Decreto dell'Alhambra
Il decreto dell'Alhambra, noto anche come editto o decreto di Granada, fu un decreto emanato il 31 marzo 1492 dai re cattolici di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona, con il quale diventava obbligatoria l'espulsione delle comunità ebraiche dai regni spagnoli e dai loro possedimenti a partire dal 31 luglio di quello stesso anno. Pochi anni dopo un provvedimento di tal genere e dai medesimi effetti entrò in vigore anche nel regno portoghese con il sovrano Manuele I.
Decreto dell'Alhambra | |
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Terza ed ultima pagina dell'editto della versione conservata negli archivi della città di Avila, unica rimasta in forma manoscritta | |
Stato | |
Proponente | |
Promulgazione | 31 marzo 1492 |
Testo
modifica«[...] Nosotros ordenamos además en este edicto que los Judíos y Judías cualquiera edad que residan en nuestros dominios o territorios que partan con sus hijos e hijas, sirvientes y familiares pequeños o grandes de todas las edades al fin de Julio de este año y que no se atrevan a regresar a nuestras tierras y que no tomen un paso adelante a traspasar de la manera que si algún Judío que no acepte este edicto si acaso es encontrado en estos dominios o regresa será culpado a muerte y confiscación de sus bienes. [...]»
«[...] Inoltre ordiniamo in questo editto che ebrei ed ebree di qualsiasi età che risiedono nei nostri domini o territori partano con i loro figli e figlie, domestici e parenti di tutte le età alla fine di luglio di quest'anno e che non osino tornare alle nostre terre e non facciano un passo avanti per sconfinare nel modo che se un ebreo che non accetta questo editto viene trovato in questi domini o vi ritorni, sarà condannato a morte e alla confisca delle sue proprietà. [...]»
Contenuto
modificaA propiziare l'avallo del decreto da parte di Ferdinando II d'Aragona, fu il «crudele»[2] e «grottesco processo spettacolo»[3] relativo all'omicidio rituale del Santo Niño de La Guardia, un procedimento intentato e perseguito da Tomás de Torquemada, pochi mesi prima, fino al suo esito più estremo[2]. Pur decisivo, sarebbe esagerato attribuire al caso del martirio del Santo Niño un peso esclusivo nel determinare la decisione reale[2] benché non fosse l'unico caso in Spagna e nel resto d'Europa. Fu proprio Tomás de Torquemada, su incarico dei re, a stendere una versione preliminare dell'editto che fu loro presentata il 20 marzo 1492: questo scritto e la versione firmata solamente da Ferdinando furono ritrovati solo nel 1991[4].
L'editto rendeva obbligatoria la conversione degli ebrei alla religione cattolica, mentre disponeva l'espulsione per coloro che non si fossero convertiti. Il decreto andò ad incrementare le comunità ebraiche del Maghreb (soprattutto Marocco ed Algeria, e in misura minore anche quelle della Tunisia), dell'impero ottomano e delle regioni meridionali dell'Europa. Esistono due versioni dell'editto: una cosiddetta aragonese con il solo autografo del re Ferdinando[4][5] e una castigliana dove compaiono gli autografi di entrambi i re cattolici, pervenutaci in varie versioni riferite a differenti città[4]. L'editto è stato formalmente revocato il 6 dicembre 1968.
Note
modifica- ^ https://es.wikisource.org/wiki/Decreto_de_Granada
- ^ a b c Henry Charles Lea, A History of the Inquisition of Spain, Volume 1, Book 1: Origin and Establishment Chapter 3: The Jews and the Conversos, p. 134.
- ^ Spain: a history, a cura di Sir Raymond Carr, Oxford University Press, 2001, p. 113.
- ^ a b c (ES) Asunción Blasco Martínez, Razones y consecuencias de una decisión controvertida: la expulsión de los judíos de España en 1492 (PDF), su dialnet.unirioja.es. URL consultato il 3 agosto 2014.
- ^ Qui una scansione delle 6 pagine della copia manoscritta dell'originale rinvenuta nell'Archivio di Stato di Palermo.
Voci correlate
modificaAltri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- (ES) Fidel Fita, Edicto de los Reyes Católicos (31 marzo, 1492) desterrando de sus Estados á todos los judíos, su cervantesvirtual.com. URL consultato il 25 febbraio 2021.
- (ES, EN) Studio comparativo fra la versione aragonese e castigliana, su geocities.com. URL consultato il 25 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2008)..