Il deserto di Gibson è un'ecoregione dell'ecozona australasiana, definita dal WWF (codice ecoregione: AA1303), che ricopre una vasta area arida dello stato dell'Australia Occidentale in uno stato di conservazione quasi «incontaminato»[1]. Con una superficie di circa 155.000 km², è il quinto deserto più vasto dell'Australia, dopo il Gran Deserto Vittoria, il Gran Deserto Sabbioso, il deserto di Tanami e il deserto di Simpson.

Deserto di Gibson
Gibson desert
Paesaggio tipico del deserto
EcozonaAustralasiana (AA)
BiomaDeserti e macchia xerofila
Codice WWFAA1303
Superficie155 900 km²
ConservazioneRelativamente stabile/intatta
StatiAustralia (bandiera) Australia
Scheda WWF
Un veicolo fuoristrada nel deserto di Gibson.

Geografia

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Il deserto di Gibson è situato tra il lago Disappointment, dalle acque salate, e il lago Macdonald, lungo il tropico del Capricorno, a sud del Gran Deserto Sabbioso, ad est del Piccolo Deserto Sabbioso e a nord del Gran Deserto Vittoria. L'altitudine supera appena i 500 m in alcuni punti. Come notarono già i primi esploratori australiani, come Ernest Giles[2], vaste porzioni del deserto sono caratterizzate da terreni ricoperti di ghiaia su cui crescono le sottili erbe del deserto, mentre altre zone presentano aree di distese ondulate e dune di sabbia rossa, basse creste rocciose o pietrose e zone relativamente elevate con formazioni lateritiche. Il suolo sabbioso delle pianure lateritiche è ricco di ferro. Nella regione centrale del deserto si trovano alcuni laghi salati, mentre nel sud-ovest un sistema di piccoli laghi presenta aspetti di paleo-drenaggio[3]. Le acque sotterranee comprendono parti dei bacini di Officer e di Canning.

Nel deserto di Gibson le precipitazioni variano tra i 200 e i 250 mm all'anno, mentre il tasso di evaporazione è di 3600 mm all'anno. Il clima è generalmente caldo; le temperature massime estive possono superare i 40 °C, mentre in inverno possono scendere fino a 18 °C, con minime anche di 6 °C[4].

La vegetazione è strettamente correlata con il tipo di paesaggio e di suolo. Le distese ghiaiose (note in Australia come gibber) sono caratterizzate da un tipico mosaico di boschetti di mulga (Acacia aneura) e di praterie di spinifex (Triodia basedowii). Le dune e le zone ricoperte di sabbie rosse sono dominate da una steppa arbustiva di Acacia, Hakea e Grevillea che svettano sopra un manto di spinifex (Triodia pungens). Le alture lateritiche sono caratterizzate da una steppa arbustiva nel nord e da una boscaglia di mulga nel sud. Le aree più umide e le distese di alluvioni quaternarie ad esse associate consentono lo sviluppo di boschetti di coolibah (Eucalyptus coolabah) e di erbe tussock[3].

L'ecoregione ospita una consistente popolazione di scricciolo d'erba striato (Amytornis striatus). Le zone umide isolate lungo il Cooper Creek, a sud del lago Baker, forniscono l'habitat a vari uccelli acquatici.

Varie specie di mammiferi sono ormai scomparse da tempo dalla regione. Tra esse figuravano il quoll occidentale (Dasyurus geoffroii), il numbat (Myrmecobius fasciatus), il fascogale dalla coda rossa (Phascogale calura), il bandicoot dorato (Isoodon auratus) e l'ormai estinto bilby minore (Macrotis leucura). Anche il pappagallo notturno (Pezoporus occidentalis) non si trova qui da tempo, mentre il numero di esemplari di occhione del bush (Burhinus grallarius) è in diminuzione[3].

Popolazione

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Il deserto di Gibson venne chiamato così dall'esploratore Ernest Giles in onore di uno dei membri della sua spedizione, Alfred Gibson, che scomparve e probabilmente trovò la morte qui durante una spedizione nel 1874[2].

In gran parte della regione, specialmente nel più arido settore occidentale, la popolazione è costituita prevalentemente da aborigeni. Nel 1984, a causa di una grave siccità che portò al prosciugamento di tutte le sorgenti e alla scomparsa di gran parte delle fonti di cibo, un gruppo della tribù dei Pintupi, che conduceva ancora uno stile di vita semi-nomade tradizionale, attraversò una remota area selvaggia del settore centro-orientale del deserto di Gibson (a nord-est di Warburton) ed entrò in contatto per la prima volta con la società australiana. Si ritiene che si tratti dell'ultima tribù incontattata dell'Australia. Al margine orientale della regione, sorgono alcuni centri (dove abitano anche australiani di origine europea) come Warburton, Mantamaru e Warakurna. Alcuni giovani aborigeni del deserto di Gibson lavorano nel centro creativo di Wilurarra, allo scopo di preservare e sviluppare la loro cultura originaria[5].

Conservazione

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Questa regione è quasi completamente disabitata, fatta eccezione per le terre aborigene. Alcune greggi di pecore e mandrie di bovini pascolano ai margini del deserto. Un potenziale rischio per la fauna nativa è costituito dalle specie introdotte[1].

  1. ^ a b (EN) Gibson desert, in Terrestrial Ecoregions, World Wildlife Fund. URL consultato il 3 gennaio 2017.
  2. ^ a b Ernest Giles, Australia twice traversed: the romance of exploration, being a narrative compiled from the journals of five exploring expeditions into and through central South Australia and Western Australia from 1872 to 1876, vol. 2, Londra, Sampson Low, Marston, Searle & Rivington, 1889, ISBN 0-86824-015-X. URL consultato il 12 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2012).
  3. ^ a b c Rangelands - Overview - Gibson Desert, su Australian Natural Resources Atlas, Department of Sustainability, Environment, Water, Population and Communities, 27 giugno 2009. URL consultato il 19 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 16 marzo 2011).
  4. ^ Great Victoria and Gibson Deserts, Western Australia from Climate and Weather Atlas of Australia by Michael Thompson, verified 2006-01-23.
  5. ^ Wilurarra Creative 2011, su wilurarra.com. URL consultato il 9 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2017).

Bibliografia

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  • Thackway, R and I D Cresswell (1995) An interim biogeographic regionalisation for Australia: a framework for setting priorities in the National Reserves System Cooperative Program Version 4.0 Canberra: Australian Nature Conservation Agency, Reserve Systems Unit, 1995. ISBN 0-642-21371-2

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN108144647638791228650 · LCCN (ENsh85054869 · J9U (ENHE987007529284205171