Discussione:Félix Guattari
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Discussioni
modificaMi risulta che la frase riportata " Dato che ciascuno di noi era parecchi, faceva già molta gente", vada riferita a "Rizomi" (Rhizome (introduction), 1976; tr. it. edita da Pratiche editori, Lucca, 1977. Potete trovare il riferimento bibliografico completo almeno nel sistema biblioteca ticinese http://www.sbt.ti.ch/sbt/
distinti saluti Silvio Joller
- Devo verificare, ma a memoria mi sembra di ricordare che questa espressione sia, in italiano, all'interno del volume "Macchine desideranti", dove sono presenti alcune interviste a Deleuze e Guattari. --Antiedipo 08:23, 28 ago 2007 (CEST)
Scusami se mi permetto di aggiungere ancora una cosa: ho trovato ancora questa frase, nel primo capitolo di "Mille piani", che si intitola: "introduzione: rizoma", l'edizione è a cura dell'istituto della Enciclopedia Italiana, treccani, Roma, 1987.
Silvio Joller
Hai ragione tu, è esattamente lì e non nel libro che ho individuato io andando a memoria. --Antiedipo 08:08, 5 set 2007 (CEST)
Come parla del fatto? --Equilibrio dell'incendio 03:18, 11 giu 2014 (CEST)
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Cordiali saluti, Lsjbot (msg) 11:25, 15 mar 2015 (CET)
Corretto link sbagliato
modificaHo trovato che in:
E, per far questo, Deleuze e Guattari mirano al nucleo centrale fondante la scienza psicoanalitica: il complesso di Edipo scoperto da Freud per autoanalisi e in seguito formulato come teoria generale.
,la parola "autoanalisi" linkava ad una voce che, invece, parla di un ALBUM MUSICALE. Ho tolto il link. Cordiali saluti, CarloN (non sono registato)
Appunti
modificaPer chi volesse rendersi disponibile a redigerlo nella forma che merita da segnalare alcuni nodi principali:
Mentre sulla tematica dell'Edipo il riferimento è più genericamente legato, sotto taluni aspetti, alle modalità di proiezione del sogno del terapeuta sul paziente. [es. v. Cesare Viviani - "Il sogno dell'interpretazione"], in riferimento esplicito ad un caso clinico di Freud quale modello sottrae all'immaginario comune la visione del "è come se", imponendo quella dell' "è" in riferimento al mondo del, forse più genericamente, "soggetto".
Cercando modalità più semplici "non è come se vivesse in una realtà in cui" ma "è in una realtà in cui", ovvero non un mondo di "fantasie che percepisce solo lui" ma realtà altrettanto tangibile e concreta, quali quelle più diffuse.
Il, mi si perdoni, "folle", non è colui che si fa trascinare dal mondo interiore, ma il "sano" di un'altra realtà.
Indubbia la connessione con il concetto Deleuziano della territorializzazione, che indica una concretezza ben superiore di quella "solo" percettiva, forse, banalizzando, "territorio psicologico" con valenza più che tangibile, effettiva.
Spiana la strada alla non valutazione di certe esperienze non come "non-sano" ma quali reazioni del tutto "sane" per mondi "del tutto personali" o "dell'aumentata profondità" che dir si voglia.
Centrale nel libro anche l'influenza cibernetica degli anni della sua uscita, il corpo nella sua globalità inteso come "macchina", di cui verrebbe inibito il corretto scorrimento dei fluidi, forse esagerato ma si potrebbe scorgere, visti espliciti rimandi a non vedere "causa ed essenza" di questi fenomeni nella "monadicità" del soggetto, ovvero nella sua visione dell'individuo come isolato ma bensì, attraverso visioni con accento sociale e sistemico [v. sopra], riferimenti alla "macchina sociale", che con i suoi ingranaggi comunicativi, ancestrali o altrimenti, tiene in atto la fenomenologia di queste situazioni.
Riporto qui una sezione che ho cancellato dalla voce, visto il suo carattere di abbozzo. Ontoraul (msg) 14:36, 29 nov 2018 (CET)
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