi, Contro le potenze occulte, in "L'Orizzonte", anno I, numero 1, 29 gennaio 1945-XXIII, prima pagina riprodotta in Lazzero 1984, tavole fotografiche fuori testo. L'articolo inizia con le parole: «È storicamente dimostrato che l'attuale guerra fu voluta, preparata e scatenata dal giudaismo, che ha avuto come strumento principale la massoneria».
  87. ^ Bianco e nero a Roma, in "L'Orizzonte", anno I, numero 1, 29 gennaio 1945-XXIII, prima pagina riprodotta in Lazzero 1984, tavole fotografiche fuori testo. La vignetta raffigura una cerimonia matrimoniale fra un uomo di colore e una donna di carnagione chiara, entrambi dai tratti marcatamente caricaturali; la didascalia in calce recita: «Il sagrestano: - Scusate, Alì, da noi anello andare al dito, non al naso».
  88. ^ Editoriale non firmato, in "L'Orizzonte", anno I, numero 1, 29 gennaio 1945-XXIII, citato in Lazzero 1984, p. 176. Cfr. la prima pagina riprodotta ivi, tavole fotografiche fuori testo.
  89. ^ Lazzero 1984, p. 176
  90. ^ Lazzero 1984, p. 175. Nelle pagine successive Lazzero riferisce come "L'Orizzonte" si scontrò con l'opposizione del ministro Mezzasoma, che vietò l'uscita del terzo numero datato 12 febbraio 1945; il giornale uscì lo stesso nelle edicole del centro di Milano con la protezione armata di pattuglie della Decima, ma venne poi definitivamente soppresso da Graziani con l'avallo di Mussolini. Cfr. Lazzero 1984, pp. 179-95.
  91. ^ Pavone 2011, capitolo 7.
  92. ^ De Felice 1997, p. 131, citato in Lepre 1999, p. 173.
  93. ^ De Felice 1997, p. 496, citato in Lepre 1999, p. 173.
  94. ^ De Felice 1997, p. 499, citato in Lepre 1999, p. 174.
  95. ^ De Felice 1995, p. 128, citato in Lepre 1999, p. 174.
  96. ^ Mario Bordogna (a cura di), Junio Valerio Borghese e la X Flottiglia Mas. Dall'8 settembre 1943 al 26 aprile 1945, con note, riferimenti e documentazione storica, Mursia, Milano 1995, citato in Lepre 1999, p. 173.
  97. ^ Lepre 1999, p. 173.
  98. ^ Lepre 1999, pp. 174-5.
  99. ^ Lepre 1999, p. 175.
  100. ^ Lepre 1999, p. 176.
  101. ^ Franzinelli 2022, capitolo VII.
  102. ^ Anno VI - 1997, n° 5 - De Padova.
  103. ^ https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2010/01/28/ST7PO_ST701.html
  104. ^ http://xoomer.virgilio.it/ramius/Militaria/xmas_reparti_costituiti.html
  105. ^ Per informazioni su tutte le riviste della Xª MAS vedi https://www.ereticamente.net/2018/07/decima-flottiglia-m-a-s-propaganda-per-la-riscossa-xxii-parte-gianluca-padovan.html Archiviato il 19 settembre 2020 in Internet Archive.
  106. ^ Centro Studi Repubblica Sociale Italiana - L’ultimo fascismo raccontato dai giornali liguri, su www.centrorsi.it. URL consultato il 13 novembre 2022.
  107. ^ 79 - Albo d'Oro del valore Archiviato il 15 gennaio 2010 in Internet Archive..
  108. ^ Acta della Fondazione della R.S.I. - Istituto Storico N.106, pagg.8-9
  109. ^ La "Decima Flottiglia MAS", su xflottigliamas.it, xflottigliamas (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2010).

Bibliografia

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  • Sole De Felice, La Decima Flottiglia Mas e la Venezia Giulia 1943-1945, Ediz.Settimo Sigillo
  • Mimmo Franzinelli, Storia della Repubblica Sociale Italiana 1943-1945, Roma-Bari, Laterza, 2022 [2020], ISBN 9788858150191. (Versione ebook)
  • Ricciotti Lazzero, La Decima Mas, Milano, Rizzoli, 1984, ISBN 88-17-53414-5.
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  • R. Maculan, M. Gamberini, Battaglione Fulmine - X Flottiglia Mas, Menin Edizioni, Schio (Vi), 2009 ISBN 978-88-89275-11-5
  • Sergio Nesi, Decima flottiglia nostra..., Lo Scarabeo, Bologna, 2008
  • Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, Lo Scarabeo, Bologna, 2004
  • Sergio Nesi, Ozegna, 8 Luglio 1944, Lo Scarabeo, Bologna, 2008 ISBN 978-88-8478-116-1
  • Sergio Nesi, Rivisitando storie già note di una nota Flottiglia - parte seconda, Lo Scarabeo, Bologna, 2000
  • Claudio Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 2011 [1991], ISBN 9788833970134. (Versione ebook)
  • Beppe Pegolotti, Gli assaltatori della Xª Flottiglia MAS, Associazione Amici di Teseo Tesei, 2007, ISBN non esistente.
  • Marino Perissinotto, Duri a morire - storia del Battaglione Barbarigo, Ermanno Albertelli
  • Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, CDL Edizioni, Milano, 1994
  • Giorgio Pisanò, Storia della guerra civile in Italia, CDL Edizioni, Milano, 1994
  • Giuseppe Rocco, L'organizzazione militare della RSI sul finire della Seconda Guerra Mondiale, Greco & Greco Editori, Milano 1998
  • Federico Maistrello, La X Mas e l'Ufficio «I». Violenza tra le province di Treviso e Pordenone (1944-1945), ISTRESCO, 2018.

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