Deutsches Eck (Coblenza)
Deutsches Eck (letteralmente "angolo tedesco") è l'estremità di una penisola della città tedesca di Coblenza (Koblenz), nel Land Renania-Palatinato (Germania sud-occidentale), che rappresenta il punto di confluenza tra il fiume Mosella e il fiume Reno[1][2][3]. Il nome del luogo richiama quello dell'Ordine teutonico (Deutscher Orden).[1][2][3]
Al centro del piccolo promontorio campeggia una statua equestre, alta 37 metri[1] e raffigurante l'imperatore Guglielmo I[1][3] restituita al patrimonio artistico cittadino nel 1993[1][3] dopo le distruzioni subite nel corso della seconda guerra mondiale[1][3]. La statua è stata inserita dall'UNESCO nel patrimonio culturale nel 2002.[1]
Ubicazione
modificaIl Deutsches Eck si trova nella parte nord-occidentale del centro storico di Coblenza a sud-est del porto fluviale e di fronte alla fortezza di Ehrenbreitstein, oltre che nei pressi della Deutschherrenhaus.[3]
La sponda occidentale del Deutsches Eck è bagnata dalla Mosella, quella orientale dal Reno.[3]
Storia
modificaIl nome del luogo fu dato in onore dell'Ordine teutonico (Deutscher Orden)[1][2][3], l'ordine cavalleresco fondato nel 1190[2], che nel 1216 s'insediò proprio alla confluenza tra il Reno e la Mosella.[1][2][3]
Le prime attestazioni scritte su quello che in seguito sarebbe stato chiamato Deutsches Eck risalgono tuttavia soltanto al 5 gennaio 1502, quando il sindaco e alcuni membri del consiglio cittadino dedicarono una porta in loco all'Ordine teutonico.[2]
All'epoca, il punto di confluenza tra il Reno e la Mosella si chiamava Deutscher Ort, cioè "luogo tedesco".[2] In seguito, nel corso dei secoli, il termine Ort (luogo) venne gradualmente sostituito dal termine Eck, cioè "angolo".[2] Il termine si deve alla forma del luogo[2]: riprese aeree del XIX hanno infatti dimostrato che la confluenza tra i fiumi Mosella e Reno aveva una forma ad angolo retto.[2]
La prima attestazione cartografica del termine Deutsches Eck si ritrova nel Dilbecker-Plan, una mappa risalente all'ottobre del 1794 e in cui si trova scritto teutsche eck.[2]
Nel corso del XIX secolo, la lingua di sabbia che formava il luogo veniva comunemente chiamata "coda di cane".[2] Il 27 gennaio 1858, fu eretta nel Deutsches Eck una stele in occasione del matrimonio tra il futuro imperatore Guglielmo I e la principessa Vittoria.[2] Tra il 1893 e il 1897[1], fu eretta in loco la statua equestre di Guglielmo I, realizzata da Bruno Schmitz[1]. L'idea di omaggiare con una simile opera l'imperatore, a cui si doveva l'unità della Germania[1] era nata poco dopo la sua morte[1], avvenuta nel 1888[1]; a scegliere il Deutsches Eck come luogo più adatto dove innalzare il monumento fu nel 1891 l'imperatore Guglielmo II, nipote di Guglielmo I[1], il quale presenziò anche all'inaugurazione[1], avvenuta il 31 agosto 1897[1].
Sotto il Terzo Reich, il luogo e, in particolare, il monumento a Guglielmo I rappresentò un motivo propagandistico.[2] Il 1º maggio 1934, in occasione della Festa del Lavoro, fu organizzata nel Deutsches Eck una riunione del partito nazionalsocialista.[2] Il 16 marzo 1945, nel corso della seconda guerra mondiale, il monumento a Guglielmo I fu distrutto dall'artiglieria statunitense.[1][2] Alcuni resti della statua furono trasferiti al Mittelrhein-Museum.[1] Nel maggio del 1953, ciò che rimaneva della statua equestre di Guglielmo I fu utilizzato dal presidente tedesco Theodor Heuss in un suo discorso a monito per l'unità tedesca[1] e al posto della statua fu innalzata una bandiera tedesca[1].
Nel 1993, grazie ad una colletta pubblica e ad aiuti da parte di privati[1], la statua equestre di Guglielmo I poté essere ricostruita.[1][3] L'inaugurazione avvenne il 2 settembre.[1]
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x Deutsches Eck Archiviato il 6 settembre 2013 in Internet Archive. su Koblenz Touristik
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Heroisches Kaiserdenkmal oder "Faustschlag aus Stein"? Das Deutsche Eck in Koblenz, in: Rheinische Geschichte
- ^ a b c d e f g h i j A.A.V.V., Germania Sud, Touring Club Italiano, Milano, 2003
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